02 marzo, 2012

Necessità e male in un saggio di Simone Weil

Il saggio di Simone Weil (1909-1943) “La Grecia e le intuizioni precristiane” avvince, anche se convince solo in parte. La pensatrice francese prova a dipanare la matassa della necessità e del male.

Scrive la Weil: “La scienza in tutti i suoi rami, dalla matematica alla sociologia, ha per oggetto l’ordine del mondo. Essa non lo vede sotto l’aspetto della necessità, poiché ogni considerazione di convenienza e finalità deve essere rigorosamente esclusa, ad eccezione della nozione stessa d’ordine universale. Più la scienza è rigorosa, precisa, dimostrativa, strettamente scientifica, più risulta manifesto il carattere essenzialmente provvidenziale dell’ordine del mondo. Ciò che chiamiamo il o i Disegni, il o i piani della provvidenza, non sono che immaginazioni fabbricate da noi.

Autenticamente provvidenziale, provvidenza stessa, è proprio questo ordine del mondo che è il tessuto, la trama di tutti gli eventi e che, sotto uno dei suoi aspetti, è il meccanismo spietato e cieco della necessità. Perché una volta per tutte la necessità è stata vinta dalla saggia persuasione dell’Amore. Questa saggia persuasione è la provvidenza. Questa sottomissione senza violenza della necessità alla sapienza amante, è la bellezza. La bellezza esclude i fini particolari. Quando in una poesia è possibile spiegare che quella tal parola è stata messa dal poeta là dov’è per produrre tale o tal altro effetto, per esempio una rima ricca, un’allitterazione, una certa immagine e via di seguito, la poesia è di second’ordine. Di una poesia perfetta non si può dire nulla, se non che la parola è la dov’è, e che è assolutamente necessario che vi sia.

E’ lo stesso per tutti gli esseri, noi compresi, per tutte le cose, per tutti gli eventi che si inseriscono nel corso del tempo. Quando rivediamo, dopo una lunga assenza, un essere umano ardentemente amato ed egli ci parla, ogni parola è infinitamente preziosa, non per il suo significato, ma perché la presenza di colui che amiamo si fa sentire in ogni sillaba. Anche se per caso soffriamo in quel momento di un mal di testa così violento che ogni suono fa male, quella voce che fa male non per questo è meno infinitamente cara e preziosa, poiché racchiude quella presenza. Allo stesso modo colui che ama Dio non ha bisogno di rappresentarsi il tale o tal altro bene suscettibile di derivare da un evento accaduto. Ogni evento che si compie è una sillaba pronunciata dalla voce dell’Amore stesso”.

E’ impossibile riassumere un libretto tanto ispirato e sofferto, perciò, oltre al passo sopra riportato, estraggo qualche altro diamante tagliente che l’autrice cava nella miniera della sua anima.

“La Creazione, l’Incarnazione, la Passione costituiscono la follia di Dio”: audace e quasi blasfema asserzione.

“La necessità fa di noi una poltiglia informe”: fatale sensazione di chi si sente schiacciato, umiliato e che nell’umiliazione trova la sua più alta dignità.

“Accettare l’esistenza di tutto ciò che esiste, compreso il male, eccettuata la porzione di male che noi abbiamo la possibilità e l’obbligo di impedire”: amor fati, ma pure scatto etico e quasi ribellione ad un dominio assurdo.

“Noi siamo frammenti staccati da Dio”: senso di scissione, acuminato dall’angoscia.

“Attraverso tre fori passa il soffio di Dio: la scienza teorica, pura; la bellezza dell’arte; la sventura”: tentativo di riunire il diviso per mezzo di esperienze abissali, al confine della dismisura. E’ nell’eccesso, nella dismisura che si può intravedere una paradossale speranza di salvezza?

“Ciascun mattino l’anima si mutila di ogni aspirazione, perché il pensiero non può viaggiare nel tempo senza traversare la morte”: tra le pieghe della vita quotidiana si addensano le ombre di un comune destino.

Così la Weil scava nella condizione umana lacerata tra disperazione ed anelito, tra ineluttabilità e Grazia, tra il ghiaccio della rassegnazione ed il fuoco della fede più folle. Se le parole sul martirio che strazia la vita, suonano alla maniera di una fra le tante teodicee persino con venature masochiste – il dolore è autoflagellazione più che catarsi – la visione del cosmo che è assottigliamento, regressione di Dio, persino croce cui sono inchiodati il Creatore e le creature, si radica nel terreno di un pensiero chiaroveggente. Così l’insondabile(?) ma suggestivo frammento di Anassimandro rimbalza nelle pagine del saggio per porci innanzi al senso ultimo di una realtà senza apparente significato.

Dilaniata tra ammirazione per la bellezza della natura e coscienza dell’irrazionalità del mondo, la Weil si spinge fra le fenditure della logica per dimostrarne la manifesta incongruità. Celebra la scienza teorica, per denunciarla come orditura necessitante del cosmo. Strappa al silenzio di Dio una sillaba balbettante ed erige un muro invalicabile tra gli uomini e l’Essere supremo. Soprattutto, con il suo lirismo teso, spezzato (la filosofia assurge ad arte, quando, esorcizzando il male, lo decanta e lo lascia come sedimento ormai inerte), l’autrice sgomenta e consola (ma il veleno delle parole è nel loro intento consolatorio), per scolpire la contraddizione, non del pensiero ma dell’essere.

Nella contraddizione s'incarna la più disperata, dura verità, si raggruma il buio più accecante.

