30 maggio, 2010

Rischi e risorse dell’ermeneutica

Suscita fervidi dibattiti l'interpretazione dei testi considerati pietre miliari nella storia culturale. Non è agevole l'esegesi di tali Libri, ancor meno riflettere sui metodi ermeneutici corretti. Tuttavia con Gadamer si può ritenere che l'interpretazione sia un colloquio fecondo con la tradizione. Non solo il testo o l’evento sono comprensibili, almeno in una certa misura, tramite il linguaggio, ma anche la natura, per quanto cerchiamo di oggettivarla, è tradotta con strumenti linguistici e culturali.

E' necessario perseguire un'aurea mediocritas che eviti di sdrucciolare in estremi opposti, entrambi sterili, ossia il letteralismo ed il simbolismo aprioristico. In verità, per non incorrere in tali rischi, è opportuno collocare il testo nel suo contesto. Alcuni esempi chiariranno l'interpretazione.

A proposito dell’Epistola a Cangrande della Scala, che ascriverei ad uno dei figli di Dante, Pietro o Jacopo, Umberto Eco osserva che, anche qualora non fosse stata composta dal sommo poeta, “rifletterebbe comunque un atteggiamento interpretativo assai comune a tutta (sic) la cultura medievale e spiegherebbe il modo in cui è stato letto nei secoli Dante”. Orbene, ciò è superficialmente vero, ma dubito che nelle intenzioni di Dante il "poema sacro" dovesse essere letto secondo la rigida quadripartizione illustrata nella lettera. La distinzione tra senso letterale, allegorico, morale ed anagogico ha tutta l'aria di essere uno strumento esegetico a posteriori, trasposto dal campo biblico (dove tra l'altro in alcuni casi è arbitrario) a quello della "Commedia". Questo non significa che il capolavoro dantesco non includa un substrato semantico: lo stesso autore ci esorta a sollevare il “velame delli versi strani”, ma tale humus ora è più sottile ora più spesso ora sostituito dal senso proprio, secondo gli obiettivi estetici ed ideologici dello scrittore.

Se veramente dovessimo o potessimo adottare il criterio quadripartito dell'"Epistola a Cangrande della Scala", ci troveremmo dinanzi ad una specie di gioco meccanico. Molti testi sommi, per la loro mole e per le vicissitudini della stesura, sono costruzioni in fieri (si pensi ai poemi omerici, alla Bibbia, al Corano etc.) e sarebbe assurdo pensare di costringerli in un'unica metodologia interpretativa, dimentica delle stratificazioni, delle confluenze, dei rimaneggiamenti manifestatisi lungo il tempo. I testi sono letteralmente intrecci: vi si annodano fili di significati talvolta eterogenei.

E' sempre d'uopo distinguere ed inquadrare l’opera nella temperie culturale da cui germoglia. Un altro esempio. Prendiamo il celebre incipit del Quarto Vangelo

"Nel principio era il Logos, il Logos era con Dio ed il Logos era Dio.[...] In esso era la vita e la vita era la luce degli uomini. La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno sopraffatta. Vi fu un uomo mandato da Dio, il cui nome era Giovanni. Egli venne come testimone per render testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per mezzo di lui. Egli stesso non era la luce, ma venne per render testimonianza alla luce."

E' evidente che questi versetti non possono essere interpretati in modo letterale: la Luce assume una valenza metaforica e spirituale, non essendo certo la radiazione elettromagnetica. Anche le tenebre alludono all'ignoranza ed al male. Questa lettura si giustifica, ricordando in quale milieu fu elaborato il Vangelo detto di Giovanni e con quale linguaggio. E' un ambito in cui sono usate categorie teologiche e filosofiche nonché modelli culturali ellenistici. E' più che legittimo quindi ricercare nel libretto giovanneo valori mistici, dacché esso fu concepito e vergato come vangelo prevalentemente esoterico. Anche i vangeli canonici sono intessuti di ricami metaforici, ma le parti storiche, biografiche (benché di una storia approssimativa) e parenetiche paiono più numerose.

E' lecito, però, applicare categorie emblematiche ai libri, ai passi ed a singole parole della Torah? Ciò avviene da molti secoli e così pure oggi certi biblisti si cimentano in interpretazioni spesso ingegnose, ma poco o punto fondate, in elucubrazioni lambiccate, frutto di una fantasia ammirevole, ma che alla fine tradisce il testo. Quando leggo che nel Pentateuco, l’Egitto adombra la condizione dell'anima imprigionata dagli Arconti, resto perplesso. Davvero l'autore, allorquando usò il termine "Egitto", intendeva accennare una valenza simbolica e non solo la terra in cui gli Ebrei, secondo la tradizione, erano stati in condizione di schiavitù? Il riferimento agli Arconti non è un anacronismo? Forse no, ma sarebbe necessario dimostrarlo, altrimenti resta una petizione di principio.

