Il lupo, mammifero carnivoro del genere Canis, appartenente alla famiglia dei Canidi e classificato nell’unica specie Canis lupus, non ha goduto di molta fortuna nella tradizione letteraria e nell’immaginario collettivo. Per chi, come me, ama la natura selvatica e non considera gli animali inferiori agli uomini, ma differenti, anche se non sempre e non del tutto, che il lupo sia stato tramutato nell’incarnazione della malvagità, della cupidigia e della prepotenza, è segno di una proiezione di vizi tipicamente umani su un animale dall’aspetto nobile e dal comportamento intelligente.
“Il lupo ha gli occhi obliqui, con la pupilla circolare e l’iride giallo-oro, luminescenti nell’oscurità; le orecchie sono piuttosto corte e distanti l’una dall’altra, diritte, larghe alla base ed appuntite al vertice. Il collo e le spalle si presentano possenti e nerboruti, ornati di una criniera che giunge sin quasi alla coda. Il tronco è snello ed agile; gli arti sono lunghi e nervosi, con garretti bassi e serrati. La coda di solito viene tenuta pendente… In genere i lupi diffusi nelle regioni settentrionali hanno il pelame folto e lanoso, di colore grigiastro chiaro, mentre quelli che abitano le regioni meridionali, presentano una pelliccia più breve e più rada, di colorazione sempre assai scura. In linea di massima si può affermare che la tinta delle diverse sottospecie varia dal giallastro al grigio al fulvo, quasi sempre striato di nero”.
All’interno della tradizione favolistica, il lupo è molto spesso connotato in senso negativo. In Esopo ed in Fedro, è un oppressore feroce, ma anche irriconoscente e spergiuro, poiché incarna il tipo umano del tracotante, del cattivo (improbus) per antonomasia, che ricorre alla forza bruta per dominare i deboli e gli umili. Tuttavia in una favola dello scrittore latino originario della Tracia, il lupo dà un’importante insegnamento di vita sul valore della libertà, per la quale si può rinunciare ai benefici di una vita tranquilla, ma sotto padrone.
È, però, soprattutto nella favolistica medievale che l’animale accentuò i suoi tratti peggiori, fino ad assurgere a simbolo del demonio tentatore. Attraverso complesse vicende culturali, il lupo, con il passare del tempo, fu almeno parzialmente riabilitato: si pensi al lupo di Francesco d’Assisi. Resta non di meno il pregiudizio che ne fa un “eroe” negativo, l’antagonista all’interno delle fiabe, come nel caso di Cappuccetto Rosso, solo per citare l’esempio più noto.
Anche in Trilussa, l’arguto e lepido poeta romano (1871-1950), autore che scrisse le sue opere per lo più in un sapido vernacolo romanesco, il lupo impersona il tipo dell’infido: per sua sfortuna, in un divertente apologo in versi, l’agnello non si fa circuire. È un esempio da imitare, una condotta da tenere al cospetto di gente scaltra e pericolosa.
Riporto la favola tratta dalla raccolta Libro muto del 1935. Il raccontino configura una ripresa ironica e scanzonata dell’exemplum antico.
Un lupo che beveva in un ruscello
Fonti:
V. Guarracino, Giorni e sogni latini, Milano, 1995
“Il lupo ha gli occhi obliqui, con la pupilla circolare e l’iride giallo-oro, luminescenti nell’oscurità; le orecchie sono piuttosto corte e distanti l’una dall’altra, diritte, larghe alla base ed appuntite al vertice. Il collo e le spalle si presentano possenti e nerboruti, ornati di una criniera che giunge sin quasi alla coda. Il tronco è snello ed agile; gli arti sono lunghi e nervosi, con garretti bassi e serrati. La coda di solito viene tenuta pendente… In genere i lupi diffusi nelle regioni settentrionali hanno il pelame folto e lanoso, di colore grigiastro chiaro, mentre quelli che abitano le regioni meridionali, presentano una pelliccia più breve e più rada, di colorazione sempre assai scura. In linea di massima si può affermare che la tinta delle diverse sottospecie varia dal giallastro al grigio al fulvo, quasi sempre striato di nero”.
All’interno della tradizione favolistica, il lupo è molto spesso connotato in senso negativo. In Esopo ed in Fedro, è un oppressore feroce, ma anche irriconoscente e spergiuro, poiché incarna il tipo umano del tracotante, del cattivo (improbus) per antonomasia, che ricorre alla forza bruta per dominare i deboli e gli umili. Tuttavia in una favola dello scrittore latino originario della Tracia, il lupo dà un’importante insegnamento di vita sul valore della libertà, per la quale si può rinunciare ai benefici di una vita tranquilla, ma sotto padrone.
È, però, soprattutto nella favolistica medievale che l’animale accentuò i suoi tratti peggiori, fino ad assurgere a simbolo del demonio tentatore. Attraverso complesse vicende culturali, il lupo, con il passare del tempo, fu almeno parzialmente riabilitato: si pensi al lupo di Francesco d’Assisi. Resta non di meno il pregiudizio che ne fa un “eroe” negativo, l’antagonista all’interno delle fiabe, come nel caso di Cappuccetto Rosso, solo per citare l’esempio più noto.
Anche in Trilussa, l’arguto e lepido poeta romano (1871-1950), autore che scrisse le sue opere per lo più in un sapido vernacolo romanesco, il lupo impersona il tipo dell’infido: per sua sfortuna, in un divertente apologo in versi, l’agnello non si fa circuire. È un esempio da imitare, una condotta da tenere al cospetto di gente scaltra e pericolosa.
Riporto la favola tratta dalla raccolta Libro muto del 1935. Il raccontino configura una ripresa ironica e scanzonata dell’exemplum antico.
Un lupo che beveva in un ruscello
Vidde, dall’antra parte de la riva,
L’immancabile agnello.
- Perché nun venghi qui? - je chiese er lupo -
L’acqua, in quer punto, è torbida e cattiva
E un porco ce fa spesso er semicupo.
Da me che nun ce bazzica er bestiame,
Er ruscello è limpido e pulito…
-L’agnello disse: - Accetterò l’invito,
quanno avrò sete e tu non avrai fame.-
Fonti:
V. Guarracino, Giorni e sogni latini, Milano, 1995
Scienze naturali, a cura di M. Tozzi, Milano, 2005
HOMUS HOMINIS LUPUS!
RispondiEliminaMa il povero lupo che c'entra?
Povero lupo!!! Sono gli uomini da temere e forse anche i... o no? Ciao!!!
RispondiEliminaVeramente io temo che il missile iraniano sfori e arrivi sulla mia testa!
RispondiEliminaHo letto l'articolo di Blondet sulla terza?...ultima! guerra mondiale!!!menomale che ci sei tu in quel blog, a dire che la chiesa ecc, ecc così da alleggerire il mio stato d'animo,perchè in quel momento ho riso di cuore,io,che ti conosco,ma pensa a chi non sa nulla di te...e prende per buone le tue parole!non credo,sei ben noto ai frequentatori di certi siti!
A Nassirya è stato scannato un altro "agnellino"...perchè giovanissimo,ma già pecora,se è andato a farsi mangiare dal lupo!e ora siamo punto e a capo...col profondo dolore dei Capi...
Ti ho inviato una foto(solstizio d'estate)deturpata da scie,utilizzala in qualche modo!...con adeguato commento,grazie...Angela un po' preoccupata,anche per i.........
ma la morale quale è?
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