Un giovane autore, Giacomo Banchelli, ha deciso di cimentarsi nel tema delle interferenze aliene con un romanzo, “Il quinto tipo I capitoli del mutamento”. Prima di lui, già il disegnatore e sceneggiatore Giuseppe Di Bernardo aveva attinto all’immaginario malanghiano per “The secret”, la coinvolgente saga a fumetti con mattatore Adam Mack.
Banchelli dipana un intreccio dove il protagonista, Jonathan, entra in contatto con la realtà al tempo stesso più vicina all’uomo e più da lui ignorata, l’universo della Coscienza. Così i vari eventi, l’incontro con un bonario docente universitario, Roberto Montebelli, la storia d’amore con la sensibile Francesca, le peripezie nell’installazione extraterrestre in cui svolge un ruolo decisivo il militare Stefano… promuovono la catalisi dell’introspezione, spingendo il lettore ad interrogarsi su argomenti vertiginosi.
“Il quinto tipo” è un libro di fantascienza ma sui generis, con l’ambizione a suggerire una ricostruzione del passato in modo da giustificare il nostro atroce presente ed un incerto futuro. Le implicazioni filosofiche sono, però, risolte nel racconto spesso ipercinetico e convulso; sono proposte attraverso la prospettiva interna di Jonathan, adolescente inquieto e ribelle. Il suo rifiuto del sistema configura una sorta di Bildungsroman, ma la maturazione avviene in modo repentino, specialmente perché gli avvenimenti precipitano nel breve volgere di poche settimane. All’epifania interiore, che porta il ragazzo a scoprire il luminoso abisso dell’Anima, fa da contrappunto l’apocalissi nel cielo dove una malvagia entità si palesa, al culmine di un cataclisma che devasta un’ampia regione del Mediterraneo.
La tensione vibra un po’ in tutto il romanzo e solo brevi pause offrono un ritmo più disteso: le riposanti ore trascorse da Jonathan e Francesca sotto un ciliegio, il pranzo a casa del professore, la rigenerante sosta in campagna dopo la fuga rocambolesca dalla base… E’ singolare: Banchelli, nonostante appartenga alla recente generazione tecnotronica, sa schiudersi, di quando in quando, alla natura, superando il solipsismo di tanti scrittori contemporanei, prigionieri delle loro snobistiche nevrosi.
Rinuncia poi ad un epilogo chiuso, lasciando in bilico il destino dei personaggi e dell’umanità, forse prossima ad essere annientata in una catastrofe di proporzioni cosmiche.
Nonostante qualche asperità linguistica, “Il quinto tipo” si gradisce soprattutto per l’incalzante montaggio e per l’asciuttezza dei dialoghi. La narrazione può essere ancora, in qualche caso, catartica o almeno consolatoria di una condizione umana del tutto disumana. D’altronde restano ormai solo le narrazioni e le illusioni… che sono in fondo la stessa cosa.
Banchelli dipana un intreccio dove il protagonista, Jonathan, entra in contatto con la realtà al tempo stesso più vicina all’uomo e più da lui ignorata, l’universo della Coscienza. Così i vari eventi, l’incontro con un bonario docente universitario, Roberto Montebelli, la storia d’amore con la sensibile Francesca, le peripezie nell’installazione extraterrestre in cui svolge un ruolo decisivo il militare Stefano… promuovono la catalisi dell’introspezione, spingendo il lettore ad interrogarsi su argomenti vertiginosi.
“Il quinto tipo” è un libro di fantascienza ma sui generis, con l’ambizione a suggerire una ricostruzione del passato in modo da giustificare il nostro atroce presente ed un incerto futuro. Le implicazioni filosofiche sono, però, risolte nel racconto spesso ipercinetico e convulso; sono proposte attraverso la prospettiva interna di Jonathan, adolescente inquieto e ribelle. Il suo rifiuto del sistema configura una sorta di Bildungsroman, ma la maturazione avviene in modo repentino, specialmente perché gli avvenimenti precipitano nel breve volgere di poche settimane. All’epifania interiore, che porta il ragazzo a scoprire il luminoso abisso dell’Anima, fa da contrappunto l’apocalissi nel cielo dove una malvagia entità si palesa, al culmine di un cataclisma che devasta un’ampia regione del Mediterraneo.
La tensione vibra un po’ in tutto il romanzo e solo brevi pause offrono un ritmo più disteso: le riposanti ore trascorse da Jonathan e Francesca sotto un ciliegio, il pranzo a casa del professore, la rigenerante sosta in campagna dopo la fuga rocambolesca dalla base… E’ singolare: Banchelli, nonostante appartenga alla recente generazione tecnotronica, sa schiudersi, di quando in quando, alla natura, superando il solipsismo di tanti scrittori contemporanei, prigionieri delle loro snobistiche nevrosi.
Rinuncia poi ad un epilogo chiuso, lasciando in bilico il destino dei personaggi e dell’umanità, forse prossima ad essere annientata in una catastrofe di proporzioni cosmiche.
Nonostante qualche asperità linguistica, “Il quinto tipo” si gradisce soprattutto per l’incalzante montaggio e per l’asciuttezza dei dialoghi. La narrazione può essere ancora, in qualche caso, catartica o almeno consolatoria di una condizione umana del tutto disumana. D’altronde restano ormai solo le narrazioni e le illusioni… che sono in fondo la stessa cosa.
