17 ottobre, 2010

La pietra-fitta dei prati di San Lorenzo

La pietra-fitta dei prati di San Lorenzo è un monolite che sorge nell'entroterra ligure occidentale presso il borgo di Rezzo. Mario Codebò è autore di un'approfondita ricerca su questo manufatto, testimonianza di una cultura megalitica le cui imponenti ed enigmatiche testimonianze sono per lo più interpretate all'interno dell'archeoastronomia, riferendole a fenomeni e ad allineamenti astronomici nonché ai calendari solstiziali e precessionali. Sono tracce di un mondo perduto, avvolto nelle nebbie di tempi quasi del tutto obliati.

Nel saggio intitolato "La pietra-fitta dei prati di San Lorenzo", 1996, Codebò scrive: "Questa struttura è nota anche con altri nomi, menhir di Triora o del passo della Mezzaluna o del passo della Teglia (E. Bernardini 1975, 1981). Tuttavia la sua ubicazione esatta è sul margine occidentale della depressione dolinica detta di S. Lorenzo o prati di S. Lorenzo, non lontano dalla chiesetta omonima oggi ridotta ai soli ruderi delle fondamenta ed ubicata entro i confini comunali di Rezzo, sia pure al loro limite occidentale limitrofo a quello orientale dei comune di Molini, a quota m. 1400 s.l.m., lungo un antico sentiero forse originariamente congiungente la costa con la Pianura Padana per via transalpina, in una zona ricca di castellari (molto vicino quello di Drego; cfr. Bernardini, 1981) ed all'incrocio di altri cinque sentieri.

E' una lastra di pietra di forma sostanzialmente rettangolare, inclinata verso S di circa 40°, con due facce S-N e due spigoli E-W. Misura in altezza circa m 2.[...] Si tratta in sostanza di una lastra quadrangolare molto sottile e carenata in senso E-W quasi ad indicare una direzione. In particolare, lo spigolo E è piuttosto accuratamente appiattito come il vertice, formando all'intersezione con le due facce laterali veri e propri angoli retti, mentre lo spigolo W si assottiglia progressivamente in forma di prua di nave o di lama di coltello. L'inclinazione della pietra, come anche la sua ubicazione non esattamente sul crinale, ma alcune decine di metri più a valle verso Molini di Triora potrebbe avere, secondo L. Felolo, la funzione di renderla visibile dal basso fino dal fondovalle.

Nel complesso, la località è suggestiva e panoramica, godendovisi, per un arco di circa 150° W, un'ottima vista dell'intero sviluppo della valle dalla sua origine fino allo sbocco nel mare.

La particolare forma della pietra, così ben sagomata e carenata, identifica, di fatto, una direzione specifica verso il profilo delle Alpi Marittime ben visibili all'orizzonte occidentale; l'azimut di questa direzione può essere agevolmente rilevato, affiancando il lato rettilineo della bussola ad una delle facce larghe della lastra, parallelo all'asse E-W, identificato, come si è detto, dagli spigoli carenati e mantenendo, ciononostante, la bussola in bolla. Questo azimut magnetico oscilla intorno ai 237°, corrispondenti al tramonto del sole al solstizio invernale".

Il nostro amico e collaboratore M.B. ci fornisce le indicazioni per raggiungere la zona dove sorge il monumento litico. "L'escursione al menhir prevede un trasferimento automobilistico verso il Passo Teglia ed offre due possibili soluzioni: l'auto può essere lasciata prima del valico, dopo Drego, dove è possibile notare un sentiero identificato da un gruppo di sassi. Tale via è più breve ma ripida ed assolata. Come seconda possibilità, si può parcheggiare in prossimità del Passo Teglia, dal quale parte un sentiero C.A.I. pianeggiante ed ombroso, diretto a San Lorenzo ed al Colle della Mezzaluna. In circa mezz'ora, si giunge in una zona scoperta: alla sinistra del sentiero è visibile una conca interna piuttosto estesa. Si è in località San Lorenzo - come segnalato da un cartello divelto - e non sono presenti indicazioni per il menhir. Va quindi imboccato un sentiero ad ore 8 rispetto al senso di marcia, all'inizio non ben visibile, seppur piuttosto evidente sul crinale dalla parte opposta della conca. Toccato il crinale, da cui si scorge la valle di Drego, bisogna andare a sinistra e, dopo pochi metri di salita, si raggiunge il menhir che, però, per chi arriva da tale direzione, può essere confuso con le rocce retrostanti".



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2 commenti:

  1. Avendo la casa a Taggia, risalivo la valle argentina, per arrivare a Badalucco, e poi salire ancora fino ad Agaggio, una volta arrivati a Molini di Triora, si arrivava a Prati Piani.

    Zone meravigliose e piene di vita, con varietà di vegetazione, che non hanno eguali, il profumo del timo che cresce selvaggio, le piccole fragoline di bosco, i gelsi bianchi e rossi succosi e dolcissimi, la lavanda che ancora nei miei cassetti profumano la mia biancheria, sono i ricordi della mia gioventù vissuta in quei posti.

    Già un'altra volta, Zret, mi hai fatto fare un tuffo nel passato, portandomi indietro nel tempo in quel meraviglioso entroterra ligure che parte da Oneglia ed arriva fino a Ventimiglia, scendendo giù fino ai Balzi Rossi.

    Ho visto molte volte quella pietra (menir) ha sempre suscitato in me una grande curiosità spirituale, ed ogni volta che la toccavo mi sembrava di avere dei déjà vu, di momenti già vissuti in passato, cosa molto strana che non mi son mai spiegato, mi sembrava di isolarmi dal mondo, guardando il cielo allora ancora azzurro e senza cirri mefitici e malefici.

    Grazie Zret dei bei ricordi che mi hai suscitato.

    wlady

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  2. Un bellissimo amarcord, Wlady, che condivido con te. Purtroppo i luoghi, i profumi, i colori che descrivi in modo così intenso e lirico sono quasi del tutto spariti.

    Quantum mutatus ab illo!

    E' stata un'impresa trovare una foto di Rezzo e dei suoi dintorni senza "cirri mefitici e malefici".

    Speriamo in un futuro migliore.

    Ciao e grazie.

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