11 dicembre, 2011

I prodigi di Giuseppe Flavio (prima parte)

Giuseppe Flavio (Gerusalemme, 37 o 38 d.C., Roma dopo il 103 d.C.) è il noto storico ebreo. Di ricca famiglia sacerdotale, partecipò alla guerra giudaica: nel 67 fu catturato da Tito Flavio Vespasiano che lo trattò benignamente per poi liberarlo. Per riconoscenza, Giuseppe assunse il soprannome di Flavio. In Palestina con Tito fu testimone della presa di Gerusalemme. Accompagnò poi Tito nell’Urbe dove visse per il resto della sua vita. Giuseppe Flavio si prefisse con le sue opere di promuovere nel mondo ellenistico e romano la conoscenza della realtà ebraica. Scrisse la “Guerra giudaica” in sette libri prima in aramaico poi in greco, mettendo a frutto la sua cognizione diretta dei fatti. Di più largo respiro sono le “Antichità giudaiche” in venti libri, in greco, in cui è ripercorsa la storia dei Giudei dalle origini ai tempi della rivolta, attingendo a fonti ormai scomparse. Nei due libri “Contro Apione”, un grammatico alessandrino che si era pronunciato contro gli Ebrei, riprese i motivi tradizionali dell’apologetica giudaica sull’antichità e la superiorità degli Ebrei rispetto ai Greci. Nell’”Autobiografia” integrò alcune parti delle “Antichità”.

Lo storico, nel VI libro della “Guerra giudaica”, nel corso della narrazione degli eventi, che si snodano dal dal 60 al 70 d.C., indugia su alcuni episodi sbalorditivi occorsi prima del conflitto conclusosi con l’espugnazione di Gerusalemme per opera dei Romani. La morsa attorno al tempio di Salomone ed agli edifici circostanti, in cui resistono i combattenti messianisti, si stringe sempre più. La situazione per gli assediati è ormai disperata: le legioni di Tito attaccano in massa, scorrono fiumi di sangue, i cadaveri dei ribelli si ammucchiano nelle strade, mentre le fiamme avvolgono il santuario.

Giuseppe Flavio attribuisce la débâcle dei ribelli a fanatismo e sprovvedutezza nonché alla predicazione di profeti mendaci. Secondo l’autore, i suoi correligionari avevano ignorato o interpretato in maniera distorta alcuni prodigi che avrebbero dovuto stornarli dal prendere le armi contro i Romani.

''A causare la loro morte fu un falso profeta che in quel giorno aveva proclamato agli abitanti della città che il Dio comandava loro di salire al tempio per ricevere i segni della salvezza. E in verità allora, istigati dai capi ribelli, si aggiravano tra il popolo numerosi profeti che andavano predicando di aspettare l'aiuto del Dio e ciò per distogliere la gente dalla diserzione e per infondere coraggio a chi non aveva nulla da temere da loro e sfuggiva al loro controllo. Nella disgrazia l'uomo è pronto a credere e, quando l'ingannatore fa intravedere la fine dei mali incombenti, allora il misero s'abbandona tutto alla speranza. Così il popolo fu allora abbindolato da ciarlatani e da falsi profeti, senza più badare né prestar fede ai segni manifesti che preannunziavano l'imminente rovina.

Quasi fossero stati frastornati dal tuono ed accecati negli occhi e nella mente, non compresero gli ammonimenti del Dio, come quando sulla città apparvero un astro a forma di spada ed una cometa che durò un anno o come quando, prima che scoppiassero la ribellione e la guerra, essendosi il popolo radunato per a festa degli Azzimi nell'ottavo giorno del mese di Xanthico, all'ora nona della notte l'altare e il tempio furono circonfusi da un tale splendore che sembrava di essere in pieno giorno ed il fenomeno durò per mezz'ora. Agli inesperti sembrò di buon augurio, ma dai sacri scribi fu subito interpretato in conformità di ciò che accadde dopo.

Durante la stessa festa, una mucca, che un tale menava al sacrificio, partorì un agnello in mezzo al sacro recinto; inoltre la porta orientale del tempio, quella che era di bronzo e assai massiccia, sì che la sera a fatica venti uomini riuscivano a chiuderla e veniva sprangata con sbarre legate in ferro e aveva dei paletti che si conficcavano assai profondamente nella soglia costituita da un blocco tutto d'un pezzo, all'ora sesta della notte fu vista aprirsi da sola. Le guardie del santuario corsero a informare il comandante che salì al tempio e a stento riuscì a farla richiudere. Ancora una volta questo parve agli ignari un sicurissimo segno di buon augurio, come se il Dio avesse spalancato a loro la porta delle sue grazie; ma gli intenditori compresero che la sicurezza del santuario era finita di per sé e che l'aprirsi della porta rappresentava un dono per i nemici e pertanto interpretarono in cuor loro il prodigio come preannunzio di rovina.

