24 giugno, 2008

Violenza (prima parte)

La violenza più pericolosa è quella delle istituzioni, quella perpetrata in nome della Legge... umana.

Un discorso sulla violenza è onnicomprensivo: dovrò quindi circoscrivere il campo d'indagine, escludendo riflessioni sull'essere che, staccandosi dal non essere è, in fondo, violenza. Non mi occuperò neppure della lacerante scissione del significante dal significato e dall'oggetto né dell'atto creativo come distruzione (spesso i poli opposti si toccano). Tuttavia devo ricordare che la violenza è connaturata al cosmo: non possiamo eliminarla in toto, se non annichilendo l'universo, ma tale annientamento è comunque violenza.

Quando un organismo vivente si nutre, uccide. Anche il seme deve morire affinché nasca la pianta. Tutto si distrugge ed ogni generazione è anche distruzione.

Passo dopo questa breve premessa a trattare della violenza in senso più comune, ordinario. La prima domanda che mi pongo è la seguente: è conciliabile la violenza con il Cristianesimo (qui intendo la sua versione ellenistica) che, ufficialmente, computando le centinaia di confessioni, è la religione più diffusa nel mondo? No. In nessun modo; in primo luogo, perché, secondo la vulgata paolina e post-paolina, la religione cristiana è contraria, stando a molti moniti del Messia, alla violenza, alla ritorsione sotto qualsiasi forma. "Porgi l'altra guancia".

Bisogna poi rammentare il precetto evangelico che vieta di giurare sempre e comunque: esso implica in modo netto, reciso, categorico che chicchessia (soldato o no) possa giurare fedeltà allo stato, strumento di coercizione, continuando a dichiararsi cristiano. Tale precetto deriva da una concezione della sacralità della parola, in primis del nome sostitutivo di Dio, del tutto estranea alla profana mentalità contemporanea in cui i vocaboli, De Saussure docet, sono convenzionali ed arbitrari (sic). Traccia di questa antichissima idea è nell'inglese "to swear" che significa sia "giurare" sia "bestemmiare". Risulta così svelto alle radici qualsiasi capzioso argomento su una presunta conciliabilità tra Cristianesimo ed una sia pur motivata e limitata forma di violenza, anche come autodifesa. La storta dicitura "guerra giusta" partorita dalla mente (perversa) di Agostino è una contraddizione in termini, un ossimoro, anzi un'eresia, una vera bestemmia. Purtroppo Agostino, scrittore di razza e filosofo profondo, con l'invenzione dell'inferno e col paradosso della "guerra giusta", ha causato danni incalcolabili. Paghiamo a carissimo prezzo ancora oggi il fio di quelle nefandezze. Chi stabilirà quale guerra è giusta e quale no? Che cos’è la giustizia?

So che queste affermazioni dispiaceranno a molti cristiani delle varie chiese: ebbene, se vogliono continuare a professare questo credo, dovranno rifiutare il servizio militare, ogni forma di violenza e, secondo il mio modesto parere, anche diventare vegetariani. In caso contrario, onestà richiederebbe che si dichiarassero pagani o adepti di una chiesa non cristiana qualsivoglia. Non basta: per essere "miti e costruttori di pace", non si deve prender parte al perverso sistema con le sue aberrazioni. E' violenza anche un investimento bancario: i denari, infatti, fruttano grazie a vergognose speculazioni che affamano i poveri o grazie a compravendita di armi e di... Anche in questo caso, il Vangelo è chiaro, inequivocabile, indefettibile: il denaro, per nessuna ragione, può diventare merce e quindi strumento di dominio e di ricatto. (Vedi Il denaro tra sacro e profano).

Un cristiano deve essere antimilitarista? No, nel senso che un vero cristiano (un cristiano pressoché inesistente, ideale; in tutto il modo saranno poche decine) non è contro la guerra, ma per la pace: per lui non si pone neppure il problema. La guerra è ripudiata senza esitazioni, negata attraverso la promozione della fratellanza, l'amore, un amore che non conosce confini, distinguo, titubanze, onnipervadente. "Ama il tuo nemico".

Siano ricordati quindi con rispetto i Testimoni di Geova, che durante il Secondo conflitto mondiale, morirono, insieme con molti altri perseguitati, nei campi di concentramento del Terzo Reich, per essersi con coerenza e con coraggio leonino, opposti all'arruolamento nell'esercito tedesco. Non accettarono di giurare.


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2 commenti:

  1. La guerra in Iraq costa 8000 dollari al minuto (e tralascio i costi umani), ma Capuozzo, con sicumera stridula e fragile, afferma che è una "guerra giusta". Agostino docet.

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  2. I pericoli vengono proprio dalle istituzioni. (C.F.)

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