È inconcepibile che qualcuno si dica cristiano e non assuma, come Cristo, un'opzione preferenziale per i poveri. E' uno scandalo che i cristiani di oggi critichino la Chiesa perché pensa "in favore" dei poveri. Questo non è cristianesimo!... Molti, carissimi fratelli, credono che quando la Chiesa dice "in favore dei poveri", stia diventando comunista, stia facendo politica, sia opportunista. Non è così, perché questa è stata la dottrina di sempre.
La lettura di oggi non è stata scritta nel 1979. San Giacomo scrisse venti secoli fa.
Quel che succede, invece, è che noi, cristiani di oggi, ci siamo dimenticati di quali siano le letture chiamate a sostenere e indirizzare la vita dei cristiani...
A tutti diciamo: "Prendiamo sul serio la causa dei poveri, come se fosse la nostra stessa causa, o ancor più, come in effetti poi è, la causa stessa di Gesù Cristo".
Quelle riportate sono parole del vescovo Oscar Romero, il prelato del Salvador assassinato da un sicario, il 24 marzo 1980, mentre stava celebrando l'Eucaristia nella cappella dell'ospedale della Divina Provvidenza. Nell'omelia aveva ribadito la sua denuncia contro il governo di El Salvador, che aggiornava quotidianamente le mappe dei campi minati, mandando avanti bambini che restavano dilaniati dalle esplosioni. Romero fu un uomo che decise di battersi per la giustizia nel paese mesoamericano, sfidando le élites potenti e corrotte. Con il suo sacrificio, il porporato mostrò anche tutta l'ipocrisia delle gerarchie cattoliche che, con Giovanni Paolo II in testa, lo abbandonarono al suo destino e, dopo la sua uccisione, ne disdegnarono sprezzantemente l'insegnamento.
Ora, non condivido i fondamenti della Teologia della liberazione che alcuni decenni fa si diffuse soprattutto in Brasile, trovando consensi tra reietti e diseredati dello stato sudamericano. E' una teologia venata di marxismo che dimentica quasi del tutto gli aspetti spirituali del credo religioso, valorizzando in modo soverchio l'immanenza. Romero stesso fu, per alcuni versi, vicino a tali posizioni, eppure la sua accorata esortazione a schierarsi a favore dei poveri affonda le radici nel Cristianesimo delle origini.
Alcuni insegnamenti del Cristianesimo del I secolo sono custoditi in quei pochi brandelli di Vangeli non canonici, lacerti scampati alla sistematica opera di denigrazione e di distruzione dei patrigni della chiesa. Questi libelli, come Il Vangelo degli Ebrei e quello degli Ebioniti (Ebioniti significa poveri), delineano un ritratto del Messia (o dei due Messia) diverso da quello tramandato dalle chiese cristiano-pagane: è un Profeta comunista (“Chi non lavora, infatti, non mangi” è un monito del Messia che fu poi mutuato da Karl Marx. Vedi il Vangelo di Giuda Tommaso), vegetariano ed apocalittico. Anche se leggiamo con obiettività molti passi dei Vangeli canonici e di altri testi del Nuovo Testamento, certamente capiremo che i primi seguaci del Maestro non erano poi così lontani da forme più o meno radicali di comunismo (inteso come condivisione dei beni e non certo come ideologia sociale ed economica) e di esaltazione della povertà, considerata un valore.
Ciò assodato, non è possibile considerare cristiane tutte quelle confessioni che non solo disconoscono il caposaldo della povertà nella loro dottrina, ma che anche ostentano un lusso sfrenato, conseguenza di un immenso, iniquo e turpe potere cresciuto senza tregua, almeno sin dai tempi dell'imperatore Costantino, il Messia di Eusebio.