Non molti giorni dopo la festa, il ventuno del mese di Artemisio, apparve una visione miracolosa cui si stenterebbe a prestar fede; e in realtà, io credo che ciò che sto per raccontare potrebbe apparire una fola, se non avesse dauna parte il sostegno dei testimoni oculari, dall'altra la conferma delle sventure che seguirono.

Prima che il sole tramontasse, si videro in cielo su tutta la regione carri da guerra eschiere di armati che sbucavano dalle nuvole e circondavano le città. Inoltre, alla festa che si chiama la Pentecoste, i sacerdoti che erano entrati di notte nel tempio interno per celebrarvi i soliti riti riferirono di aver prima sentito una scossa e un colpo e poi un insieme di voci che dicevano: 'Da questo luogo noi andiamo via'''.

APOCALISSI ALIENE: il libro

La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

25 commenti:

  1. Ciao, Zret.
    Leggendo queste parole di Giuseppe Flavio, mi viene da pensare che "tutto il mondo è paese", o meglio, ogni epoca ripete gli errori già avvenuti in passato. Abbandonarsi alla cieca fiducia in un cosiddetto "salvatore" non ha mai portato del bene a nessuno, eppure, anche oggi si preferisce chiudere gli occhi di fronte ad un disastro annunciato, in nome della speranza che le cose possano cambiare.
    Buon pomeriggio, Sharon

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  2. E' quanto scrissi tempo fa, Sharon, in un testo di cui ora non mi sovviene il titolo. Paradossalmente, però, il salvatore forse arriverà presto, nondimeno sarà un salvatore malefico in sembianze angeliche...

    Ciao

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  3. Ciao Zret,

    quando le profezie avverano se stesse!

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  4. Ottimo Zret, sto ancora leggendo il Professore Biglino, tu ne hai anticipato un passo, io sto leggendo il libro e ho pubblicato una sua conferenza molto esaustiva.

    Ti leggo ...

    wlady

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  5. Puntozero, le profezie si avverano o qualcuno agisce in modo che si adempiano?

    Ciao

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  6. Wlady, quando avrai letto il libro, ne potremo discutere.

    Ciao

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  7. Certamente Zret, intanto sono molto curioso del suo terzo libro; che parla dell'inizio della Creazione, quando l'uomo non era ancora in progetto.

    La curiosità mia, è il confronto su quello che ha scritto il professore Sitchin, su questo ultimo libro non si discosta molto da quello che ha scritto il defunto professore, tranne che è stato molto più attento nella descrizione delle macchine "Kavod"
    e della figura di "YHWH".

    Ciao

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  8. Ciao Wlady, appena ti è possibile, scrivi una recensione o un breve commento di questi libri, perché il dibattito su questi temi è sempre fruttuoso.

    A presto!

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  9. Ciao Zret,
    lo farò senz'altro, era già nelle mie intenzioni, ora sto leggendo il libro, ed è entusiasmante a livello di ricerca, pensando poi che il professore Biglino non si interessa di ufologia.

    A presto! Certamente

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  10. Il caso del Professor Biglino si può riferire all'eterogenesi dei fini: mirava alla traduzione letterale e si è imbattutto in scenari di una possibile paleoastronautica.

    Ciao

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  11. Prima che il sole tramontasse, si videro in cielo su tutta la regione carri da guerra eschiere di armati che sbucavano dalle nuvole e circondavano le città. Inoltre, alla festa che si chiama la Pentecoste, i sacerdoti che erano entrati di notte nel tempio interno per celebrarvi i soliti riti riferirono di aver prima sentito una scossa e un colpo e poi un insieme di voci che dicevano: 'Da questo luogo noi andiamo via'''.


