10 ottobre, 2006

Il toro di Falaride (seconda parte)

Qualcosa non quadra: se veramente la coscienza è la vera matrice dell’universo, mentre energia, spazio, tempo sono soltanto elementi virtuali, come non solo sembrano dimostrare le più recenti ed accreditate teorie scientifiche da Bohm (universo ologramma) a Malanga (teoria del superspin di Malanga-Pederzoli), ma come intuirono anche molti filosofi circa due secoli fa nonché la filosofia indiana e Platone, allora che senso ha adoperarsi per tentare di cambiare quella che è comunque un’illusione? A che pro agire quando è solo una finzione creata dalla mente? Se è una finzione, per quale motivo non si è ancora riusciti a plasmare qualcosa di decente? È così oppure esiste uno zoccolo duro della realtà, un quid immodificabile e su cui non possiamo incidere?

Le domande sono moltissime, mentre le risposte, sia quelle scientifiche sia quelle filosofiche sono poche, ambigue, contraddittorie, insufficienti, astruse. Finora, se si esclude qualche caso isolato e semileggendario (Siddharta Gautama, Apollonio di Tiana, il Dalai Lama…), la vita è stata ed è per la stragrande maggioranza delle creature un groviglio di aculei o, nel migliore dei casi, una monotona e noiosa discesa verso la vecchiaia ed il nulla. Vita, storia e natura sono tutte nate sotto il segno di un fato assurdo ed irrazionale, perché il cosmo è irrazionale dal momento che esiste, nonostante la sua esistenza sia probabilmente illusoria. In fondo, basterebbe che, invece dell’essere, “esistesse” il nulla ed ogni antinomia si dissolverebbe come neve al sole, ma purtroppo siamo imprigionati in una bolla spazio-temporale per giunta scomoda ed angusta, da cui gettiamo uno sguardo intorno per vedere soltanto l’oscurità di spazi vuoti e freddi. Neppure il richiamo all’interiorità ci può salvare, poiché il vuoto universale permea di sé l’anima: In interiore homine habitat …vacuitas non veritas. O no?

La prima parte QUI

4 commenti:

  1. Commento molto sagace, Trotzky, connnotato da quei paradossi che sono l'essenza della filosofia e della realtà. Ciao

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  2. Zombanol, il nulla che nullifica ed altri deliri di Heidegger lasciano il tempo che trovano anche se qualche idea del filosofo tedesco mi pare suggestiva. Il problema è che nulla e realtà sono metafore di che cosa, però, non saprei. Per quanto riguarda la simbologia, gli errori di Icke derivano dalle fonti e dalla sua fretta nell'ammassare dati: é vero, però, che i simboli sono una lingua segreta degli Oscurati, come ritiene Icke. Ciao. Grazie del contributo.

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  3. Caro Zret,

    le tue riflessioni colgono senz'altro nel segno. Uno psichiatra definirebbe la tua situazione esistenziale come' sindrome depressiva', un ermetista come 'nigredo', un metafisico ispirantesi all'Induismo classico come 'avidya', vale a dire 'ignoranza', un filosofo esistenzialista come ' la nave della morte'. Ma ci sono ignoranti ed ignoranti. La stragrande maggioranza di codesti non sa di esserlo, pochi altri -fra i quali mi ci metto ovviamente anch'io - hanno compreso di essere fondamentalmente tali. Ma esiste una possibilità di ritorno alle radici dell'Essere, di reintegrazione nell'Universale. Molti hanno percorso felicemente tale tragitto. Evangelicamente parlando occorre una 'metanoia', una trasformazione radicale dlla coscienza, in pratica una seconda nascita. Il fine dell'esistenza è la Gnosi e cioè la distruzione dll'ignoranza. Le Tradizioni metafisiche dell'Umanità sono servite essenzialmente a ciò.
    Per arrivare a tanto i Simboli appaiono fondamentali e sono stati accaparrati, distorti ed invertiti da quei satanisti che sono gli Illuminati.
    Qui Icke ha 'cannato', vale a dire non capisce nulla nè di Metafisica nè di Simbolismo, anche se in generale lo considero uno storico valido ed uno scrittore avvincente.

    Ciao, Paolo

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  4. Paolo, anche il tuo commento coglie nel segno. Un giorno forse conosceremo, anche se comprendere è più difficile. Ciao

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