25 agosto, 2006

Amos: Orione e le Pleiadi

Amos è uno dei profeti biblici minori. Proveniva da Tecoa, centro a circa dieci kilometri a sud di Betlemme, nel Regno di Giuda, dov’era mandriano e coltivatore di sicomori. Si trasferì nel Regno di Israele, ai tempi di Geroboamo II (783-743 a.C.), presso il quale esercitò il suo ministero.

Amos condanna le sperequazioni sociali, l’ipocrisia di una religione soltanto esteriore, l’infedeltà a YHWH. Egli preannuncia il castigo divino, poiché Israele ha infranto l’alleanza, dimostrando ingratitudine, riottosità ed una condotta idolatrica. Dunque l’Altissimo interverrà per punire i malvagi e salvare i pochi giusti.

Il capitolo 5 del breve libro scritto da Amos contiene una lamentazione sul regno settentrionale, in cui è prefigurata la rovina d’Israele con la distruzione delle città e lo sterminio della popolazione: infatti la casa di Giuseppe “ha mutato il diritto in assenzio e gettato a terra la giustizia”.

La riprensione di Amos è incentrata su antitesi concettuali, sul contrasto tra bene e male, tra la giustizia divina e l’iniquità umana. All’interno di questa tessitura dualistica, spicca, per la potenza delle immagini, il versetto 8: “Egli (YHWH) ha fatto le costellazioni delle Pleiadi e di Orione, muta l’oscurità in aurora e cambia in tenebre il giorno; chiama le acque del mare e le sparge sulla faccia della terra: Signore è il suo nome”.

Quello che colpisce del versetto è l’accostamento tra le Pleiadi (o Atlantidi) ed Orione: tuttavia non è, a mio parere, un semplice accostamento, bensì una contrapposizione, per i seguenti due motivi.

1) Il passaggio è giocato, sotto il profilo retorico, come altri del capitolo, su opposizioni. Orbene, le Pleiadi ed Orione non sono giustapposti, ma collocati in contrasto, in sintonia di stile con le altre antitesi: oscurità vs aurora; tenebre vs giorno; mare vs terra.

2) In certe tradizioni antiche sono evidenziati motivi di attrito tra le Pleiadi, figlie di Atlante ed il Gran cacciatore. Lo pseudo-Apollodoro, nel suo compendio mitologico intitolato Biblioteca, ricorda che la dea Artemide era in collera con Orione, perché egli aveva inseguito le di lei compagne, le Pleiadi. Nel mito greco Orione, cacciatore gigantesco dalla forza formidabile, recatosi a Chio, forse chiamato da Enopione affinché lo liberasse dalle fiere che infestavano l’isola, s’invaghì della figlia di questi, Merope, una delle Pleiadi che, però, lo respinse. Il gigante, ebbro, tentò di violentare la fanciulla, pertanto Enopione lo accecò mentre dormiva. Sapendo che avrebbe potuto riacquistare la percezione visiva solo per mezzo dei raggi del sole all’alba, Orione persuase un apprendista del dio Efesto a guidarlo sino all’isola di Lemno dove riacquistò la vista.

A mio parere, Amos non cita due sistemi stellari tra i tanti, in modo casuale, ma, in un discorso pieno di solennità e di afflato, evoca le Pleiadi ed Orione, giacché sono costellazioni dal significato particolare, significato che il suo uditorio doveva, almeno in una certa misura, conoscere. D’altronde il ricercatore Alfredo Lissoni ricorda che “secondo il profeta Amos ed alcuni credo di derivazione ebraica, come il culto mormone, nel centro delle Pleiadi vivrebbe Dio con i suoi angeli”. Se questo è vero, l’autore biblico implicitamente contrappone la dimora celeste delle Atlantidi ad una costellazione su cui abitano i nemici di YHWH.

La costellazione delle Pleiadi ricorre non solo in molti miti stellari, ma anche in opere antiche di solito abbinata alla rappresentazione del Toro celeste, segno zodiacale di cui fanno parte le “sette sorelle”: è il caso, ad esempio, dell’Iliade con la descrizione dello scudo di Achille, probabilmente del disco di Nebra, di un frammento appartenente ad un calendario mesopotamico dove gli astri sono effigiati anche assieme ad un arciere (Orione?) racchiuso in un cerchio.

In un articolo intitolato Il disco di Nebra ed il Toro celeste notavo: "La mappa della piastra circolare richiama la rappresentazione del firmamento al centro dello scudo di Achille, scudo fucinato dal dio del fuoco Efesto. Omero così si esprime: "Vi fece la terra, il cielo e il mare, l’infaticabile sole e la luna piena e tutti quanti i segni che incoronano il cielo, le Pleiadi, le Iadi, la forza di Orione e l’Orsa che chiamano col nome di Carro. Essa gira sopra sé stessa e guarda Orione e sola non ha parte dei lavacri d’Oceano". Tuttavia l’archetipo di tale soggetto sembra molto più antico. Infatti: “L’accostamento tra il Toro, le Pleiadi, il Gran Cacciatore ed altre costellazioni è stato pure rilevato nella Sala dei tori, un ambiente ipogeo abbellito con pitture rupestri all’ingresso delle grotte di Lascaux, in Dordogna. Tali affreschi, ascrivibili al 15.000 a.C., mostrano degli auroch (i tori del Paleolitico): fra i bovidi, uno spicca per il suo occhio reso con un segno che riproduce la brillante stella rossa di Aldebaran e per l’insieme di stelle note come Iadi, la cui disposizione a triangolo delinea il fiero profilo del muso. Nel pozzo di Lascaux si può ammirare un singolare soggetto: un uomo con uno strano viso, un cacciatore, la cui lancia giace a terra, colpito forse da un toro-bisonte. È un abbinamento tra Orione ed il Toro celeste?”

Amos quindi pare uno dei punti di approdo di un retaggio assai remoto, addirittura ancestrale, se si ricordano i dipinti rupestri di Lascaux. Il profeta forse intendeva adombrare un’ostilità tra Orione da un lato, le Pleiadi dall’altro.


Fonti:

R. Graves, I miti greci, Milano, 1963
P. Kolosimo, Astronavi sulla preistoria, Milano, riedito nel 2004
A. Lissoni, Altri UFO, Diegaro di Cesena, 2001

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