08 marzo, 2013

Dei, legislatori ed impostori

Dei, legislatori ed impostori

La quintessenza del potere pare essere il sadismo.

Premessa

Nella recensione all’ultimo saggio del Professor Biglino, avevo accennato al fatto che la Torah è soprattutto un libro storico e come tale va interpretato. Avevo anche portato come campione di testi caratterizzati in senso prevalentemente denotativo i poemi omerici. Riconosco che l’esempio non è del tutto calzante: avrei dovuto citare i "Commentari di Cesare", libri che interpretare in modo esoterico è del tutto illegittimo. In verità, per quanto attiene all’Iliade e all’Odissea, un’esegesi simbolica è possibile, ma purché i capolavori omerici siano collocati nel loro originario contesto storico-geografico, il mondo nordico, ed a condizione che i valori reconditi siano enucleati là dove essi sostanziano l’ispirazione dell’autore (o degli autori). Ad esempio, è palese che Calipso è la dea che allude alla morte, anzi ad una dimensione di confine tra la vita e l’oltremondo. Calipso, il cui nome significa “Nasconditrice”, offre ad Odisseo l’immortalità, ossia la possibilità di trascendere i limiti spazio-temporali, rinunciando al nòstos ed all’esistenza terrena. Anche la gara dell’arco, con Odisseo (o Filottete?) che scocca un dardo che passa attraverso i fori di dodici scuri, ha una valenza emblematica, adombrando il percorso del Sole nei dodici segni dello Zodiaco nonché l’itinerario umano lungo i cicli temporali. In quanto opere letterarie, Iliade ed Odissea, manifestano una sostanza simbolica, purché per simbolo non si intenda una fantasia etimologica né un significato che ad ogni costo vogliamo attribuire al testo. D’altronde l’essenza della poesia è nel suono e nel ritmo, ancora prima che essi si addensino in significati. Affermare che Itaca vale “teca dell’io” è un modo brillante per applicare un’idea che mi pare estranea al testo, considerando pure che gli Achei avevano una concezione dell’io diversa dalla nostra. Naturalmente potrei sbagliarmi e forse l’ingegner Chiarini ha ragione, ma, fino a quando si useranno para-etimologie per interpretare le saghe antiche, mi atterrò ad una concezione antropologica e non esoterica.

Il libro “Non c’è creazione nella Bibbia” ha suscitato, com’era prevedibile, un vespaio. Quello che si contesta all’autore del saggio è soprattutto la sua sostanziale adesione alle ipotesi di Sitchin, quindi degli studiosi di archeologia spaziale, secondo i quali in un lontano passato esseri di altri pianeti sarebbero approdati sulla Terra ed avrebbero contribuito a fondare antiche civiltà. E’ un’ipotesi e tale resta per chi scrive. Ulteriori acquisizioni nell’ambito della Paleontologia, della Glottologia, della Biologia, dall’Archeologia etc. la verificheranno o falsificheranno del tutto o in parte. [1]

La controversia si appunta per lo più su problemi linguistici, sulla vexata quaestio “Elohim”: sono dispute molto sottili e spesso ostiche su cui non intendiamo indugiare, rimandando a studi settoriali. Accenniamo solo alla traduzione proposta dagli esperti del forum “Consulenza ebraica”: essi sostengono che “Elohim” vale “Legislatori”. In particolare costoro controbattono, affermando che gli extraterrestri non c’entrano alcunché con la Bibbia, in quanto gli Habiru furono discendenti degli Atlantidei. Il Legislatore dell’universo è YHWH, il Pentateuco è una summa di eccelse verità che vanno colte sia in senso letterale sia metaforico, l’ingegneria genetica ed altre conoscenze scientifiche sono contenute nella Torah: queste, per sommi capi, le idee propugnate dagli specialisti di cui sopra. [2]

