La Basilica di Santa Maria di Collemaggio è la celebre chiesa dell'Aquila situata immediatamente fuori le mura della città dell'Aquila.
La sua costruzione fu avviata nel 1287 su iniziativa del frate eremita Pietro da Morrone, poi incoronato pontefice nella stessa basilica con il nome di Celestino V.
E' considerata la più insigne basilica d'Abruzzo sia a per motivi storici, sia dal punto di vista architettonico.
"Lo spazio interno è disadorno con tre navate divise da pilastri a base ottagonale che reggono archi; il pavimento è a piccoli rombi di due colori, originale del XIV secolo. Al contrario, l’esterno offre un colpo d’occhio unico, che cattura e affascina lo sguardo del visitatore già da molto lontano, grazie alla maestosa facciata in pietra a due colori, bianco e rosato. Anche la geometria degli elementi di decorazione, come il rosone centrale ed i due minori, sovrapposti ai relativi portali, contribuisce a rendere quasi magnetico il fascino di Collemaggio. Il magnifico portale centrale è di per sé una grande opera di scultura; straordinario il gioco delle forme creato dalla successione di piccole nicchie, quasi dei tabernacoli, disposti su due file, in ognuno dei quali in origine era collocata una statuina.
(...) Il troncone di campanile sulla destra risale alla fine del XIII secolo. Sul lato sinistro si trova la celebre “Porta Santa” voluta dalla cittadinanza per celebrare il primo centenario dalla morte di San Pietro Celestino (è un raro caso di porta “civile” per la presenza del simbolo municipale dell’Aquila). Nella lunetta il pittore Antonio da Atri dipinse, nel 1397, la Madonna col Bambino tra San Giovanni Battista e papa Celestino, che reca in mano la celebre Bolla della Perdonanza. È per rievocare il prezioso diritto concesso, la porta viene aperta ogni anno al vespro del 28 agosto, per un'intera giornata."(G. Lattanzi, La Basilica di Santa Maria di Collemaggio, 2008).
La chiesa è ricca di interessanti ed enigmatici simboli. Tra le varie singolari immagini, vorrei soffermarmi su quella raffigurata su una lastra del pavimento a fianco di una lastra non istoriata.
Sul manufatto si nota una sorta di edificio a due piani eretto su un basamento allargato. Al di sopra della costruzione è riprodotta una mezzaluna. E' senza dubbio arduo stabilire quale potrebbe essere il significato di tale rappresentazione: l'edificio sembra una torre (un'allusione a Maria Maddalena?), mentre il crescente potrebbe essere un collegamento con la cultura islamica. E' noto, infatti, che la falce lunare è emblema della tradizione pre-islamica e poi musulmana, retaggio di antichi culti di genti semitiche abitanti nella penisola arabica.
Queste raffigurazioni potrebbero pure avvalorare il collegamento tra papa Celestino V e l'Ordine dei Templari che, come è noto, furono proclivi a cercare un contatto con la cultura esoterica araba ed ebraica. Di tale vicinanza si suppone sia una traccia il Baphomet, il misterioso idolo che si racconta fu adorato dai cavalieri Templari. Alcuni studiosi, infatti, ritengono che Baphomet sia una corruzione della grafia francese di Maometto. Per altri, invece, il volto sarebbe un accenno di credenze gnostiche riferibili all’archetipo dell’androgino. Altri vede nel nome Baphomet la radice del greco bapto, immergere, battezzare e quindi un’allusione alla tradizione segreta giovannita, ossia di San Giovanni Battista. Secondo Idries Shah, Baphomet deriverebbe dalla parola araba ابو فهمة Abufihamat, con il significato di "padre dell'ignoto": tale concetto è associato con il sufismo.
