17 marzo, 2012

I gattici

Nella struggente lirica “I gattici” (Myricae, 1891) Pascoli dipinge una giornata autunnale, con i filari di pioppi, la nebbia che sfuma i contorni dei cespugli. L’autore ricorda quando, in primavera, il vento tiepido schiudeva le gemme, mentre ora mulina le foglie secche, inaridite. Il passato non può tornare e la bella stagione presto precipita nell’inverno: cadono grigie piogge, cade la neve, soffia la gelida tramontana, le giornate sono brevi e cupe. Tutto è destinato a trascorrere ed a morire.

L’ultima strofa con il suo ritmo affannoso, è quasi un rantolo.


E vi rivedo, o gattici d’argento,
brulli in questa giornata sementina:
e pigra ancor la nebbia mattutina
sfuma dorata intorno ogni sarmento.

Già vi schiudea le gemme questo vento
che queste foglie gialle ora mulina;
e io che al tempo allor gridai, Cammina,
ora gocciare il pianto in cuor mi sento.

Ora, le nevi inerti sopra i monti
e le squallide pioggie e le lunghe ire
del rovaio che a notte urta le porte

e i brevi dì che paiono tramonti
infiniti e il vanire e lo sfiorire
e i crisantemi, il fiore della morte.

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La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

4 commenti:

  1. Il grande poeta, lasciandosi possedere dal dèmone della depressione e dello scoramento, ha perso un'occasione d'oro per cantare la bellezza e la dolce malinconia di una brumosa giornata di autunno.

    Come non cogliere il fascino della nebbiolina di un tempo - quella naturale, non quella secca ed esclusivamente chimica di questi anni - che pervadeva tutte le cose sfumandone i contorni e che veicolava in sè un che di misterioso, quasi un vago cenno all'Assoluto?

    Che cosa dovremmo dire allora noi, uomini della Fine, condannati dal Fato e dalla Necessità ad assistere al tramonto definitivo delle bellezze della Natura al punto che, fra pochissimo, esse non saranno che un lontano ricordo che molti si porteranno dentro sino ad esalare l'ultimo respiro, senza che siano tornati a riveder le stelle?

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  2. Ciao Zret.
    Ti lascio solo una piccola nota sui crisantemi, che per noi sono inevitabilmente associati alla morte: eppure in Oriente essi sono portatori di gioia e felicità.
    Quindi, la fine è indissolubilmente legata all'inizio, nello stesso simbolo. La trovo una contraddizione sublime.
    Buona notte, Sharon

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  3. Paolo, ci si accorge del valore delle cose solo quando le si perde. Così oggi, defraudati della natura, gioiremmo di una nebbia naturale e di una pioggia fresca e rigeneratrice.

    Il sonetto di Pascoli resta, con questa constatazione, una gemma di grande valore.

    Ciao

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  4. E' vero, Sharon. Tra l'altro, i crisantemi sono fiori di leggiadra bellezza. La fine è un principio ed il principio è la fine del vecchio.

    Ciao

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