28 aprile, 2013

Defiance

"Defiance" è una serie televisiva statunitense di fantascienza trasmessa dal canale via cavo Syfy, a partire dal 15 aprile 2013.

Il telefilm, ambientato nel 2046, descrive una nuova Terra, radicalmente cambiata con nuove prospettive e nuove regole. La metamorfosi avviene in seguito all’approdo per opera di alieni, i Votans, che, a causa della distruzione del loro sistema stellare, cercano un luogo in cui insediarsi. Pensando che Gaia sia disabitata, i Votans la scelgono per colonizzarla, ma trovano chi tenta di impedirlo loro.

L'unico aspetto degno di interesse del prodotto è l'allusione al terraforming nei primi cento secondi: infatti già l'episodio pilota, dopo un emozionante prologo, si avvita in un canovaccio macchinoso e sconclusionato. Nelle prime sequenze è inquadrato un aereo a bassa quota che rilascia la sua bella scia chimica, mentre in cielo incombe un'enorme astronave. Subito dopo appare l'eloquente didascalia: "Terra terraformata".

L’introduzione, dalla notevole forza visiva, ma che è un deja-vu, mette in scena una famigliola il cui tranquillo dejeuner sur l’herbe è sconvolto dall’apparizione in cielo del vascello stellare.

Belle, anche se accademiche, le inquadrature iniziali: il campo e controcampo, le panoramiche, il dettaglio del grappolo d’uva, l’ombra minacciosa della nave intergalattica, un’ombra che sovrasta il ragazzo, il futuro protagonista della strenua lotta contro gli invasori... trentatré anni dopo. Dopodiché, il racconto si sfibra nell’intreccio più banale ed enfatico, con gli attori la cui recitazione è tutto un aggrottare fronti e strabuzzare gli occhi, per l’incapacità di esprimere diversamente le emozioni stereotipate dei personaggi. La sceneggiatura poi è più infantile dei dialoghi di una recita allestita da bambini dell'asilo.

"Defiance" significa "opposizione", "resistenza": è come se le eminenze grigie, dietro le principali produzioni televisive e cinematografiche, gabbassero il pubblico, illudendolo che è ancora possibile una resistenza. Pochi sanno che i governi terrestri sono collaborazionisti. Pochi sanno che l’umanità è stata svenduta in cambio di qualche diavoleria tecnologica. E’ in atto una fatale terraformazione... ma ovviamente è solo fiction televisiva.

Fonti:

Defiance, 2013 su Tanker enemy tv
D. Castelli, Defiance: altro buco nell’acqua, 2013


APOCALISSI ALIENE: il libro

La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

25 aprile, 2013

Ricognizione

Per mezzo del contatore statistico si può evincere quali sono le provenienze, le ricerche, gli articoli più letti, la tipologia dei fruitori... Si nota in primo luogo che molti lettori usufruiscono del presente blog per estrarne le recensioni letterarie e cinematografiche. Quasi certamente sono studenti delle scuole superiori ed universitari che saccheggiano le analisi per stendere tesine e tesi. Presumo che la fonte non sia quasi mai indicata.

Ho constatato che alcuni libri pubblicati in questi ultimi anni contengono informazioni desunte da questa pagina personale, ma senza che sia menzionato l’autore. Tant’è... Non ci interessano né la fama né il denaro: preferiamo vivere nascosti. Il plagio è ad ogni modo malcostume diffuso: d’altronde se un celeberrimo semiologo ricorre al furtum ed al ghost writer per vergare i suoi romanzi d’appendicite, visto che, quando non impiega tali espedienti, abborraccia soltanto quattro frasi zoppe e banali, non sorprendiamoci se scrittori meno blasonati non esitano ad attingere a testi altrui.

Si deve arguire che, nonostante le diffamazioni ed i volgari insulti dei deficienti che infestano la Rete, qualcosa di quanto si propone ha una sua validità, se iscritti ai vari corsi di laurea nonché ricercatori decidono di depredare interi studi.

Passiamo oltre: è sintomatico che gli articoli che riscuotono maggiore gradimento e più diffusi sono quelli inerenti all’attualità. Da un lato ciò denota un progressivo ingarbugliamento della situazione politica, sociale ed economica: è una recrudescenza che spinge a documentarsi, a cercare cronache ed interpretazioni che trascendano la ridicola ufficialità dagli scartafacci e dei telegiornali mainstream. Dall’altro ciò è un segno della difficoltà che incontriamo ad estraniarci dal quotidiano che ci soffoca con le sue mille incombenze; ad esse si aggiungono gli abnormi problemi con cui l’infernale sistema ci rovina l’esistenza, non la vita.

Le brevi riflessioni di taglio speculativo non sono tra le più “gettonate”, mentre l’indagine su temi eccentrici collegati all’archeologia non ufficiale, alla xenologia, alla storia segreta, alla scienza censurata non solo suscita notevole interesse, ma dà pure l’abbrivo ad ulteriori approfondimenti, investigazioni, consigli bibliografici etc.

Dunque il fruitore-tipo rivela un livello intellettuale medio-alto associato ad una visione consapevole ed eterodossa della realtà.

Gli idioti, gli ignoranti, i fanfaroni, gli imbroglioni, i calunniatori, i negazionisti... potranno sguazzare nelle loro paludi puzzolenti, compiacendosi del linguaggio scatologico e di simili amenità. Consigliamo loro di visitare, ad esempio, il blog dell’Angelo satanico: lì troveranno pane per i loro denti, anzi... l’elemento in cui sono sommersi i ruffiani e gli adulatori nell’inferno dantesco.