Mi sembra di capire che si tratti di una sorta di Malanga in chiave Dan Brown, può essere?
RispondiEliminaUn po' mi incuriosisce anche se i romanzetti alla cappa e spada moderni mi hanno un po' stufato.
Come ho scritto altre volte, Embraze, considero il romanzo un genere moribondo, se non morto, fuori dal tempo. Tuttavia è ancora possibile, in qualche caso, affidarsi alla narrazione come "canto del cigno". Il libro recensito è riscattato dalla sublimità dei temi su cui si coagula la diegesi. Ciò è ben raro nella letteratura odierna, tutta sdolcinature e luoghi comuni.
RispondiEliminaResta il fatto che prediligo i saggi alla narrativa, soprattutto quei saggi che scavano in modo impietoso nel nostro tempo disincantato, come una trivella nel suolo.
Ciao
P.s. La scrittura è l'unica dannazione che è anche beatitudine.
RispondiEliminaCiao antò, hai poi letto il libro di pennetta et al. sugli aglieni come mistificaione religiosa? Perché non ci fai una recensione degna di te? Dai vediamo poi come ti risponde il pennetta... XD!!!11!centoundici!!1!
RispondiEliminaDa Macrolibrarsi riporto la presentazione del libro in parola.
RispondiElimina"Il mito degli extraterrestri e l'attesa "messianica" che si addensa intorno alla figura dell'Alieno fanno ormai stabilmente parte dell'immaginario dell'uomo contemporaneo.
Pochissimi, tuttavia, sospettano quali legami vi siano fra questo mito - apparentemente connotato in chiave scientifica e tecnologica - e le correnti più ambigue e nebulose dell'occultismo moderno.
In questo saggio si ricostruiscono le radici "occulte" e ignorate del mito extraterrestre, attraverso i suoi legami con lo spiritismo ottocentesco, la nascita del contattismo, la mediazione di singolari personaggi a cavallo tra scienza e magia, il ruolo del cinema, l'affermazione dell'"archeologia spaziale" e dell'"interpretazione extraterrestre" dei Libri Sacri; con sullo sfondo la realtà, tanto ambigua quanto evanescente, dei cosiddetti "fenomeni U.F.O".
Tutti elementi, questi, caratterizzanti un mito che è anche una delle più incredibili quanto riuscite parodie moderne della religione".
Ora, vorrei sapere che cosa aggiungono Marletta e Pennetta a quanto scritto da vari autori già negli anni '60 del XX secolo, circa la creazione di un mito ufologico atto ad abbindolare le masse. NIENTE!!! E' minestra riscaldata. Preferisco di gran lunga i libri di Salvador Freixedo: sono saggi molto più profondi e lucidi. Non ho intenzione di spendere nemmeno un'euro per leggere cose arcinote: chi mi assicura poi che la parte sul contattismo non sia plagiata da Apocalissi aliene, ma senza citare la fonte?
Il limite maggiore del libro non è tanto nella superficialità con cui si crede di liquidare tutta la fenomenologia xenologica, articolata e contraddittoria, ma nella monotona riproposizione della solita solfa.
Ciao
difficile leggere romanzi di questi tempi (bui)
RispondiEliminaAdoravo la narrativa, ma per me è difficile rilassarmi leggendo romanzi (seppure ne esistano di profondi e ricchi di perle di saggezza) quando la nostra cara Terra viene avvelenata e massacrata dalle élite occulte
Come darti torto, Corrado? Riesco ormai a leggere solo romanzi che aggrediscono la realtà atroce in cui siamo incapsulati.
RispondiEliminaCiao
OT ma non troppo: il Dalai Lama benedice il transumanismo
RispondiEliminaSi tratta di un "sostegno morale" al progetto "Avatar" che mira a realizzare qualcosa di simile agli Avatar descritti nell'omonimo film, di cui avevamo già denunciato in molti i subdoli fini
Già anni fa, additai la Carota tibetana come esponente del mondialismo. Ogni tanto vorrei sbagliarmi.
EliminaCiao
Corrado, Antonio, stiamo parlando del Dalai Lama, il "leader spirituale" che per diffondere il suo messaggio organizza eventi al Forum di Assago e per assistere ai quali bisogna comprare i biglietti su TicketOne.
EliminaNo, non Madonna o Vasco Rossi, il Dalai Lama.
Chi non capisce è perché non vuole e già il fatto che ne abbiamo scritto in tre è un ingiustificato spreco di tempo. :)
Il grande inganno? Tutte le religioni atte a soggiogare ed inrettire l´uomo.
RispondiEliminaEsiste solo una verita´, adesso qui´, ora ... "del doman non v´e´certezza e chi vuol essere lieto sia".
Le religioni hanno due scopi:
Eliminaa) Soggiogare gli uomini.
b) Dare la forza a taluni per superare le difficoltà ed i drammi di questa esistenza.
Peccato che tutte le religioni siano, appunto, uno stratagemma, un'invenzione e quindi rassegnamoci, poiché l'uomo, di fronte alle asperità della vita, è solo.
Comunque sia rallegriamoci, poiché questo è solo un passaggio.
denunciare le trame dei potenti e dare ai nostri lettori argomenti per convinvere altre persone non è mai tempo perso
RispondiElimina