10 novembre, 2006

Fluxus

Non è mio intendimento riflettere sullenigma del tempo, ma soltanto dedicare qualche riga al modo in cui lo percepiamo.

Che il tempo sia una costante universale, come pensano alcuni fisici, o un’esperienza soggettiva poco importa. Siamo comunque immersi in questo flusso indistinto che abbiamo, però, segmentato con le ricorrenze: feste, celebrazioni, anniversari… sono altrettante tappe di un percorso di per sé uniforme, indeterminato. Non è un caso se il "Cristianesimo" ha ereditato dal paganesimo rurale tale abitudine a sezionare il tempo, abitudine che Agostino derise. Leopardi notava che cerchiamo di conferire un senso all’insensato, scandendo la dimensione temporale. Oggi è difficile sottrarsi all’ossessione del rito, della ri-correnza; ma ciò non rende il tempo significativo, piuttosto lo spezza, lo disarticola, privandolo della sua intrinseca, primigenia fluidità. Fluidità, flusso… il fiume eracliteo, così lontano dall’atomizzazione del tempo. Attimi, atomi in cui si disgrega, si frantuma la vita che non è più il mo(vi)mentum naturale e spontaneo delle ore e dei giorni, ma la marcia marziale verso le scadenze e la caduta.

Gettati, anzi scaraventati nell’essere e nel tempo, riusciremo un giorno a vivere?

2 commenti:

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