28 dicembre, 2005

La banca degli imputati

In questi giorni, quotidiani e telegiornali si soffermano sullo scandalo finanziario che vede coinvolti Fiorani, Consorte ed altri grassatori. Senza dubbio, all’interno dell’apparato bancario, agiscono persone spregiudicate i cui reati devono essere perseguiti. È questo che i cittadini italiani auspicano.

Tuttavia molti dimenticano che esiste qualcosa di molto più esecrando del ladrocinio perpetrato da qualche disonesto speculatore: è il sistema creditizio stesso, fondato sul furto che è stato denominato interesse. È l’interesse, non tanto il plusvalore, la pietra angolare del capitalismo sin dal tempo in cui i sacerdoti babilonesi, che, non a caso erano anche banchieri, caricavano i prestiti d’interessi.(1) Tale metodo, che conobbe un notevole sviluppo nel Basso medioevo con la gente avida di “subiti guadagni”, destinato a diventare il perno medesimo di un’economia finanziaria incentrata sull’usura, come denunciò Ezra Pound, più che sulla produzione di beni e servizi, costituisce oggi le fondamenta, solidissime e fragili al tempo stesso, sulle quali è eretto il mostruoso edificio del debito. Infatti buoni di stato ed obbligazioni sono titoli del debito pubblico e delle società creati con il turpe scopo di depredare i cittadini per cui è fatto balenare il miraggio di un utile, ad una data scadenza. Sennonché l’utile può essere garantito soltanto emettendo nuovi titoli, che in fin dei conti, sono fogli di carta o cifre digitate sulla tastiera di un elaboratore. In questo modo s’innesca una reazione a catena con debiti che alimentano debiti sempre maggiori. Perciò lo stato aumenta l'imposizione fiscale diretta ed indiretta, spillando altri quattrini ai contribuenti per versare ai risparmiatori qualche baiocco. In pratica lo stato con una mano ti dà uno e con l'altra ti toglie dieci. Bel guadagno!

Le banche, inoltre, nel momento in cui concedono dei prestiti (fidi, mutui) creano denaro dal nulla, denaro che non esiste: gravandolo di onerosi interessi, i banchieri riescono ancora una volta a svenare i consumatori e, non di rado, ad impadronirsi di aziende e di proprietà sottratte ai debitori insolventi.

Insomma, quello dell’interesse è una colossale, spudorata truffa, neppure giustificata dal problema dell’inflazione, causata, in gran parte, proprio dal diabolico meccanismo dell’usura.

Vorrei sapere perché, se chiedo un prestito di mille euro, dovrò l’anno prossimo restituirne millecentocinquanta. In cambio di quale servizio o prodotto? Forse l’istituto di credito ha attinto al suo capitale per concedermi tale somma? Non ha forse semplicemente generato soldi ex nihilo o non li ha prelevati dal conto di qualche inconsapevole piccolo risparmiatore?

Per questi motivi, è giusto che sul banco degli imputati siedano loschi profittatori, ma è necessario, doveroso che, a sedere sul banco, siano le banche stesse, vere società di usurai.

1) Ricorda W. Keller, nel saggio La Bibbia aveva ragione, che, nel VI secolo a.C. a Babilonia, i tassi si aggiravano sul 20 per cento.

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