APOCALISSI ALIENE: il libro

La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

22 aprile, 2013

Maratona di Boston: quando il governo è il tuo peggiore nemico

In memoria delle innumerevoli vittime perite nelle stragi di stato.

Boston, 15 aprile 2013, “attentato” durante la maratona. Alexander Light, nell’articolo “The Boston bombing is an inside job: evidence!”, individua un comune denominatore tra i fatti (false flag) di Boston ed altre azioni efferate che i vergognosi 'media' di regime attribuiscono 'ipso facto' a fanatici quasi sempre musulmani. Il tratto che accomuna questi eventi è la concomitanza con esercitazioni compiute da reparti militari o para-militari, anche privati. Inoltre, come nel caso dell’eccidio alla Sandy Hook School, molti particolari non quadrano: contraddizioni nelle testimonianze oculari, testimoni che si scopre essere attori, produzioni televisive e fumetti che prefigurano con il loro intreccio gli accadimenti, capri espiatori sùbito uccisi dalla polizia per evitare che parlino, immagini contraffatte, individui con zainetti ed auricolari che bazzicano sul teatro della strage per dileguarsi dopo le esplosioni... Non è questa la sede per approfondire la dinamica degli avvenimenti occorsi a Boston, ma è necessario denunciare la strategia della tensione di matrice governativa, strategia in cui anche i servizi segreti (deviati?) italiani sono maestri...

Per approfondimenti ed aggiornamenti si visiti il blog Freeskies.


Riferisce Mike Adams di “Natural News” che gli ordigni alla maratona di Boston sono detonati nel corso di un’esercitazione che prevedeva un’esplosione controllata per opera di artificieri. Come ha scritto il Boston Globe: “Ci sarà un'esplosione controllata di fronte alla biblioteca, come parte delle attività che saranno compiute dagli artificieri." (Questa notizia si riferisce, però, ad un'operazione successiva all'inside job, n.d.t.] Questo è l'esatto modus operandi della confraternita segreta che governa il mondo dal regno delle ombre! Elencherò una serie di “attacchi terroristici” che hanno avuto luogo nello stesso tempo e nello stesso modo nel corso di esercitazioni condotte da agenzie governative o da società affiliate al governo.

1. Durante gli attacchi del 9 11, la U.S. Air Force stava conducendo una simulazione in cui dei terroristi dirottavano degli aerei per dirigerli contro alcuni grattacieli. Inoltre, per diversi anni prima degli eventi del 9 11, l'Agenzia per la difesa degli Stati Uniti ha compiuto esercitazioni con aerei reali, simulando attacchi terroristici con velivoli che si schiantano contro edifici, tra cui le Torri gemelle ed il Pentagono. La mattina del 9 11, diverse agenzie della “difesa” si dilettarono in cinque giochi di guerra. Era anche contemplata la trasmissione di falsi segnali radar sugli schermi dei controllori di volo.

2. Erano in corso simulazioni di un attentato terroristico il 7 luglio del 2005 a Londra, quando ebbero luogo gli attacchi reali. Una società privata stava eseguendo un’operazione di addestramento contro il terrorismo, quando le vere esplosioni squassarono la rete di trasporto della metropolitana. Queste informazioni non provengono da una fonte anonima, ma da Peter Power, il dirigente della ditta che svolse l’esercitazione.

Peter Power dichiarò: "Ieri eravamo effettivamente in città a lavorare in un addestramento che comprendeva trasmissioni radio finte quando è successo per davvero. Quando i telegiornali hanno cominciato a diffondere la notizia dell’attentato, la gente ha riconosciuto che l’esercitazione era stata molto realistica, senza rendersi conto che era stato veramente perpetrato un atto terroristico”.

Non so quanti di voi lo ricordino, ma quasi un'ora dopo gli attacchi alla metropolitana di Londra, una quarta bomba esplose sul piano superiore di un autobus. Peter Power aggiunse: "Abbiamo simulato uno scenario che prevedeva l’esplosione di più bombe, di cui una su un autobus di interscambio. Ciò per sperimentare al meglio le nostre capacità”.

3. Durante il massacro di Sandy Hook, il Dipartimento per la sicurezza nazionale e la F.E.M.A. condussero un addestramento denominato "Needs for children in disasters” nello stesso giorno, 14 dicembre 2012, e nello stesso stato degli accadimenti occorsi alla Sandy Hook School.

4. Una "simulazione" di un terremoto di 7.9 gradi della scala Richter fu pianificata il 20 marzo 2012 in Messico. Nel medesimo giorno un sisma di magnitudo 7,9 si verificò realmente.

5. Il medesimo giorno del cosiddetto “massacro di Batman” ad Aurora si svolse un’esercitazione alla Colorado University.

6. Attentati di Oslo, Norvegia, 22 luglio 2011. Ad Oslo una potente bomba detonò dentro o vicino all'edificio che ospitava l'ufficio del Primo Ministro. Esattamente come ci aspetteremmo, speciali reparti di polizia anti-terrorismo si erano addestrati collocando degli ordigni proprio in quel sito, in particolare nel corso del 2010. L'opinione pubblica non era stata informata in anticipo, ma scoperse che cosa stava accadendo quando cominciò ad udire le deflagrazioni nel quartiere dove sorge il Teatro dell'Opera, a meno di un chilometro di distanza dall'ufficio del primo ministro che fu attaccato venerdì 22 luglio. Ecco una cronaca dal quotidiano “Aftenposten”.