    Stupenda la descrizone dello spettacolare avvistamento. Cercando di non finire off topic, si ritorna allo stesso punto di partenza: qualcuno osserva la nostra evoluzione da tempo immemorabile, è una storia che ha radici nella notte dei tempi, ed è singolare e non casuale a mio avviso che questo episodio sia avvenuto proprio a Gerusalemme.
    Proprio sotto il monte del tempio esistono delle mura megalitiche, opere di ingegneria titanica, le cui pietre pesanti diverse centinaia di tonnellate sembrano incastrarsi l'una con l'altra in maniera perfetta.
    A pochi chilometri da Gerusalemme, simili rovine megalitche si trovano a Baalbek e a Damasco.
    La domanda che ne scaturisce è chi c'era su questo pianeta al tempo di Atlantide? E se gli ufo che vediamo fossero navi o satelliti che gli Antichi usano ancora oggi per osservarci?

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  12. Il monte "Moriah" a Gerusalemme era il monte che indicava la via, il monte centrale dei tre monti siti in Gerusalemme, dove venne costruito il Tempio e ubicato il centro di controllo missione postdiluviano degli Anunnaki.

    A differenza del monte Moriah a Gerusalemme, il monte "Zaphon" sito in Libano, (denominato anche Monte del Nord) era nominato in ebraico "Monte del Segreto Nascosto".

    La descrizione cananea, lo descrive come il monte di "Ba.al" per il suo recinto sacro.

    Se il monte Moriah era il centro di controllo, si può dire che la cresta del monte Zaphon a Ba'albek in Libano era il luogo dell'atterraggio.

    wlady

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  13. Contributi molto interessanti, amici. Vorrei approfondire, ma ora non posso.

    Interverrò nel pomeriggio.

    Ciao

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  14. @Zret

    credo che le profezie siano degli avvertimenti. L'adempimento lo paragono ad una agenda invisibile già scritta.

    Nella parte dei segni, ho dovuto pensare alle apparizioni di Maria. Forse Lei in passato ha avuto il suo carro e schiere di armati.

    Questo mondo ha aspetti troppo maschili direi.

    Molto istruttivo quello che scrivi. Grazie.

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  15. Il problema è assai spinoso. Se molte testimonianze si riferiscono a possibili extraterrestri (si pensi al complesso megalitico di Baalbek), altre ricchiamano entità arcontiche. Io direi che la Bibbia può essere letta (è una provocazione) come un libro di Ufologia, mentre con il Quarto Vangelo, alcune lettere di Paolo e vari testi gnostici si ha la SVOLTA: irrompono gli Arconti, prima evocati in modo confuso e sporadico. Chi sono gli Arconti? Non alieni, bensì demoni.

    Se pensiamo alle scie chimiche, alcuni aspetti le apparentano a presunti et (il silicio, la chimica, la tecnologia); altri agli Arconti (la volontà di sterminio, l'orrore che soggiace a questa satanica operazione). Io non ho trovato la quadratura del cerchio, a meno che non si veda negli alieni dei demoni, ma è equazione che per molti versi non mi convince.

    Palla al centro.

    Ciao

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  16. Gigettosix, sembra davvero la descrizione di un avvistamento. Chi andò via e perché? Questi restano enigmi. Gerusalemme, la città dei Gebusei, conquistata dal predone David, fu ed è un portale?

    Ciao

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  17. Riguardo al problema alieni/arconti si tratta probabilmente di esseri provenienti da altre dimensioni, credo che il loro scopo sia quello di impedirci di vedere la realtà, di risvegliarci.
    Zret cosa ne pensi della teoria dell'universo olografico? E se fosse veramente tutta una illusione come sostengono i buddhisti?
    E forse riflettendoci tutto il sistema in cui viviamo è stato congegnato per ingenerare paura e tenerci soggiogati, facendoci dimenticare chi siamo.
    La mente crea qualunque cosa succeda dobbiamo sforzarci di essere persone mgilori, forse è questa l'unica ancora di salvezza.

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  18. Gigettosix, sull'universo olografico scrissi tempo fa. Preciso che è solo un'interpretazione.

    Per teoria dell’universo olografico si intende un modello interpretativo della realtà, secondo cui il mondo fenomenico è una proiezione priva di consistenza “oggettiva” ed in cui ogni parte contiene il tutto. Formulata dallo scienziato David Bohm, ripresa, con qualche variante da altri ricercatori, tale sistema è, mutatis mutandis, radicato in antiche concezioni (si pensi ai Veda) e dottrine filosofiche. Il visionario scrittore statunitense Philip K. Dick ne elaborò un’originale interpretazione.

    Non approfondisco i capisaldi di tale teoria e di visioni contigue, perché li ho già discussi in parecchi articoli cui rimando, ma vorrei qui puntualizzarne alcune implicazioni.

