26 marzo, 2010

Happy hour

Che cos'è che salva, ci si finisce a chiedere? Bello sarebbe poter credere che possa bastare la sola - per quanto cupa e dolorosa - sensazione di straniante alterità rispetto all'alienata omologazione imperante, che ben conosce chi non si ritrova, né tanto meno si rispecchia, nella massa acefala; ma arduo poterlo fare (Lupo).

Il sistema, su cui spesso e malvolentieri si è costretti ad indugiare, non è solo il diabolico congegno del potere, poiché esso è anche lo schema dell'esistenza. Simile ad un diagramma di flusso, il sistema scandisce il tempo e le sue fasi rigidamente concatenate. Non è forse innaturale la dicotomia tra tempo destinato al lavoro e tempo "libero"? Non è forse innaturale una vita in cui tutto è programmato? Neanche la metafora della prigione rende l'idea di un'esistenza computata e gestita, alfa-numerica.

Paradossalmente è proprio nelle ore in cui, accantonata l'inutile fatica del lavoro, che maggiormente si manifesta la meccanica forza del sistema: i "divertimenti" sono tutti omologati, massificati. Nulla è più infelice dell'happy hour. In nessun luogo la solitudine è più divorante di quelli, come le discoteche, dove gli individui si ammassano. Se esiste l’inferno, deve essere molto simile ad uno di questi posti asettici, gelati da una luce perfetta.

Il consumismo più volgare ha eretto i suoi templi profani: le multisale, gli ipermercati, gli autogrill, gli outlet. E' impossibile coesistere con gli automi mutilati, impossibile sopportare la loro presenza. Una moltitudine di uomini piccoli piccoli forma un gigantesco ed informe monumento al nulla.

E' nelle loro scorribande notturne, nelle gozzoviglie pantagrueliche, nelle conformistiche trasgressioni che il sistema celebra il suo più laido e glorioso trionfo: è stata elargita e fomentata la licenza, mentre abbiamo perduto la libertà e, con essa, l'amore per il bello ed il vero. Scompaiano pure gli alberi, a condizione che una
foresta di antenne ci garantisca il wifi anche nelle latrine.

Non si ode neanche un grido di protesta, neppure velleitario: le nuove generazioni sembrano le più docili, le più assuefatte. Gli schiavi vogliono che le catene siano ancora più strette.

Tolleriamo l'assurda ripetizione dell'uguale e l’aberrazione della normalità, solo perché si continua a concepire un mondo in cui tutto questo sia cenere.

Può albergare una speranza nel cuore nero della disperazione?



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APOCALISSI ALIENE: il libro

25 commenti:

  1. Ormai siamo intrappolati in questo Mondo, chi verrà ad offrirci la pillola della salvezza........???

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  2. E' sicuramente vero che l'inganno più grande che ci è stato imposto nei secoli è la credenza che, comportandosi male, l'uomo rischia di finire all'inferno: la divertente menzogna sta nel fatto che proprio questo mondo in cui viviamo ora è l'inferno, un inferno che l'uomo si è costruito da solo e da cui deve tirarsi fuori tramite la ricerca e la crescita spirituale.

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  3. Zret, descrivi una società così come la descriverei anche io e per questo una speranza c'è! Non sono l'unico ad accorgersi dell'involuzione in atto.

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  4. Amici, i vostri commenti mi inducono a riflettere sul tema della salvezza. Da che cosa dipende? Dalla predestinazione, dai meriti, da una miscela dei due o da che altro?

    A volte pare che siamo messi alla prova, ma che prova da "far tremare i polsi e le vene"!

    Grazie a tutti.

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  5. Zret, dai per scontato che una salvezza possa esistere?

    Pensi che per alcuni debba esserci necessariamente?

    E se il tema della salvezza fosse solo un retaggio della cultura millenaria di matrice confessionale nella quale siamo, volenti o meno, immersi?

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  6. Altair, intendendo per salvezza, una redenzione del cosmo o un'apocatastasi o un ritorno alla Fonte etc., mi pare che qualcosa di simile sia necessario, altrimenti si abbraccia Leibnitz. Non sto con Leibnitz né con Pangloss.

    Certo, potrei sbagliarmi, ma la caduta mi pare evidente.

    Ciao e grazie.

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  7. La salvezza può giungere dallo stato d'animo: non avere aspettative.