Essendo la Bibbia una miscellanea di testi, è naturale che in alcuni predomini un retroterra storico, in altri una dimensione allegorica. E' anche vero che il dialogo ermeneutico può portare, se non a cogliere il vero messaggio, ad un inveramento dei contenuti. Mi spiego: l'interpretazione figurale diffusa nel Medioevo e che induceva a vedere in episodi biblici ed anche del mondo pagano, l'anticipazione degli avvenimenti evangelici, è erronea. Tuttavia nel Medioevo tale interpretazione fu ritenuta corretta a tal punto che era naturale per i dotti considerare la IV Egloga di Virgilio un presagio della nascita di Cristo. Non era così, ma molti ci credettero e sovente è vero (il Pragmatismo docet) ciò in cui si crede. Queste convinzioni plasmarono la cultura e la mentalità dei letterati medievali. Ogni epoca crea e nutre convincimenti, ideali e credenze che contribuiscono a modellare le espressioni culturali.

Mi domando se popoli antichi di pastori nomadi avessero interesse a codificare messaggi nei testi o non a rispecchiare le esigenze concrete legate alla vita di tutti i giorni, in cui anche la religione e la morale erano basate su questioni pratiche. E' vero: alcune tradizioni sumeriche ed egizie si infiltrarono nella Bibbia e persino l'alfabeto ebraico custodisce segreti iniziatici. Spetta all'interprete attento ed accorto, discernere per individuare sensi letterali là dove essi si palesano e linee mistiche in quei passi in cui affiorano o si intrecciano a tratti tangibili. E' un errore sia il riduzionismo letterale sia il fantasticare esoterico. E' compito arduo quindi il discernimento, ma ineludibile. Tale impresa può essere in parte facilitata dallo studio del contesto: situando, ad esempio, il Vangelo detto di Filippo nel quadro delle complesse speculazioni gnostiche, porteremo alla luce profonde radici di tipo iniziatico. Scopriremo pure che i messaggi siffatti sono i più importanti, benché circoscritti ad alcuni patrimoni culturali.

Infine ostinarsi ad estrarre valori esoterici là dove originariamente non esistevano, prescindendo da rigorose (e a volte prosaiche) ricostruzioni storiche, paleontologiche, archeologiche, genetiche, è come voler comprendere il soggetto di un quadro, fissandone ad un centimetro di distanza un particolare. Di converso, chi si ferma sempre e solo alla lettera, rischia di percepire una realtà bidimensionale.


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APOCALISSI ALIENE: il libro

8 commenti:

  1. Il Prologo al Vangelo di Giovanni era in origine un inno gnostico di scuola filoniana - e composto quindi in ambiente alessandrino agli inizi dell'era volgare - che nulla aveva a che fare con gli ambienti in cui venne composto più tardi il Quarto Vangelo.

    Molto semplicemente l'autore o gli autori di quest'ultimo si imabtterono nell'inno bell'e fatto, piacque loro in quanto si adattava in pieno alle loro concezioni metafisiche circa la figura del Logos celeste e se ne appropriarono facendone il prologo della loro saga mistica.

    In effetti l'inno appare come una speculazione gnostico-metafisica di alto livello intellettuale che promana senza dubbio da esperienze spirituali di vertice. Ma, ad un certo punto, nell'analisi del testo si notano degli adattamenti e delle interpolazioni alquanto pedestri introdotte per far quadrare i conti da parte di chi intendeva far coincidere il Logos celeste con la sua manifestazione terrestre.

    Ad un orecchio attento ed abituato ad analizzare i testi sacri non ci vuol molto per capire qual'è il materiale autentico ed a qual punto subentrano le espressioni interpolate ovvero le cadute di tono.

    Riguardo alla Quarta Ecloga virgiliana, non possiamo non concordare con te circa la gratuità della pretesa cristiana di vedere in essa la profezia dell'avvento su questa Terra del Cristo storico. Nulla di più arbitrario.

    Fatto curioso, una delle espressioni che leggiamo in essa venne adattata dalla setta degli Illuminati onde preconizzare il manifestarsi del Nuovo Ordine Mondiale. Il 'Great Seal' degli Stati Uniti coniato dai padri della Nazione americana usa infatti il termine 'Novus Ordo Seclorum' mututato proprio da un verso virgiliano contenuto nella Quarta Ecloga.

    Ma non basta. Non contenti di ciò, i padri Massoni degli Usa si appropriarono anche del verso 625 del libro IX dell'Eneide che contiene appunto l'altra espressione latina che campeggia sul 'Great Seal' e che recita, con il soggetto riferito a Iupiter, ' adnuit ceptis'.

