"Un amore del nostro tempo" è un'opera minore di Tommaso Landolfi. Il breve romanzo dipana un intreccio scabroso che si sfilaccia in dialoghi cerebrali, in manierismi alessandrini, forse per riempire il vuoto spirituale della storia. L'arte di Landolfi si snerva ed estenua, in questo libro, fra virtuosismi linguistici, fra ostentate circonvoluzioni riflessive: l'indole sdegnosa dell'autore si trasfonde nei due protagonisti, Anna e Sigismondo, sorella e fratello, i cui atteggiamenti snobistici ed amorali nascondono debolezza ed insoddisfazione. L'autore adotta il punto di vista di Anna, immedesimandosi in una psicologia femminile morbosa, cui affida un diario acre e quasi cinico di sentimenti anatomizzati, di gelide elucubrazioni.
In fondo, "Un amore del nostro tempo" è un libercolo tanto aspro e sgradevole che non meriterebbe di essere letto, se non fosse uno sguardo disincantato ma dolente sul tema della felicità impossibile, sull'egocentrismo umano e sull'oscurità della vita, cui, in particolar modo, è dedicata l'enclave narrativa in cui Sigismondo ricostruisce le vicende dal suo punto di vista. Lo sdoppiamento della voce narrante non riesce, però, ad ampliare l'orizzonte della visione confinata in un'esperienza di vita che è quasi del tutto letteraria, quanto più la tempesta della passione pare tumultuosa.
L'incipit è eloquente: "E' una febbre, un delirio. Che cosa? La vita, che diamine! Fever called living; e, come la febbre, oscura. Accenna talvolta ad alcunché di filato, sembra proporre uno svolgimento ed una conseguenza, ma son momenti". Mentre la magistrale capacità di dipingere la natura in brevi scorci in cui valli e monti effondono sensazioni di infinito, è cifra di Landolfi, "Un amore del nostro tempo" si discosta dalla restante produzione dello scrittore per la chiusura dei personaggi all'altro ed agli altri: Anna e Sigismondo sono prigionieri di una passione esclusiva ed insana, soprattutto perché egoica. Balena solo in alcune sequenze più pensose che l'unica fuga dal tedio e dal non-senso, dal male e sia pure come ammette Anna, "un male eletto, di chi pettini i cani", è "la domanda che noi rivolgiamo al tutto, illusorio o no, che ci circonda."
Che poi questa domanda riceva una risposta oppure echeggi nel nulla, poco o punto importa.
In fondo, "Un amore del nostro tempo" è un libercolo tanto aspro e sgradevole che non meriterebbe di essere letto, se non fosse uno sguardo disincantato ma dolente sul tema della felicità impossibile, sull'egocentrismo umano e sull'oscurità della vita, cui, in particolar modo, è dedicata l'enclave narrativa in cui Sigismondo ricostruisce le vicende dal suo punto di vista. Lo sdoppiamento della voce narrante non riesce, però, ad ampliare l'orizzonte della visione confinata in un'esperienza di vita che è quasi del tutto letteraria, quanto più la tempesta della passione pare tumultuosa.
L'incipit è eloquente: "E' una febbre, un delirio. Che cosa? La vita, che diamine! Fever called living; e, come la febbre, oscura. Accenna talvolta ad alcunché di filato, sembra proporre uno svolgimento ed una conseguenza, ma son momenti". Mentre la magistrale capacità di dipingere la natura in brevi scorci in cui valli e monti effondono sensazioni di infinito, è cifra di Landolfi, "Un amore del nostro tempo" si discosta dalla restante produzione dello scrittore per la chiusura dei personaggi all'altro ed agli altri: Anna e Sigismondo sono prigionieri di una passione esclusiva ed insana, soprattutto perché egoica. Balena solo in alcune sequenze più pensose che l'unica fuga dal tedio e dal non-senso, dal male e sia pure come ammette Anna, "un male eletto, di chi pettini i cani", è "la domanda che noi rivolgiamo al tutto, illusorio o no, che ci circonda."
Che poi questa domanda riceva una risposta oppure echeggi nel nulla, poco o punto importa.
Ciao Zret, sembra proprio che la la Tua domanda non abbia risposta, ho aspettato prima di scrivere ... ma vedo che (in apparenza) poco importi agli interlocutori.
RispondiEliminaEppure un argomento così importante come "L'Amore" oggi più che mai dovrebbe interessare in tutte le sue sfumature, anche quelle più egoistiche, (L'Amore è sempre un fatto egoistico).
Certo, la vita è un delirio, è qualcosa che ancora non abbiamo dato la giusta dimensione, il perché si vive e si muore, si ama e si odia, una prigione senza via di scampo, nell'illusione di un libero arbitrio, che non abbiamo avuto mai.