    L'assenza di aspettative, riguardo al nostro imperscrutabile destino, è l'unica salvezza possibile.

    Vivere qui e ora, esprimendo l'essere che siamo riusciti a costruire, tenendo alla larga le emozioni estreme: gioire senza fare troppo chiasso, soffrire senza spandere troppe lacrime.

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  8. Altair, è un'altra questione sigillata, ma Leonardo da Vinci non aveva torto, quando scriveva. "Salvatico è chi si salva".

    Ciao

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  9. Sarebbe interessante sapere che interpretazione dai di questo aforisma di Leonardo.

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  10. Mi atterrei all'esegesi corrente, ossia chi vivae lontano dal volgo, ch non partecipa della mentalità della massa, si salva.

    Ciao

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  11. Perché rigettare l'idea di un Avatar?

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  12. Quel "salvatico" viene diversamente interpretato, ma l'esegesi che dai per corrente è quella che più mi piace.

    Oltremodo "salvatico" mi sento e sono.

    Sto rileggendo, a distanza di anni, il capolavoro orwelliano, 1984.

    Non ho mai creduto nei profeti, ma Orwell seppe gettare lo sguardo molto lontano e quello sguardo restituì un romanzo profetico.

    p.s.
    non rigetto l'idea di un avatar, più che altro non me ne curo.

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  13. Altair, dunque tra te e me la differenza sta in una "a", anche se siamo ambedue "salvatici".

    Sì, 1984 è testo profetico ed ominoso.

    Ciao

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  14. @Zret
    Scusa l'OT, ma ho bisogno di solidarietà: ci hanno cancellato i commenti su CDC......

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  15. Osva, non che mi sorprenda più di tanto. CDC è forse sito dei G. e comunque vale quel che vale: galleggia tra un po' di vetero-socialismo e pseudo-ambientalismo, il tutto con articoli d'accatto ed autori che non valgono un soldo bucato come bertani.

    Ciao

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  16. Ciao Zret,

    ti ringrazio per la "citazione". :) Il tuo post descrive in maniera piú che esauriente come il Sistema utilizzi sapientemente la proverbiale tecnica del bastone e della carota, su scala ormai planetaria. Una tecnica i cui effetti sono stati introiettati talmente in profondità nella mente delle persone, impressi a forza - ma una forza subdolamente "democratica", naturalmente, ma direi meglio "democraticistica"... - nella psiche collettiva, da non essere piú minimamente riconosciuta, pur essendo in tutta evidenza. Un'evidenza invisibile ai piú, sfortunatamente, in uno di quegli inevitabili paradossi di cui è costellata l'organizzazione di questa società, che mi auguro terminale, in un modo o nell'altro. Ed è appunto il modo in cui potrà esserlo, la ragione massima di incertezza e di inquietudine, e non il fatto che lo sia già, almeno per quanto mi è dato sentire. Se le parole avessero ancora il senso che compete loro, mi viene di dire, sarebbe nel termine stesso di "di-vertimento" - e nell'analogo e gemello "dis-trazione" - che potrebbe essere colta la natura autentica di tutto ciò che rientra in tali "amene" categorie. Da cosa infatti l'animo di ognuno deve essere prontamente "volto altrove" o "tirato via", se non dall'inestimabile tesoro che ognuno inconsapevolmente porta incastonato dentro, come un diamante rilucente avvolto nel letame, e che solo può permettere quella "Salvezza" che altrimenti non assume altro se non i contorni di un'irraggiungibile utopia? Ecco che dopo il "bastone" del lavoro - virtualmente obbligatorio, e quindi essenzialmente schiavistico - il Sistema provvede a concedere la "carota" del di-vertimento - non è forse stato coniato anche il termine "divertimentificio"? Piú chiaro di cosí non potrebbe essere; e come noti anche tu, nelle discoteche si raggiunge il parossismo di questa perversa organizzazione, con decibel stordenti e luci ipnotiche elargiti con prodigalità alla massa ormai informe, con effetti spersonalizzanti difficilmente eguagliabili - che illude gli schiavi di un'inesistente quanto piú "blaterata" libertà - ennesimo paradosso, e perfettamente in linea, mi par di notare, con quel "rovesciamento" ontologico generalizzato proprio dell'Età Oscura di guenoniana memoria - e al contempo consente tanto di impedire tanto all'Uomo di ascoltarSi, quanto allo schiavo di "ricaricarsi" - verbo che si adatta perfettamente all'uomo-macchina, o all'uomo-batteria che popola oggi il pianeta - per tornare a essere uno schiavo ancora piú inconsapevole e illuso, e dunque sempre piú efficiente. Purtroppo oggi l'Uomo e lo schiavo, coincidono in modo indistinguibile. Lo schiavo vigila sul sonno dell'Uomo, stando ben attento a non svegliarlo, e mi sembra questo il "tocco di classe" dell'organizzazione odierna: ognuno è il miglior carceriere di sé stesso. Di piú implacabili non sarebbe stato possibile trovarne. Bisogna ammettere che è geniale.

