12 aprile, 2012

Bestiario

Il golpe della golpe...

E’ sempre di rovente attualità “Il principe” di Niccolò Machiavelli. In particolare il capitolo XVIII contiene una descrizione icastica dei governanti. Tralasciando le secolari polemiche sul machiavellismo e sulla scissione tra politica (la raison d’état) e morale, è indubbio che, mutatis mutandis, l’analisi del "segretario fiorentino" offre una potente chiave di lettura della storia recente e della contemporaneità. Si devono, però, prima mettere in luce alcuni limiti del suo pensiero.

Egli scrive: “Dovete adunque sapere come sono dua generazione di combattere: l’uno con le leggi, l’altro, con la forza: quel primo è proprio dello uomo, quel secondo delle bestie: ma perché el primo molte volte non basta, conviene ricorrere al secondo”.[1] La dicotomia tra leggi e forza è, in verità, apparente, giacché lo stato esprime la coercizione attraverso le norme, spesso molto più ostiche della violenza relegata ai casi estremi di ribellione. Inoltre l’autore non considera tra i pilastri del principato la fiscalità, laddove gli stati moderni nacquero come compagini che via via assunsero il monopolio della violenza (esercito), della “giustizia” e del sistema tributario. Senza le risorse provenienti dai tributi estorti ai sudditi (che li si definisca “cittadini” appartiene all’ipocrisia del lessico eufemistico), lo stato non può reggersi né consolidare il suo detestabile dominio. Le milizie, che siano eserciti cittadini o truppe mercenarie, costano ed il patrimonio del principe non è sufficiente né per le campagne militari né per le numerose esigenze amministrative.

Accennate queste carenze interpretative, segno di un realismo che è innestato sull’astrazione e sulla nobile ma per lo più teorica ripresa dei classici (Tito Livio in primo luogo), si deve riconoscere che i “politici” attuali incarnano le bestiali qualità additate da Machiavelli: sono infatti feroci come leoni e soprattutto astuti come volpi.

Sendo adunque uno principe necessitato sapere bene usare la bestia, debbe di quelle pigliare la golpe et il lione; perché il lione non si defende da’ lacci, la golpe non si defende da’ lupi. Bisogna adunque essere golpe a conoscere e’ lacci, e lione a sbigottire e’ lupi. Coloro che stanno semplicemente in sul lione, non se ne intendano. Non può per tanto uno signore prudente né debbe, osservare la fede, quando tale osservanzia li torni contro e che sono spente le cagioni che la feciono promettere. E, se li uomini fussino tutti buoni, questo precetto non sarebbe buono; ma, perché sono tristi e non la osservarebbano a te, tu etiam non l’hai ad osservare a loro. Né mai a uno principe mancarono cagioni legittime di colorire la inosservanzia”.

La lezione dello scrittore è stata appresa a menadito: la genia dei politici pullula di figuri spregiudicati, doppi, bugiardi, spergiuri, fedifraghi, dietro tuttavia una patinata parvenza di onorabilità e di rettitudine (si pensi a Napo), poiché: “a uno principe non è necessario avere tutte le soprascritte qualità, ma è bene necessario parere di averle”.

Simulatori e dissimulatori, i governanti sanno come circuire il popolo, ora blandito ora minacciato. Infatti: “Ognuno vede quello che tu pari, pochi sentono quello che tu se’; e quelli pochi non ardiscano opporsi alla opinione di molti, […] perché el vulgo ne va preso con quello che pare e con lo evento della cosa; e nel mondo non è se non vulgo”. Se le classi dirigenti possono non solo agire per crearsi spudorati privilegi ed immunità, ma addirittura per danneggiare la popolazione, senza mai incorrere nei rigori della “legge”, anzi atteggiandosi a paladini della giustizia e della democrazia, ciò avviene per l’infinita stoltezza della massa. Ha ragione Machiavelli ad asserire sdegnoso che “nel mondo non è se non vulgo”: è un volgo che merita di essere abbindolato ed oppresso per la sua inerzia, il servilismo, la stolidità, il fanatismo, la rozzezza.

Dunque non sorprendiamoci, da smaliziati osservatori quali siamo, se, volendo dare un’occhiata a recenti fatti di casa nostra, gli elettori ed i militanti del Carroccio sono stati gabbati da una nomenklatura di partito ingorda di denaro e priva di scrupoli, per giunta scaltra (golpe), se confrontata con la dappocaggine del “popolo leghista”. E’ proprio questo “popolo leghista” che sarà presto turlupinato da Bobo o chi per lui, comunque da qualche lestofante che, promettendo pulizia e correttezza, rinnoverà un sistema imperniato sulla corruzione, il ladrocinio e l’ingiustizia, fino a quando una ventata di falsa moralizzazione spazzerà via i quaquaraqua.

