Il presente studio è uno stralcio di una ricerca molto più ampia ed articolata: eventuali editori interessati a leggerla integralmente, possono contattarmi all’indirizzo di posta elettronica indicato a margine della pagina. Intendo ringraziare il mio amico Geko, dalla cui intuizione sul segno di Noè, ha avuto origine l’indagine. Le fonti saranno indicate in calce all'ultima parte.
Non è possibile in questa sede nemmeno sfiorare i termini del dibattito sulla figura di Cristo, dibattito che è un ginepraio: mi limito a ricordare che, a mio parere, i Messia erano due, uno politico (Giovanni? di Gamala) ed uno sacerdotale (Yeshua bar Abba). I fondatori del Cristianesimo, ossia Shaul-Paolo, i suoi collaboratori e continuatori, inventarono il personaggio di Cristo, fondendo i due Messia e creando un essere semidivino che, via via, assunse i caratteri di molti dèi pagani, che si sacrificavano per l’umanità e risorgevano dalla morte dopo tre giorni. Ora, prescindendo dalle fantasie paoline e posteriori, resta l’interrogativo se almeno uno dei due Messia, come attesta l’epiteto, avesse sulla pelle un segno distintivo e quindi un’ascendenza particolare o, se, come è più probabile, fossero stati riconosciuti da un gruppo di esseno-zeloti come gli attesi restauratori del Regno di David. A questo proposito la genealogia riportata nel Vangelo di Matteo, che comincia con Abramo per concludersi con Gesù, ha tutta l’aria di essere una frode pur di far discendere il Salvatore dal re David, come l’inverosimile nascita a Betlemme, solo perché Betlemme era il centro dove era nato il re israelita. Mal si concilia poi la genealogia regale elaborata da Matteo con quella sacerdotale riferita da Luca, sempre che non si ammetta che i Messia erano due. Infine entrambe sono assurde, non pertinenti ed inutili, se si ricorda che Giuseppe è il padre putativo del Redentore. Comunque stiano le cose, potrebbe anche essere che Giovanni di Gamala appartenesse ad una famiglia altolocata, ma la linea di sangue con David deve essere stimata, a mio parere, una millanteria.
(...) L’ipotesi di Zaitsev (vedi Zret, Una e mille ipotesi su Gesù) si fonda su una serie di considerazioni che possono essere in parte condivise o anche rigettate: alcune mi paiono degne di nota. Zaitsev afferma: “Gesù non parlava la lingua degli uomini che erano attorno a lui, ma una specie di ebraico antico, imparato come da uno straniero che non abbia avuto accesso che a materiale di studio ormai non più usato”. Lo studioso russo asserisce anche che negli antichi testi monastici poté leggere: “Gesù aveva l’abitudine di portare sul petto un piccolo astuccio, sospeso ad una striscia di cuoio passata attorno al collo.” La conoscenza della lingua ebraica in una variante arcaica ricorda l’idioma antiquato parlato da Madonne ritenute aliene da alcuni ufologi; l’astuccio di cui si farebbe menzione nei testi monastici, se non si tratta, come è verosimile, di un fodero contenente un rotolo con passi della Torah, potrebbe anche essere, nel caso di una traduzione errata, uno stigma? Purtroppo, poiché non è possibile stabilire se quella fonte esista né se il passo in questione sia stato traslato correttamente da Zaitsev, si rimane nel campo delle mere speculazioni.
Esaù, figlio primogenito di Isacco e fratello di Giacobbe-Israele, era rosso. D’altronde il suo soprannome Edom (rosso) si può collegare al nome Adam, che significa “modellato con l’argilla rossastra, rosso e sangue”. Il rutilismo presso gli Ebrei è un tema che dovrebbe essere approfondito e collocato nella corretta prospettiva xenologica. L’indagine andrebbe poi estesa ai fattori genetici per stabilire se esiste una qualche correlazione tra persone con il gruppo sanguigno con il fattore Rh negativo e visitatori. Tale rapporto è stato ipotizzato anche a partire dalla constatazione che, in base a tale fattore, la popolazione umana si divide in due gruppi: Rh-positivi, in cui è presente, e Rh-negativi, in cui è assente.
Recentemente su tale tema, che potrebbe avere dei risvolti esobiologici, ha fatto il punto della situazione una rivista, in un articolo i cui estensori osservano che il fattore Rh negativo non è solo d’interesse per la genetica: ispira, infatti, le teorie più audaci sulla discendenza stellare di alcune popolazioni.
(...) L’ipotesi di Zaitsev (vedi Zret, Una e mille ipotesi su Gesù) si fonda su una serie di considerazioni che possono essere in parte condivise o anche rigettate: alcune mi paiono degne di nota. Zaitsev afferma: “Gesù non parlava la lingua degli uomini che erano attorno a lui, ma una specie di ebraico antico, imparato come da uno straniero che non abbia avuto accesso che a materiale di studio ormai non più usato”. Lo studioso russo asserisce anche che negli antichi testi monastici poté leggere: “Gesù aveva l’abitudine di portare sul petto un piccolo astuccio, sospeso ad una striscia di cuoio passata attorno al collo.” La conoscenza della lingua ebraica in una variante arcaica ricorda l’idioma antiquato parlato da Madonne ritenute aliene da alcuni ufologi; l’astuccio di cui si farebbe menzione nei testi monastici, se non si tratta, come è verosimile, di un fodero contenente un rotolo con passi della Torah, potrebbe anche essere, nel caso di una traduzione errata, uno stigma? Purtroppo, poiché non è possibile stabilire se quella fonte esista né se il passo in questione sia stato traslato correttamente da Zaitsev, si rimane nel campo delle mere speculazioni.
Esaù, figlio primogenito di Isacco e fratello di Giacobbe-Israele, era rosso. D’altronde il suo soprannome Edom (rosso) si può collegare al nome Adam, che significa “modellato con l’argilla rossastra, rosso e sangue”. Il rutilismo presso gli Ebrei è un tema che dovrebbe essere approfondito e collocato nella corretta prospettiva xenologica. L’indagine andrebbe poi estesa ai fattori genetici per stabilire se esiste una qualche correlazione tra persone con il gruppo sanguigno con il fattore Rh negativo e visitatori. Tale rapporto è stato ipotizzato anche a partire dalla constatazione che, in base a tale fattore, la popolazione umana si divide in due gruppi: Rh-positivi, in cui è presente, e Rh-negativi, in cui è assente.
Recentemente su tale tema, che potrebbe avere dei risvolti esobiologici, ha fatto il punto della situazione una rivista, in un articolo i cui estensori osservano che il fattore Rh negativo non è solo d’interesse per la genetica: ispira, infatti, le teorie più audaci sulla discendenza stellare di alcune popolazioni.
Nessun commento:
Posta un commento
ATTENZIONE! I commenti sono sottoposti a moderazione prima della loro eventuale pubblicazione.