    Grazie per questo spazio di riflessione sempre a disposizione per chi vuole, e per come può, Zret. È inestimabile.

    A presto

    Lupo nella Notte

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  17. Lupo, il tuo testo è talmente denso e profondo che è impossibile estrarne tutti i diamanti, quindi mi limito a sottolineare che veramente il linguaggio è importante: infatti in Divertimento tempo fa, costrinsi questa parola a mostrare la sua vera, ignobile natura.

    Aggiungo che l'ultima era, in cui la licenza soffoca la libertà, è stata magistralmente descritta da Guénon da te opportunamente menzionato.

    Last, but not least il tuo riferimento agli uomini-batterie potrebbe non essere una mera metafora. Sto, infatti, elaborando un testo sui Figli di Seth in cui, tra le altre cose, scrivo con una certa audacia: "Le tradizioni sulla generazione di Seth si oppongono ad uno dei più radicati convincimenti della mentalità contemporanea, ossia che gli uomini siano tutti ontologicamente uguali. Pare più un dogma o un'"evidenza" pigramente accettata che un dato incontrovertibile".

    Ciao e grazie.

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  18. Enrico NIgrelli-Wasp scrive:

    "Ciao,io voglio solo vedere i Marcianò ammettere che sono dei ladri racconta balle...saro cattivo ma nn mi dispiacerebbe nemmeno vederli pestati a sangue...tu che sei piu informato di me sai se gli sciachimisti stanno aumentando??oppure qualcuno ha iniziato a svegliarsi e sono in diminuzione???...ciao,a morte banferenemy!!!!"

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  19. Scusa Zret, ma il "vivace" Nigrelli dove scrive quello che riporti?

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  20. Altair, l'ha scritto nel suo canale Youtube.

    A perenne disdoro.

    Ciao

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  21. Ciao Zret,

    capisco il riferimento che fai all'uomo-batteria, e devo dire che neanche nelle mie intenzioni era una semplice metafora. Purtroppo. Troppe le concordanze, per chi voglia vederle, tra gli alieni di Malanga, gli Arconti degli gnostici, i Voladores di Castaneda, ed analoghe entità riconosciute in molte tradizioni sciamaniche, per poter pensare che alla base non vi sia la stessa, sconvolgente verità: l'uomo è vampirizzato da qualcosa che gli è "alieno". Ma approfondirò molto volentieri l'argomento con te, quando vorrai trattarne.

    A presto, e grazie.

    Lupo nella Notte

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  22. Ciao Lupo,

    quello che scrivi è coerente con molte tradizioni, ma mi sono spinto oltre (audacia? eresia?), pensando che alcuni uomini siano senz'anima. Sono questi gli uomini-batteria di cui il sistema sugge le energie? Per ora non aggiungo altro e ti rimando a Figli di Seth, articolo che spero tu commenterai con l'acume e la sensibilità che ti contraddistinguono.

    Ciao e grazie.

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  23. Ciao Zret,

    sí, infatti ho una mia "teoria" in proposito a questo tema dei "disanimati" che hai già accennato in qualche post - in riferimento alle ricerche di Corrado Malanga - e avrei voluto già parlarne a suo tempo, ma mi mancò il tempo e l'occasione. Cosa che non succederà quando ne riparlerai di nuovo.

    A presto e grazie a te.

    Lupo nella Notte

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  24. Ciao Lupo, quando Malanga, sulla scia (esecrata parola) di alcune correnti gnostiche, afferma che alcuni uomini non hanno anima, forse non erra. Tutti gli uomini sono uguali? Ne discuterò volentieri con te e gli altri lettori, dopo che avrò pubblicato Figli di Seth.

    Ciao e grazie.

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