'Sono stati visti agenti nella zona intorno al Teatro dell'Opera di Oslo e si sono udite violente deflagrazioni in alcuni quartieri della città. Nessuno sapeva che era in atto un’esercitazione. La Sezione informazione della polizia di Oslo si rammarica profondamente che i cittadini non siano stati resi edotti circa l’addestramento. Era all’opera la squadra di emergenza, l'unità speciale della polizia nazionale contro il terrorismo (sic): essa stava compiendo un'esercitazione nella zona transennata del molo Bjørvika”. [...]

L’attentato alla maratona di Boston è stato subito etichettato dai funzionari come un "attacco terroristico". Si tratta in effetti di un attacco terroristico, ma i terroristi appartengono alla cosiddetta élite che trae cospicui vantaggi da questi atti sanguinari.

E’ ancora un altro inganno: per favore, non cadete nella trappola! Come conseguenza si perderanno ulteriori libertà. Dobbiamo aspettare e vedere chi sarà falsamente accusato dalla Fratellanza babilonese. Rimanete con la mente aperta e, per piacere, condividete l'articolo. E’ fondamentale per diffondere la consapevolezza.

Fonte: humansarefree.com

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20 aprile, 2013

Gobekli Tepe: il santuario degli esseri senza volto

La città-tempio di Gobekli Tepe è ubicata ad otto miglia a nord est di Sanliurfa, in Turchia. Gobekli Tepe risale a circa a 12.000 anni addietro, ma certe sue opere suggeriscono addentellati con culture posteriori. Ad esempio, vi si può ammirare un pilastro lapideo su cui è scolpito un volatile con le ali spiegate, insieme con un oggetto circolare. Tale raffigurazione evoca il simbolo egizio “shen “, risalente grosso modo a 7000 anni più tardi.

L’effigie con il disco potrebbe essere associata a Nekhbet, dea dalle sembianze di avvoltoio bianco, che di solito era riprodotto con le ali spiegate, nell’atto di stringere un geroglifico “shen” fra gli artigli. “Shen” deriva dall’antica parola egizia “shenu”, ossia “circondare."[1]

Lo “shen” è simbolo di eternità, d'infinito e di protezione: è per questo che diventò un cartiglio contenente un nome. Nell'antico Egitto, si riteneva che senza un nome, una persona fosse incompleta ed una persona incompleta non poteva inoltrarsi nell'oltretomba con successo. I nomi reali dovevano essere protetti per tutta l'eternità, dunque lo shen salvaguardava il faraone nel suo transito verso il duat. Gli antichi Egizi possedevano due nomi, uno essoterico, noto a tutti, ed uno esoterico, conosciuto da pochi. Il nome segreto proteggeva l’identità, l’essenza di chi lo portava.

In un’antica città della Turchia, Catal Huyuk, si può ammirare un affresco che mostra avvoltoi appollaiati sulla cima di alte torri di legno il cui fastigio è delimitato da cornici. In una torre, due avvoltoi sono tratteggiati con le ali piegate su una testa umana.

Un certo numero di specialisti ipotizza che gli avvoltoi siano all’origine di una lunga tradizione rintracciabile ancora oggi fra i Parsi (Zoroastriani), seguaci della religione fondata dal profeta persiano Zarathustra. I Parsi, presenti in India ed Iran, compiono il rituale funerario della scarnificazione. La scarnificazione consiste nell’abbandonare il corpo del defunto sulla sommità di una torre circolare in pietra chiamata “dakhma”, attendendo che gli avvoltoi si nutrano della carne. In questo modo la terra non è contaminata dalla salma. Gli edifici di Catal Huyuk probabilmente sono una versione precedente delle dakhma, note come “Torri del silenzio”.

Andrew Collins ritiene che l’avvoltoio sia un animale psicopompo, ossia atto a condurre l’anima nell’aldilà. Non solo, lo studioso, autore del saggio “Il mistero del Cigno”, reputa che altri pennuti, ossia la cicogna ed il cigno, trasferiscano l’anima disincarnata in un altro soma lungo l’itinerario della metempsicosi.

In varie parti d'Europa e dell’Asia è la cicogna a portare i neonati. Il Cigno è anche una magnifica costellazione: agli astri che la formano sono allineati alcuni siti archeologici. Al Cigno si collega pure presumibilmente la visione di Costantino.

In alcune rappresentazioni del Neolitico gli avvoltoi hanno degli ovali sulla schiena: all’interno degli ovali sono delineati feti o infanti che rappresentano, secondo Collins, gli spiriti destinati ad essere ricondotti sulla Terra. Collins pensa che l’avvoltoio sia un simbolo fondamentale. Tale emblema riecheggiò attraverso i millenni fino a quando fu adottato dagli antichi Egizi.

In altri contesti culturali, l'avvoltoio è un emblema di guerre e battaglie. Tra i Sumeri e gli Amorrei (volgarmente noti come Babilonesi) era l’animale che portava via l’anima dei combattenti morti sul campo.

