“Il fattore cigno nero” è il primo episodio della serie “The secret”, aprile 2011. Molti storceranno il naso, leggendo una recensione lusinghiera di un albo a fumetti: i “comics” sono sdegnosamente considerati un’espressione della sub-cultura o visti dai critici generosi come un prodotto della cosiddetta “cultura popolare”. Meglio forse i brogliacci di Umberto Eco?
Giulio Carlo Argan, nella sua schifiltosa analisi della Pop art, a proposito delle note opere di Roy Liechtenstein, si chiede se leggere un fumetto per provare una fuggevole emozione non sia una perdita di tempo. In una società di uomini per lo più meccanizzati l’emozione vale così poco? Inoltre il fumetto statunitense, serigrafico e seriale, è lontano dalle produzioni italiane che preservano, almeno negli esempi migliori, dignità estetica. Si pensi a “Dylan Dog”. In questo alveo si colloca “The secret” con le sue tavole incise, la sceneggiatura intelligente ed un accorto dosaggio degli ingredienti narrativi tra realtà e fantasia. Qual è poi il confine tra fiction e verità? Cambiando l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia: qui l’inventiva ci conduce non solo a vivere avventure, ma a compiere il viaggio per eccellenza, l’itinerario in noi stessi.
Non si legga “The secret” per attingere la Verità, ma per aprire degli spiragli possibili sul volto oscuro del potere: in questi tempi sinistri ci può accompagnare lungo il declinante tracciato, tra desiderio di conoscere e smania di evasione. Evasione? “Il fattore cigno nero” spinge a riflettere, anche con le sue citazioni alte (in primis la frase della “Lettera agli Efesini”, “La nostra lotta…”), sulla necessità di evadere dalla condizione di uomini-prigionieri. Uomo-prigioniero è il protagonista Adam Mack (nella caratterizzazione anagrafica, il ricordo della creatura prima della caduta ed uno sprazzo di fidente Ufologia): un personaggio quanto mai pragmatico e, per così dire, pentasensoriale, costretto da eventi sbalorditivi a confrontarsi con la natura contraddittoria e multidimensionale del mondo. Anche se attraverso la forma dell’intrattenimento, i lettori più sensibili intuiranno che non esiste solo la materia e che, se si rinuncia all’immaginazione, si rinuncia ad una parte di noi, la migliore.
Qualcuno si è rammaricato, perché “The secret”, risultato di una lunga e – penso – travagliata gestazione, è uscito solo nel 2011, a distanza di tanti anni dal 9 11, dalle abductions, dall’operazione “scie chimiche” etc. Immagino non sia stato facile contemperare le esigenze diegetiche, che si muovono tra analessi, montaggio sovrano e ripetuti cambiamenti di inquadratura, con lo scopo di disseminare frammenti di attualità censurata, ma Giuseppe di Bernardo, insieme con i suoi collaboratori, ci è riuscito in pieno.
Che “The secret” contribuisca a diffondere quel briciolo di coscienza, soprattutto tra gli adolescenti ed i giovani, tradizionali fruitori di fumetti, pur in questa età frigidamente digitale, coscienza da cui può dipendere qualche percorso del futuro. Se non è troppo tardi.
Giulio Carlo Argan, nella sua schifiltosa analisi della Pop art, a proposito delle note opere di Roy Liechtenstein, si chiede se leggere un fumetto per provare una fuggevole emozione non sia una perdita di tempo. In una società di uomini per lo più meccanizzati l’emozione vale così poco? Inoltre il fumetto statunitense, serigrafico e seriale, è lontano dalle produzioni italiane che preservano, almeno negli esempi migliori, dignità estetica. Si pensi a “Dylan Dog”. In questo alveo si colloca “The secret” con le sue tavole incise, la sceneggiatura intelligente ed un accorto dosaggio degli ingredienti narrativi tra realtà e fantasia. Qual è poi il confine tra fiction e verità? Cambiando l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia: qui l’inventiva ci conduce non solo a vivere avventure, ma a compiere il viaggio per eccellenza, l’itinerario in noi stessi.
Non si legga “The secret” per attingere la Verità, ma per aprire degli spiragli possibili sul volto oscuro del potere: in questi tempi sinistri ci può accompagnare lungo il declinante tracciato, tra desiderio di conoscere e smania di evasione. Evasione? “Il fattore cigno nero” spinge a riflettere, anche con le sue citazioni alte (in primis la frase della “Lettera agli Efesini”, “La nostra lotta…”), sulla necessità di evadere dalla condizione di uomini-prigionieri. Uomo-prigioniero è il protagonista Adam Mack (nella caratterizzazione anagrafica, il ricordo della creatura prima della caduta ed uno sprazzo di fidente Ufologia): un personaggio quanto mai pragmatico e, per così dire, pentasensoriale, costretto da eventi sbalorditivi a confrontarsi con la natura contraddittoria e multidimensionale del mondo. Anche se attraverso la forma dell’intrattenimento, i lettori più sensibili intuiranno che non esiste solo la materia e che, se si rinuncia all’immaginazione, si rinuncia ad una parte di noi, la migliore.