Ora, prescindendo dai termini di una diatriba spinosa, riteniamo che il merito maggiore del Professor Biglino e di ricercatori in sintonia con lui, sia l’aver contribuito a superare la visione edulcorata tipica della Paleoastronautica in voga nei decenni passati. Kolosimo et al. dipingevano progrediti e benevoli popoli delle stelle che elargirono gratis et amore Dei ad orde di trogloditi il dono prezioso della cultura. Tale concezione si sposa con la rosea pittura del mondo medio-orientale dove un’etnia attinse mirabili vette culturali e spirituali sì da elaborare un credo sublime. Ci pare che la storia fornisca qualche esempio in grado di dimostrare che il passato non fu tutto rose e fiori, non in ogni luogo, non sempre. Se veramente la religione degli Habiru promana da saggissimi legislatori ed intemerati profeti (abbiamo buone ragioni per dubitarne), non si comprende per quale motivo i frutti di cotanti Maestri furono e sono tanto amari. Tale fiduciosa interpretazione collide con quella di chi vede nelle chiese di ieri e di oggi per lo più degli apparati di potere, pur nella consapevolezza che alcune scuole esoteriche svilupparono concetti purissimi inerenti alla trascendenza, impegnandosi a trasmetterli ad una catena di iniziati. Si ha l’impressione, però, che già pristine confraternite poco custodissero degli ancestrali segreti. Le religioni comunque sono soffi spirituali cristallizzati o, peggio, nelle loro varianti exoteriche, dei sistemi per controllare le coscienze. [3]

Ben venga dunque chi concorre a demolire ingenui miti, oggi concretatisi nello stereotipo dei “fratelli dello spazio” intenti a prodigarsi per avvertire gli uomini che se continueranno ad inquinare il pianeta (sic), saranno dolori. D’altronde il canestro della frutta può nascondere una serpe: i Sumeri, diffondendo la coltivazione dei cereali, portarono più danni che benefici. Inoltre, se i loro antenati (supposizione in gran parte ancora da dimostrare) crearono la specie homo sapiens, siamo inclini a vedere in questo intervento una decisione dissennata, un’interferenza, poiché in contrasto con i processi naturali ed in quanto volte a creare una popolazione di servitori.

Nessuno ha mai osservato che gli Anunna plasmarono il lulu amelu (se il mito sumero codifica questa vicenda, ossia la creazione del Sapiens attraverso l’ibridazione genetica) non tanto per la necessità di usufruire di manodopera nelle miniere, ma per essere ossequiati, per una volontà di supremazia fine a sé stessa. Il potere non corrompe: è già corruzione. D’altronde le infami élites attuali (discendono da primitive dinastie di dominatori?) vessano i popoli non perché intendano spillare loro altro denaro che possiedono già in gran copia, ma talora per mera crudeltà, per ridurli alla fame e godere di tale spettacolo. Per quali ragioni alcune classi dirigenti dell’antichità (re, governatori, sacerdoti...) dovrebbero essere state tanto diverse, pur con luminose eccezioni? Si pensi agli Assiri ed al loro impero fondato sul terrore. [4]

Dunque, a nostro parere, è il declassamento di presunti “stranieri” il merito maggiore di Biglino. Tale declassamento è in atto pure nella pregevole serie “Ancient aliens”, documentario prodotto negli Stati Uniti dal canale “History channel”. Mentre le prime stagioni del prodotto privilegiavano l’immagine degli antichi astronauti latori di conoscenze e progresso, le ultime insinuano sempre più spesso che essi furono talora all’origine di conflitti, pestilenze e persino calamità “naturali”.

E’ una bella differenza. Tra un becero ottimismo ed un atteggiamento guardingo, saremmo proclivi ad alimentare il secondo.

[1] Basti qui un cenno glottologico che avvalora l’assunto di una genesi concreta della lingua: il sumero originariamente esprimeva solo referenti concreti. Per produrre termini astratti si aggiungeva l’affisso nam-. Ad esempio, lugal (re) --> nam-lugal: "regalità", dingir (dio) --> nam-dingir: "divinità".

[2] Invero, gli indizi atti a suffragare tale modello esegetico non sono pochi. Inoltre, con il passare del tempo, se ne raccolgono sempre di nuovi.