Queste chiese che ignorano i poveri e “sorella povertà”, sono moralmente miserrime. Un altro aspetto inoltre le rende l'incarnazione di Babilonia la Grande, la prostituta dell'Apocalisse che puttaneggia con i potenti della terra: la violazione dell'esplicito, chiaro divieto di ogni forma di giuramento. Come può un soldato giurare fedeltà alla patria e dichiararsi cristiano? E' un paradosso non meno scandaloso del contegno tipico di quei sacerdoti, cappellani militari, vescovi, papi che benedicono gli eserciti, legittimando orribili carneficine, in nome della "guerra giusta" (il ladro di pere colpisce ancora) e delle missioni "umanitarie". I Vangeli non condannano sempre e comunque la violenza (sebbene si possano forse interpretare certi passi in modo metaforico), ma i versetti ispirati all'amore per i nemici, alla misericordia ed al perdono sono più numerosi e significativi (Qui, però, tralascio il tema della manipolazione dei quattro libretti). Dunque il disprezzo e l'esecrazione per tutte le chiese che, nel migliore dei casi, con la loro ambiguità e corruzione, collaborano con centri occulti di potere nella costruzione del diabolico Nuovo ordine mondiale, sono totali ed inappellabili.
Abbiamo mai sentito il pernicioso pontefice della Satan seed tuonare contro le missioni di “pace” in Medio Oriente, contro le industrie belliche (le sue), le banche armate (le sue), le scie chimiche, il controllo eretto a sistema, lo sfruttamento di intere nazioni, la distruzione deliberata dell’ambiente, gli o.g.m., la banca del D.N.A., i microprocessori sottocutanei, i tumori causati da Radio Vaticana (la sua) etc.?
No. Artefice o complice che sia colui, non è forse lontano il giorno in cui sarà allontanato, al grido: "Via costà, con li altri cani!"
La lettura di oggi non è stata scritta nel 1979. San Giacomo scrisse venti secoli fa.
Quel che succede, invece, è che noi, cristiani di oggi, ci siamo dimenticati di quali siano le letture chiamate a sostenere e indirizzare la vita dei cristiani...
A tutti diciamo: "Prendiamo sul serio la causa dei poveri, come se fosse la nostra stessa causa, o ancor più, come in effetti poi è, la causa stessa di Gesù Cristo".
Quelle riportate sono parole del vescovo Oscar Romero, il prelato del Salvador assassinato da un sicario, il 24 marzo 1980, mentre stava celebrando l'Eucaristia nella cappella dell'ospedale della Divina Provvidenza. Nell'omelia aveva ribadito la sua denuncia contro il governo di El Salvador, che aggiornava quotidianamente le mappe dei campi minati, mandando avanti bambini che restavano dilaniati dalle esplosioni. Romero fu un uomo che decise di battersi per la giustizia nel paese mesoamericano, sfidando le élites potenti e corrotte. Con il suo sacrificio, il porporato mostrò anche tutta l'ipocrisia delle gerarchie cattoliche che, con Giovanni Paolo II in testa, lo abbandonarono al suo destino e, dopo la sua uccisione, ne disdegnarono sprezzantemente l'insegnamento.
Ora, non condivido i fondamenti della Teologia della liberazione che alcuni decenni fa si diffuse soprattutto in Brasile, trovando consensi tra reietti e diseredati dello stato sudamericano. E' una teologia venata di marxismo che dimentica quasi del tutto gli aspetti spirituali del credo religioso, valorizzando in modo soverchio l'immanenza. Romero stesso fu, per alcuni versi, vicino a tali posizioni, eppure la sua accorata esortazione a schierarsi a favore dei poveri affonda le radici nel Cristianesimo delle origini.
Alcuni insegnamenti del Cristianesimo del I secolo sono custoditi in quei pochi brandelli di Vangeli non canonici, lacerti scampati alla sistematica opera di denigrazione e di distruzione dei patrigni della chiesa. Questi libelli, come Il Vangelo degli Ebrei e quello degli Ebioniti (Ebioniti significa poveri), delineano un ritratto del Messia (o dei due Messia) diverso da quello tramandato dalle chiese cristiano-pagane: è un Profeta comunista (“Chi non lavora, infatti, non mangi” è un monito del Messia che fu poi mutuato da Karl Marx. Vedi il Vangelo di Giuda Tommaso), vegetariano ed apocalittico. Anche se leggiamo con obiettività molti passi dei Vangeli canonici e di altri testi del Nuovo Testamento, certamente capiremo che i primi seguaci del Maestro non erano poi così lontani da forme più o meno radicali di comunismo (inteso come condivisione dei beni e non certo come ideologia sociale ed economica) e di esaltazione della povertà, considerata un valore.
