03 ottobre, 2009

L'oscuro visibile

Dobbiamo finalmente rendercene conto. Non tutti siamo umani. (W. Golding)

"L'oscuro visibile" è un romanzo di William Golding. Pubblicato nel 1979, l'autore britannico rivisita in quest'opera il tema del Male, già fulcro del suo più celebre libro, "Il signore delle mosche" che conobbe due trasposizioni cinematografiche. "L'oscuro visibile" è un testo per molti versi irritante e sgradevole: dispiace il compiacimento per gli aspetti più laidi e ripugnanti del corpo e dell'animo umano, nella descrizione delle due sorelle le cui sembianze angelicate esaltano depravazione e spregiudicatezza.

Con occhio cinico e distaccato, lo scrittore osserva la degenerazione della società post-bellica, affollata di delinquenti e di stolidi borghesi, per tentare di mettere a fuoco il problema della colpa. Dopo le pagine d'apertura gloriose nella loro terribilità, la narrazione via via scema nel miserabile épos di Matty, il bambino senza storia, emerso dalle fiamme infernali di Londra sventrata dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Subentra la cronaca delle gemelle Sophy e Toni, in brani di malvagità pura. Lo stile nervoso, i dialoghi allucinati e gli squarci verso tenebre magiche riscattano in parte un romanzo che, troppo spesso, scade nel verismo morboso e voyeuristico da rotocalco popolare.

Se è vero, come è vero, che un autore scrive un solo romanzo per poi ripetere con qualche variante le ossessioni che lo torturano, allora questo si può affermare anche a proposito dell'"Oscuro visibile" che è un'inquieta indagine sul Male, ma senza l'ombra misteriosa di Belzebù. Quest'ombra, nel "Signore delle mosche", si proietta sul destino di personaggi ben altrimenti disegnati ed umani, persino nella loro crudeltà.

Si è che, sebbene William Golding si chieda ancora quale sia la genesi dell'egotismo, tende ad individuarla banalmente in condizioni sociali e psicologiche, dimenticando l'innocente ed innata attrazione per l'oscurità che alberga in ognuno di noi, forse come stigma di un errore primigenio. L'oscuro, appunto, è sin troppo visibile ed esibito, mentre le speculazioni sulle dimensioni spirituali si involgariscono nello spiritismo.

Eppure, dopo un vortice di farneticazioni e di immondi delitti, lo scrittore smette di pizzicare le solite corde stridule per suonare un accordo elegiaco. Nell'epilogo, il fantasma di Matty, ormai liberato con la morte dall'orrore dell'isolamento in cui l'ha imprigionato il volto sfigurato, incombe, inumano, ma benevolo su chi pareva non potesse redimersi.



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8 commenti:

  1. La vita di ogni individuo è permeata di tanti gradini che a volta scendono fino in fondo all'abisso umano e a volte lo solleva fino alla gloria dell'essere unico, è come guardarsi in uno specchio o meglio in un quadro come il famoso ritratto di Dorian Gray.

    Il bene e il male che alberga fin falla notte dei tempi in noi esseri umani, la dualità dell'individuo, lo pone davanti a delle responsabilità che vengono disattese, sia verso di se che verso il prossimo e nulla valgono gli sforzi per passare ad un livello superiore di consapevolezza.

    Filosofeggiando all'epicurreo, timidamente mi ripeto: nulla può nascere dal non essere, nulla può dissolversi nel non essere e sempre tutto è uguale a se stesso.

    Due soltanto le realtà in sé che compongono l'universo: i corpi e lo spazio in cui si muovono, e la materia corporea ha come elemento costitutivo gli atomi, che nelle loro diverse configurazioni danno vita alla pressoché varietà di corpi e di menti sensibili.

    Gli atomi sono di numero infinito, possono avere una quantità inimmaginabile di forme e di grandezze diverse, si muovono in eterno nell'infinità dell'universo, così è l'essere umano a la sua mente, componendosi, urtandosi, rimbalzando, intrecciandosi fra loro con una velocità pari a quella del pensiero.

    Sempre dal pensiero Epicurreo, i danni che provengono all'essere umano, nascono dall'odio e dall'invidia o dal disprezzo, a seconda che ci si ritenga uguali, inferiori o superiori agli altri, da cui il saggio resta incolume con il ragionamento, il ragionamento è quello che ci insegna il limite dei nostri desideri reconditi e la loro conseguente classificazione.

    Quindi il saggio,(quando lo diviene) non potrà non aprire la sua anima, alla compassione, all'amore e alla carità.

    Epicuro, attribuisce un'importanza grandissima al bene e alla compassione, fino a dichiararla il bene più grande che la nostra mente (sapienza) possa procurarci per la beatitudine dell'intera vita.

    Cordialmente, wlady

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  2. Wlady, a volte mi chiedo se, come opina il critico letterario Bloom, YHWH non si sia ritirato in esilio, non si sia eclissato.

    Qual è la colpa che deve essere espiata e da chi?

