Libertà va cercando, ch'è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta. (Dante, Purg. vv. 70-72)
Che significato assumono onore, rispettabilità, reputazione? In primo luogo, sono concetti borghesi nel senso deteriore del termine. Spesso la rispettabilità incarna una mentalità filistea tutta tesa ad esaltare le pubbliche virtù per nascondere i vizi privati, volta ad ostentare false apparenze dietro le quali si nascondono le più abominevoli turpitudini.
In una società dominata dalla corruzione e dall’ingiustizia più sfacciata, quale quella attuale, chi è in una posizione di potere, chi ha le aderenze giuste, subito sporge querela per diffamazione per atterrare un avversario e per dissanguarlo. Ci chiediamo: costui è stato veramente disonorato? Se ci inoltriamo nello specifico, ci domandiamo se aver criticato i negazionisti si possa considerare denigrazione. Chiariamo il quadro. Se X, stuprando la scienza e la verità non solo afferma che la geoingegneria illegale non esiste, ma soggiunge che i ricercatori impegnati nella divulgazione circa la guerra climatica sono dei ciarlatani, dei bugiardi, dei deficienti, dei paranoici etc., come si può considerare la sua azione? Innanzi tutto X depaupera la scienza e calpesta la verità. Inoltre egli oltraggia sé stesso, poiché diventa indegno del titolo di studio che ha ottenuto o delle competenze che dovrebbe dimostrare. Infine offende i cittadini e gli studiosi che, in assoluta buona fede, denunciano la biogeoingegneria clandestina. Queste offese tuttavia, pur gravissime, sono “giudizi di uno stolto”, per dirla con William Blake, quindi “titoli da re” per i destinatari che certamente sono aggrediti, ma la cui reputazione cresce tra le persone oneste, quanto più sono colpiti da strali proditori.
In verità le disapprovazioni rivolte agli occultatori sono ammonimenti e persino attestati di stima, poiché ci si appella alla loro residua intelligenza. Non possiamo, infatti, credere che i disinformatori siano tanto ottusi da non ammettere la realtà irrefragabile delle cosiddette “scie chimiche”. Se essi non la ammettono, è per ragioni di convenienza, per pragmatismo, non certo per totale incapacità di intendere e di volere. Dunque le eventuali critiche nei rispetti dei negazionisti sono di fatto elogi di cui devono ritenersi onorati. Non comprendiamo quindi in che cosa consista la diffamazione di cui si è accusati, dal momento che, non appena si afferma una verità, non appena si censurano le distorsioni dei depistatori, essi, come tanti satelliti, brillano di luce riflessa, una luce che s’irradia dal Sole.
Non ripeteremo con Dante, “cortesia fu a lui esser villano”, piuttosto siamo cortesi con loro anche quando sembriamo aspri e sprezzanti.
In un sistema giuridico serio, il delitto di diffamazione dovrebbe essere considerato alla luce della buona o cattiva fede, dovrebbe essere posposto al perseguimento di reati pesanti, dovrebbe prevedere una totale simmetria tra chi ritiene di essere stato oltraggiato e chi oltraggia. Tutto ciò non accade, quindi l’accanimento nei confronti degli esperti e dei cittadini che segnalano la mortale geoingegneria si spiega solo nel quadro di una sperequazione inammissibile, nell’ambito di un perverso piano volto a soffocare le voci del dissenso. Le eventuali motivazioni che si possono addurre per giustificare le denunce, i sequestri, le iniziative "legali", i quotidiani, vili attacchi sono pretesti, sofismi, cavilli da causidici. Non abbiamo nulla di cui pentirci né di cui vergognarci. Attendiamo solo le scuse ed il plauso dei querelanti nonché delle istituzioni tutte, in primis la Magistratura, per l’operato fin qui da noi svolto.
Che significato assumono onore, rispettabilità, reputazione? In primo luogo, sono concetti borghesi nel senso deteriore del termine. Spesso la rispettabilità incarna una mentalità filistea tutta tesa ad esaltare le pubbliche virtù per nascondere i vizi privati, volta ad ostentare false apparenze dietro le quali si nascondono le più abominevoli turpitudini.
In una società dominata dalla corruzione e dall’ingiustizia più sfacciata, quale quella attuale, chi è in una posizione di potere, chi ha le aderenze giuste, subito sporge querela per diffamazione per atterrare un avversario e per dissanguarlo. Ci chiediamo: costui è stato veramente disonorato? Se ci inoltriamo nello specifico, ci domandiamo se aver criticato i negazionisti si possa considerare denigrazione. Chiariamo il quadro. Se X, stuprando la scienza e la verità non solo afferma che la geoingegneria illegale non esiste, ma soggiunge che i ricercatori impegnati nella divulgazione circa la guerra climatica sono dei ciarlatani, dei bugiardi, dei deficienti, dei paranoici etc., come si può considerare la sua azione? Innanzi tutto X depaupera la scienza e calpesta la verità. Inoltre egli oltraggia sé stesso, poiché diventa indegno del titolo di studio che ha ottenuto o delle competenze che dovrebbe dimostrare. Infine offende i cittadini e gli studiosi che, in assoluta buona fede, denunciano la biogeoingegneria clandestina. Queste offese tuttavia, pur gravissime, sono “giudizi di uno stolto”, per dirla con William Blake, quindi “titoli da re” per i destinatari che certamente sono aggrediti, ma la cui reputazione cresce tra le persone oneste, quanto più sono colpiti da strali proditori.
In verità le disapprovazioni rivolte agli occultatori sono ammonimenti e persino attestati di stima, poiché ci si appella alla loro residua intelligenza. Non possiamo, infatti, credere che i disinformatori siano tanto ottusi da non ammettere la realtà irrefragabile delle cosiddette “scie chimiche”. Se essi non la ammettono, è per ragioni di convenienza, per pragmatismo, non certo per totale incapacità di intendere e di volere. Dunque le eventuali critiche nei rispetti dei negazionisti sono di fatto elogi di cui devono ritenersi onorati. Non comprendiamo quindi in che cosa consista la diffamazione di cui si è accusati, dal momento che, non appena si afferma una verità, non appena si censurano le distorsioni dei depistatori, essi, come tanti satelliti, brillano di luce riflessa, una luce che s’irradia dal Sole.
Non ripeteremo con Dante, “cortesia fu a lui esser villano”, piuttosto siamo cortesi con loro anche quando sembriamo aspri e sprezzanti.
In un sistema giuridico serio, il delitto di diffamazione dovrebbe essere considerato alla luce della buona o cattiva fede, dovrebbe essere posposto al perseguimento di reati pesanti, dovrebbe prevedere una totale simmetria tra chi ritiene di essere stato oltraggiato e chi oltraggia. Tutto ciò non accade, quindi l’accanimento nei confronti degli esperti e dei cittadini che segnalano la mortale geoingegneria si spiega solo nel quadro di una sperequazione inammissibile, nell’ambito di un perverso piano volto a soffocare le voci del dissenso. Le eventuali motivazioni che si possono addurre per giustificare le denunce, i sequestri, le iniziative "legali", i quotidiani, vili attacchi sono pretesti, sofismi, cavilli da causidici. Non abbiamo nulla di cui pentirci né di cui vergognarci. Attendiamo solo le scuse ed il plauso dei querelanti nonché delle istituzioni tutte, in primis la Magistratura, per l’operato fin qui da noi svolto.
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Per la ricerca di bio-impianti si usava anni addietro il trattamento dell'immagine con Adobe Photoshop.
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