Ciò assodato, non è possibile considerare cristiane tutte quelle confessioni che non solo disconoscono il caposaldo della povertà nella loro dottrina, ma che anche ostentano un lusso sfrenato, conseguenza di un immenso, iniquo e turpe potere cresciuto senza tregua, almeno sin dai tempi dell'imperatore Costantino, il Messia di Eusebio.
Queste chiese che ignorano i poveri e “sorella povertà”, sono moralmente miserrime. Un altro aspetto inoltre le rende l'incarnazione di Babilonia la Grande, la prostituta dell'Apocalisse che puttaneggia con i potenti della terra: la violazione dell'esplicito, chiaro divieto di ogni forma di giuramento. Come può un soldato giurare fedeltà alla patria e dichiararsi cristiano? E' un paradosso non meno scandaloso del contegno tipico di quei sacerdoti, cappellani militari, vescovi, papi che benedicono gli eserciti, legittimando orribili carneficine, in nome della "guerra giusta" (il ladro di pere colpisce ancora) e delle missioni "umanitarie". I Vangeli non condannano sempre e comunque la violenza (sebbene si possano forse interpretare certi passi in modo metaforico), ma i versetti ispirati all'amore per i nemici, alla misericordia ed al perdono sono più numerosi e significativi (Qui, però, tralascio il tema della manipolazione dei quattro libretti). Dunque il disprezzo e l'esecrazione per tutte le chiese che, nel migliore dei casi, con la loro ambiguità e corruzione, collaborano con centri occulti di potere nella costruzione del diabolico Nuovo ordine mondiale, sono totali ed inappellabili.
Abbiamo mai sentito il pernicioso pontefice della Satan seed tuonare contro le missioni di “pace” in Medio Oriente, contro le industrie belliche (le sue), le banche armate (le sue), le scie chimiche, il controllo eretto a sistema, lo sfruttamento di intere nazioni, la distruzione deliberata dell’ambiente, gli o.g.m., la banca del D.N.A., i microprocessori sottocutanei, i tumori causati da Radio Vaticana (la sua) etc.?
No. Artefice o complice che sia colui, non è forse lontano il giorno in cui sarà allontanato, al grido: "Via costà, con li altri cani!"
O.T.
RispondiEliminahttp://punto-informatico.it/p.aspx?i=2128961
Inquietante..
Donnie.
Davvero inquietante e diabolico. Google è il gorgo mostruoso che tutto risucchia.
RispondiEliminaCiao
FESTINA LENTE..
RispondiEliminaRECINTO O ACQUARIO..!?
Religione, Scienza, Scorrere del Tempo..
IL PROGRAMMA
Fatto da "Altri" o da noi qui nel Recinto/Acquario fa poca differenza è comunque "Tarato" per questa Realtà..
Tutte quelle che sono, o "sembrano" essere le nostre più autentiche Conclusioni..
Possono arrivare al max all'altezza del Recinto o alle pareti
dell'Acquario..
(!?)
I FORMATS
Tasselli del Puzzle che forma la Realtà che conosciamo, creati per
confermarla o di conseguenza ad Essa..
Anche affermazioni come:
"Dobbiamo fermare il Dialogo Interiore per far crollare questa Realtà"..
Sono insiemi di Parole che formano un Significato con riferimenti
conosciuti..
(!?)
LA CONVIVENZA
Noi "conviviamo" con altre entità a noi vicine e a noi invisibili o quasi(!?).. (e viceversa..?)
DELLE MACCHINE
Che differenza può esservi fra noi e delle "macchine", se è vero che anche noi siamo una "Creazione".. Se pur ritenuta perfetta o perfettibile.. (!?)
In quest'ottica non ci sarebbe la necessità delle Scie Chimiche o di
Controllo Mentale.. Vi sono forse Breccie nel Recinto/Acquario..
(!?)
L'AMORE
Non è il significato certo che conosciamo o per meglio dire che viene
"evocato" in noi in automatico dalla parola Amore la cosa che ci salverà..
Il probabile senso è il "senso" del ritorno all'UNITA'.. Accettare il
Male come parte del TUTTO e nel TUTTO..
Ciò che è bene per l'Agnello è male per il Lupo.. E viceversa..