    E’ opportuna in primo luogo una riflessione linguistica: la materia è illusione (maya). Ora il termine “illusione” vale letteralmente “gioco interno” (da in e ludere): ne consegue che gli oggetti “là fuori” sono in verità nel nostro cervello. Nel cervello, che non è colpito dalla luce (fotoni), si formano le immagini delle cose che erroneamente collochiamo fuori di noi.

    Sino a qui la teoria, pur contraria al senso comune che non solo distingue tra interno ed esterno, ma che attribuisce all’esterno autonomia rispetto alla coscienza, è ancora intuitiva. Diventa, però, contro-intuitiva nel momento in cui lo stesso cervello viene assimilato a tutti gli altri “oggetti”, poiché l’encefalo è visto come un elemento fallace proiettato da un quid che Bohm definisce “ordine implicito”.

    Non è quindi il cervello a generare la “realtà”, ma una sorta di coscienza transpersonale: è come se Dio proiettasse le figure e gli eventi di un sogno (o incubo?). Figure ed eventi sono simulacri che gli uomini scambiano per oggetti e fatti “concreti”. Gli uomini si limitano ad osservare la pellicola quadridimensionale della creazione.

    Vogliamo trarne alcune inevitabili conclusioni? Il libero arbitrio non esiste, giacché non è l’uomo con il suo cervello a generare una porzione di realtà, ma è un’unica coscienza (affine ad un elaboratore organico?) che la produce. Non solo, l’individuo non può in nessun modo incidere sugli avvenimenti e le cose. Ogni sua azione, sebbene egli non ne sia consapevole, è simile a quella di uno spettatore che in una sala cinematografica pensasse di poter interagire con gli attori del film, rivolgendosi loro, o di poter cambiare l’intreccio, magari tentando di strappare la pistola al marito-attore che sta per uccidere la moglie-attrice, rea di averlo tradito con un altro.

    La teoria dell’universo olografico quindi consuona con la forma più radicale di fatalismo che si possa immaginare. Introdurre il concetto di libera volontà significherebbe disintegrarne la logica, dunque costruire un modello incompatibile con quello di cui in parola.

    In questo modo l’etica risulta compromessa per due motivi: ogni azione è agita da Qualcos’altro estraneo al soggetto percipiente. Ogni azione plasma e modifica un mondo non solo già plasmato e modificato da un Altro, ma persino di per sé inconsistente ed inesistente. Intervenire su tale realtà è ininfluente, privo di significato morale, perché la realtà materiale non esiste. Parafrasando Dostoevskij, si potrebbe scrivere: “Se non esiste la materia, tutto è lecito”. E’ come se una persona fosse incarcerata per aver ucciso un suo nemico in un sogno! Come si può essere moralmente responsabili di aver assassinato un essere che è solo un’ombra?

    Sono situazioni paradossali che, però, non si possono ignorare, se si vuole analizzare ed illustrare la teoria dell’universo olografico in modo rigoroso. Non è facile ignorare tale sistema che scaturisce da un’indagine coerente dell’infinitamente piccolo, cosmo rarefatto ed impalpabile, quasi sull’orlo del nulla, oltre che da una convergenza con molte dottrine tradizionali, senza dimenticare alcune conferme empiriche.

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  19. In questo modo l’etica risulta compromessa per due motivi: ogni azione è agita da Qualcos’altro estraneo al soggetto percipiente. Ogni azione plasma e modifica un mondo non solo già plasmato e modificato da un Altro, ma persino di per sé inconsistente ed inesistente. Intervenire su tale realtà è ininfluente, privo di significato morale, perché la realtà materiale non esiste. Parafrasando Dostoevskij, si potrebbe scrivere: “Se non esiste la materia, tutto è lecito”. E’ come se una persona fosse incarcerata per aver ucciso un suo nemico in un sogno! Come si può essere moralmente responsabili di aver assassinato un essere che è solo un’ombra?

    Sono situazioni paradossali che, però, non si possono ignorare, se si vuole analizzare ed illustrare la teoria dell’universo olografico in modo rigoroso. Non è facile ignorare tale sistema che scaturisce da un’indagine coerente dell’infinitamente piccolo, cosmo rarefatto ed impalpabile, quasi sull’orlo del nulla, oltre che da una convergenza con molte dottrine tradizionali, senza dimenticare alcune conferme empiriche.

