31 agosto, 2013

La legge dell’attrazione (terza parte)

Leggi qui la prima parte.

Se il tempo è uno stratagemma affinché gli eventi non accadano tutti insieme, nello stesso istante; se, in altre parole, tutto è già accaduto, è palese che è impossibile incidere sui fatti.

Siamo attori che recitano una parte? Il copione è stato già scritto e la “libertà” è forse nel timbro di voce con cui possiamo pronunciare le battute? E’ difficile confutare che il tempo è un inganno, per quanto tenace. E’ sufficiente assopirsi per sovvertirne le coordinate e la sequenza passato-presente-futuro (nei sogni) o addirittura per annullarlo (nel sonno profondo).

Se dunque il tempo non esiste come ente assoluto, non esiste neppure la possibilità di dominarlo. Gli accadimenti sono fotogrammi di una pellicola girata da un regista ignoto. Come in una pellicola la rapida successione dei fotogrammi dà l’illusione del movimento, così l’avvicendamento delle vicende nella nostra esistenza crea l’apparenza del moto e del libero arbitrio.

Alcuni autori illustrano l’intenzione nel modo seguente: ”L’intenzione si associa al concetto proposto da Wayne Dyerquale, secondo cui essa sarebbe una forza universale che permette l’atto stesso della creazione, in tutti gli ambiti, ed alla quale abbiamo libero accesso grazie alla nostra caratteristica di essere parte olografica dell’universo stesso, dal quale anche l’intenzione trae origine. L’intenzione cosi intesa non è solo un atteggiamento personale che ci spinge ad agire individualmente, ma è piuttosto un’energia universale alla quale ricorriamo (anche in modo inconsapevole) per dare forma reale alla nostra fisicità”.

Per Deepak Chopra, “l’intenzione è il punto di partenza di ogni sogno. È il potere creativo che soddisfa tutte le nostre esigenze”.

L’aforisma di Chopra è bello, ma è una mera petizione di principio. Dyerquale evoca l’energia universale, l’universo olografico, la fisicità, senza nemmeno provare a spiegare che cosa intenda con queste parole. E’ un discorso del tutto privo di riferimenti chiari. Semmai può servire come consolazione. Il mondo ci appare molto diverso da questo luna park olografico. “Il mondo, brulicante di essere corruttibili, è un disastro inesplicabile”. (L. Bossi)

Che il pensiero individuale possa creare dal nulla la materia, quando più gli aggrada, è da escludere. Che possa in qualche modo influire sugli avvenimenti e sulle “cose” è controverso. Ammettiamo pure che il singolo possa controllare il tempo, quindi gli eventi, in contrasto con quanto sopra affermato. Resta comunque un ostacolo che pare insormontabile: la frattura tra pensiero e “realtà”.

Nota Boutroux che tra fisica e chimica, tra chimica e biologia, tra biologia e psicologia si aprono delle fratture. Le leggi fisiche mostrano discontinuità con quelle chimiche, le chimiche con quelle biologiche etc. E’ arduo comprendere come si possa saltare il fosso.

Il fisico Schrodinger si chiese come gruppi di atomi piccolissimi, troppo piccoli per aderire a leggi statistiche esatte possano rivestire un ruolo dominante negli avvenimenti ordinati di un organismo vivente. Vale a dire, in che maniera il mondo atomico e subatomico, con la sua anarchia e la sua incoscienza, può generare la vita organizzata (la sfera organica) e la coscienza? Manca – è evidente – qualcosa. Che cosa nessuno sa.

Se circoscriviamo il problema alla supposta azione del pensiero sulla corporeità, notiamo anche qui una distanza incolmabile: se res cogitans e res extensa sono ontologicamente diverse, allora la risoluzione migliore per comprendere come si possano collegare, è quella proposta dagli occasionalisti, per cui è Dio ogni volta ad agire. Tale ipotesi esclude il libero arbitrio umano. Se, invece, esiste solo il pensiero (Idealismo), esso opera su una “realtà” fittizia. Tuttavia questo pensiero trascendentale (Io trascendentale per Fichte) non coincide del tutto con ciascun individuo, anche se ciascun individuo partecipa di esso.

Ecco l’errore gigantesco dei new agers: credere che l’intenzione individuale combaci in toto con l’Intenzione universale. L’uomo è Dio. E’ un po’ come pensare che con una sola nota musicale sia possibile comporre un numero considerevole di melodie.