Si sono spesi fiumi di parole, sia nei classici filosofi che in quelli nuovi e nel contemporaneo, alla ricerca dell'amore e dell'amare; e ... se ... non fosse vero niente? E ... se fosse tutto il contrario?
Non credo personalmente che non si possa amare, o odiare, in tutti i casi è sempre una forma egoistica per farci sentir bene, in qualunque caso; allora io penso che ogni essere Umano abbia la sua forma di esprimere i sentimenti che ogni giorno lo tormentano.
Non ho letto il libro da Te menzionato, (anche se hai fatto una prosa sintetica degna di una persona di elevata cultura) ma credo che tu abbia colto la sintesi più appropriata, "l'illusione di credere", non importa in quale modo, tutti i modi sono della vita che viviamo sono leciti ; la frenesia nella ricerca di una giusta dimensione per vivere e non farci credere di essere in un grande "matrix" dove tutto è illusorio.
Per quello che mi riguarda voglio dare il mio contributo, in quello che credo sia l'amore e la stabilità della mi anima, menzionando una poesia che ho scritto, e che qui allego, (sempre in forma egoistica):
"Il tepore del mio amore"
Arriva la notte come sempre, e come sempre sale l'angoscia, dal profondo sale ... nulla mi è dato per lenire,
un pensiero mi sfiora, un sussulto mi assale, ma guardo quella stella lassù e mi appari tu, dolce visione notturna,
polvere di stelle si annidano nella mia mente, ti cerco, ti bramo, e il tuo sorriso acquieta le mie brame,
il bagliore mi acceca, so che ci sei! Scorgo i tuoi occhi nell'alone di quella stella, occhi verde smeraldo,
pietra preziosa, preziosa Tu che con quei raggi arrivi fin quaggiù, lenisci il mio dolore, seda il mio ardore,
mentre mi addormento sul caldo tuo tepore, il tepore di quel raggio che ha colpito il mio cuore, per l'ardente tuo amore,
quell'amore che non hai consumato perché presto te ne sei andata, arriva la notte come sempre, e vago senza meta,
seguendo la scia di quella stella, quella stella che sei Tu, ed io ... ti voglio bene sempre di più...
Buona notte amore, questa notte voglio dormire nel tuo cuore...
Mi scuso se sono stato prolisso, e se ho abusato del tuo spazio, puoi sempre non dare adito alla pubblicazione della mia epistola.
Un cordiale saluto
wlady
Wlady, veramente non sappiamo se esista il vero Amore. Forse esiste, ma è più raro dell'iridio. Nella maggioranza dei casi, certi sentimenti nobilitati dai poeti o ipostatizzati dai filosofi sono meri strumenti della Volontà. Tuttavia, sebbene l'universo sia autocontraddittorio e quindi intimamente irrazionale, non voglio credere che tutto sia casuale ed immotivato. Il rischio è sia quello di vedere volti nelle forme frattaliche delle nuvole sia quello opposto di non capire che i puntini, se uniti dalle linee, formano delle fantastiche figure.
RispondiEliminaTi ringrazio per aver dato il tuo personale e sofferto contributo ad un tema tanto inflazionato, eppure tanto negletto.
Grazie anche per la lirica.
Ciao
Raccolgo gli inviti di Zret e Wlady, non mi sottrarrò su di un tema, anzi il Tema essenziale della vita nostra, l'amore. Sono alto sei piedi e contengo il mondo, la sua origine, la sua distruzione e la via e il modo che conduce alla liberazione dal mondo. La via? È l'amore.Quello dei sensi, della carne, delle ossessioni, delle fissazioni, l'amore della passione, dell'impeto, dell'ideale, della poesia, della natura. L'amore è tutto questo, e altro ancora. Già, perché ognuno di noi lo ha vissuto o lo vive, in maniera unica, personalissima. Lo sentiamo nostro, speciale. È magnetismo allo stato puro e rimane tale anche quando non v'è più l'altro o l'altra, anche quando termina una esperienza, comunque permane dentro e fuori di noi. Forse comprendiamo che siamo fatti di elettroni d'amore, autosussistenti e immortali, quando essi risuonano con altri orbitali. Il sole, le stelle, i pianeti, il genere umano, io e te, possediamo questa funzione d'onda che ricerca in un corpo e in un'anima ciò che abbiamo perduto.
RispondiEliminaAngelo Ciccarella
Angelo, forse è un errore distinguere in modo netto tra eros ed agape: giustamente vedi nell'eros un impulso vitale e sappiamo quanto l'amore mistico sia permeato di sensualità. Vedi l'amore come nostalgia di qualcosa che abbiamo perduto: concordo.
RispondiEliminaCerto, l'amore resta qualcosa di rarissimo in questo mondo caduco e cupo. Lo si intravede a volte, ma subito dilegua.
Ciao e grazie.