12 giugno, 2008

Il senso della storia

E' arrivata la bufera... (R. Rascel)

L’historia non è magistra di niente che ci riguardi (E. Montale)

Gli spiriti magni sono anacronistici.


Qual è il significato della storia? E' naturale che la storia umana è del tutto irrazionale ed assurda: nessun lògos hegeliano è sotteso ad essa, nessuna idealità la conduce verso le "magnifiche sorti e progressive". E' una vera bestemmia pensare che l'historia sia magistra vitae: solo un uomo insipiente e disonesto, un divulgatore frettoloso come Cicerone poteva coniare, fraintendendo Tucidide, una massima del genere, trasudante un'insopportabile retorica da ogni lettera.

La storia pare essere soltanto la tragedia sanguinaria, priva di grandezza e senza alcuna catarsi, scritta da autori psicopatici, amanti delle situazioni più grandguignolesche. Gli uomini si limitano a subire le decisioni dei poteri forti (la storia non siamo noi), mentre l'unica dimensione autentica in cui possono vivere è il tempio della loro coscienza, quando ne hanno una. Con Manzoni, sono incline a considerare la storia un'accozzaglia di fatti confusi e sordidi: gli intenti celebrativi, i monumenti, le biografie degli illustri personaggi sono pacchiane e ridicole scenografie di cartapesta. Non a caso i veri uomini insigni del passato agirono sempre non all’interno della storia, ma contro, ossia contro l’ipocrisia e contro il potere, spesso pagando sulla propria pelle la loro netta, intrepida opposizione.

Diversa è la vita, sfera dell’elan, luogo del tempo che si dilata nell’idea.

Quale significato può riscattare la barbarie, dall'accecamento dei soldati nemici perpetrato dai feroci re assiri ai corpi dei bambini dilaniati dalle bombe griffate dai loro coetanei israeliani? Ad un male così grande potè arrivare l'indottrinamento ed il fanatismo! Verrà il giorno in cui sarà ristabilita la giustizia, per quanto tardiva?

Siamo sicuri di non essere responsabili anche noi di tante iniquità e nefandezze? Noi che dall'alto della nostra torre eburnea critichiamo e denunciamo, abbiamo pure delle responsabilità, sebbene per lo più indirette. Viviamo nel nostro mondo confortevole, credendo di essere al riparo dalla violenza della storia, dalla bufera dei conflitti, dalle calamità...

Fino a quando? La storia, come suprema, assoluta irrazionalità, simile ad un rovinoso terremoto, distrugge l'orrendo edificio abusivo, ma abbatte anche la costruzione artistica, uccide i poveri, risparmiando quasi sempre i ricchi che vivono in abitazioni antisismiche.

Se cerchiamo un ubi consistam, una direzione, è necessario che torniamo in noi stessi e che, nel contempo, ci apriamo al mondo, con integrità, comprensione e senza infingimenti. Gettiamo alle ortiche la storia e gli storiografi, tessitori di gradevoli menzogne, panegiristi dei regimi più vergognosi, dei personaggi più squallidi, da Costantino a Silvio.

Convinciamocene: la storia non ha alcun senso; semmai essa fa senso.



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10 commenti:

  1. Hai scritto questo articolo in un momento di pessimismo e pertanto hai trascurato il fatto che la Storia almeno un senso ce l'ha ed è quello di una involuzione progressiva, involuzione che tende all'annientamento definitivo o meglio all'azzeramento della Storia stessa dipanantesi nel tempo così come la conosciamo.

    Gli Antichi, da questo punto di vista, avevano ragione. Il flusso degli eventi tende ad una progressiva involuzione e dcadenza. Il tuo articolo smentisce poi quella che è ormai da molti anni la tua prassi operativa, visto che ti interessi di scie chimiche e di complottismo in genere. Avendo tu ben compresa l'antifona, ciò vuol dire che almeno uno straccio di senso alla Storia glielo hai dato.

    Il discorso potrebbe andare avanti ma ben ti capisco: a volte ci si stanca di lottare contro i mulini a vento e si vorrbbe gettare tutto alle ortiche, compreso il nostro senso critico.

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  2. La storia non si snoda
    come una catena
    di anelli ininterrotta.
    In ogni caso
    molti anelli non tengono.
    La storia non contiene
    il prima e il dopo,
    nulla che in lei borbotti
    a lento fuoco.
    La storia non è prodotta
    da chi la pensa e neppure
    da chi l'ignora. La storia
    non si fa strada, si ostina,
    detesta il poco a poco, non procede
    né recede, si sposta di binario
    e la sua direzione
    non è nell'orario.
    La storia non giustifica
    e non deplora,
    la storia non è intrinseca
    perché è fuori.
    La storia non somministra carezze o colpi di frusta.
    La storia non è magistra
    di niente che ci riguardi. Accorgersene non serve
    a farla più vera e più giusta.
    La storia non è poi
    la devastante ruspa che si dice.
    Lascia sottopassaggi, cripte, buche
    e nascondigli. C'è chi sopravvive.
    La storia è anche benevola: distrugge
    quanto più può: se esagerasse, certo
    sarebbe meglio, ma la storia è a corto
    di notizie, non compie tutte le sue vendette.
    La storia gratta il fondo
    come una rete a strascico
    con qualche strappo e più di un pesce sfugge.
    Qualche volta s'incontra l'ectoplasma
    d'uno scampato e non sembra particolarmente felice.
    Ignora di essere fuori, nessuno glien'ha parlato.
    Gli altri, nel sacco, si credono
    più liberi di lui.

    (E. Montale)

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  3. Finalmente una buona notizia!

    http://www.corriere.it/esteri/08_giugno_13/trattato_lisbona_irlanda_referendum_7b1dacae-392b-11dd-acb4-00144f02aabc.shtml

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  4. Sono d'accordo...
    Bella la citazione di Montale e di conseguenza la poesia, che non conoscevo.

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  5. Ciao Morris, è una poesia vera, sebbene disincantata, anzi disincantata perché vera.

    Ciao

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  6. Se ben ricordo - ma sono pieno di ' buchi' culturali -, Montale era un agnostico roso da problemi esistenziali circa il non-senso dell'esistere. Insomma la sua era una mente deformata e viziata in una direzione tipicamente moderna. A nulla poteva ambire se non ad un pessimismo e ad una incomprensione totali.

    Non si può dunque pretendere gran che da chi non ci capisce nulla.
    Mi pare che ci si debba orientare invece verso un'altro tipo di spiegazione della realtà dei fatti e cioè arrivare a comprendere la manifestazione che ci circonda come un prodotto della mente. Io proporrei, al posto di Montale, il pensiero di Nisargadatta.Molto, molto meglio e non infantile come il celebre vate del nichilismo.

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  7. "Non avete paura di morire?".

    "Ti racconterò com'è morto il mio maestro. Dopo aver annunciato che la sua fine era prossima, smise di mangiare, senza modificare il ritmo della vita quotidiana. All'undicesimo giorno, nell'ora della preghiera, stava cantando e batteva vigorosamente le mani, all'improvviso morì, tra un battere e un levare, come una candela subito spenta".

    Nisargadatta.

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  8. è che il dramma piace all'uomo,non saprei spiegare il perche,forse potrei anche provarci,tanto non è cosi difficile,derei che quasi lo lussinga,che pecorata,mi scuso con gli ovini,ma quando ci vuole ci vuole.


    ciao zret.

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  9. come ho già scritto in precedenza la storia è indecente, ovvero giocando sulle parole del titolo del tuo post, "la storia mi fa senso"

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