19 maggio, 2006

Tautoteologi (seconda parte)

La conoscenza apre le porte alla coscienza (Straker)


Prima di proseguire il discorso, intendevo puntualizzare che il presente studio non implica soltanto un approccio di tipo storiografico-erudito, ma mira altresì a toccare temi etici, filosofici ed anche legati all'attualità, come diverrà chiaro nel prosieguo del testo. Se tale saggio fosse circoscritto all’ambito filologico, sarebbe ben misera cosa: giustamente Nietzsche disconobbe la sua formazione di filologo, ritenendo che la filologia fosse una disciplina arida, ogni volta in cui essa si atrofizza in questioni cavillose, in sterili dibattiti tra i sostenitori della lectio facilior ed i propugnatori della lectio difficilior.

Riprendiamo il cammino interrotto: dicevo delle tautologie in cui restano imprigionati molti studiosi a causa dell’errore metodologico di cui sopra, che è pure contraddistinto non da un procedimento più o meno rigoroso che conduce alla dimostrazione della tesi, ma dall’enunciazione di un dogma sotto le mentite spoglie di una congettura, da cui scaturiscono ulteriori definizioni del dogma che, in quanto tale, non deve essere né provato né confutato: ecco perché colui può scrivere, nel migliore dei casi, dei racconti edificanti, ma non ambire alla storicità.

Ad esempio, egli ci ammanisce le seguenti riflessioni:”Giuda, affermano gli estimatori del novello vangelo gnostico, consente che il disegno divino si avveri. Io chiedo: ma che cosa opera, (fossi in lui toglierei questa virgola) Giuda, di risolutivo? Sobilla forse il popolo a scegliere Barabba, (espungerei pure questa) e non Gesù, quale prigioniero da liberare? No, non lo fa. Testimonia, forse, davanti ai principi del Sinedrio che cercano qualche falsa testimonianza contro Gesù per farlo morire, rivelando loro notizie sconosciute?”

L’estratto è la palese, indubitabile testimonianza dell’errore di metodo: l’autore trae l’abbrivo da premesse indimostrate, imbalsamate nella dottrina ufficiale della Chiesa: Barabba, scritto tutto attaccato, contrapposto a Gesù, il Sinedrio che cerca qualche falsa testimonianza contro Gesù per farlo morire e via discorrendo. Né rassicura il preambolo del novelliere in cui egli così si esprime: “Non è mio proposito, in questo scritto, affrontare questioni teologiche. L’analisi (?) che seguirà, infatti, non intende occuparsi di Giuda persona bensì di Giuda personaggio letterario, nel modo in cui egli è stato raffigurato nelle scritture dei Vangeli canonici. Scritture che, pur quando si considerino sacre, anche se annoverabili nell’originale genere storico-kerygmatico, in ogni caso hanno una forma letterale, posseggono un corpus indagabile con criteri filologici. L’approccio non va considerato irreligioso perché già l’assunzione di una coerenza narrativa, sui piani della lettera e dei simboli, nell’ambito di testi vari attribuiti ad autori differenti e passati per le mani di traduttori e copisti, presuppone un’altissima considerazione intellettuale, storica ed estetica dell’opera”.


La nota introduttiva non tranquillizza, poiché le ambigue affermazioni iniziali sulla letterarietà del testo sono contraddette dallo sconfinamento nella teologia e nella pseudo-storia. Credo, che in modo alquanto subdolo, il romanziere abbia insinuato considerazioni teologiche, sub specie fabulae. D’altronde il suo scopo diviene trasparente laddove, verbi gratia, si legge: “Esiste un orientamento interpretativo – citato dallo stesso Herbert Krosney… - secondo il quale l’appellativo “Iscariota” deriverebbe dal nome degli appartenenti ad una setta ebraica, detti Sicari o Zeloti, i quali ingaggiarono una fiera resistenza contro il potere di Roma. Già in più di un testo è stato ipotizzato che Giuda, nella missione messianica, non colse il disegno celeste delle “cose di Dio”, bensì l’opportunità di una liberazione concernente le cose di “questo mondo”: l’affrancamento dal potere di Roma. L’analisi dei passi testé effettuata conduce alla conferma dell’ipotesi: Giuda, con lo scopo di perseguire il proprio fine, non già quello divino, essendo, secondo le Scritture in stretta compartecipazione con il disegno di Satana, non desidera la Passione di Cristo ma, al contrario, intende forzare l’intervento del Padre, costringendolo ad inviare i suoi angeli in difesa del Figlio e, di conseguenza, in favore d’Israele”.

“Esiste un orientamento interpretativo… secondo il quale l’appellativo Iscariota deriverebbe (sic) dal nome degli appartenenti ad una setta ebraica, detti Sicari o Zeloti.” Che straordinaria tempestività? È un orientamento datato e noto ormai lippis et tonsoribus: colui se ne accorge solo adesso né occorre una straordinaria perspicacia per capire che Iscariota è la contraffazione di Sicario, a sua volta da sica, il pugnale con cui gli Zeloti assassinavano gli invisi romani ed i collaborazionisti. Transeat. Non di meno la conclusione è la riprova di come, in modo surrettizio e, per così dire, clandestino, lo scrittore si sia inoltrato nell’ambito “storico”, in contrasto con la precisazione dell’incipit. “L’analisi dei passi testé effettuata (che verbo orrido!) conduce alla conferma dell’ipotesi…: ipotesi? (1) In un testo narrativo? Conferma? Ma quale conferma! Soltanto la riformulazione di frusti dogmi (il disegno di Satana, la Passione di Cristo, il Figlio…). Tra l’altro, l’operazione si rivela doppiamente scorretta sul piano metodologico (cfr supra) ma anche morale, giacché gli sprovveduti lettori, non avvedendosi di come l’articolo trascolori dal genere narrativo al saggio, sono portati a pensare che l'autore abbia formulato una congettura più o meno condivisibile, mentre si è esibito in una forma di onanismo letterario, rispetto al quale niente deve essere suffragato o smentito.

Insomma, se proprio vi ambisce, si cinga l’augusto capo di colui con il lauro dei poeti, ma non si occupi di storia e di esegesi dei Vangeli, quella seria, non quella da catechista indottrinato della parrocchia.

Per ora concludo. Nella terza parte considererò gli errori, le incongruenze, le fragilità della dottrina ufficiale della Chiesa anche alla luce delle acquisizioni filosofiche più recenti.



(1) L’”ipotesi” in sé come può essere reputata? Giuda, gli angeli in difesa del Figlio, Satana, il Padre… E’ un pastiche, una fantasmagoria di allucinazioni. Se costui avesse letto un manuale di storia in cui si spiega il ruolo degli Zeloti e se sapesse che anche Pietro, sì proprio lui, il “successore” di Cristo, era quasi certamente uno zelota…

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