Nel concetto OLOGRAFICO in "voga" ultimamente.. In ogni più piccola
parte del Tutto vi è il contenuto TUTTO.. Anche in degli Esseri
imperfetti come gli Arconti vi era riposta e nascosta anche a Loro
stessi Sophia..
Come sosteneva Krishnamurti: "non vi è differenza alcuna fra
l'Osservatore e l'Osservato"..
La Mente, l'Ego operano la Separazione.
(!?)
Io,Voi, Noi, i Grigi, la Terra , la Luna , il Male, il Bene(?).. Siamo
tutti parte dell'UNO..
(!?)
Forse accettando questo, rinunciando all'Ego all'ombra del quale siamo
stati addomesticati.. Tutto diventa accettabile.. Tutto diventa
inevitabile..
(!?)
Bisognerebbe ascoltare di più le persone cosidette "Fuori di Testa", gli "Artisti", gli "Ingenui".. Con i Loro Concetti, le Loro Visioni.. Ma purtroppo di queste Fantastiche Persone non ve ne sono più così tante come prima.. O forse sono più difficilmente raggiungibili.. Nel "Loro Mondo".. Nella "Loro Dimensione" e non vogliono ne possono più dispensare fresche stille di Verità provenienti da "Altre Dimensioni" e che incastrano sempre meno in questo Format che è la Vita..
un abbraccio..
ps: Scusate L'o.t.
Un Uno che si è frantumato e che anela alla perduta Unità. Forse.
RispondiEliminaCiao e grazie.
Tutte le lettere del Nouvo Testamento sono tardive e pseudoepigrafiche, vale a dire nessuna è stata scritta da quelli che si pretenderebbero essere gli autori. Personalmente mi sento vicino alla Radikalkritik e pertanto ritengo che tutto questo materiale la cui redazione si vorrebbe attribuire a scribi attivi durante il primo secolo, in realtà è da collocare, nella migliore delle ipotesi,in un periodo storico che va dalla fine del secondo secolo in poi. Le più tardive addirittura io le vedrei scritte poco prima l'evento di Nicea. Ahimè, la nascita del Cristianesimo è un evento molto più tardivo di quanto si creda e si sia voluto far credere 'ad usum delphini'. Il discorso sarebbe lungo e questo non è per me un periodo buono per dilungarmi.
RispondiEliminaLupus in fabula: oggi ti evocavamo ed eccoti a commentare. Speriamo arrivino tempi migliori per tutti.
RispondiEliminaSpes, ultima dea.
Ciao e grazie.
"La conoscenza non risolverà i nostri problemi. Potreste sapere, ad esempio, che esiste la reincarnazione, che c'è continuità dopo la morte. Potreste saperlo, non dico che sia così; o potreste esserne convinti. Ma questo non risolve il problema. La morte non può essere archiviata in base a una teoria, a un'informazione o a una convinzione. E' molto più misteriosa, molto più profonda, molto più creativa di così.
RispondiEliminaBisogna avere la capacità di indagare su tutte queste cose con atteggiamento nuovo; solo attraverso l'esperienza diretta, infatti, i nostri problemi possono avere soluzione, e perché un'esperienza diretta sia possibile, ci deve essere semplicità, il che significa che ci deve essere sensibilità. La mente è offuscata dal peso della conoscenza, è offuscata dal passato, dal futuro.
Solo una mente che sia capace di adeguarsi al presente in continuazione, attimo per attimo, può essere all'altezza delle potenti influenze e pressioni a cui siamo costantemente sottoposti dall'ambiente che ci circonda.
Dunque, un uomo religioso non è quello che indossa una tonaca, o un perizoma, o che consuma un solo pasto al giorno, o che ha fatto innumerevoli voti di essere questo e non essere quello, bensì quello che è semplice interiormente, che non tende a diventare alcunché. Una mente simile è capace di una ricettività straordinaria, perché in essa non ci sono barriere, né paure, né movimento verso qualcosa; è dunque capace di ricevere la grazia, Dio, la verità, o quel che vi pare. Un mente che persegue la realtà, invece, non è una mente semplice. Una mente che cerca, si affanna, brancola in preda all'agitazione, non è una mente semplice.
