15 giugno, 2011

Window within window

Pareti tinteggiate di un verde deprimente: l’aula è tetra con le sue file eguali di banchi, la lavagna d’ardesia e l’attaccapanni ancora gocciolante una grigia pioggia. La penombra autunnale è appena rischiarata da qualche spruzzo di risa, di quando in quando. Tra equazioni, paradigmi e date da mandare a memoria, un’altra mattina si logora, con il tempo bloccato e lo spazio impietrito in un cubo freddo.

Eppure si apre una finestra: un fuggevole sguardo, quasi furtivo e si spalanca il mondo, si effonde la vita, fluttuano ariosi i sogni. Oltre il vetro, ora che la nuvolaglia si dirada, si espande l’azzurro del cielo (anzi il cielo si intinge nel quadrato in cui sembra dilagare), mentre la fronda di un ippocastano ondeggia accarezzata dal vento. Oltre si intravede una striscia di mare, come un nastro argenteo: laggiù una vela si gonfia e l’orizzonte si liquefà nell’infinito. Fra le nubi, coni di luce ambra. I raggi obliqui sul prato sono spighe dorate. Si spandono profumi di lontananze, si rincorrono struggenti desideri. Il cinguettio dei pettirossi è una fresca rugiada.

Dunque è là la vita, la vita vera, oltre quel rettangolo. La felicità è un oceano screziato di colori e di melodie. Il tempo elargirà munifico i suoi magnifici doni… Come si poteva allora solamente immaginare che lo spazio di là dalla finestra era l’interno di un altro freddo cubo?


APOCALISSI ALIENE: il libro

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