[3] Il vituperato Sitchin potrebbe essere stato nel giusto quando concepì, interpretando le tavolette fittili ed i poemi sumeri, un sistema solare dinamico, come d’altronde Velikovskij: si susseguono notizie di strane anomalie che stanno investendo il Sole ed i pianeti. Nibiru o no, qualcosa di aberrante pare agire ai confini del sistema solare. L’intensificazione dell’attività tettonica è probabilmente anche la conseguenza di influssi cosmici su cui i media di regime tacciono.

[4] Il classico di Nietzsche “La genealogia della morale” ci squaderna, pur nel taglio polemico ed infocato dell’autore, l’ipocrisia e l’opportunismo delle caste sacerdotali, ma siamo noi che non sappiamo apprezzare il sommo valore di sacrifici umani ed animali, di guerre, di stragi, di vendette, di ladrocinii e consimili delicatezze… Sono delicatezze che naturalmente si spiegano, chiamando in causa il contesto storico, la proiezione delle imperfezioni umane sul divino ed adducendo altri persuasivi argomenti. La Bibbia lascerebbe affiorare due orientamenti, uno nobile ed un altro meno. Sono riconducibili a due differenti entità poi fuse in una sola, come ritiene Friedman?

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9 commenti:

  1. Articolo interessante Zret, l'ho letto tutto in un sol fiato, ma mi ripropongo di leggerlo più attentamente, intanto metto qui il link che ho postato oggi sul blog.

    http://ningizhzidda.blogspot.it/

    Qualcosa di terribile sta succedendo nel nostro sistema solare, asteroidi e comete come non se ne erano mai viste prima, il Sole è disturbato notevolmente, è di due giorni fa una grande eruzione di plasma dalla nostra stella.

    La Nasa come sempre tace, le uniche informazioni vengono trafugate dai non allineati complottologi, a noi non è dato sapere, nemmeno le dimissioni del papa sono un atto normale, cosa sa lui che noi non sappiamo? La sua "buona notte" è un oscuro messaggio? Interrogativi che non dissetano la voglia di sapere.

    Ciao

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  2. E' proprio come scrivi, Wlady. Essi sanno qualcosa che noi non sappiamo. Anche il papa sa molti arcana imperii, ma l'opinione pubblica è anestetizzata con le notizie che si rincorrono sui vari scandali finanziari. In realtà, questi scandali, pur gravissimi, sono quisquilie, se paragonati a quanto accade nel mondo invisibile.

    Ciao

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  3. Concordo con quanto affermi, anche se è incontrovertibile che la struttura dell'Odissea sia costruita sullo schema del labirinto cretese e appunto, Odisseo (o Filottete?) che scocca un dardo che passa attraverso i fori di dodici scuri, ha una valenza emblematica, adombrando il percorso del Sole nei dodici segni dello Zodiaco nonché, per analogia, l’itinerario umano lungo i cicli temporali e che vale altresì, per corrispondenza tra macrocosmo e microcosmo, l'immagine stessa delle maggiori vertebre (12 appunto) della nostra colonna, forate dal dardo che è la folgorante potenza rivelatrice della volontà dell'anima, i Proci sono essi stessi allegoria di Ombre e Larve, Cacodemoni. Al labirinto marino si sovrappone il labirinto di pietra. Il messaggio simbolico dell'Odissea, che rispetto all'Iliade sembrerebbe scritta anche da un altra mano, riguarderebbe proprio la storia dell'io e per quel poco che comprendo, a me sembra che la percezione dell'io per chi compose il poema era la medesima nostra, casomai in noi, manco a dirlo, è maggiormente svilita.
    Le molteplici contrazioni ed espansioni dell'animo, i tormenti, le inquietudini, l'ansia di riscatto, l'aspettativa di speranza agita la coscienza di Odisseo e la riverbera di una luce che noi a fatica possiamo solo appena intravedere, molti l'hanno rinnegata, personalmente cerco di ridestarla con supreme (benché ridotte e forse ridicole per alcuni) tensioni d'illusione senza le quali tanto varrebbe morissi stasera stessa.
    Tutta questa tragica parodia contaminante non è causa ma effetto di un nostro profondo decadimento.
    Queste pseudo divinità hanno imposto un sigillo nella parte più remota della nostra natura, come dissolverlo? è possibile dissolverlo? la risposta non credo sia possibile trovarla al di fuori di determinati valori inerenti il senso di ciò che ha determinato il "Mirabile" in epoche ormai lontane dalla nostra. La reminiscenza sono certo potrà salvarci ed in questo una nuda base solo antropologica, benché necessaria, se non integrata ad una aspirazione di visione, trovo si sia castrante...io parlo da esaltato e l'esaltazione è la linfa dell'essere, è il nostro fuoco di fabbri spirituali, senza nessun metallo diviene duttile, ogni cosa si spegne.
    Un saluto