Eliphas Levi propose che il termine fosse composto da una serie di abbreviazioni: "Temp. ohp. Ab". che prendono origine dal latino Templi omnium hominum pacis abhas, con il significato di "padre della pace universale tra gli uomini". Una lettura alternativa potrebbe essere tem. o. h. p. ab. Che vale templi omnium hominum pacis abbas. La traduzione in questo caso è abbate del tempio della pace dell'umanità, forse in riferimento ai Templari stessi.
Siamo forse in presenza della corruzione del termine ebraico Behemoth, probabilmente con riferimenti all'Apocalisse.
Di là da queste ipotesi, alcune delle quali lambiccate, emerge un filo sottile che passando per i Templari e Celestino V giunge sino all’Alighieri. In Dante e l’Islam osservavo: “Un'attenta rilettura della Commedia, affrancata da pregiudizi interpretativi, consentirebbe di individuare altri indizi di un Dante conoscitore del retaggio arabo ed islamico. La stessa figura di San Francesco potrebbe essere riconsiderata per enucleare qualche legame con i Sufi dei cui insegnamenti risentì il poverello d'Assisi, quando si recò in Egitto, come ormai accertato dalla critica più avveduta. "Però chi d’esso loco fa parole, non dica Ascesi, ché direbbe corto, ma Orïente, se proprio dir vuole". Questi versi del canto XI del Paradiso dove San Tommaso d'Aquino tesse l'elogio di Francesco, accentuando il valore semantico della parola "Oriente", adombrano forse il debito del santo nei confronti dell'Oriente musulmano? E' solo una congettura, ma forse non indegna di una qualche considerazione".
Ora, la strana effigie all’interno della Basilica di Collemaggio è solo un indizio di un possibile nesso tra alcune correnti medievali iniziatiche e l’Islam, ma tale rapporto meriterebbe di essere investigato, esaminando testimonianze storiche, iconografiche e letterarie, rifuggendo dai soliti ostracismi nei confronti delle ricerche non allineate col paradigma accademico dominante.
Fonti:
Enciclopedia del Medioevo, Milano, 2008, s.v. Baphomet, Celestino V, Templari
G. Lattanzi, La Basilica di S. Maria di Collemaggio, 2008
La sua costruzione fu avviata nel 1287 su iniziativa del frate eremita Pietro da Morrone, poi incoronato pontefice nella stessa basilica con il nome di Celestino V.
E' considerata la più insigne basilica d'Abruzzo sia a per motivi storici, sia dal punto di vista architettonico.
"Lo spazio interno è disadorno con tre navate divise da pilastri a base ottagonale che reggono archi; il pavimento è a piccoli rombi di due colori, originale del XIV secolo. Al contrario, l’esterno offre un colpo d’occhio unico, che cattura e affascina lo sguardo del visitatore già da molto lontano, grazie alla maestosa facciata in pietra a due colori, bianco e rosato. Anche la geometria degli elementi di decorazione, come il rosone centrale ed i due minori, sovrapposti ai relativi portali, contribuisce a rendere quasi magnetico il fascino di Collemaggio. Il magnifico portale centrale è di per sé una grande opera di scultura; straordinario il gioco delle forme creato dalla successione di piccole nicchie, quasi dei tabernacoli, disposti su due file, in ognuno dei quali in origine era collocata una statuina.
(...) Il troncone di campanile sulla destra risale alla fine del XIII secolo. Sul lato sinistro si trova la celebre “Porta Santa” voluta dalla cittadinanza per celebrare il primo centenario dalla morte di San Pietro Celestino (è un raro caso di porta “civile” per la presenza del simbolo municipale dell’Aquila). Nella lunetta il pittore Antonio da Atri dipinse, nel 1397, la Madonna col Bambino tra San Giovanni Battista e papa Celestino, che reca in mano la celebre Bolla della Perdonanza. È per rievocare il prezioso diritto concesso, la porta viene aperta ogni anno al vespro del 28 agosto, per un'intera giornata."(G. Lattanzi, La Basilica di Santa Maria di Collemaggio, 2008).