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9 commenti:

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  2. Molto gradita a un filosofo e metafisico di area cattolica come Marco Vannini che vede nella Weil uno dei culmini della riflessione cristiana e molto considerata pure da scrittori più o meno esoterici quali Elemire Zolla e Cristina Campo, io non ho mai capito con precisione la vera natura dei pensieri che giravano nella testa della Weil.

    Sarà forse perchè possiedo una mente essenzialmente pratica e concreta, ma i ricami della scrittrice di origine ebraiche e poi convertita al Cristianesimo non fanno per me.

    Le sue pagine vaghe e fumose le vedo più idonee ai frequentatori di canoniche, agli ammiratori del Concilio e magari ai lettori di Avvenire.
    Per quel che mi riguarda preferisco testi più succulenti.

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  3. Ciao Zret, hai per caso letto questo libraccio scritto da un sedicente biologo (cattolico e antievoluzionista, tra l'altro) circa il "mito" degli extraterrestri? Quel signore dice che è un prodotto degli ambiente esoterici. Ma come si fa a dire cose del genere?

    Un abbraccio.

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  4. Ciao Zret. Scusami se vado OT.
    Hai sentito parlare di questo libraccio? L'autore è un sedicente insegnante di scienze delle superiori (ipercattolico e antidarwinista, tra l'altro) e sostiene che tutta la fenomenologia UFO è un'invenzione, un mito dalle radici occulte, in parole povere ed irrispettose, dice che è tutta fuffa.
    Sarebbe interessante un tuo dotto parere su questo libro e su questo personaggio.

    Un abbraccio.

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  5. Paolo, concordo con te. Ad onor del vero, il saggio in parola contiene uno scritto sull'Iliade non scevro di profondità, mentre gli altri contributi sono una surrettizia esegesi della filosofia platonica come anticipatrice del Cristianesimo, laddove essa prelude semmai ad Agostino che saccheggiò i dialoghi delfondatore dell'Accademia. Il Cristianesimo primitivo è altra cosa, ben lungi da Platone.

    Della Weil apprezzo il "bello stile", anche se riconosco che la letteratura non è necessariamente verità, nonché certe sue riflessioni sul male, ma dissento da molte altre sue idee (avvince, ma non convince). Merito del libro di cui sopra è l'aver evidenziato l'importanza del frammento di Anassimandro che in nuce contiene molti concetti della filosofia più sagace.

    Ciao

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  6. Coscienza stellare, lessi tempo fa delle recensioni, anzi stroncature dello scarafaccio da te citato. Trattasi di un ribrezzoso centone nel solco dell'ufologia monneriana, riduzionista e pseudo-sociologica con ambizioni scientifiche. E' un'ufologia nata e cresciuta, benché stentamente ,oltralpe ed abbracciata toto corde dal C.I.S.U., il centro fuffologico torinese cui aderisce anche Paolo Toselli, centro che è un'appendice, anzi appendicite dell'infame ed esecrando C.I.C.A.P. Detto questo, detto tutto. Se hai una sedia con una gamba più corta, potrai usare il libro di Marletta per evitare che la carega dondoli.

    Ciao

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  7. Non ho pubblicato il commento. Il libro è e resta uno scartafaccio, per di più paleozoico.

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  8. Personaggio, Simone Weil, strano, magmatico e per certi versi interessante ma soprattutto ricco di contraddizioni.

    Non conosco le sue opere di prima mano e pertanto mi sono riletto il capitoletto che Marco Vannini le dedica nella sua monumentale storia della Mistica occidentale intitolata ' Il Volto del Dio Nascosto'.

    Saltano fuori alcuni dati biografici della Weil che qui riferisco.

    La nostra era di ricca famiglia ebraica ma detestava il messaggio politico e pseudo-religioso contenuto nell'Antico Testamento specificamente rivolto alla sua razza.

    Era cripto-cristiana ma non ebbe mai il coraggio di farsi battezzare.

    Era visceralmente anti-marxista ma combattè a fianco dei repubblichini contro le truppe franchiste.

    Altro dato rilevante. Nella sua veemente critica della figura del Dio nazionale di Israele che - a suo parere, per via dell'autoritarismo e della intrinseca crudeltà ed esclusività, mai e poi mai avrebbe potuto esser considerato il Padre del Cristo - la si potrebbe idealmente avvicinare all''arcieretico' del secondo secolo Marcione.

    Così come Marcione ravvisava nello Yahweh vetero-testamentario un dio inferiore dalla natura prettamente demiurgica sulla falsariga del filone gnostico di quel periodo, così Simone Weil ribadiva l'antinomia assoluta fra Vecchio e Nuovo Testamento.

    Altra curiosità: il celebre testo 'La condition ouvrière', pubblicato anch'esso postumo e che fece una gran fortuna nel periodo pre-conciliare presso gli ambienti cattolici, diede curiosamente la stura al movimento dei...preti operai.

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  9. Paolo, alcuni biografi ed esegeti definiscono la Weil gnostica tout court. Marcione fu teologo molto vicino ad alcune idee della Gnosi antica. Mi chiedo se non avesse comunque un po' di ragione la pensatrice francese, quando vedeva nel cosmo una diminutio di Dio.

    Allargando il discorso, mi domando: i parassiti (valga quesrto esempio estremo per tutti) sono stati creati da Dio? Qual è il loro ruolo nel provvidenziale disegno del cosmo? Non ha forse agito un demiurgo folle?

    ?

    Ciao

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