Una mente che si conforma a un qualunque modello di autorità, interna o esterna, non può essere sensibile. E soltanto quando una mente è veramente sensibile, vigile, consapevole di tutte le proprie vicende, reazioni, pensieri, quando non tende più a diventare qualcosa, quando non plasma più se stessa per essere qualcosa, solo allora è capace di accogliere ciò che è la verità. Solo allora può esserci felicità, poiché la felicità non è un fine: è il risultato della realtà. Quando la mente e il cuore saranno divenuti semplici e dunque sensibili (ma non attraverso forme di coazione, di autorità o di imposizione), allora vedremo che i nostri problemi possono essere affrontati con molta semplicità.
Per quanto complessi tali problemi siano, saremo in grado di impostarli in maniera nuova e vederli in un'ottica differente. Ecco di cosa c'è bisogno oggi: di gente che sia capace di affrontare la confusione, l'agitazione, la conflittualità della realtà esterna in maniera nuova, creativa e semplice - non con teorie né con formule, di sinistra o di destra che siano. Ma non si può affrontare tutto ciò in maniera nuova se non si è semplici.
I problemi possono essere risolti soltanto se li si imposta in questo modo. Una nuova impostazione non è possibile se ragioniamo nei termini di precisi schemi di pensiero, religioso, politico o di altra natura. Dobbiamo liberarci di tutte queste cose per essere semplici. Ecco perché è così importante essere consapevoli, avere la capacità di comprendere il processo del proprio pensiero, avere una percezione totale di sé; da ciò scaturisce una semplicità, un'umiltà che non è virtù o esercizio.
L'umiltà che si conquista attraverso uno sforzo cessa di essere umiltà. Una mente che si fa umile non è più una mente umile.
Solo quando si è umili, ma non di un'umiltà coltivata, solo allora si è in grado di affrontare i tanti problemi pressanti del la vita, perché non ci si ritiene importanti, non si guarda alle cose attraverso il filtro delle proprie urgenze e del proprio senso di importanza; si considera invece il problema in sé e così si è in grado di risolverlo".
Dedicato in particolar modo all'amico Oldleon.
Se vi fu un Cristianesimo primitivo questo pare avesse dei connotati di tipo comunistico.
RispondiEliminaMa, a ben vedere, che cosa fu il cosiddetto Cristianesimo primitivo? Una entità dai contorni incerti e sfumati, assolutamente mal delineabili. Per farcene un'idea precisa dovremmo forse ricorrere agli Atti degli Apostoli canonici, dunque ad una novella redatta secondo il gusto ellenistico e dai molti tratti inverosimili? Probabilmente no.
Diciamo che il problema della dicotomia ricchezza-povertà è ben presente negli scritti detti di Luca e diciamo pure che tale autore era particolarmente assillato da tale conflitto interiore.
Purtroppo Luca è un autore tardivo - ma quali sono nel NT gli autori precoci? - attivo, secondo me, verso la fine del secondo secolo o addirittura ben addentro il terzo secolo. Da quel che scrive lo si direbbe unn anziano ebreo della Diaspora, di famiglia facoltosa e che viveva la sua condizione agiata con uno spiccato senso di colpa. Mistico, celibe, misogino, nei suoi scritti appare spesso appunto il problema della ingiusta ricchezza. Tanto per esemplificare, prendiamo il celebre episodio della conversione di Zaccheo, episodio fittizio e davvero mal congegnato.Da un punto di vista psicologico si direbbe addirittura che tale Zaccheo è la proiezione esteriore dell'evangelista stesso, una parte di lui che cerca una giustificazione di fronte al bisogno di dare una concezione etica ad un Cristianesimo nascente. La conclusione dell'episoio la conosciamo tutti e ci stupiamo per la su totale mancanza di radicalità. Il personaggio ha accumulato una grande ricchezza estorcendola con la violenza ai poveri e suggendo ad essi il sangue in quanto esattore delle tasse. Zaccheo arriva ad un assoluto compromesso rinunciando solamente in parte ai suoi beni, trovando in fin dei conti un equilibrio fra 'essere' e 'avere', maritando l'una e l'altra condizione esistenziale. Saremmo un pò tutti quanti capaci di convertirci in tal maniera... Ho rammentato tale apologo lucano perchè la sua morale mi ricorda dannatamente la situazione della Chiesa di tutti i luoghi e di tutti i secoli: un continuo compromesso fra l'ispirazione mistica ed il potere temporale e quindi economico. Zaccheo è invero la Chiesa cosiddetta militante.