Qualcuno si è rammaricato, perché “The secret”, risultato di una lunga e – penso – travagliata gestazione, è uscito solo nel 2011, a distanza di tanti anni dal 9 11, dalle abductions, dall’operazione “scie chimiche” etc. Immagino non sia stato facile contemperare le esigenze diegetiche, che si muovono tra analessi, montaggio sovrano e ripetuti cambiamenti di inquadratura, con lo scopo di disseminare frammenti di attualità censurata, ma Giuseppe di Bernardo, insieme con i suoi collaboratori, ci è riuscito in pieno.
Che “The secret” contribuisca a diffondere quel briciolo di coscienza, soprattutto tra gli adolescenti ed i giovani, tradizionali fruitori di fumetti, pur in questa età frigidamente digitale, coscienza da cui può dipendere qualche percorso del futuro. Se non è troppo tardi.
Che dire? Grazie infinite! :)
RispondiEliminaBel posta Zret.
RispondiEliminaSono in linea con te, specie quando scrivi:"Che “The secret” contribuisca a diffondere quel briciolo di coscienza, soprattutto tra gli adolescenti ed i giovani, tradizionali fruitori di fumetti, pur in questa età frigidamente digitale, coscienza da cui può dipendere qualche percorso del futuro. Se non è troppo tardi.
Tutto, a mio avviso può allargare la coscienza, sono semi che vanno lanciati, anche attraverso fumetti come The secret.
ciao da Andrea
Grazie infinite a te, Giuseppe! Congratulazioni per la tua bella "creatura".
RispondiEliminaSì, Andrea, sono semi: germoglieranno se troveranno un terreno fertile. Ce lo auguriamo vivamente.
Ciao e grazie.
Grazie ancora!
RispondiEliminaApprofitto per spezzare una lancia a favore dei giovani.
Ho la fortuna di insegnare alla Scuola di Comics e quindi mi misuro costantemente con ragazzi di 18-20 anni. Ecco, io li trovo molto più evoluti di quanto forse siamo portati a credere. Certamente più portati alla "spiritualità" di quelli della mia generazione. Non so se siano indaco o cristallo, ma voglio credere che abbiano una marcia in più e sono sempre, per me, occasione di imparare qualcosa. Molti sono confusi, altri storditi e disillusi da una società che ha paura di loro e del cambiamento che potrebbero portare. Sta a noi aiutarli a rompere il guscio che gli è stato costruito attorno. Speriamo di farcela.
Secondo le indagini di mercato, i lettori di fumetto italiano non sono più i ragazzini, ma trenta-cinquantenni. Ecco, la cosa che mi ha stupito è che ho avuto molti feedback da ragazzi sotto i vent'anni e mi sono accorto come i lavori di Corrado Malanga siano seguiti particolarmente da giovanissimi. Non so se Corrado abbia ragione, anzi, credo che la sua versione dei fatti sia interessante ma un po' "rigida". Non è questo il momento per parlarne, ma potrebbe essere uno stimolo per tanti ragazzi di farsi delle domande e darsi le proprie risposte, perché, usando il motto di "The secret", "La verità è dentro di te."
Grazie ancora per le belle parole e per lo spazio!
Non so se esistano veramente i bambini ed i ragazzi "indaco" e "cristallo", ma è indubbio che pre-adolescenti ed adolescenti sono più duttili e conservano ancora qualche vestigio della fantasia "pineale". Se consideriamo che sono attaccati con messaggi distruttivi per opera della televisione, di un certo cinema e della stampa, senza dimenticare tutti i veleni reali e metaforici con cui Essi cercano di intossicare le loro menti, è confortante constatare che manifestano interessi e potenzialità non dozzinali.
RispondiEliminaGrazie a te per il succoso commento.
Ciao
Concordo, Giuseppe. La verità è dentro di noi: ne possiamo cogliere qualche riflesso attraverso l'Intuizione che è letteralmente "guardare dentro". E' una vista interna, un insight. In qualche raro caso, ci è consentito di sbirciare oltre le solide-inconsistenti apparenze.
RispondiEliminaCiao
A proposito di giovani e giovannissimi cui insegnare quanto può essere giovevole porsi delle domande, per cercare delle possibili risposte, lunedì porterò con me "The secret" per stimolare la curiosità. A prescindere dai temi su cui impernia la serie, il fumetto è una tipologia testuale con il suo linguaggio ed i suoi codici ed un approccio semiologico è sempre istruttivo.
RispondiEliminaCiao