Ho sempre più l'impressione che l'unica vera disinfezione che serva sia quello delle nostre menti creatrici. Una volta pulite, tutto diventa possibile. (Timor)
Occorrerebbe un po' di igiene. Per cominciare a liberare il mondo dalle scorie, bisognerebbe cominciare a riscoprire la semplicità e la bellezza. Oggi assistiamo ad una deriva tecnologica, risultato di un delirio transumanista il cui scopo ultimo è la trasformazione degli uomini in automi dotati di una sorta di ebete immortalità. Eppure, come ci ricorda Schopenauer, "desiderare l'immortalità è desiderare la perpetuazione in eterno di un grande errore."
Oggi chi si sofferma a contemplare un albero, una roccia, una stella? Lo sguardo è magnetizzato dallo schermo di un cellulare o di un televisore. La nuova generazione è ormai sedotta da una felicità chimica, artificiale, vera antitesi dell'eudamonia che è letteralmente uno star bene con il proprio daimon. Per questo motivo, la nuova generazione è anche l'ultima.
Prima di inquinare la natura, l'abbiamo spenta nella nostra percezione. Somma ipocrisia combattere per la difesa dell'ambiente, quando la natura non ci dice più niente.
Che cosa può significare vivere e non semplicemente esistere? Può significare imparare ad assaporare istanti irripetibili: in una parola nuova, in una foglia arrugginita, in un verso a fior di labbra, in un sorriso dissepolto sotto strati di oblio... è la piccola rivincita contro l'alienazione.
Lasciamo ai globalizzatori ed ai loro involontari ma numerosissimi seguaci l'incubo della tecnologia che dispiega un mondo perfetto, creando mille problemi per ogni "rimedio". Lasciamo loro questo folle sogno dell'immortalità. In un suo sonetto, il poeta secentesco Tommaso Stigliani, riflette sulla caducità della vita umana: dei semplici oggetti (un libro, un letto... ), scolpiti in un tetro silenzio, durano molto più di noi uomini. Così, mentre noi fluiamo nel nulla o in dimensioni invisibili, le cose restano lì, mute testimoni del nostro rapido passaggio.
Lasciamo l'inferno ai demoni, senza rinunciare a difendere le poche oasi di luce ormai rimaste. Si tengano le loro lauree, i titoli accademici, i posti di potere, il denaro e la fama. Saranno i primi ad essere dilaniati dalle grinfie dal sistema cui vendettero la loro coscienza abortita.
Un barlume di coscienza, un briciolo di consapevolezza insieme con la ricerca inesausta del senso, oltre le barriere della "realtà", non ci salveranno dagli eventi, ma sono il principio di un sentiero impervio e tortuoso che conduce alla sorgente.
A volte ci pare di traudirne il gorgoglio, come di un'eco smarrita tra valli verdeggianti.
Occorrerebbe un po' di igiene. Per cominciare a liberare il mondo dalle scorie, bisognerebbe cominciare a riscoprire la semplicità e la bellezza. Oggi assistiamo ad una deriva tecnologica, risultato di un delirio transumanista il cui scopo ultimo è la trasformazione degli uomini in automi dotati di una sorta di ebete immortalità. Eppure, come ci ricorda Schopenauer, "desiderare l'immortalità è desiderare la perpetuazione in eterno di un grande errore."
Oggi chi si sofferma a contemplare un albero, una roccia, una stella? Lo sguardo è magnetizzato dallo schermo di un cellulare o di un televisore. La nuova generazione è ormai sedotta da una felicità chimica, artificiale, vera antitesi dell'eudamonia che è letteralmente uno star bene con il proprio daimon. Per questo motivo, la nuova generazione è anche l'ultima.
Prima di inquinare la natura, l'abbiamo spenta nella nostra percezione. Somma ipocrisia combattere per la difesa dell'ambiente, quando la natura non ci dice più niente.
Che cosa può significare vivere e non semplicemente esistere? Può significare imparare ad assaporare istanti irripetibili: in una parola nuova, in una foglia arrugginita, in un verso a fior di labbra, in un sorriso dissepolto sotto strati di oblio... è la piccola rivincita contro l'alienazione.