Ma tale istituzione ha fatto anche di peggio o di molto peggio in quanto, arrivata alla fine della Storia in generale e della sua storia in particolare, è ben lungi dall'aver mantenuto fede a quell'ispirazione mistica di cui nonostante tuttto faceva sfoggio l'autore degli scritti detti di Luca.
Ti ringrazio affettuosamente mio amato fratello,tu conosci i nostri più intimi pensieri...quale compagno migliore io e gli altri "amici" potremmo desiderare al nostro fianco...
RispondiEliminasinceramente Oldleon.
PS.
IL grande K...può essere una chiave...
"Ora, non condivido i fondamenti della Teologia della liberazione che alcuni decenni fa si diffuse soprattutto in Brasile, trovando consensi tra reietti e diseredati dello stato sudamericano. E' una teologia venata di marxismo che dimentica quasi del tutto gli aspetti spirituali del credo religioso, valorizzando in modo soverchio l'immanenza. Romero stesso fu, per alcuni versi, vicino a tali posizioni, eppure la sua accorata esortazione a schierarsi a favore dei poveri affonda le radici nel Cristianesimo delle origini."
RispondiEliminaGli aspetti spirituali del credo religioso sono il cibo dell'anima e non possono essere altro.
L'anima può cibarsi degli aspetti spirituali del credo religioso quando la pancia è piena e la testa è coperta da un tetto, ovvero quando i bisogni "immanenti" di base sono soddisfatti.
La realtà dei reietti e diseredati del Brasile e dell'America Latina in generale, è una realtà così dura da non lasciare spazio a compromessi.
L'immanentismo della teologia della liberazione nasce dalla consapevolezza di chi, pur restando fedele al proprio credo religioso e alla propria missione cristiana, avverte l'urgenza di problematiche esclusivamente materiali che le preghiere da sole non risolvono.
Tali problematiche sono così lontane dal nostro mondo occidentale e dalla nostra immaginazione da farci apparire le prese di posizione dei cristiani che in quei paesi hanno operato "eccessivamente immanentiste".
Tali prese di posizione restano tuttavia, e di gran lunga, preferibili alle posizioni del "cattolicissimo" Augusto Pinochet, a suo tempo benedetto e omaggiato da Giovanni Paolo II, e a quelle di altri tiranni i quali, pur proclamandosi cattolici, hanno insanguinato per secoli il continente latino-americano.
'Voglio farvi comprendere che una mente che per tutto il tempo cerca di operare per mezzo di conclusioni inevitabilmente diventa meccanica,e diventando meccanica deve necessariamente rifugiarsi in qualche tipo di illusione,di mitologia,in qualche tipo di pagliacciata religiosa.'
RispondiEliminaIl grande K (1972)
Un abbraccio
"Consapevolezza senza scelta"
RispondiElimina...k...
Altair, hai ragione, ma" non si vive di solo pane". Pensa agli uomini di Brave new world. Hanno cibo, vestiti, un tetto, divertimenti ed il soma, quando vogliono dimenticare un'emozione spiacevole, ma sono automi.
RispondiEliminaCiao
Ciao Oldleon, grazie a te!
RispondiEliminaZret, basta (per chi sa vedere) guardarsi attorno per capire che fra il Mondo nuovo di Huxley e il nostro mondo attuale la differenza non è poi gran cosa.
RispondiEliminaOccorre notare invece che gli automi stanno lì dove il cosiddetto progresso si è pienamente realizzato.
I reietti e i diseredati del terzo e del quarto mondo, senza tetto e con la pancia vuota, pur nella loro miseria manifestano invece una vitalità, una gioia di vivere di cose semplici e una disponibilità al sorriso che la Metropolis occidentale sembra aver dimenticato.
Per cui, io direi, niente Mondo nuovo nè terzo mondo.
Niente soma ma nemmeno pance vuote che solo il pane può riempire.
E, se chi può fosse meno avido, non ci vorrebbe poi molto.
Altair, le tue sono sagge parole.
RispondiEliminaDobbiamo liberarci degli Arconti.
Ciao
MR PER FAVORE SAI DIRMI DI PIU DELLA PORTA OMEGA? GRAZIE
RispondiElimina