14 agosto, 2011

I due abissi

Due abissi si spalancano attorno a noi: il nulla che precede la vita ed il nulla che la segue. La vita - se è lecito definire in tale guisa quest'isola di dolore attorniata dall'oceano della noia - è simile ad un breve segmento in una pagina bianca o ad un fiume carsico di cui è visibile solo un tratto del corso?

Bisognerebbe tentare di comprendere per quale motivo a sgomentare l'uomo sia l'ignoto che avvolge il destino dopo la morte, invece del nulla antecedente la nascita. Perché l'uomo aspira alla vita eterna e, nel contempo, la teme? Secondo Schopenauer, non paventiamo la morte, a causa della ragione, ma per via della Voluntas che cieca si protende verso la perenne affermazione di sé stessa. Non nutriamo lo stessa sensazione di vuoto e di vacillamento, se pensiamo al non-essere pre-natale che è anzi un paradiso perduto.

Non so quanto sia ragionevole prefigurarsi una continuazione dell'esperienza terrena in un altro piano o un suo revival tramite la resurrezione. Il fiume della vita si perderà nell'oceano dell'indistinzione, quando gli atomi, di cui siamo composti, si disgregheranno per generare nuovi, infiniti corpi oppure la coscienza, mirabile addensamento in un'identità, è una sostanza imperitura? Forse non ricordiamo le esistenze anteriori e non riusciamo a concepire il viaggio futuro qui o altrove. Non è agevole decidere che cosa augurarsi, ammesso che si possa decidere: se sprofondare nel nulla o permanere. Sileno conosceva la risposta.

Perdurare può essere anche desiderabile, come pensava Nietzsche, giacché "ogni piacere vuole eternità, profonda eternità." Così per la speranza (o chimera) di perpetuare quei pochi istanti di gioia che un fato avaro ci ha elargito nel corso di codesta disavventura terrena, indulgiamo nel pregustare un'eterna beatitudine libera dal tedio e dall'uggia. Eterno rima con interno, ma pure, ahinoi, con inferno.

Balena a volte l'idea che la vagheggiata beatitudine sia un inebriante, inconsapevole nulla, simile a quel silente, sereno cielo che un neonato strappa con il suo pianto inconsolabile.

APOCALISSI ALIENE: il libro

La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

17 commenti:

  1. Avrei voluto commentare dicendo che l'Homo sapiens è un animale come gli altri e se gli altri non si pongono problemi esistenziali, al di là del reperimento del cibo e della soddisfazione dei bisogni vitali, non vedo perché dovremmo farlo noi! Per andare, poi, a sbattere il grugno contro il muro dell'Inconoscibile.
    Ma poi mi è venuta in mente questa notizia:

    http://www.express-news.it/assurdo/mamma-orsa-uccide-il-suo-cucciolo-e-se-stessa-per-sfuggire-ad-una-vita-di-inferno-imposta-dalluomo/

    E allora mi viene il sospetto che la consapevolezza di un qualcosa che vada oltre la vita materiale alberga anche nell'animo di altre specie. Ovvero, cosa ha spinto quell'orsa a pensare che uccidere suo figlio e se stessa fosse preferibile alla mera esistenza in prigionia?
    Il suicidio, escludendo quello impropriamente chiamato tale dei lemming, mi risulta piuttosto raro tra gli altri animali.
    Forse mi sono perso qualcosa. Forse gli altri mammiferi (per lo meno) sono molto più simili a noi di come me l'ero immaginato.

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  2. Considerato che i "debunkers" lo hanno letto e stampato e visto che ci stanno ricamando sopra in modo infame (vedi Romeo Gentile alias LeFoeReloaded), il libro denuncia "HO CERCATO DI SALVARTI" E' ORA LIBERAMENTE SCARICABILE.

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  3. Freeanimals, hai imitato Gigi Marzullo: hai posto la domanda e ti sei dato la risposta. :)

    A parte le celie, è possibile che un quid coscienziale partecipi degli esseri. Quando esso affiora, la ferrea logica del biologismo si spezza e si aprono orizzonti di possibilità, sebbene ne ignoriamo il valore.

    Esiste qualche animale filosofo? E' una domanda che lancio come provocazione.

    Ciao

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  4. Zret, provocazione per provocazione, come puoi escludere a priori che non esistono animali filosofi dal momento che non conosciamo il linguaggio animale per accertarlo?
    Io ho ragione di credere che l'intelligenza e la coscienza siano patrimonio di entrambe le specie viventi del nostro mondo.

    Pensa che non esiste un solo animale che costruisce telefonini. Ma questo non esclude che non siano intelligenti. Semmai il punto è che agli animali il telefonino non serve, perchè magari hanno altri mezzi per comunicare a distanza ..... non credi?
    Saluti
    Marco

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  5. Infatti, Marco, la mia domanda non esclude affatto tale possibilità. Si narra che Salomone potesse comunicare con i volatili: evidentemente avevano qualcosa da rivelargli...

    Ciao

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  6. Anche Francesco d'Assisi, aveva questa peculiarità.

    ^_^ buon ferragosto, wlady

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  7. Zret, nessuno mi aveva mai paragonato a Gigi Marzullo! Anche questa mi doveva capitare, nella vita! :-)

    Marco, infatti le balene comunicano con un linguaggio tipo sonar a migliaia di chilometri di distanza, negli oceani. E non gli viene il tumore al cervello!

    Wlady, però Francesco d'Assisi aveva, lui, la pretesa d'insegnare agli uccelli.

    Ciao a tutti.

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  8. Freeanimals, forse la riflessione sul linguaggio analogico può darci qualche indizio. La comunicazione digitale, binaria è, invece, un ostacolo, un ottundimento.