    Ne consegue che l’etica si può solo basare su un postulato della ragion pratica e su un rifiuto della teoria dell’universo olografico. Tale rifiuto implica l’elaborazione di un sistema dualista con tutte le aporie che le filosofie dualiste implicano, benché anche i modelli monisti (come la teoria dell’universo olografico) incorrano in sfide concettuali non meno ostiche.

    Molti altri aspetti meriterebbero di essere almeno sfiorati: qual è la natura della dimensione onirica all’interno di un cosmo olografico? Come inscrivere i sogni nel Sogno? E’ possibile conciliare tale teoria con altre che attengono alla sfera fenomenica? Se sì, a quale prezzo? Dove si situa il male in questo asettico, perfetto disegno concettuale? Altri potrà provare a rispondere a questi ed altri quesiti vertiginosi che snocciolo come altrettante sciarade.

    Va rilevato che questo sistema è l’unico, tra gli schemi scientifici, che tenta di inoltrarsi nel non-manifesto, di cui non sappiamo in verità nulla e sul quale si possono formulare solo ipotesi non falsificabili. Quindi da teoria scientifica tende a configurare una dottrina filosofica.

    Alla fine, lo scetticismo di Pirrone, che andava a sbattere contro gli alberi, non disponendo di un criterio di verità da cui arguire che gli alberi esistono e che sono lì dove li vediamo, pare inevitabile. Infatti non sappiamo né possiamo sapere se l’albero esista né se sia lì né perché né come etc.

    Il nostro tragico destino è quello di andare a sbattere contro la vita, assai più dura e ruvida degli alberi pirrroniani.


    [1] Differente è la terminologia con cui i diversi scienziati individuano questo quid: ad esempio l’italiano Sergio Corbucci lo chiama “vuoto quantomeccanico”. Giustamente Luigina Marchese preferisce definirlo “nulla”: è il nulla, infatti, a partorire il tutto. Come ciò possa avvenire, in violazione del principio del terzo escluso, con l’equazione 0 = 1, non possiamo né comprendere né spiegare, ma è un dato che può essere solo constatato.


    [2] L’essere è: nessuno ha mai chiarito in modo persuasivo “perché l’essere, invece del non essere”.

    Qui un'ampia e perspicua descrizione della teoria.

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  20. Addendum.

    Se gli alieni/arconti sono esseri interdimensionali, che ruolo hanno presunti et? Sono osservatori? I nostri creatori? Nemici degli arconti o loro alleati?

    Circa l'universo olografico, ho ricevuto un libro che propone una teoria del tutto, includente anche le concezioni di Bohmm et al. Quando l'avrò letto, potrò integrare o rivedere quanto scrissi, ma, in verità, tra i vari ricercatori e scienziati che ho interpellato su tale modello e sulle sue aporie, nessuno ha saputo rispondermi.

    Ciao

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  21. Citazione:
    "riprese i motivi tradizionali dell’apologetica giudaica sull’antichità e la superiorità degli Ebrei rispetto ai Greci"

    Il vizio è di vecchia data, evidentemente. Comunque, anche i greci si sentivano superiori ai barbari. Ognuno tira l'acqua al suo mulino.

    Altra citazione:
    "Nella disgrazia l'uomo è pronto a credere e, quando l'ingannatore fa intravedere la fine dei mali incombenti, allora il misero s'abbandona tutto alla speranza".

    Questa l'avevi già riportata recentemente. Da applicarsi ai giorni nostri.

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  22. Un vizio di vecchissima data. I Greci, però, non si ritenevano il "popolo eletto".

    L'aforismo di Giuseppe Flavio valga come monito per chi indulge facilmente alle illusioni, magari imbellettate da speranze.

    Ciao

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  23. Ciao Zret, ti ringrazio per la tua eccellente spiegazione, avevo sentito parlare di queste teorie senza invero capirci molto, potessi tornerei a scuola per averti come professore!
    Noto quindi che il modello olografico ti ha convinto, in ogni caso condivido le tue conclusioni: sia postulando un sistema dualistico che monistico è inevitabile non incorrere dentro un paradosso che è la "realtà" in cui viviamo.

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  24. Gigetto, prova a leggere questo:

    http://www.stampalibera.com/?p=23214

    Ciao

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  25. Gigettosix, ho esposto la teoria dell'universo olografico in modo semplice e - spero - comprensibile. Anche se è un modello affascinante, non è privo di incongruenze e punti deboli su cui proverò a ragionare quanto prima.

    Grazie della segnalazione, Freeanimals.

    Ciao

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