    Chissà, si vede che Virgilio ha toccato la corda messianica non solo dei Cristiani ma anche quella del messianismo invertito dei Massoni ed in particolare della branca ' illuminata' di questi.
    Strano destino postumo del vate mantovano.

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  2. Ottime osservazioni, Paolo. Il Logos è concetto di Filone ebreo, un'idea sbocciata nel mondo ellenistico col suo sincretismo culturale.

    Noti che molti simboli tradizionali ed alti sono stati mutuati dalla genìa degli Ottenebrati, sicché il loro valore primigenio è stato distorto ed invertito.

    La banconota da un dollaro è un campionario di simboli occulti: dalla piramide senza verice, alla cosiddetta stella di David, allo strano occhio onniveggente. I vari motti spesso sono composti da 11, 13 o 17 lettere, come da copione.

    E' possibile che i vari piani della piramide mozza indichino i gradini della loro agenda ed i rispettivi periodi dal 1776 al 2012?

    Povero poeta di Andes, i cui versi immortali sono finiti tra grinfie profane...

    Ciao e grazie.

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  3. La risposta alla tua domanda riguardante i gradini della piramide disegnata sul 'Great Seal' degli Stati Uniti è affermativa.
    Ogni gradino corrisponde infatti ad un periodo di venti anni oppure anche ad un 'Katun' del calendario Maya, periodo quest'ultimo, che ha una durata di 19.7 anni. Questo, almeno, secondo quel che afferma il saggista americano Tom Horn nel suo recente volume 'Apollyon Rising 2012'.

    Ora, se si moltiplica per 20 x 13 otteniamo 260 anni. La base della piramide corrisponderebbe però al 1756 e non al 1776, indicando quest'ultima data il compimento della prima serie di mattoni. Sommando 260 a 1756 otteniamo 2016 che pare sia quello che gli Illuminati intendono come il vero limite temporale per il compimento del loro 'Magnum Opus' sociale alias l'instaurazione del Nuovo Ordine Mondiale.

    Moltiplicando invece la durata di un Katun maya per 13 otteniamo 2012. Pertanto sul 'Great Seal' degli Stati Uniti ci verrebbero indicate due date, vale a dire il 2012 ed il 2016. Ognuna delle due riveste però un significato diverso: la prima riferendosi alla dichiarazione del superstato totalitario e la seconda invece all' instaurazione vera e propria del medesimo, una volta che siano avvenute tutte le epurazioni ed i massacri dei dissidenti.

    Integrando tuttavia Tom Horn, io prenderei in considerazione anche il periodo che l'astrologia caldea denominava come 'saros', vale a dire il lasso di tempo che l'asse dei nodi lunari impiega per compiere un giro completo dello Zodiaco. La periodicità delle eclissi dipende notoriamente dal 'saros'.

    Un 'saros' ha una durata di 18.03 anni. Moltiplicando 18.03 X 13 otteniamo 234.4 e sommando questa cifra a 1776.5 - corrispondente alla data di dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti - otteniamo 2010.9.

    Insomma stiamo vivendo anni fatidici, decisivi e,se quest'ultimo mio calcolo ha uno straccio di valore, allora anche l'ultima fase dell'anno in corso potrebbe riservarci un'importante se non epocale sorpresa.

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  4. Paolo, avevo letto qualcosa circa questi lassi temporali collegati ai gradini della piramide, ma poi, per mancanza di tempo, non avevo approfondito. Ora tu colmi la mia lacuna.

    Dalle ricostruzioni cronologiche che hai riportato pare di comprendere che la fine di questo sistema di cose sia lontana. Non è molto confortante. Spero solo che il loro gigantesco e mostruoso meccanismo si inceppi quanto prima.

    Ciao e grazie.

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  5. Grazie Paolo per la delucidazione chiara su queste date!
    Non mi pare caro Zret che i tempi della fine di questo sistema siano poi così lontani, anzi...
    Sperando di riabbracciarti prima di settembre, ti saluto con affetto!
    Un caro saluto anche a te Paolo!

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  6. Ciao Cleonice, auspico che il crollo di questo sistema corrotto ed ipocrita sia imminente e che sotto le macerie non finiscano coloro che, pur tra molte contraddizioni, l'hanno combattuto.

    A presto!

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  7. No, caro Zret, i tempi non sembrano poi così lontani se i gradini della piramide indicano due date capitali e cioè il 2012 ed il 2016.
    Se trovi il tempo, rileggi con attenzione quanto ho scritto. Mi sembra tutto molto chiaro.

    Ciao Cleonice! Ricambio con affetto!

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