02 luglio, 2012

L'enigma di Göbekli Tepe

"Göbekli Tepe è il più importante sito archeologico del mondo" (David Lewis-Williams).

Göbekli Tepe (in turco, “la collina dal ventre gonfio”) è un sito archeologico presso la città di Şanlıurfa nell'odierna Turchia, presso il confine con la Siria, risalente all'inizio del Neolitico o alla fine del Mesolitico. Vi è stato rinvenuto il più antico complesso templare litico (11.500-8.000 a.C. circa), la cui edificazione si protrasse presumibilmente per tre o quattro secoli.

Il complesso è ubicato su una collina artificiale alta circa quindici metri e con un diametro di pressappoco trecento metri, situata sul punto più alto di un'elevazione di forma oblunga. Da lì si domina la regione circostante, tra la catena del Tauro e il Karaca Dağ e la valle dove sorge la città di Harran.

Il sito fu individuato nel 1963 da un gruppo di ricerca turco-statunitense, che notò diversi consistenti cumuli di frammenti di selce, segno di attività umana nell'età della pietra.

Göbekli Tepe fu riscoperta trent'anni dopo da un pastore curdo: l’uomo notò alcune singolari pietre che affioravano dal suolo. La notizia del rinvenimento giunse al responsabile del museo della città di Şanlıurfa. Egli contattò il ministero preposto: a sua volta i funzionari del dicastero si rivolsero all’Istituto archeologico germanico con sede ad Istanbul. Nel 1995 cominciarono gli scavi per opera di una missione congiunta del museo di Şanlıurfa e dell'Istituto archeologico germanico, sotto la direzione di Klaus Schmidt. Nel 2006 le attività furono assegnate alle università tedesche di Heidelberg e di Karlsruhe.

Si portò così alla luce un monumentale santuario megalitico, costituito da una collina artificiale delimitata da muri di pietra grezza a secco. Furono anche reperiti quattro recinti circolari, delimitati da enormi pilastri in calcare pesanti oltre dieci tonnellate ciascuno. Secondo il direttore del dissotterramento, le pietre, drizzate in piedi e disposte in circolo, simboleggiano assemblee di uomini.

Sono stati poi dissotterrati circa quaranta blocchi a forma di Tau e che raggiungono i tre metri di altezza. Nella maggior parte dei casi vi sono effigiati in rilievo diversi animali (serpenti, anatre, gru, tori, volpi, leoni, gazzelle, cinghiali, gamberi, scorpioni, formiche…). Alcune sculture vennero volontariamente abrase. Altre pietre sono decorate con motivi geometrici. Certuni monoliti sono istoriati con forme falliche. Forse risalgono ad epoche successive e trovano similitudini nelle culture medio-orientali (siti di Byblos, Nemrik, Helwan e Aswad).

Indagini geomagnetiche hanno indicato la presenza di altri duecentocinquanta macigni ancora inumati.

Secondo gli archeologi ufficiali, l’esistenza di codesta struttura monumentale dimostra che anche precedentemente allo sviluppo dell'agricoltura e nell'ambito di un'economia di caccia e raccolta, gli uomini possedevano mezzi bastevoli per erigere poderosi complessi. Il direttore dello scavo ritiene che fu proprio l'organizzazione sociale necessaria alla creazione di Göbekli Tepe a promuovere uno sfruttamento pianificato delle risorse alimentari ed a favorire le prime pratiche agricole. Il sito si trova, infatti, nella regione della Mezzaluna fertile, dove cresceva il grano selvatico.

Nessuna traccia di piante o animali domestici è stata tuttavia recuperata negli scavi, inoltre mancano resti di abitazioni. A circa quattro metri di profondità, ossia ad un livello corrispondente a quello della costruzione del santuario, sono stati dissepolti frammenti di utensili litici (raschiatoi e punte per frecce), insieme con ossi di animali selvatici, semi di piante spontanee e legno carbonizzato. Sono vestigia che testimoniano la presenza in questo periodo di un insediamento stabile.

Intorno al IX millennio a.C. il centro fu deliberatamente abbandonato e sepolto sotto un colle artificiale.