La giornalista investigativa Linda Moulton Howe, analizzando i singolari manufatti di Gobekli Tepe, comparati con altre testimonianze iconografiche, soprattutto dei Nativi americani, si spinge a congetturare che essi alludano alla procreazione di uomini per opera di esseri allotri. Ella esamina, tra le altre, una sorprendente opera custodita nel museo di Urfa (Turchia): è una sorta di totem alto otto piedi con una testa non umana e priva di volto. Ai lati sono scalpellati dei serpenti: questa inquietante creatura sembra essere descritta mentre è in procinto di dare alla luce un bambino umano. Viene in mente il celebre passo biblico del Genesi, dove sono menzionati “i figli degli dei”…

Non si comprende per quale motivo questa ed altre figure antropomorfe siano scolpite senza viso. Inintelligibili risultano anche molti glifi sbalzati sui caratteristici pilastri a T di Gobekli Tepe. Le opere litiche hanno alcunché di ieratico, ma soprattutto di sinistro, come se il sacro fosse velato da un’ombra sacrilega.

La Moulton Howe azzarda la seguente supposizione: i vari monumenti megalitici (menhir, dolmen, cromlech) sarebbero le vestigia di un’intelligenza non terrestre che interagisce in modo occulto con l’umanità da tempo immemorabile. Forse Gobekli Tepe era un luogo cosmopolita dove gli anziani, gli sciamani, i guerrieri di culture diverse si incontrarono per far scoccare la scintilla della civiltà. Forse la misteriosa città-santuario fu edificata da un popolo proveniente dalla costellazione del Cigno.

Gobekli Tepe è un luogo di morte, ma pure di rinascita. Il suo simbolismo sembra riflettere questa duplicità. Era ed è – suggeriscono alcuni - anche un portale cosmico, uno stargate. E’ un posto in cui la linea dello spazio-tempo si spezza e dove si può essere proiettati verso le stelle.

[1] Nekhbet era raffigurata ovunque il faraone fosse presente: nella tomba reale e nei templi. La sua immagine ornava anche i pettorali ed i gioielli del re. Ella, insieme con la dea Uto, nutriva il sovrano alla nascita e lo proteggeva per tutta la vita. Con la democratizzazione del culto, la divinità divenne nutrice di ogni defunto che rinasceva a nuova vita.

Fonti:

Grande enciclopedia illustrata dell’antico Egitto, a cura di E. Bresciani, Novara, 2009, s.v. Nekhbet
L. Moulton Howe, Gobekli Tepe: was it a soul recycling machine?, 2013

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17 aprile, 2013

Lo strano suicidio di Cecilia Gatto Trocchi

Sit eis terra levis.

Cecilia Gatto Trocchi (Roma, 19 giugno 1939 – Roma, 11 luglio 2005) è stata un'etnologa italiana, scrittrice e docente di Antropologia culturale presso le Università di Chieti, Perugia e Roma. E’ stata anche direttrice dell'Osservatorio dei fenomeni magico-simbolici.

Ha pubblicato saggi concernenti le religioni, l’antropologia ed il fenomeno delle sette. Da scientista – lo scientismo è la più grave ipoteca sulla Scienza – la Gatto Trocchi si accostò al mondo variegato e contraddittorio dell’esoterismo con incredulità e degnazione. Per carpire i segreti di alcuni cenacoli, ella si affiliò ad essi, fingendo di essere interessata alle dottrine su cui si impernia il sapere iniziatico (o in certuni casi presunto tale).

Questa prassi condusse l’antropologa a scoperchiare il classico vaso di Pandora: l’universo dell’occultismo non era solo popolato da ciarlatani, ma anche da tenebrosi proseliti di sette molto influenti e nefande. La studiosa restò attonita, quando venne a sapere che i vertici di questi circoli sono occupati da personaggi “politici” di spicco, da intellettuali e da professionisti di fama. Sono individui che ostentano un razionalismo oltranzista: essi, però, dietro le quinte, si dedicano anima e corpo alla denigrata (a parole) magia.

L’esistenza della Gatto Trocchi fu funestata dall’immatura morte del figlio, Massimiliano Gatto, deceduto nel giugno del 2003 a causa di una leucemia fulminante, subito dopo essere uscito vivo da uno spaventoso incidente stradale. Si riferì che la studiosa era stata assalita da una forte sindrome depressiva dovuta alla scomparsa del figlio. Secondo la ricostruzione ufficiale dell'accaduto, la donna si sarebbe lanciata nel vuoto, stringendo in mano una fotografia dell’adorato Massimiliano. Abitava al primo piano e sarebbe salita fino al quinto, bloccando l'ascensore affinché nessuno potesse ostacolare la sua decisione fatale.

Quasi sempre si invoca la depressione per spiegare il suicidio di una persona, laddove la vera depressione rende abulici ed inerti. Certo, la morte del figlio fu un trauma atroce per la donna, una tragedia, come per qualsiasi madre. Alcuni particolari nondimeno inducono a dubitare che ella potesse aver deciso di togliersi la vita, piuttosto spingono a pensare che sia stata vittima (una delle tante purtroppo) di un assassinio mascherato da “insano gesto”.

Riflettiamo. L’incidente occorso al figlio, poi ammalatosi di leucemia, sembra il classico avvertimento per opera dei soliti noti, inoltre la tipologia del “suicidio” adombra un simbolismo, un monito cifrato: la Gatto Trocchi, che, anche per serendipità, aveva scoperto e rivelato alcuni inconfessabili arcana imperii, doveva essere punita, precipitandola al suolo. Era ascesa molto in alto: era necessario che ella tornasse in basso.

L’aspetto più eloquente del “suicidio” è, però, un altro: la data in cui avvenne, ossia il giorno, il fatidico 11 luglio del 2005. Pure il quinto piano da cui l’infelice si sarebbe gettata è allusivo: per Dante, ad esempio, il cinque è numero sinistro.