Lasciamo ai globalizzatori ed ai loro involontari ma numerosissimi seguaci l'incubo della tecnologia che dispiega un mondo perfetto, creando mille problemi per ogni "rimedio". Lasciamo loro questo folle sogno dell'immortalità. In un suo sonetto, il poeta secentesco Tommaso Stigliani, riflette sulla caducità della vita umana: dei semplici oggetti (un libro, un letto... ), scolpiti in un tetro silenzio, durano molto più di noi uomini. Così, mentre noi fluiamo nel nulla o in dimensioni invisibili, le cose restano lì, mute testimoni del nostro rapido passaggio.
Lasciamo l'inferno ai demoni, senza rinunciare a difendere le poche oasi di luce ormai rimaste. Si tengano le loro lauree, i titoli accademici, i posti di potere, il denaro e la fama. Saranno i primi ad essere dilaniati dalle grinfie dal sistema cui vendettero la loro coscienza abortita.
Un barlume di coscienza, un briciolo di consapevolezza insieme con la ricerca inesausta del senso, oltre le barriere della "realtà", non ci salveranno dagli eventi, ma sono il principio di un sentiero impervio e tortuoso che conduce alla sorgente.
A volte ci pare di traudirne il gorgoglio, come di un'eco smarrita tra valli verdeggianti.
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Complimenti Zret!
RispondiEliminaUna lucente profondità e naturalezza all'interno del meccanismo tecnologico della società,in cui l'amore è sconosciuto e l'unica evoluzione che abbiamo ereditato è la malattia.
Ciao!
Nel pensare e nello scrivere quella frase Schopenauer pensava all'immortalità fisica. Evidentemente, per quanto bravo ed intelligente fosse, non era arrivato a capire che l'immortalità che ci deve interessare è unicamente quella spirituale, alias la creazione del 'corpo di gloria' o anche - secondo il Buddhismo tibetano o tantrico - del 'corpo di diamante', l'unico che trascende le categorie di tempo e di spazio e pertanto le limitazioni imposte dalla materia.
RispondiEliminaSi dice che la Pietra dei Filosofi conferisca l'immortalità, cosa della quale noi non dubitiamo. Per immortalità essi intendevano anche il prolungamento dell'esistenza fisica a svariati secoli grazie all'assunzione dll'elisir reso potabile. Ma, per quanto grande possa apparire tale prodigio, esso rimane pur sempre un effetto collaterale o addirittura un fenomeno da baraccone. Lo scopo essenziale del Lapis - ed i veri Filosofi lo dicono - non era l'immortalità fisica e meno ancora il raggiungimento delle ricchezze terrene quanto piuttosto il conseguimento della Conoscenza suprema.
Non ce ne faremmo nulla di un'esistenza nel corpo fisico anche millenaria o più senza un'autentica 'metànoia' della coscienza ed una conseguente realizzazione interiore.
Rincresce che uno scienziato non del tutto stupido, come Mikio Kaku, ogni mercoledì tessa l'elogio delle "magnifiche soprti e progressive" a Voyager propiziate dalla mirabolante tecnologia del futuro che garantirà un'immortalità fisica o qualcosa di simile. Nulla di più abominevole e l'aforisma veniva a taglio per deprecare questo tipo di immortalità che è agli antipodi dell'eternità atemporale cui alludono i Filosofi.
RispondiEliminaCludiux, la tecnologia onnipervasiva è la malattia per eccellenza di questi tempi. E' ironico che sia presentata come terapia di tutti i mali.
Ciao e grazie.
consiglio questo articolo in qualche modo collegato alla questione
RispondiEliminaCorrado, non hai indicato il collegamento dell'articolo.
RispondiEliminaCiao
Ecco quanto scriveva Wiolawa nel suo forum riguardo a Kaku il 2 gennaio u.s.:
RispondiEliminaill try and find my notes on KAKU.. i found him to be a reptile all the way.. and i wrote the ridiculous physics shit down he had to say.. one was ... i loved there are ONLY 11 dimensions.. thingy in the UNIVERSE. he stated.. how did he know??.. what a reptilian.. etc.. ill have to find my notes on him...i didnt buy the book after listening to him.. why should I ? for more lizard disinfo.. btw i see the snakes are re doing my script all the time.. and i have to go back and redo..
Meglio di così non ci si poteva esprimere e su Kaku e di conseguenza sulla cosiddetta 'Fisica delle particelle' e sulla correlata 'gnosi di Princeton' e compagnia bella.
Un sacco di fregnacce inventate da perditempo e mangiasoldi senz'arte nè parte che si divertono a mandare fumo negli occhi agli sprovveduti.
Ahimè, intuii che Kaku è solo un'altra fastidiosa pulce. D'altronde KAKU... cognomen omen.
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