Göbekli Tepe è un enigma archeologico, la tessera che mal si incastra nel mosaico della storia accademica: come coniugare la primitiva cultura di genti del Mesolitico, dedite alla caccia, alla raccolta e ad una rudimentale agricoltura con la costruzione di un sito megalitico di tale imponenza e complessità? In verità, alcune questioni meritano delle indagini che non si limitino alle analisi stratigrafiche ed alla catalogazione tipologica dei manufatti. Bisognerebbe in primo luogo tentare di comprendere il valore iconografico degli animali scolpiti sulle pietre a Tau: molti studiosi hanno ipotizzato un contenuto di tipo sciamanico; altri hanno sottolineato il valore simbolico delle raffigurazioni…. Spesso, quando si brancica nel buio, ci si appella alla valenza simbolica delle immagini, il che può significare tutto e niente. E’ evidente che molti animali non sono legati alla pastorizia ed alle attività venatorie: dunque qual è il retroterra culturale da cui emerse tale “bestiario”? Se non si pensa ad uno scenario totemico o archeoastronomico, è arduo formulare supposizioni plausibili. [1]

Göbekli Tepe non fu una città, ma un gigantesco tempio eretto in una zona non distante da Harran, il centro che, nella tradizione è collegato, insieme con Ur, ad Abraham, il patriarca sumero. Non siamo lontani dalla Siria, dalla Fenicia e dalla Mesopotamia, regioni in cui si incontrarono e scontrarono popoli di diverse stirpi (Sumeri, Camiti, Semiti, Indoeuropei), dove furono fondate splendide ed opulente città (si ricordi almeno Ebla), crocevia di commerci, di fecondi scambi culturali, fucine di miti e di invenzioni (l’alfabeto, il vetro…). Gobekli Tepe è, però, più antica: dovrebbe avere grosso modo l’età di Catal Huyuk (nell’attuale Turchia) e della biblica Gerico.

Perché il luogo fu abbandonato e coperto con tonnellate di terra? Chi l’aveva creato volle forse occultare ai posteri un inconfessabile segreto? Chi decise di consacrare la vasta area? Quali dei adoravano i costruttori di Göbekli Tepe? Il complesso irradia un fascino che ha alcunché di sinistro. Saranno certi rilievi di animali rappresentati in modo rude con tratti a volte terrifici, saranno i pilastri a Tau, simili ad uomini pietrificati (le sculture della Lunigiana sono circonfuse da un’aura simile, sacrale ed enigmatica e, come certi idoli del santuario medio-orientale, hanno spesso braccia stilizzate). [2] Sono pilastri che non sorreggono nulla, inframezzati ad altri reperti, talora inquietanti: statue lapidee con teste prive di bocca, sculture itifalliche, blocchi con glifi indecifrabili…

Si ha l’impressione che questa specie di Stonehenge curda sia, in qualche modo, la sesquipedale impronta di una genia estinta (?), una razza di Giganti (i Nephilim? ), un’area in cui si installarono poi gruppi di cacciatori-raccoglitori che non padroneggiavano tecniche architettoniche e scultoree tanto raffinate.

Göbekli Tepe, per lo più sottovalutata in Italia, all’estero, invece, è oggetto di appassionate ricerche: ad esempio, Linda Moulton Howe le sta dedicando un dossier in costante aggiornamento, con interviste ad archeologi e geologi, fotografie, disamine di varia natura.

Il mistero più impenetrabile riguarda l’abbandono e l’esumazione del complesso templare: se delle modificazioni climatiche e pedologiche possono spiegare lo spopolamento, non motivano la sepoltura di un luogo dove furono praticati riti di cui non sappiamo nulla.

Abbiamo appena cominciato a riscrivere la storia umana e non solo umana, proprio ora che…

[1] E’ difficile negare che certe figure zoomorfe, come gli avvoltoi, non si collochino in un contesto sciamanico.

[2] Uomini colpiti dal fulmine di una divinità adirata o esseri soprannaturali puniti per la loro empietà?

Fonti:

Dizionario di Archeologia, Milano, 2001
G. F. Ferri, Tutto il nostro mondo è cominciato lì, 12.000 anni fa?, 2009
T. Razo, Göbekli Tepe, World known oldest temple, 2011


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3 commenti:

  1. Proprio ora che la sabbia nella clessidra è quasi finita.

    Ciao

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  2. SS, ignorantello saccente, è Fichipedia che saccheggia le fonti cartacee cui ho attinto io. Il verbo inumare può riferirsi al sotterramento (dal latino in e humus) di qualsiasi cosa e non solo di salme. Se tu, invece di compulsare le enciclopedie elettroniche, sapessi sfogliare qualche libro, eviteresti di incorrere in sesquipedali errori, credendo di aver ragione.

    Hai un'attenuante, però, beota deficiente merdoso: tu pensi che la carta serva solo nettare la tua faccia, ossia il tuo culo.

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