La chiesa è ricca di interessanti ed enigmatici simboli. Tra le varie singolari immagini, vorrei soffermarmi su quella raffigurata su una lastra del pavimento a fianco di una lastra non istoriata.
Sul manufatto si nota una sorta di edificio a due piani eretto su un basamento allargato. Al di sopra della costruzione è riprodotta una mezzaluna. E' senza dubbio arduo stabilire quale potrebbe essere il significato di tale rappresentazione: l'edificio sembra una torre (un'allusione a Maria Maddalena?), mentre il crescente potrebbe essere un collegamento con la cultura islamica. E' noto, infatti, che la falce lunare è emblema della tradizione pre-islamica e poi musulmana, retaggio di antichi culti di genti semitiche abitanti nella penisola arabica.
Queste raffigurazioni potrebbero pure avvalorare il collegamento tra papa Celestino V e l'Ordine dei Templari che, come è noto, furono proclivi a cercare un contatto con la cultura esoterica araba ed ebraica. Di tale vicinanza si suppone sia una traccia il Baphomet, il misterioso idolo che si racconta fu adorato dai cavalieri Templari. Alcuni studiosi, infatti, ritengono che Baphomet sia una corruzione della grafia francese di Maometto. Per altri, invece, il volto sarebbe un accenno di credenze gnostiche riferibili all’archetipo dell’androgino. Altri vede nel nome Baphomet la radice del greco bapto, immergere, battezzare e quindi un’allusione alla tradizione segreta giovannita, ossia di San Giovanni Battista. Secondo Idries Shah, Baphomet deriverebbe dalla parola araba ابو فهمة Abufihamat, con il significato di "padre dell'ignoto": tale concetto è associato con il sufismo.
Eliphas Levi propose che il termine fosse composto da una serie di abbreviazioni: "Temp. ohp. Ab". che prendono origine dal latino Templi omnium hominum pacis abhas, con il significato di "padre della pace universale tra gli uomini". Una lettura alternativa potrebbe essere tem. o. h. p. ab. Che vale templi omnium hominum pacis abbas. La traduzione in questo caso è abbate del tempio della pace dell'umanità, forse in riferimento ai Templari stessi.
Siamo forse in presenza della corruzione del termine ebraico Behemoth, probabilmente con riferimenti all'Apocalisse.
Di là da queste ipotesi, alcune delle quali lambiccate, emerge un filo sottile che passando per i Templari e Celestino V giunge sino all’Alighieri. In Dante e l’Islam osservavo: “Un'attenta rilettura della Commedia, affrancata da pregiudizi interpretativi, consentirebbe di individuare altri indizi di un Dante conoscitore del retaggio arabo ed islamico. La stessa figura di San Francesco potrebbe essere riconsiderata per enucleare qualche legame con i Sufi dei cui insegnamenti risentì il poverello d'Assisi, quando si recò in Egitto, come ormai accertato dalla critica più avveduta. "Però chi d’esso loco fa parole, non dica Ascesi, ché direbbe corto, ma Orïente, se proprio dir vuole". Questi versi del canto XI del Paradiso dove San Tommaso d'Aquino tesse l'elogio di Francesco, accentuando il valore semantico della parola "Oriente", adombrano forse il debito del santo nei confronti dell'Oriente musulmano? E' solo una congettura, ma forse non indegna di una qualche considerazione".
Ora, la strana effigie all’interno della Basilica di Collemaggio è solo un indizio di un possibile nesso tra alcune correnti medievali iniziatiche e l’Islam, ma tale rapporto meriterebbe di essere investigato, esaminando testimonianze storiche, iconografiche e letterarie, rifuggendo dai soliti ostracismi nei confronti delle ricerche non allineate col paradigma accademico dominante.
Fonti:
Enciclopedia del Medioevo, Milano, 2008, s.v. Baphomet, Celestino V, Templari
G. Lattanzi, La Basilica di S. Maria di Collemaggio, 2008
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