    Ciao

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  9. Wlady, anche il potere di Francesco ha potente significato simbolico.

    Ciao

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  10. Certo Zret, il significato simbolico si lega al "LOGOS" che non ha mai smesso di essere rappresentato, anche nella società attuale.

    E' con questi strumenti che viene carpita in forma subliminale l'essenza della vita degli individui, lo sanno molto bene chi da millenni ha soggiogato il nostro cervello, manipolandolo, creando delle barriere invisibili.

    Oggi quelle barriere non hanno più efficacia, tranne per le religioni che si stanno sgretolando; tutto questo loro gli oscuri lo sanno, ecco perché usano indiscriminatamente la tecnologia della bio-ingegneria (scie chimiche e H.A.A.R.P.).

    wlady

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  11. Carissimo Zret, rispetto le tue riflessioni. Si arriva ad un punto che sembrerebbe avere tutto poco senso. Personalmente dalle malattie alle dipartite di familiari e amici; a percepire il dolore del mondo, a sentirlo dentro anche senza leggere la cronaca sulla stampa; ecco, sembra difficile vedere un senso in tutto questo. La vita, già, poche immagini, qualche bagliore presto dimenticato e tanto dolore, angoscia, miseria. Tuttavia, Zret, ho la chiara visione che non vuole certo essere definitiva né vincolante per nessuno, la visione di vivere non in un universo cattivo che migliorerà - non si sa bene quando - ma di vivere in un universo buono anche se peggiorerà. Lo so, lo sento. Mia è questa sensazione, forse è pure un conoscere. Ci vuole una vista ripulita sul mondo. Oltre le nebbie. La disperazione di molti è asfissiante e produce cerchi sempre più grandi. I preti parlano di fede e speranza; i cinici si aggrappano ad una ragione che ha sempre più torto; i newagers invocano salti quantici; gli esoterici si nascondono dentro torri d'avorio meno lucide di sempre. Io? Ho sentore di una rinascita, a patto che ci sia una metanoia. Forse dipende ancora da noi...

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  12. Angelo, qualche giorno fa annotai la seguente riflessione: una sensazione vale molto più di mille dimostrazioni. Dunque sono in sintonia con te. Certe sensazioni possono assurgere a conoscenza, quella vera, che resta in gran parte inesprimibile.

    Ciao

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  13. Si certo Freeanimals, e non solo.
    Negli ultimi anni lo studio sulla comunicazione degli animali ha fatto enormi passi grazie agli strumenti di ricerca. E come sai gli studiosi sono rimasti sorpresi perché hanno scoperto che gli animali comunicano più degli esseri umani perché hanno una vita sociale più intensa e varia. E a comunicare a distanza non sono solo i mammiferi marini, ma anche gli uccelli e chissà quante altre specie di cui conosciamo ancora poco.
    Saluti e grazie.
    Marco

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  14. Nei tuoi post, caro Zret, è come se tu continuassi a battere la testa conto un muro di gomma il quale, appunto perchè fatto di gomma, resiste a qualsiasi impeto ed impatto. I soliti interrogativi, le solite considerazioni sulla inanità e futilità del tutto. La tua ostinazione metafisica - ma non solamente la tua - attinge ad una vera e propria dimensione eroica.

    Nel 'fabbricare' i santi da mettere sugli altari la Chiesa Cattolica tiene nella massima considerazione appunto la virtù eroica. Qualcuno allora ti e ci farà santi un giorno?

    Chissà, di questi tempi popolati da pazzi, da perditempo e da moltissima gente che si diverte a manipolare le coscienze altrui, tutto può succedere.

    Anche l'insuccesso fa parte del gioco. Quand'ero giovane vagheggiavo ad esempio di fare l'alchimista operativo. Ahimè, non se n'è fatto nulla. E ormai ho molti o forse troppi anni per aspirare a qualcosa di concreto e così mi limito a guardare lo scorrere del fiume samasarico davanti a me stupendomi però del fatto che nella mia coscienza non sia mai accaduto nulla.

    A che cosa servono dunque i Maestri spirituali o coloro che si approssimano alla meta e che magari pretendono di dare consigli? A nulla, assolutamente a nulla. Evitali dunque accuratamente!

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  15. Non so se sia una virtù eroica, Paolo, ma so che è una mia (non solo mia) cifra. Forse un giorno porrò la domanda in grado di incenerire tutte le risposte e la sképsis si placherà nel silenzio.

    "A che cosa servono dunque i Maestri spirituali o coloro che si approssimano alla meta e che magari pretendono di dare consigli? A nulla, assolutamente a nulla".

    Ne sono persuaso. La strada verso gli astri è solitaria.

    Ciao

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  16. Caro Zret, da soli non faremo mai una lira. Un viandante esperto lungo il cammino pur ci vuole. Le cartine geografiche spirituali, sono assai sommarie. Sembra tutto calcolato e poi, incappi in un 'casino' inaspettato, un venditore di fumo, un ladro, un deficiente sociale, una falsa strada. E allora? È fondamentale, credimi, l'incontro con un saggio, un eremita, magari un indovino. Scandurra non pretendeva di dare consigli - che vuol dire? - ci rilasciava conoscenza e ci scardinava convinzioni, tabù, sovrastrutture, credenze e paure. A volte ci feriva profondamente e fino a quando non ci vergognavamo e ci rammaricavamo per una porcata commessa, un tradimento, una vigliaccata, continuava a ferirci. Poi qualcosa mutava in noi, sorgeva una vibrazione nuova...

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  17. Angelo, il problema è traovare un vero Maestro. Il vero Maestro non insegna e può essere interiore: si è che alcuni sembra siano destinati a non trovarlo e, mentre avanzano, in realtà si muovono in circolo, come coloro che si smarriscono nel deserto.

    Ciao

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