Alla Gatto Trocchi non valse la collaborazione con il cialtronesco C.I.C.A.P., non valsero il contegno “scettico”, l’affettata superiorità con cui guardò l’occultismo e tutto ciò che non è inscrivibile nella nostra “povera ragione”. Gli Oscurati non perdonano. Essi non hanno bisogno di armi convenzionali per uccidere. Questa ferale storia non proviene da un romanzo di Dan Brown.

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14 aprile, 2013

Ermeneutica del silenzio

E’ nel silenzio più fitto che l’uomo di oggi deve trovare delle risposte. Leopardi, quando nel “Dialogo tra la Natura ed un Islandese”, interpellava la cieca forza che soggioga il cosmo, intese che l’unico responso possibile è l’eco delle proprie lancinanti questioni. Alle accorate parole del derelitto, la Natura replica con quesiti sardonici. Nel nostro tempo il mondo è muto e non riusciamo neppure più a sceneggiare una tragica sticomitia, come quella del genio recanatese. Viviamo sul bordo del silenzio, vacilliamo sul vivagno del nulla.

Quale differenza rispetto agli uomini antichi che erano adiacenti al sacro, terribile e venerando al tempo stesso! Allora, sul confine del vortice temporale, gli uomini si rivolgevano agli dei e gli dei ascoltavano. Vigeva la consapevolezza che l’invisibile era più importante del visibile. Meglio: le parvenze soprannaturali erano più dense di quelle che formano il cosiddetto mondo “reale”.

Oggi è più l’aridità che la disperazione a desertificare. Persino la disperazione può ancora sciogliere talora il gorgo dell’afasia e prorompere in un ultimo grido, ma la sterilità ci defrauda anche della compagnia offerta dagli oggetti. Le cose disanimate ancora parlavano a Landolfi che poté scrivere: “Quegli sparsi oggetti erano soltanto, ecco, protèsi con cieco dolore ad un loro irraggiungibile compimento, se è vero che orfanezza e vedovanza della patria celeste è la sorte di tutte le cose quaggiù”.

E’ così: siamo orfani della patria celeste, ma non ne siamo più neppure consci. Solo ogni tanto qualcuno avverte una confusa nostalgia, un senso di insufficienza che offusca la vita quotidiana. E’ come un velo di vapore su un vetro oltre il quale si intravede un paesaggio.

Così il silenzio compatto che cementa l’anima non è certo il silenzio interiore, il silenzio dei mistici, ma un’eco nera che ci restituisce i relitti di un mondo irrazionale, ingiustificato, dove gli eventi colpiscono a caso. Se si schivano certi feroci fendenti, si è fortunati. Si sarà fortunati, se il trapasso sarà indolore.

I superstiti vivono oggi una solitudine abissale, poiché la loro voce si consuma nella landa dell’indifferenza. L’indifferenza è il “male oscuro”. È scettro e flagello. L’unico sodalizio possibile è con un sé stesso monco o si realizza nell’occasionale empatia con i pochi che sono ancora vivi.

Si è costretti dunque ad un’ermeneutica di questo stranito silenzio. Invano si propongono surrogati di senso, sotto forma di libri e corsi che rattrappiscono la spiritualità in un grumo psichico, in un effimero oblio del male di vivere. Si ignora che la natura umana è radicalmente cambiata e la tecnica imperversa anche là dove è allogena.

Ci si ritrova a dare forme riconoscibili alle macchie di umidità su una parete, a tentare di cavare qualche pagliuzza di luce dall’oscurità. Impresa improba, mentre tutto cade a pezzi…

Vero è che, se l’umano si è sempre più allontanato dal divino, anche il divino, dal canto suo, si è ritratto e chiuso in un imperscrutabile mutismo. Eppure si continua a porre la domanda: sarebbe errore fatale non rivolgerla, come nel caso di Parsifal. Eppure abbiamo bisogno di questo buio che cancella le apparenze e ci spinge nelle segrete più tenebrose.

Annota Martin Heidegger: “Quanto più ci avviciniamo al pericolo, tanto più chiaramente cominciano ad illuminarsi le vie verso ciò che salva e tanto più noi domandiamo, perché il domandare è la compassione del pensare”.

Mai siamo stati tanto prossimi al pericolo.

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11 aprile, 2013

Infezione

Absit iniuria verbis

Anno scolastico 2012-2013. Le scuole superiori ricevono un fascicolo intitolato “La moneta e gli strumenti alternativi di pagamento”. Il testo è stampato dalla Banca d’Italia che evidentemente è in affanno, se ha deciso con questo squallido espediente di inculcare nelle nuove generazioni l’empio culto dell’euro e del denaro elettronico.

Sfogliamo l’opuscolo: disinformazione all’ennesima potenza. E’ un’accozzaglia di menzogne per giunta scritte in italiano sciancato. E’ ovvio: non si trova neanche un accenno al signoraggio, all’usura, alla riserva frazionaria, all’anatocismo... Non che ce lo aspettassimo, ma che gli strozzini avessero la sfacciataggine di presentarsi come benefattori è il colmo. L’ipocrisia regna sovrana ed incontrastata: i criminali al potere non sono più paghi di arricchirsi con i loro loschi affari. Oggi ostentano virtù che non sanno neanche che cosa siano, nemmeno per sentito dire. Sono peggio di prostitute ottantenni che, con il favore delle tenebre e grazie ad un trucco pesante, provano ad adescare un cliente, sperando abbia la vista di Mr Magoo. Sono più patetici che altro, con il loro peana della moneta-debito, della pecunia virtuale e la demonizzazione del contante.