E’ possibile che una Coscienza cosmica produca un universo (un universo-sogno?) che noi percepiamo come tangibile e concreto, anche se potrebbe essere una mera illusione sensoriale. Se è così, però, questa Coscienza onnipotente ed onnisciente può lasciar mai spazio alla libertà dei singoli che, tra l’altro, sono soltanto ombre proiettate dalla Coscienza-luce? Se cedesse anche una minima frazione della sua potenza, non sarebbe più perfetta e quindi non sarebbe più Dio.

Se, invece, esiste solo la materia, allora il libero arbitrio non ha ragion d’essere, poiché alle quattro interazioni fondamentali ed alle loro propaggini chimico-biologiche soggiacciono leggi (modi di funzionamento dei processi energetici) che sono le radici delle esperienze intellettuali e spirituali. I positivisti ottocenteschi riassumevano l’idea in tal guisa: “Il cervello secerne il pensiero”.

Per ora ricapitoliamo. Vedremo in seguito altre implicazioni dell'abnorme problema.

Esiste solo lo Spirito (alias Coscienza, Dio, Mente cosmica, Energia immateriale etc.): il libero arbitrio ed il potere dell’intenzione creativa sono prerogative di Dio. La libera volizione del singolo è un’adesione perfetta alla volontà assoluta, inscalfibile di Dio: “E’ n sua voluntade è nostra pace”, (Par. III). Dio può avere una sola testa ed una sola volontà, altrimenti diventa schizofrenico.

Esistono sia lo Spirito sia la materia: il libero arbitrio si esplica nel momento in cui la coscienza individuale riesce ad agire sui fatti e sulle cose, ma questa azione è solo possibile mediante l’intervento della Coscienza universale (o comunque di un agente esterno) in cui tra l’altro sono stati decisi (sognati?) ab aeterno, fuori dal tempo, gli eventi che sembrano dipanarsi nel tempo. Ergo il libero arbitrio non esiste.

Esiste solo la materia: la libertà umana non esiste, giacché tutto dipende da ineluttabili leggi fisiche.


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3 commenti:

  1. Ciao Zret, metto qui una breve nota di un articolo pertinente all'ottimo saggio che hai scritto, l'ho tradotto e postato nel giugno del 2011, ma ben si incornicia sulle Tue osservazioni:

    "Come la Realtà Virtuale è fratturata sempre più, così sarà la dimensione all'interno della frattura della Realtà Virtuale. Come sempre più persone in grado di percepire le attività inter-dimensionali , molte delle quali verrà diagnosticato come schizofrenia o come affetti da altre forme di disturbi mentali."

    "L'ignoranza di altre dimensioni, e la fiducia sui cinque sensi, sono così profondamente instillate nella popolazione che la maggior parte delle persone hanno la negazione assoluta per altre possibilità di forme di esistenza o intelligenza a parte quella fisica."

    "Questo lascerà la maggior parte delle persone incapaci di far fronte alla frattura della Realtà Virtuale. La scienza e la medicina non avranno risposte reali, e la loro proposta di "cure" sarà effettivamente dannosa per il benessere di coloro che stanno sperimentando attraverso i cinque sensi fisici."

    "Più la Realtà Virtuale soccombe e più si frattura, sempre più la sua "magia" si indebolirà per dissiparsi."

    http://ningizhzidda.blogspot.it/2011/06/realta-virtuale.html

    Ciao

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  2. Ciao Wlady, durante il mese di agosto mi sono riletto il Paradiso di Dante e, con somma sorpresa, ho scoperto che il sommo poeta intuì una concezione olografica dell'universo, un universo, che come scrivi, si frattura, si fende, quando dal non-manifesto si esplica nel manifesto. Naturalmente Dante cerca, in tale visione che di per sé esclude il libero arbitrio, di salvare la libertà umana per preservare l'etica, ma con "spiegazioni" del tutto insufficienti, contraddittorie, insignificanti e persino banali o trincerandosi dietro "State contenti umana gente al quia".

    Ci si aggrappa alle illusioni, quanto più sono fragili.

    Ciao

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  3. Ciao Zret,
    Dante è sempre stato un enigma nelle sue poetiche, ogni volta che lo si rilegge si scopre qualcosa che vuole dirci, il suo mondo onirico che ha permesso la sua Opera, certamente si rivolge a qualcuno in forma criptata.

    Anche Giordano Bruno, (un po più astrale), conosceva qualcosa che ancora oggi facciamo fatica a comprendere; anche Lui l'ho letto diverse volte e, tutte le volte si scopre qualcosa di trascendentale, ma, forse non così tanto trascendentale, oggi, la scienza (quella vera), sta portando degli addentellati che già Lui conosceva.

    Sono convinto anch'io che non esista il libero arbitrio, almeno non in questa dimensione, e forse dovremmo ricominciare "ab ovo".

    Ciao

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