21 giugno, 2006

La supponenza della scienza

Absit iniuria verbis

Esiste in moltissimi di noi una, per molti versi, inspiegabile soggezione nei confronti della scienza: sembra quasi che qualsiasi contributo culturale esiga il crisma della scientificità affinché abbia valore. Pur riconoscendo i meriti speculativi di molti scienziati, non bisogna, però, dimenticare che il sapere abbraccia ambiti molto differenti, in molti dei quali il metodo deduttivo e quello induttivo non trovano giustificazione alcuna, trattandosi di discipline incentrate sull’intuizione, sulla creatività, sulla sensibilità.

Coloro che tessono in modo acritico le lodi della scienza, non hanno mai letto neppure una pagina dell’opera di Husserl, La crisi delle scienze europee, né un brano di Contro il metodo di Feyerabend, per il quale tutte le espressioni culturali hanno la stessa dignità. Il filosofo austriaco, con il coraggio iconoclasta di chi infrange gli idoli, contesta, in ideale polemica con Popper, il mito della razionalità. Feyerabend svelle così le radici cartesiane del metodo, poiché sa che, con Cartesio, il pensiero occidentale ha toccato al tempo stesso l’acme, ma anche il punto più basso della speculazione, a causa soprattutto dell’artificioso dualismo che l’aduggia. Tale dicotomia è, infatti, l’esito dell’applicazione di un procedimento astratto e cerebrale.

Eppure, nonostante le esemplari riflessioni di egregi intellettuali, i pontefici della scienza ufficiale, attorniati dal clero di vescovi, sacerdoti e diaconi, pronunciano ex cathedra i loro dogmi, lanciano anatemi contro chi osa contestarli, si atteggiano, con infinita saccenteria, a depositari della verità, pronunciando e scrivendo ore rotundo frasi in cui la parola “scienza” è sempre scritta con l’iniziale maiuscola. Mi viene in mente il caso di quei piloti con l’augusto capo cinto di lauro che, in un patetico, contumelioso e menzognero “studio” sulle scie chimiche, senza rendersi conto di quanto siano ridicoli, suggellano un capitolo nel modo seguente: “Non siamo noi a dirlo: è la Scienza”. A questo punto ci prosterniamo, umili e pii, al cospetto della loro veneranda divinità. Non sarà il caso di offrirle qualche olocausto? Potremmo, ad esempio, sacrificare sulla sua ara il buon senso e la verità, pur di continuare ad ingannare ed a mentire, sì ma nel nome della Scienza, come spesso si inganna e si mente nel nome di Dio.

Forse l’affermazione di Heidegger “La scienza non pensa” è eccessiva, ma è vero senza dubbio che alcuni ricercatori non pensano: essi non pensano alle ripercussioni delle loro scoperte ed invenzioni, anzi, a volte, addirittura, da quisling della conoscenza, collaborano con i più spregiudicati, avidi, indegni signori della guerra. In fondo, senza voler disconoscere i meriti di insigni studiosi nel campo della matematica, della fisica, della cosmologia, della chimica, della biologia… è anche responsabilità di alcuni di costoro se sul mondo pende la spada di Damocle della distruzione nucleare, se il cielo è diventato simile, come dice Musil, ad un enorme cadavere.

Forse, però, questo inglorioso epilogo è l’inevitabile conseguenza del peccato originale commesso dalla nostra civiltà.

2 commenti:

  1. Io sto pensando a FITTO e a RUPPI!
    ....Senza fondo.......
    soldi sufficienti per oltre la settima generazione,oltre la fine del mondo prossima ventura!
    E noi,poveri cristi,con un cervello programmato per non capire un tubo e per essere lavato... ce ne infischiamo del "RUOLO" della SCIENZA,della FINANZA,della RELIGIONE e della POLITICA!...e ci inchiniamo pure...
    Eppure ADAMO ed EVA,mangiando quella maledetta mela si sarebbero dovuti sveglià,invece oltre al danno è rimasta pure la beffa di restare com'erano quei due, cioè dei cretini!
    CHE BRAVI GLI ELOIM!....

    Ciao Zret proficua serata...per ricerca,approfondimenti,riflessioni e conclusioni!
    Angela

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  2. Ciao Angela, grazie delle tue parole. Le riflessioni possono essere solo tetre, le conclusioni negative, ma tant'è... Ciao
    Buona serata!!!

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