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  4. Concordo con te, Giovanni. Siamo custodi di un fuoco che sta per spegnersi, come Vestali superstiti.

    Credo anch'io che l'Odissea si debba ad un altro autore o rapsodo rispetto all'Iliade.

    Ciao

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  5. In effetti, caro Zret, dovendo ricondurre necessariamente a ragione questa piccola esaltazione, che in definitiva non vorrei apparisse come il pennacchio della mia mediocrità, per la quale è bene che stia al mio posto, (ridotto) apprendo da studiosi qualificati che Soma = corpo e Psyche = anima, termini largamente presenti tanto nell’Iliade che nell’Odissea, hanno in questi poemi un significato profondamente diverso da quello che prenderanno dal VI secolo avanti Cristo in poi.
    In particolar modo psyche, in Omero è concepita solo come un ombra priva di vita e coscienza, una larva aggirantesi nell’Ade, che poi questa sorte, in definitiva dovrebbe davvero essere quella di chi ora si compiace di alterare massimamente l’ordine naturale delle cose, scatenando l’inquinamento chimico ed elettromagnetico. Costoro insomma per inequivocabile legge del contrappasso, avendo rinnegato in sé i maggiori valori etici, (poetici) avendo anteposto una cieca ultraviolenza alla diversificazione sensibile dell'intelligenza, siano condannati al termine del loro percorso terreno a divenire un triste residuo umbratile e fantasmico, continuamente desideroso di quel benefico calore, di quella pura luce che in vita hanno così tanto offeso e annichilito. Inesorabile sarà la legge del Cosmo per loro, uccisori della meraviglia, assieme ad essi, con quanti ne coprono l’operato, rendendosi complici nel perseguire l’attuazione del più infame dei progetti.
    Una volta dissolto l'involucro fisico, che pur sempre ci protegge da determinate influenze dimensionali, diverranno poveri Eidola, ossia, povere parvenze, illanguidite entità agite da eterna inquietudine, dovuta agli inevitabili rimorsi per i profondi squilibri che hanno determinato e per il male fatto senza pentimento.
    Eppure, per tornare al nostro tema, Ulisse benché non sia orfico svolge il senso di un percorso assolutamente iniziatico, anche se Vittorio Macchioro nel suo bel testo "Zagreus" individuò nella discesa agli inferi di Odisseo, la possibilità di un interposizione postuma delle emergenti dottrine orfiche nella struttura originaria del poema, per il quale, ad ogni modo l’illusione è Sovrana dell’esistenza, ma pure, in quest’illusione sovrana corre la direttrice invisibile di una tensione etica che, voglio credere, in molti ancora riconosciamo come verità di non-oblio. Da qui allora l’esaltazione che ti dico, che è calore risanatore d’ogni mediocrità, dissolvitore degli stessi meriti individuali. E’ tutto così immensamente grave e allo stesso tempo così profondamente inautentico.
    Questo sistema di cose per come è impostato, sicuramente ci predispone ad essere indegni pretendenti - vili Proci - che non novelli Odissei.

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  6. Davvero opportuno questo tuo excursus sull'anima in Omero. La concezione da te così bene descritta apparenta l'oltretomba omerico con quello dei Sumeri e dei Babilonesi, forse in modo non casuale.