Eppure la vomitevole “politica” di oggi (che è invero solo una quinta di teatro, dietro la quale operano criminali burattinai) sorprenderebbe lo stesso disincantato Machiavelli che, se scrivesse oggi il “De principatibus”, completerebbe il suo bestiario, affiancando al “lione”, l’irruente e sguaiato Bossi, ed alla “golpe”, il gesuitico, pericoloso e mellifluo Bobo, una trota, anzi… il Trota.


[1] Si osservi di passaggio come il ragionamento del Machiavelli si sviluppi in maniera ramificata, con opposizioni dialettiche da cui si producono altre antitesi, a creare, per così dire, una struttura frattalica. Il dualismo nelle argomentazioni è insieme forza e debolezza di un pensiero che, operata una netta e quadrata contrapposizione concettuale, fatica a cogliere le sfumature ed i traits d’union.

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9 commenti:

  1. Bobo.Una mezza cartuccia - ma che dico 'mezza', forse appena un quarto di cartuccia - non potrà correre molto lontano. Una figura scialba, senza personalità, un burocrate di partito buono al massimo per fare l'impiegato in qualche cellula decentrta. E poi antipatico oltre ogni ragionevolezza e pure brutto che lo si potrebbe mettere a fare lo spaventapasseri in un campo di grano.

    Una qualità non gli manca però: l'autoritarismo che gli ha permesso di fare il Ministro dell'Interno con becera determinazione. Un fedele 'servitore dello Stato', come ama chiamarsi sta gente.

    Ma come, proprio lui che è stato allattato in un movimento che si dichiarava anti-statalista e antiburocratico per eccellenza e che nell'ultima sua fase politica ci si è presentato invece come uomo d'ordine?

    Bobo - unico sulla scena, che io sappia - ha addirittura invocato l'uso dell'esercito per combattere e contenere il movimento no-tav.

    Per Bobo, parlare di 'aurea mediocritas' sarebbe un lusso sfrenato. Nel suo caso vale invece la pena di parlare di una mediocrità di latta.

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  2. Non vado spesso su Straker Enemy, ma ho notato poco fa che il tuo articolo, Zret, è stato riportato da Essse. Una o forse due volte ho avuto anch'io questo onore.
    Quanto al merito, a Roberto Maroni va addebitata la colpa di aver introdotto i body scanner negli aeroporti, cosa che non gli perdonerò mai, anche se probabilmente se ci fosse stato un altro al posto suo sarebbe successa la stessa cosa.
    Riguardo alle rivendicazioni identitarie, esse partono da una base sacrosanta ma sembra siano state contaminate e infangate una volta trasformate in partito politico. Verrebbe da pensare ad una regia occulta dietro a ciò.
    Oltretutto, le identità nazionali si oppongono alla globalizzazione del NWO e sarebbero da appoggiare, ma con gli ultimi eventi dichiararsi identitari sta diventando quasi una vergogna.
    Fin dall'inizio la Lega Nord ha avuto l'appoggio della parte più retriva della popolazione, in primis i cacciatori bresciani e bergamaschi, e per tale ragione me ne sono sempre stato alla larga.
    Per lo stesso motivo per anni ho avuto difficoltà a parlare nella lingua della mia etnia, il friulano, perché lo associavo a cacciatori, uccellatori e frequentatori di sagre, tutta gente che anche adesso non mi è simpatica.
    La domanda è: come salvare le lingue e le culture minoritarie senza dover ricorrere a strutture di partito corrompibili e ricattabili?

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  3. Bobo è uno dei personaggi più squallidi che abbiano mai calcato la scena politica italiota. E' una specie di leninista fanatico, settario e dispotico. E' evidente che vuole diventare il nuovo ducetto della Lega.

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  4. Purtroppo la politica dei partiti che dovrebbero difendere le identità regionali è talmente scalcinata, velleitaria e cialtronesca che, alla fine, si lascia contaminare dal sistema. Si salvano pochissimi e quei pochi non hanno voce in capitolo.

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  5. Non si possono apportare alla scena politica di una Nazione cambiamenti epocali se non si ricorre alla forza. Pertanto la Lega Nord è nata zoppa e questo Bossi non poteva non saperlo.

    E per ricorrere alla forza occorre innanzitutto disporre di un appoggio da dietro le quinte, il che ovviamente significa ottenere dei finanziamenti in nero da parte dei gruppi basncari più importanti, l'appoggio della massoneria internazionale che coincide con ottima approssimazione con la volontà dei governi inglese ed americano nonchè la benedizione del Vaticano.

