30 luglio, 2005

Un agosto rovente (di Tom Bosco)

Chiunque abbia gli occhi per vedere e qualche neurone sopravvissuto alla devastazione mediatica imperante, avrà ormai compreso al di là di ogni ragionevole dubbio che siamo avviati a grandi passi verso un sistema di dominazione globale che avrebbe fatto impallidire George Orwell.
Soltanto pochi anni fa, il mondo rimaneva col fiato sospeso per i giochetti erotici dell’inquilino della Casa Bianca; oggi, colui che occupa lo stesso posto ha scatenato ben due guerre e provocato la morte di decine di migliaia di persone architettando una documentata menzogna, in collusione col suo omologo britannico, ed eccoli là, tranquillamente seduti al loro posto e ben decisi a portare avanti i progetti che gli interessi costituiti che stanno alle loro spalle hanno in serbo per noi.
Qui in Europa, malgrado il fallimento della Costituzione europea sancito dal referendum francese e da quello olandese, tutto va avanti come se niente fosse successo. Malgrado inizialmente la sua ratifica prevedesse l’unanimità tra i 25 stati membri, ora che sono state cambiate le regole del gioco e che è sufficiente quella della maggioranza, con la recente adesione di Lussemburgo, Malta e Cipro sono 13 i paesi che hanno ratificato detta costituzione, la maggior parte dei quali, si badi bene, senza alcun tipo di referendum popolare.
Insomma, in questo mondo che ogni giorno di più assomiglia sotto molti aspetti a quello allucinato di “Brazil”, il capolavoro di Terry Gilliam (e non mi si dica che sto esagerando: qui in Italia si discute l’impiego dell’esercito con funzioni di polizia!), sentiremo ancora di più la mancanza di un grande, genuino giornalista investigativo come Joe Vialls, purtroppo mancato qualche giorno fa.

Ho trovato fantastico questo annuncio del servizio informazioni della metropolitana di Londra, emesso il 26 luglio e “valido tutto il giorno”, il quale avvisava tutti i passeggeri:
“Per favore non correte sulle banchine e nei corridoi, specialmente se avete uno zaino, indossate un soprabito o sembrate un po’ stranieri. Questo avviso è per la vostra sicurezza. Grazie.”
L’avesse saputo Jean Charles de Menezes, l’elettricista brasiliano trucidato con cinque colpi dalla polizia che lo riteneva un terrorista suicida, forse non si sarebbe messo a correre come ha fatto, quasi fosse spaventato da qualcosa. Ma cosa?
Chissà perché, certe incongruenze immancabilmente sfuggono all’attenzione dei grandi media. Ad esempio, se i poliziotti che gli correvano dietro pensavano davvero che fosse imbottito di esplosivo, non trovate quanto meno strano che l’abbiano raggiunto in un’area affollata e dopo averlo atterrato gli abbiano sparato cinque colpi a bruciapelo, quando presumibilmente avrebbe potuto nascondere addosso dell’esplosivo che poteva esplodere? Probabilmente sapevano benissimo che non era un terrorista suicida, così come Menezes stava cercando di scappare per un motivo.

Sugli attentati di Londra in pochi giorni è emerso tanto di quel materiale contraddittorio, come ad esempio testimonianze relative a esplosivo piazzato sotto i treni e non all’interno, che le dichiarazioni ufficiali suonano sempre più ridicole. Quello che è davvero successo, secondo me, è che un certo numero di individui del tutto inconsapevoli siano stati assunti per partecipare ad una esercitazione antiterrorismo per verificare l’efficacia delle misure di sicurezza contro eventuali attentatori suicidi; infatti avevano pagato il biglietto di ritorno, avevano esposto il pagamento del parcheggio sulla macchina, si aspettavano di essere ben pagati e pensavano di fare qualcosa di utile per la comunità, prima di tornarsene alle loro abitazioni presso Leeds. Com’è andata a finire lo sappiamo: di sicuro solo certi servizi segreti sono in grado di imbastire un’operazione di questo genere…
In considerazione di quanto sopra, non mi stupisce l’aver visto spostarsi la scia di sangue in Turchia, poi di nuovo a Londra e infine a Sharm-el- Sheik, portandosi dietro anche l’attenzione di gran parte dell’opinione pubblica, sempre più inquieta e manipolabile. E il meglio deve ancora venire. Vi sono molti segnali inquietanti che puntano a qualcosa di grosso in preparazione negli USA (e potrebbe essere imminente: il ministro della difesa israeliano, Shaul Mofaz, ha cancellato all’ultimo momento un viaggio ufficiale a Washington…) e l’immarcescibile Lyndon LaRouche ritiene che proprio ad agosto il vicepresidente Dick Cheney metterà in atto i piani recentemente trapelati, relativi ad un attacco nucleare preventivo contro l’Iran. “Big Dick” sarebbe favorito dal fatto che i lavori del Congresso termineranno il 30 luglio per riprendere il 4 settembre, e secondo un resoconto attendibile fornito da un ufficiale dell’intelligence, avrebbe ordinato al Comando Strategico (STRATCOM) di preparare i piani per un attacco convenzionale e nucleare contro centinaia di obiettivi in Iran, nel caso dovesse verificarsi un attacco in stile “11 settembre” contro gli USA (molti pensano sarà di natura bio-nucleare). Altro dettaglio rilevante è che l’amministrazione Bush, in base al CONPLAN 8022, ha già piazzato le importanti “mini-atomiche” sotto il controllo diretto dei comandanti militari di teatro, come parte di una nuova dottrina di Attacco Globale inizialmente concepita proprio da Cheney quando era ministro della difesa nell’amministrazione di Bush padre, all’inizio degli anni ‘90.
Naturalmente spero proprio che LaRouche si sbagli di grosso, ma gli eventi più recenti non contribuiscono certo all’ottimismo.

Fonte: NEXUS Magazine


**Straker**

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