    L'epicureismo, pur avendo in grande considerazione l'amicizia e la concordia tra gli uomini, ignora di fatto il problema del Male, poiché gli atomi non sono riconducibili ad alcunché di etico.

    Ancora Bloom: "Siamo caratteri letterari minori, semplici comparse attorno al protagonista supremo in un universo di morte". Questo aforisma ha qualcosa dell'epicureismo di Lucrezio.

    Ciao e grazie.

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  3. Informazione per tutti:

    YHWH non è affatto in esilio!

    Caro Zret, parla ancora col nostro comune amico, avevi ragione è una persona come poche, ma bisogna avere umiltà per ascoltarlo e seguirlo, non è davvero facile per una egoista come me. Riprova anche tu, ti darebbe conferme.

    Un abbraccio

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  4. Ciao Cleonice, da un po' di tempo a questa parte, molti amano ricordare l'Uno, ma l'Uno è anche due.

    Il mio ego non è invadente, ma la mia capacità di comprendere e dirimere le contraddizioni molto limitata.

    Ciao!

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  5. oיהךה o YHWH, insieme ad altri dei lasciarono la terra intorno all'anno 560ac. per via dell'abominio fatto dagli uomini (il pianeta Marte forse in futuro potrebbe rivelarci alcune verità).

    Ma sia come sia , qui ci ritroviamo difronte ad un accadimento che ha portato all'esodo divino, gli dei si arrabbiarono con il popolo e gli dei volarono via come uccelli ed ascesero al cielo.

    Su alcuni miei libri che ho letto, ci viene riferito anche che la partenza era accompagnata da insoliti fenomeni celesti, e da alcuni sconvolgimenti sulla terra.

    Questi sono aspetti del giorno del signore, così come è stato annunciato dai profeti della Bibbia, culminando nella partenza degli dei; l'era delle profezie Bibliche che riguardava i peccati delle nazioni e il Giudizio del Giorno del Signore ebbe inizio con "Amos e Osea" nel 750ac.

    Per due secoli i Profeti esortarono alla giustizia e all'onestà fra le genti e la pace fra le nazioni, maledirono le offerte fini a se stesse e l'adorazione di idoli, denunciarono conquiste sanguinarie, distruzioni senza pietà e ammonirono una nazione dopo l'altra, inclusa Israele. La punizione sarebbe stata inevitabile ma ahimè, le loro parole caddero nel vuoto.

    Ecco ... la presunta data dell'esilio volontario degli dei è il 560 ac. dopo 200 anni di tribulazioni, oggi non siamo messi meglio di allora, il tempio è distrutto, l'arca dell'alleanza scomparsa, e la tribulazione è in atto da molto tempo.

    Egoismo. cupidigia, invidia, omicidio, menzogne, e altri peccati oggi perpetrati spudoratamente sono la colpa da espiare ... da noi tutti naturalmente chi altri?

    Ho provato a dare una risposta al tuo interrogativo Zret, scusami il mio essere tedioso e prolisso.

    Con stima, wlady

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  6. Wlady, il tuo contributo è molto interessante. E' vero che i profeti tentarono di instillare negli uomini, soprattutto nei governanti, valori etici, ma, come affermavano gli Stoici, "la virtù non si insegna". Pertanto il destino del profeta è quello di essere una vox clamantis in deserto.

    In verità, intenderei riferirmi alla caduta originaria su cui spesso ho indugiato, senza cavare molto.

    L'eclissi di YHWH ha un valore metaforico, ma anche ontologico. Tuttavia è un tema che mi è difficile tradurre in parole: è qualcosa che sento, non razionalizzabile. Qui potrei solo aggiungere che la colpa è ancestrale, consustanziale. Questa, però, è solo un'opinione.

    Ciao e grazie

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  7. Carissimo Zret, le analisi critiche di Bloom, studioso potente e perspicace della letteratura mondiale, sullo status quo dell'uomo contemporaneo nei suoi rapporti col Divino, e nello specifico sul silenzio di Dio, denotano sì, una onestà intellettuale non convenzionale, men che mai paragonabile all' onanismo a cui si dedicano i filosofi moderni, ma alla fine è sterile, non porta a niente. Io passo per eretico, nella migliore delle ipotesi, eterodosso, tuttavia si può essere fuori ma sempre e comunque dominati in modo intenso e irresistibile dal desiderio di Dio. E ti assicuro che lo si vede negli ostacoli, nella quiete disperazione che ci assale quotidiana, lo si percepisce nelle salvifiche coincidenze quando non sai dove sbattere la testa. Dio o comunque tu lo voglia chiamare, non si nasconde, non è sconosciuto, basta avvicinarci al cielo e scoprire che ci seguiva da presso da molto tempo.
    E non c'è chiesa, né papa, ne guru, né metodo che da soli possono aiutarci. Ti senti inondato di energia, scosso elettricamente, e allora capisci chi sei veramente.
    Angelo Ciccarella

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  8. Concordo con quanto scrivi, Angelo. La trascendenza ci trascende, è nell'assente presenza, anche nello scoramento che si apre verso la speranza.

    Ciao e grazie.

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