    Carlo Pascal, che è autore di un bellissimo e corposo saggio sulle visioni dell'oltremondo nella cultura antica, vede uno sviluppo che porta dalle larve omeriche alle anime purissime dei Campi Elisi, dipinte dal vate di Andes.

    Certo è che gli uomini che assassinano la bellezza e la verità potranno soltanto languire e tormentarsi in una perenne, lugubre penombra, avide di vita e di tepore.

    L'anima di chi, invece, ha innaffiato, pur tra mille contraddizioni, il fiore della luce, dimorerà in valli amene e radiose. Credo.

    Ciao

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  7. Si...le credenze d'oltretomba di Carlo Pascal è un testo prezioso, ispirato. Oggi scrivevo a Ghigo sulla necessità di indagare sull'impulso magico che ha presieduto alla vita civile associata, della sua deformazione attraverso la storia, dove la progressiva assenza di riferimenti sensibili certi ha ribaltato la ricchezza luminosamente paradossale dell'ambivalenza allegorica che presiede alla vita, in oscura ambiguità, dove appunto la corruzione del desiderio ha reso i presunti dèi degli impostori certi. Dico di una semidivina corruzione. Chi a un dato momento della storia cosmica, sovrapponendosi alla dynamis inarrestabile di Eros, ha manomesso il nostro puzzle interiore, conferendo dunque ulteriore senso drammatico alla realtà della genesi universale, sotto quale impulso ha agito? Siamo così rivestiti, nostro malgrado, di un tessuto favoloso e al tempo inquietante. Nessuna esegesi potrà mai dipanare il mistero e all'evidenza il procedere della cosiddetta scienza positiva appare a tutti gli effetti un procedere cieco, sembrando piuttosto assolvere ai dettami di un impulso segreto, quasi un remoto comando caotico che attraverso l'indagine sterile (la maschera razionale) intende trasformare la realtà in uno strano repertorio di morte rovine. Non è forse questo il senso ultimo cui ci portano le stesse indagini di Biglino? La considerazione prismatica della vita rivelata a se stessa in se stessa, nel precipitare del tempo si svuota progressivamente di reale senso, permangono gli Eidola appunto, parvenze di divinità e parvenze di uomini.
    Non credi che noi siamo anche ben altro da tutto ciò? Dovremmo esserne sicuri, anche se siamo indegni pronipoti dei sublimi neoplatonici, ma pur sempre figli di un Imago Fabulosa, oscurata dall'eclissi attuale, ma non per sempre...è così!

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  8. Un contributo rapsodico il mio, Giovanni. Ritengo che Biglino assolva la pars destruens, denunziando l'impostura dietro la sublimità di falsi dei. Resta la pars construens che è atto assai più arduo, ciclopico. Mi chiedo: se i Neanderthal fossero stati uomini più degni di definirsi tali, rispetto al lignaggio dei Sapiens ibridato e decurtato da "dei"-satrapi? Furono sterminati da "numi" schiavisti o dalle loro degeneri creature? Siamo figli di Seth, noi fiacchi e sonnolenti epigoni dei Neoplatonici, come scrivi tu?

    Resta la coscienza, per quanto obnubilata, di un'origine divina, di un cuore di luce sepolto sotto le macerie delle tenebre. Occorre scavare.

    Ciao

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  9. Si, abbiamo la percezione che i Neanderthal potessero essere maggiormente "centrati" dico "estaticamente centrati" di noi sapiens (oggi, come qualcuno ha detto, insipiens) la direzione dello scavo interiore, dunque, dovrebbe necessariamente essere indicata dalla personale considerazione che uno ha sul valore della presenza alla vita e pertanto, se ha anche per noi un valore effettivo la partecipazione al mistero della presenza. Se decade definitivamente questa tensione intima non avremmo possibilità di stabilire delle coordinate e lo scavo stesso non potrà forare gli strati più duri del nostro essere e rimanendo così disiorentati, privi di reale senso, svaniremo miseramente alla superfice delle cose.

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