E’ davvero uno spettacolo grottesco che sempre più spesso va in scena nelle scuole, adattate a teatrini di guitti: zelanti vigili che disquisiscono di “legalità”, bolsi accademici che pontificano di approcci psico-socio-patologici... Olimpiadi di matematica, olimpiadi di Archimede, di Pippo, di Orazio, di Clarabella, festival della scemenza... una girandola di iniziative improbabili che sarebbero comiche, se non fossero il sintomo di un’infezione che avanza ogni giorno. E’ poi tutto un fiorire di petulanti questue per ONLUS di ladroni, profittatori che speculano sulle malattie da loro stessi provocate, patologie che sono fonte di profitti stratosferici. Se vogliono, come a fra Galdino, doneremo delle noci... Nel migliore dei casi, il coacervo di attività pseudo-didattiche e pseudo-culturali causa uno sbadiglio. Ridateci “La corazzata Potenkin”!

Che cos’è codesta ipocrisia dilagante, se non un contagio che niente e nessuno riesce ad arginare? Tutti questi mielosi programmi e bislacchi progetti hanno invaso la didattica, simili ad erbacce e rampicanti che soffocano l’edificio di una villa fatiscente. Passino le menzogne del sistema, ma queste stucchevoli commediole a base di buoni sentimenti e di (ig)nobili propositi sono veramente troppo. La scuola di “Cuore” è meno insincera, meno dolciastra, meno vomitevole. Il pensiero degli opportunisti è contaminato alle radici. Non hanno speranza: la loro mente è inquinata, incapace di concepire un’idea che non sia abietta, storta, squalificata, subdola. Questi esseri viscidi osano vendere il loro moralismo caramelloso e falso come l’oro di Bologna, per etica ed educazione.

Vadano a spigolare conferenzieri a cottimo, amministratori comunali capaci solo di leccare superfici bombate, scienziati rimbambiti, cacciastivali di regime... “Via costà con li altri cani!” Con tutto il rispetto per i cani. Gentaglia! Ciurme di mestieranti, di arrivisti, di maneggioni, di falliti…

Qualcuno ci liberi dall’insegnamento alla Piero Angela, suadente, didascalico, idealizzato, finto. E’ una didattica Angel-icata. La sapienza da “pane degli angeli” è scaduta nella pizza indigesta della “Premiata forneria Angela e figlio scodinzolante al seguito”.

Si diceva dell’aureo opuscolo che, dopo averci elargito perle di conoscenza in materia di Economia, tocca l’apogeo nella magnifica, ditirambica conclusione dove leggiamo: “La moneta ha perso i suoi connotati fisici per circolare veloce sulla rete (minuscolo, sic…), e la ricerca si sta spingendo ancora oltre: particolari dispositivi per la lettura delle impronte digitali, degli occhi, della forma del viso e della voce potranno offrirci nuovi sistemi di pagamento sempre più pratici, veloci e sicuri (sic). Il futuro della moneta ci riserverà ancora molte sorprese.

“Molte sorprese”. Ne siamo arcisicuri...

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09 aprile, 2013

Provenza

Non sappiamo quanti anni siano passati, persi nel soffio amaro della salsedine. Qui il Mistral con aridi morsi addenta la costa e l’etere. Sulle rocce il cielo si scheggia, si aggrappa indomito il pino. Le nubi rampollano come spuma.

Se d’un tratto il vento si placa, in lontananza l’orizzonte sprofonda nel deserto del mare… Ma inquieta è la luce fra gli olivi contorti, vibra fra la macchia e le querce.

Noi qui… siamo ancora noi?

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06 aprile, 2013

Silicon aliens

Gli Arconti nei manoscritti di Nag Hammadi e gli alieni nella xenologia

Il mondo antico offre sovente delle risposte a noi uomini d’oggi, ma preferiamo pascerci di illusioni, indulgere all’ignoranza ed all’inerzia.

I codici di Nag Hammâdi sono una raccolta di testi gnostici, rinvenuti nei pressi di Nag Hammâdi (Alto Egitto) nel 1946. Sono tredici papiri reperiti in una giara di terracotta da un abitante del villaggio di al Qasr, presso un monastero pacomiano nell'isola di Nag Hammâdi, nota anche come Isola elefantina. I documenti sono, per la maggior parte, scritti gnostici, ma includono anche tre opere appartenenti al Corpus hermeticum ed una traduzione parziale della “Politeia” di Platone. Così alle tendenziose testimonianze degli scrittori “cristiani” (Ireneo, Ippolito, Epifanio etc.) ed agli scarsi testi originali si sono aggiunte quarantaquattro opere gnostiche.

Nonostante il carattere talora frammentario e l’oscurità che esaspera anche gli studiosi più pazienti, i testi in oggetto sono una miniera di preziose notizie. Si pensi ai Vangeli e agli altri libercoli che evocano il dominio degli Arconti. Essi sono dipinti come una progenie imitatrice. “Arconti” significa sia “reggitori” sia “esseri del principio”, giacché nacquero prematuramente, donde l’analogia con l’aborto spontaneo nei papiri di Nag Hammâdi. Questa genia deviante venne alla luce prima che si formasse la Terra: a differenza degli uomini e delle altre specie, gli Arconti non originarono dalla Luce, ma dalla materia inorganica.

