Il sincronismo junghiano è una coincidenza significativa che esula dal nesso di causa-effetto, lasciando trasparire una relazione non locale ed ucronica tra due fenomeni. Teorizzato e studiato, come è noto, dallo psicologo Carl Gustav Jung e dal fisico Wolfgang Pauli, del sincronismo sono state fornite ipotesi interpretative più o meno convincenti, anche se manca una spiegazione che lo situi all’interno di un modello esaustivo del reale.
Tale manifestazione sembra indicarci che il mondo delle cause e delle conseguenze (quindi in una certa misura anche l’idea di libero arbitrio) è soltanto una sottile pellicola che copre un’essenza assai differente, un quid dove il tempo e lo spazio assumono inedite configurazioni. E’ l’universo esplorato, tra gli altri, da alcuni filosofi e dai fisici quantistici. E’ una twilight zone dove le “leggi” naturali del macrocosmo slittano in una dimensione contro-intuitiva. Qui le distanze, anche quelle siderali, perdono di significato; qui la “causa” può precedere l’”effetto” ed il tempo può scorrere dal futuro verso il passato.
Si genera una sintonia tra le cose, si intravede un sottile disegno che unisce le parti di una composizione più ampia, come l’ordito e la trama di un arazzo che, osservati alla giusta distanza, delineano figure e sfondi.
Per quanto mi consta, nessuno ha mai considerato la possibilità di raccogliere i sincronismi che costellano la nostra vita: si tratta di annotare, di volta in volta, la parola o l’espressione che si fissano in un istante sincronico. La successione dei vocaboli o dei sintagmi potrebbe produrre una sequenza significativa, un enunciato dotato di logica? E’ un esperimento che si può compiere agevolmente, magari riportando anche la data e l’ora in cui si incappa nella concomitanza.
Dopo aver ottenuto la frase (si dovranno inserire articoli, preposizioni etc.) e la serie numerica, si potrà tentare di stabilire se esse sono del tutto casuali o se paiono contenere una ratio, suscettibile poi di eventuali ulteriori esegesi ed inquadramenti teorici.[1]
[1] Quale dovrà essere la lunghezza della proposizione? Ricordando che per un singolare concorso in italiano gli enunciati tendono a configurare degli endecasillabi (versi di undici sillabe metriche), si potrebbe costruire una locuzione riconducibile alla misura di un endecasillabo.
Tale manifestazione sembra indicarci che il mondo delle cause e delle conseguenze (quindi in una certa misura anche l’idea di libero arbitrio) è soltanto una sottile pellicola che copre un’essenza assai differente, un quid dove il tempo e lo spazio assumono inedite configurazioni. E’ l’universo esplorato, tra gli altri, da alcuni filosofi e dai fisici quantistici. E’ una twilight zone dove le “leggi” naturali del macrocosmo slittano in una dimensione contro-intuitiva. Qui le distanze, anche quelle siderali, perdono di significato; qui la “causa” può precedere l’”effetto” ed il tempo può scorrere dal futuro verso il passato.
Si genera una sintonia tra le cose, si intravede un sottile disegno che unisce le parti di una composizione più ampia, come l’ordito e la trama di un arazzo che, osservati alla giusta distanza, delineano figure e sfondi.
Per quanto mi consta, nessuno ha mai considerato la possibilità di raccogliere i sincronismi che costellano la nostra vita: si tratta di annotare, di volta in volta, la parola o l’espressione che si fissano in un istante sincronico. La successione dei vocaboli o dei sintagmi potrebbe produrre una sequenza significativa, un enunciato dotato di logica? E’ un esperimento che si può compiere agevolmente, magari riportando anche la data e l’ora in cui si incappa nella concomitanza.
Dopo aver ottenuto la frase (si dovranno inserire articoli, preposizioni etc.) e la serie numerica, si potrà tentare di stabilire se esse sono del tutto casuali o se paiono contenere una ratio, suscettibile poi di eventuali ulteriori esegesi ed inquadramenti teorici.[1]
[1] Quale dovrà essere la lunghezza della proposizione? Ricordando che per un singolare concorso in italiano gli enunciati tendono a configurare degli endecasillabi (versi di undici sillabe metriche), si potrebbe costruire una locuzione riconducibile alla misura di un endecasillabo.
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