24 agosto, 2005

La gazzarra dei gazzettieri

Hegel affermò che, nella società moderna, il rito della messa mattutina era destinato ad essere sostituito dall’abitudine di leggere il quotidiano.
Forse non sapeva quanti e quali danni tale consuetudine avrebbe causato.


Oggi molti cominciano la giornata squadernando quei fogli o scorrendo i titoli e le principali “notizie” delle rispettive versioni telematiche: se si eccettua qualche eccezione, i quotidiani sono la dimostrazione di come, per citare Leopardi, la cultura sia evaporata nell’”informazione” (le virgolette sono mie).

Un approccio critico consente di distinguere, leggendo tra le righe di questi “scartafacci dilavati e graffiati”, la vera natura dei “giornalisti” e di abbozzare una classificazione in alcuni gruppi. Non pretendo di essere esauriente, ma di far riflettere su codesti imbrattacarte e sui loro omologhi televisivi.

Il primo gruppo è formato dai “cronisti” d’accatto che scribacchiano di eventi più o meno importanti, ma che solleticano la curiosità dei lettori: essi sono dilettanti che adoperano un pessimo italiano, irto di solecismi. Costoro sono persone dalle conoscenze assai limitate, ma con una certa facilità nella scrittura, cui i direttori demandano il compito più ingrato, quello di occuparsi dei fatti sordidi, turpi o anodini e di colorirli con qualche frase ad effetto adatta ai palati meno raffinati. Costoro, simili ai paria indiani ai quali sono affidati i lavori umili, sono numerosissimi tra i “giornalisti” televisivi, un’accozzaglia di strilloni e di segretarie mancate ciniche e vanitose, che usano lo schermo per esibire le mèches e strappare una lacrima, magari con una melodia struggente come sottofondo del servizio.

Il secondo gruppo è costituito da aspiranti “giornalisti”, redattori che mescolano sapientemente la notizia al commento. Sono figure già più scaltrite, rispetto alla precedenti. Essi sembrano innocui, ma non lo sono, perché, anche quando si tratta di riportare una notizia, vuoi per malafede vuoi per superficialità vuoi per insipienza, riescono sempre ad oscurare la verità e a divulgare, insinuandola, la menzognera versione ufficiale. Ovviamente questi pennivendoli sono del tutto incapaci non solo di compiere un’inchiesta, di vagliare le fonti, di operare un confronto tra le varie versioni della notizia, ma si rivelano inetti anche in un semplice ragionamento, non notando evidenti contraddizioni o contraffazioni della realtà.

Il terzo gruppo coincide con le firme prestigiose del “giornalismo”, con il gotha di editorialisti, opinionisti et similia. Sono individui saccenti e spocchiosi, in cui una cultura, nel migliore dei casi, da Bignami, viene presentata come una rivelazione messianica. Costoro, in quanto detentori della “Verità”, discettano su tutto, ammoniscono ed ammaestrano. Assomigliano al conte zio di manzoniana memoria, essendo personaggi pieni del loro incommensurabile vuoto. Ciò è dimostrato dai loro fondi simili a untuose omelie o a servili panegirici del dio da loro adorato, si tratti di un partito politico o di un’ideologia distorta. Sollecitati da qualche lettore intelligente ad occuparsi di veri problemi, glissano, continuando a cianciare, a balbettare idiozie o a ironizzare dal basso della loro infinita ignoranza. Se, per puro caso, viene pubblicata la lettera loro inviata, balza agli occhi la siderale distanza tra il buon senso di alcuni cittadini e la goffaggine degli opinionisti, impeciati nei loro presuntuosi pregiudizi. Se qualcuno li invita ad esprimere il loro parere su questioni quali il signoraggio, le scie chimiche, il progetto Haarp, la società Skull and bones, il traffico di organi, il nesso tra attentati e servizi segreti etc. o annaspano, poiché sono parole ed espressioni non incluse nel loro miserrimo vocabolario, o, gonfiandosi come la rana di Fedro, pontificano paternalistici. Fautori dello status quo, si atteggiano, però, a critici del potere.

No, caro Hegel, non è cambiato molto: una volta la gente era inebetita dai sermoni dei sacerdoti; oggi è rintronata dalla carnascialesca gazzarra dei gazzettieri.


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