Che cos'è il nichilismo? Friedrich Nietzsche vedeva nel Buddhismo originario una filosofia nichilista: il Nirvana è il fine di un'etica coerentemente ostile alla vita. Anche nel Cristianesimo il filosofo tedesco rileva forme di rifiuto della Terra, una ripugnanza che stride con l'ipocrisia della casta sacerdotale, avida di potere e di ricchezze, amante dei piaceri più crassi. Mentre il Buddhismo si limita a predicare l'annientamento dell'io per conseguire l'estinzione, la religione cristiana, secondo Nietzsche, soffoca la vitalità e la libertà individuale, reprime le pulsioni con precetti assurdi e con lo spauracchio delle pene infernali. Il Buddhismo non conosce questo cascame moralistico e si configura come igiene.
La domanda che mi pongo è la seguente: perché si avverte talora questa esigenza del Nulla? Dolore e noia ci stimolano a procedere verso il baratro, ma forse anche qualcos'altro, di oscuro, senza nome. Tra le varie forme di nichilismo (la feroce contestazione dei valori tradizionali, l'odio cataro per il mondo, la lucida disperazione di Leopardi, il disincanto immedicabile di Cioran che non credeva né negli uomini né in Dio...), quella buddhista si erge nella sua solenne, muta, pura necessità. Le percezioni illusorie ed i desideri che cagionano sofferenza debbono essere spenti affinché si consegua lo stato del Risveglio. E' questo lo scopo del saggio. Non molto diversa fu la filosofia epicurea che, consigliando la moderazione, vagheggiava una pallida felicità, una "felicità di moribondi" (G. Perrotta). Forse è meglio un patimento pieno di "eroici furori" di quella catalettica quiete epicurea.
Dopo aver estinto i desideri per i beni materiali, per i piaceri non naturali, occorre rinunciare all'irrazionale, immotivato attaccamento all'esistenza. Dopo? Il Nulla. Lo temiamo? Quante volte, stritolati sotto la ruota del destino, lo abbiamo agognato! Quante volte, ebbri di luce, lo abbiamo paventato! La distruzione di tutto o la palingenesi... L'apocatastasi è un'illusione o appartiene all'orizzonte del futuro? Nell'itinerario delle ere, al disfacimento segue una nuova genesi, al big crunch un altro big bang. Fino a quando? Sorgerà l'ultimo sole? Un giorno l'orologio si fermerà ed un silenzio infinito aleggerà nel vuoto.
Morire per rinascere o morire per sparire? Che cosa è più desiderabile? Continuare il gioco è rischioso, un azzardo nel buio. Qualcuno passa, dimostrando un coraggio eccezionale.
Il Nulla sgomenta, annichilisce, forse perché seguitiamo a cullare disperate speranze o poiché ignoriamo il futuro.
La domanda che mi pongo è la seguente: perché si avverte talora questa esigenza del Nulla? Dolore e noia ci stimolano a procedere verso il baratro, ma forse anche qualcos'altro, di oscuro, senza nome. Tra le varie forme di nichilismo (la feroce contestazione dei valori tradizionali, l'odio cataro per il mondo, la lucida disperazione di Leopardi, il disincanto immedicabile di Cioran che non credeva né negli uomini né in Dio...), quella buddhista si erge nella sua solenne, muta, pura necessità. Le percezioni illusorie ed i desideri che cagionano sofferenza debbono essere spenti affinché si consegua lo stato del Risveglio. E' questo lo scopo del saggio. Non molto diversa fu la filosofia epicurea che, consigliando la moderazione, vagheggiava una pallida felicità, una "felicità di moribondi" (G. Perrotta). Forse è meglio un patimento pieno di "eroici furori" di quella catalettica quiete epicurea.
Dopo aver estinto i desideri per i beni materiali, per i piaceri non naturali, occorre rinunciare all'irrazionale, immotivato attaccamento all'esistenza. Dopo? Il Nulla. Lo temiamo? Quante volte, stritolati sotto la ruota del destino, lo abbiamo agognato! Quante volte, ebbri di luce, lo abbiamo paventato! La distruzione di tutto o la palingenesi... L'apocatastasi è un'illusione o appartiene all'orizzonte del futuro? Nell'itinerario delle ere, al disfacimento segue una nuova genesi, al big crunch un altro big bang. Fino a quando? Sorgerà l'ultimo sole? Un giorno l'orologio si fermerà ed un silenzio infinito aleggerà nel vuoto.
Morire per rinascere o morire per sparire? Che cosa è più desiderabile? Continuare il gioco è rischioso, un azzardo nel buio. Qualcuno passa, dimostrando un coraggio eccezionale.
Il Nulla sgomenta, annichilisce, forse perché seguitiamo a cullare disperate speranze o poiché ignoriamo il futuro.
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