In principio gli Arconti non possedevano un habitat, ma brulicavano attorno alla Terra a guisa di cavallette fameliche, attratti da Sophia, da cui furono respinti. Queste creature sono prive di ennoia, ossia volontà ed intenzione, rappresentando un’aberrazione cosmica.

Nei codici sono tratteggiate le loro sembianze: assomigliano a feti prematuri o ad insetti dagli occhi abnormi. Dalla legione degli Arconti, attraverso una mutazione, eruppe poi una razza leonino-draconiana. I due generi di Arconti purtroppo sono appena delineati nei manoscritti, da cui comunque si evince che le creature draconiane, dal temperamento aggressivo, tendono a dominare il gruppo dei “feti” di indole passiva.[1]

Gli Arconti non possono creare alcunché, ma solo scimmiottare: la loro capacità mimetica è definita “phantasia”, cioè immaginazione delirante, distinta dall’”ennoia”. Nel “Vangelo apocrifo di Giovanni” le dimore celesti generate dagli spiriti menzogneri sono riproduzioni tridimensionali, simili ad un ologramma. Su questo regno fittizio impera il Demiurgo, Yaldalbaoth. I codici spiegano che il cosmo proiettato dal Demiurgo è virtuale, una simulazione meccanica, priva di vita, affine ad una rappresentazione di un paesaggio formata da pixel. Usando la parola HAL, “contraffazione” in copto, gli autori degli opuscoli gnostici, sottolineano il carattere spurio dell’universo arcontico. Singolare: HAL è pure il nome del dispotico elaboratore nella nota pellicola “2001, Odissea nello spazio”.

Nell’Apocrifo di Giovanni leggiamo: “Il Signore Arconte ordinò tutto nel suo mondo, seguendo il modello degli Eoni primari, fornitogli, secondo lui, per vedere se fosse in grado di riprodurli, non perché avesse visto gli Eoni imperituri, (grazie al suo potere, scil.), ma per mezzo del potere che aveva dentro di sé, preso da sua Madre (Sophia, n.d.r.) che gli permise di creare per somiglianza”.

Non saranno sfuggite ai lettori certe “coincidenze” tra alcuni aspetti della “demonologia” gnostica da un lato, la tassonomia xenologica dall’altro. Più, però, delle somiglianze fisiognomiche tra Arconti ed Alieni, colpiscono i parallelismi psicologico-comportamentali, spie di una natura bionica. Fu già il colonnello Philip J. Corso a rivelare che i Grigi sono androidi. Alla stessa conclusione sono giunti diversi ufologi: tra costoro il britannico Nigel Kerner ha inquadrato la questione dei Grigi macrocefali, dai grandi occhi ipnotici, in una cornice che si riferisce alla tradizione biblica e gnostica. William Henry, nel saggio “Oracle of the Illuminati”, identifica Arconti ed Anunnaki.

Naturalmente queste congruenze tra l’antico ed il moderno sono reputate accidenti o, nella migliore della ipotesi, sono riguardate quali fragili indizi. Eppure chi rifletta sull’idolatria della tecnica in cui si è sclerotizzata la nostra società, sul culto per il Moloch informatico, silicea religione del “mondo nuovo”, non mancherà di riconoscere in codeste degenerazioni il marchio di una stirpe votata all’algida esecuzione di un programma.

La voce di queste entità ha timbro metallico, lo sguardo è asettico, l’incarnato siliconico.

[1] Non mancano testimonianze all’interna dell’Ufologia circa visitatori di fisionomia leonina. Quasi sempre sono individuati nei Siriani. Si veda D. Bortoluzzi, Alla ricerca dei libri di Thot, 2005

Fonti:

Philip J. Corso, Il giorno dopo Roswell, 2008
Dizionario di antichità classica, Milano, 2009, s.v. Gnosticismo
J. Lamb Nash, Non a sua immagine, 2013, pp. 267-278
N. Kerner, The song of Greys, 2008


APOCALISSI ALIENE: il libro

La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

04 aprile, 2013

Children and chicken

Viene una stretta al cuore, quando vediamo dei bimbi. In quale mondo sono stati scaraventati! Tutto in loro - i lineamenti, lo sguardo, la mimica, le manine... - sprigiona freschezza e curiosità. Il loro egocentrismo è innocente, i loro capricci sono simpatici, la loro esuberanza è mescolata alla timidezza, la loro prepotenza mite.

Viene una stretta al cuore, perché sappiamo che, nella stragrande maggioranza dei casi, la natura sorgiva della puerizia sarà snaturata. Contraffatti dalla tecnologia ed indottrinati a puntino, ignoriamo quanti saranno gli adolescenti e, in futuro, le donne e gli uomini che manterranno quanto di più prezioso è custodito nel cuore della vita.

Li attende il limbo dell’indifferenza dove la spina del dubbio ed il pungolo della domanda, privilegi dell’Uomo veramente degno di questo nome, sono estratti con un’anestesia i cui effetti si protraggono sino alla fine.

Li attende un’esistenza fittizia, vuota, plastificata, se saranno fortunati. Se non lo saranno, ingrosseranno le schiere degli infermi, degli abusati, degli sfruttati, dei rapiti... Costoro, defraudati dell’infanzia, diverranno ex abrupto adulti in una società adulterata.[1]

Se volessimo dare un consiglio alle nuove generazioni, potremmo suggerire di non rinunciare mai alla meraviglia, sia intesa anche come turbato sbigottimento di fronte all’enigma dell’universo.

Il giorno in cui sarà morto lo stupore, morrà l’ultimo uomo.

