Non passa giorno senza che i nuovi messia dispensino le loro sublimi verità, le loro luminose rivelazioni.
Dal Quirinale o dalla loggia di S. Pietro, questi superuomini direttamente ispirati dalla divinità, offrono le loro briciole di saggezza a noi umili mortali, insegnandoci quale via percorrere per scoprire il senso di tutto ciò che accade. Infatti nulla sfugge alla loro infinità capacità di comprensione. Essi, attorniati da turbe adoranti, si esprimono sulle materie più svariate: l’economia, la politica internazionale, la morale, la storia, l’attualità... Certo, di fronte alla ciclopica statura del vignaiolo tedesco, l’uomo del colle è un pigmeo: tuttavia costui, pur manifestando infinita deferenza per il vignaiolo, non rinuncia a nessuna occasione per ostentare la sua sagacia. È evidente il complesso d’inferiorità che lo attanaglia, ma questo complesso è abilmente dissimulato dietro una parvenza di amabilità e di modestia.
Come nella Palestina tra I secolo a.C. e I d.C. si succedevano i messia, i profeti, i discendenti del re David, riunendo attorno a sé torme acclamanti di seguaci pronti a seguirli fino alla morte, così nei nostri tempi inquieti e caotici, i messia pullulano, si affollano, agognando il loro momento di gloria e l’ovazione delle masse.
Qualche giorno fa il messia di Downing street, Blair il blateratore, ha annunziato solennemente che le “regole del gioco” sono cambiate, intendendo dire che ormai la “democrazia” è obsoleta; ieri il messia di Arcore ha tuonato contro le intercettazioni telefoniche, poiché esse sono una violazione della privacy dei cittadini (ovviamente i cittadini sono i sommi sacerdoti della politica e dell’economia e non gli altri 30 milioni di utenti controllati); il messia della Casa Bianca, un giorno sì e l’altro pure, lancia i suoi indignati anatemi contro gli stati che violano i diritti civili (se ne è scordato uno solo di cui è presidente... una veniale dimenticanza); l’algido messia del Cremlino scimmiotta quello della Casa Bianca...
A questi proclamatori della Verità, si aggiungono poi legioni di vociferanti araldi: giornalisti, intellettuali, opinionisti, scrittori usi ad adulare e smaniosi di diffondere il verbo degli idoli...
Ho scoperto recentemente che Vittorio Messori è il biografo ufficiale di papa Giovanni Paolo II. Me ne compiaccio: in questo modo smetterà di occuparsi di storia del Cristianesimo. Chi non ricorda l’ingiustamente famoso “Ipotesi su Gesù”? Il libretto comincia con un errore grossolano, quando l’autore afferma che gli Ebrei si distinguevano dagli altri popoli antichi in quanto monoteisti, per poi proseguire con una serie di ingenue e puerili “ricostruzioni” che non si perdonerebbero neppure ad uno studente iscritto al primo anno del corso di laurea in Storia. Messori si picca di dimostrare la storicità dei racconti contenuti nei Vangeli canonici, fondandosi sui Vangeli canonici. È come se uno studioso volesse ricostruire le vicende di Cesare in Gallia, utilizzando un album a fumetti di Asterix!
Ma qual è la messe che tutti questi nuovi messia raccolgono? Il consenso, gli applausi, una fama effimera e mal acquisita: oggi giorno i presidenti delle varie nazioni ed i pontefici possono aspirare ad esibirsi su un palco come dei cantanti rock. D’altronde tra i loro fans si annoverano soprattutto giovani. Ma quale sarà la messe quando, un giorno o l’altro, si capirà che cantano solo in playback, che sono degli strimpellatori, che i testi dei loro “motivi” sono soltanto rimasticature di luoghi comuni?
Be’, non potranno lamentarsi, considerati i prezzi attuali degli ortaggi.
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