    Muoversi senza tali premesse avrebbe significato un inutile spargimento di sangue, quand'anche ci fossero stati a disposizione gruppi di uomini armati pionti a tentare il 'putsch' e quindi a sacrificare la propria vita.

    E allora, visto che i capi della Lega ben sapevano come girava - e addirittura si dice che il movimento sia nato e cresciuto con i finanziamenti dei Rothschild - ben si son guardati da anche solamente accennare un colpo di mano.

    Praticamente il becero movimento era ingabbiato fin dai suoi esordi. E allora a che cosa è servita la Lega Nord? Ad una semplice perdita di tempo e soprattutto ad un rafforzamento del potere centrale.

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  6. Analisi inecccepibile, Paolo. L'azione politica, prima o dopo, s'infila in un cul de sac e comunque segue un percorso stabilito a priori dai poteri forti.

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  7. le "culture minoritarie" di oggi,accenna il secondo commento.Fiorite come sappiamo in Italia nel Medioevo prendendo il modo dallo scambio città-campagna ,in Italia sono entrate in crisi, dalla fine del primo conflitto mondiale, con l' introduzione dell' industria-eterica (radio;poi televisione, poi il computer). E' però evidente il loro minimo rinnovo(!) nelle scelte , per esempio, agro-biologiche indipendenti , dove c' è disposizione ad aprirsi a modi affini : che non pare possano essere più quelli della Città di oggi(dove sopravvive, nei poteri, il passato come fantasma).Diceva una affascinante e molto nota signora: se cerchi una mano puoi trovarla alla fine del tuo braccio

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  8. l'idea-azione federalista,laicissima in Cattaneo, muove dal Medieovo, dove lui vede realizzato compiutamente, RICONCILIATO, l'antichissimo scambio città-campagna(Caino-Abele, in altri termini,meta-storici) : dopo il 1918,le forme medievali di questa apparente conciliazione sono dissolte:in Italia,prima dai modi delle pedagogie nella scuola resa d' obbligo e ancor più, di seguito ,come altrove, dalla "industria-eterica" . Abele oggi si rinnova per esempio nelle azioni agro-biologiche (in senso lato) indipendenti , dove affiora una prospettiva "aperta": estranea al mercato-mondo e alla scienza baconiana(la "Città" ,nel suo dato entelechiale odierno) Parlare di minaccia di sopravvivenza , come fa il secondo commentatore, per le antiche "culture minoritarie" ,è , mi pare , angoscia di responsabilità per ciò che , venendo meno l' altro termine binomiale,può invece evolvere con nostra migliore responsabilità da solo.

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  9. M.E.S. (meccanismo europeo di stabilità): la fine della sovranità nazionale

    Fra qualche giorno in Senato dovrà essere votata la modifica dell’articolo 81 della Costituzione con cui sarà introdotto il cosiddetto pareggio di bilancio e cioè l’obbligo per i governi di pareggiare costi e ricavi.

    E' una norma che, già approvata dalla Camera, rischia di sancire la definitiva esautorazione dell'Italia, la cui politica economica sarà delegata alle oligarchie bancarie e finanziarie. La riforma costituzionale implica una drastica riduzione del debito pubblico generato dal signoraggio, di modo che il rapporto tra deficit e prodotto interno lordo sia pari al 3 per cento.

    Ora, poiché il perverso sistema del signoraggio primario impedisce che il debito astronomico sia saldato o anche solo lievemente abbassato, la legge non è il segno della volontà di risanare le finanze, ma uno strumento ed un pretesto per attuare una sfilza di manovre economiche sempre più dure, con il fine di distruggere l'economia e di creare una massa di poveri privi di diritti, schiacciati da un'amministrazione totalitaria.

    Il tutto si inquadra nell'adesione dell'Italia, auspice il diabolico Mario Monti, al M.E.S., il meccanismo europeo di stabilità, un fondo comunitario cui il nostro paese dovrà versare somme gigantesche affinché siano gestite dai plutocrati internazionali che, speculando, getteranno nel baratro uno Stato dopo l'altro. Anche la Germania e le altre nazioni che hanno aderito al M.E.S., sebbene siano in una situazione all'apparenza tranquillla e con un apparato produttivo florido, saranno presto risucchiate nel vortice.

    Solo la Repubblica Ceca ed il Regno Unito - per ora - si sono rifiutate di sottoscrivere un accordo capestro che è una vera e propria condanna a morte.

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