[1] Ogni anno in tutto il mondo scompaiono decine di migliaia di bambini: di loro si perde ogni traccia. Purtroppo spesso sono vittime di depravati satanisti o di mercanti di organi. E’ una tragedia di cui non si occupa seriamente quasi nessuno. Chi denuncia la collusione di frange statali in questo abominio è, nel migliore dei casi, bollato come paranoico.

APOCALISSI ALIENE: il libro

La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

01 aprile, 2013

Ralph Lael e le sfere di luce

La recente pubblicazione di un saggio a firma dell’ufologo britannico, Nick Redfern, offre il destro per indugiare su un’esperienza di contattismo risalente agli anni ‘60 del XX secolo. Il testo di Redfern si intitola “Conctatees” ed è appunto una monografia sul controverso e snobbato fenomeno del contattismo al quale in Italia è stato consacrato un solo studio specifico, “Apocalissi aliene”. Il caso cui ci si riferisce riguarda lo statunitense Ralph Lael (pseudonimo), protagonista di un’avventura su Venere: è un’avventura che ricorda certi racconti di Adamski e di Menger. Il vissuto di Lael snocciola un po’ tutto l’armamentario del cultismo ufologico (l’escursione su Venere, il monito circa i pericoli che si annidano nel “progresso” scientifico, persino l’abboccamento con un’avvenente venusiana che esibisce le sue grazie in abiti succinti...). Tuttavia il resoconto in esame si discosta dagli stereotipi del contattismo, laddove è rievocata la comunicazione con sfere luminose che potrebbero essere, come ipotizza pure Adriano Forgione, esseri senzienti, forse – aggiungiamo noi – dotati di una mente di gruppo. Forgione nell'articolo “Le sfere di luce del Drago” ritrae dei globi fiammei da lui scorti in luoghi sacri della Thailandia e del Laos, in occasione di un suo viaggio nel sud est asiatico. Il direttore di “Fenix” scrive: “Ho sempre pensato che queste forme energetiche non siano U.F.O. dadi e bulloni, ma energie plasmatiche dotate di coscienza che da un livello di esistenza a vibrazione superiore si manifestano nel nostro”. Concordiamo e soggiungiamo un paio di interrogativi: perché questi globi bianchi o argentei o dorati “ronzano” non di rado nei pressi degli aerei chimici? E’ possibile che il loro habitat coincida con i cumuli, le nuvole contro cui sovente si accaniscono i velivoli della morte?

Nato nel 1909 negli Stati Uniti, Ralph Lael lavorò in una piccola fabbrica di mobili a Hickory. Nel 1948 si candidò per il Congresso nelle file del Partito progressista, senza, però, essere eletto. In seguito aprì l'Outer space rock shop museum sulla strada 181, alle pendici delle Brown Mountains, Carolina del Nord.

Nel 1965, Ralph Lael scrisse un libro, "The Brown Mountains lights" in cui sono investigate le misteriose luci notturne spesso scorte su quella dorsale montuosa, vicino a Morganton, Carolina del Nord.

Nella sua pubblicazione Lael asserisce di aver preso contatto con le luci cui poneva delle domande. Ai quesiti i globi splendenti rispondevano "sì", muovendosi verso l'alto ed il basso, e "no", spostandosi di lato. Un giorno, nel 1961, una delle luci lo guidò affinché si accostasse ad un ingresso dissimulato in una parete rocciosa. Lael entrò, la porta scomparve. L’uomo cominciò a camminare in una galleria con i muri di cristallo. Infine fu condotto in un piccolo ambiente con le pareti trasparenti come il vetro.

All'improvviso una voce disse: "Non temere: non sussiste alcun pericolo qui". La voce gli comunicò che era stato scelto onde chiarisse la vera genesi delle luci. Inoltre sostenne che l’umanità proveniva dal pianeta Pewam. Pewam esplose quando gli scienziati scissero l'elettrone. Ciò che rimane del corpo celeste è la fascia di asteroidi tra Marte e Giove.

Nel mese di ottobre 1961, di nuovo Lael varcò la porta e questa volta gli fu data l'opportunità di intraprendere un viaggio verso Venere. La “passeggiata” durò due giorni. Su Venere che, secondo la sua guida vocale, era composto di puro cristallo, incontrò i discendenti diretti degli abitanti di Pewam. Il loro abbigliamento e la mobilia erano singolari. Sul pianeta ciprigno conobbe pure una donna attraente chiamata Noma: era vestita solo con reggiseno e slip.

Su Venere gli furono mostrati “cinegiornali” inerenti alla distruzione di Pewam, insieme con immagini dei primi uomini sulla Terra. Naturalmente gli alieni gli affidarono un messaggio per l'umanità, incentrato, a quanto pare, sui pericoli insiti nella fissione dell'elettrone. Tale scissione potrebbe distruggere la Terra come era accaduto con Pewam.

Le cosiddette "luci delle Brown Mountains” furono osservate per la prima volta nel 1913 e sono ancora oggi un’attrazione turistica. Molti testimoni affermano di averle viste o videoregistrate, anche se per alcuni sono soltanto luci di aerei e fari di autovetture. Altri ancora hanno proposto spiegazioni più complesse: i chiarori sarebbero generati da aria calda esalante dalle valli o luci sismiche. E’ stato pure girato un episodio di “X-Files”, imperniato su questi enigmatici bagliori.

Fonti:

A. Forgione, Le sfere di luce del Drago, in X Times n. 53, marzo 2013
A. Marcianò, Apocalissi aliene, 2008
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La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare