Certi sguardi possono essere degli strali. Neanche le espressioni più contumeliose possono ferire come alcuni sguardi e soprattutto essi restano impressi nella memoria in modo indelebile. Più che specchi, “finestre dell’anima”, gli occhi sono superfici in grado di riflettere emozioni nascoste, pensieri reconditi, persino inconsci. Sono capaci di sprigionare energie interiori.
Simili a raggi, questi moti dell’animo colpiscono l’osservatore per comunicargli messaggi intraducibili. Veramente i ricordi sono traumi visivi. Molto più delle scene di eventi passati che si sono incisi a lettere di fuoco nella coscienza, potenti per la loro tessitura narrativa e per l’alone emozionale, gli sguardi si conficcano come schegge nell’animo. Può essere un’occhiata di solidarietà o di condanna, di affetto o di disprezzo, dono imperituro o sentenza senza appello. La sua luce, benevola o maligna che sia, non si offuscherà.
In confronto, le parole sono armi spuntate, frecce la cui parabola presto declina.
Simili a raggi, questi moti dell’animo colpiscono l’osservatore per comunicargli messaggi intraducibili. Veramente i ricordi sono traumi visivi. Molto più delle scene di eventi passati che si sono incisi a lettere di fuoco nella coscienza, potenti per la loro tessitura narrativa e per l’alone emozionale, gli sguardi si conficcano come schegge nell’animo. Può essere un’occhiata di solidarietà o di condanna, di affetto o di disprezzo, dono imperituro o sentenza senza appello. La sua luce, benevola o maligna che sia, non si offuscherà.
In confronto, le parole sono armi spuntate, frecce la cui parabola presto declina.
Se potessimo vedere lo sguardo dell'interlocutore in rete, non ci sarebbero tanti equivoci di interpretazione nelle epistole digitali, ma solo un fit back, un andare e venire di informazioni che solo l'occhio sa trasmettere, occhio che è lo specchio dell'anima.
RispondiEliminaI non vedenti, hanno superato questo di gran lunga la loro menomazione, i non vedenti vanno oltre, hanno sviluppato sensazioni a noi inimmaginabili, come l'olfatto che trasmette al pari degli occhi odori ferormonici, capaci di tradurre in memoria visiva paura, rancore, gioia, odio, felicità, come un terzo occhio che vede attraverso la ghiandola pineale posta al centro del nostro cervello.
I polpastrelli delle loro mani (come la bocca) sono fibre ottiche, l'estensione di ricetrasmettitori nervosi che possono vedere nell'anima più profonda del nostro intimo.
Queste capacità visive legate ai sensi noi "vedenti" le abbiamo perse da molto tempo ... si dice e si continua a dire "Verba volant, scripta manent", ma non è così, anche lo scritto è soggetto all'usura del tempo, e non sempre dice la verità.
Ciao Zret,
wlady
Caro Zret,
RispondiEliminadesidero mandarti una conversazione che ho avuto in rete con altre persone. Vorrei il tuo parere.
E' possibile per email, o devo postarla qui? (o in altro luogo)
E' così, Wlady, il terzo occhio è il vero occhio. Peccato che sia cieco.
RispondiEliminaCiao
Manuel, se vuoi, puoi scrivermi al seguente indirizzo:
RispondiEliminatecumseh63atemail.it
Ciao
Gli occhi come specchio dell'anima, caro Zret!
RispondiEliminaQuesto per la loro capacità di riflettere, come nella realtà, sentimenti e stati d’animo, luce della coscienza per la proprietà di esprimere l’intelligenza e la lucidità mentale.
Sono legati all’intelletto, alla sapienza, al logos, alla visione della realtà ed alla sua percezione. Nell'antichità l'occhio (unico e senza palpebra) era simbolo di potenza superiore, di divinità e forza, di sovranità e spiritualità: il sole era chiamato “occhio del mondo”, il dio Ra rappresentato con un unico occhio bruciante ed il Dio dell’antico testamento con un grande occhio fisso chiuso in un triangolo.
L'immagine dell'occhio unico si ritrova in quasi tutte le culture, perchè riflette, nella sua unicità, la forza delle idee e dello spirito, ma può anche trasformarsi in simbolo di coscienza primitiva e selvaggia (Ciclopi) o in mancanza di illuminazione e restrizione della coscienza.
Il terzo occhio porta un ampliamento dei significati descritti, porta all'intuizione e alla chiaroveggenza, ad una “visione superiore”, mentre l’occhio che fissa, esprime inquietudine o insicurezza, perchè associato al malocchio, alla capacità di trasmettere malanimo, odio attraverso lo sguardo, alla volontà di direzionare una minaccia che si può imprimere nella coscienza della vittima.
Inoltre gli occhi nei sogni sono associati all’interiorità, a ciò che è dietro, che sta dentro, che va oltre.
Per terminare il mio intervento, vorrei ricordare una delle raccolte poetiche più originali del Novecento: "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi", di Cesare Pavese.
Ciao, Sharon
Eppure oggi, Sharon, gli occhi di molti non comunicano più nulla: sono orbite vacue, abissi senza profondità, degni di un'umanità che, tranne poche eccezioni, è solo degna di essere cancellata.
RispondiEliminaCiao
"Vedo sempre più confusione e dolore e separazione tra le persone. Vedo che la incomprensione, che la diffidenza e la paura, dilagano.
RispondiEliminaSoffro di questo. Le parole non sono più in grado di essere mezzo di dialogo ma sembra che come in Babilonia, la lingua produca invece che unione, sempre più separazione."
http://enondiciparole.blogspot.com/2011/10/il-mio-cuore-vola-in-alto-come-un-falco.html
UN ABBRACCIO CARO ZRET...occhi negli occhi
Sì, Soledad, le parole ono sempre più rumore e meno suono creante.
RispondiEliminaCiao
Bisogna far in modo che gli sguardi altrui non abbiano alcun potere su di noi. Quegli sguardi devono essere come polvere che scivola giù dalla nostra identità. In fin di conti chi mi sta davanti non esiste e pertanto non può arrecarmi alcun danno. Al limite il mio interlocutore potrà provarci ma non riuscirà nell'eventuale intento malvagio perchè il mio ego è inattaccabile, immensamente più forte del suo.
RispondiEliminaE questo per il semplice fatto che io agisco e mi muove impersonalmente, saldo nel mio non-esserci.
Gli occhi degli invidiosi e dei malevoli avranno le palpebre cucite, come ci insegna il sommo poeta.
RispondiEliminaCiao