21 settembre, 2014

Lieve offerta


“Antonia Pozzi (Milano 1912-1938) è una poetessa e fotografa. Morta giovanissima, lasciò in ‘Parole’ (postumo, 1939) le tracce di una vocazione lirica fortemente autobiografica segnata dall’influsso di Rilke. Scrisse anche il saggio ‘Flaubert, la formazione letteraria’ (postumo, 1940)”.

Cifra di Antonia Pozzi è una poesia dolente e generosa, dal ritmo sovente spezzato, attraverso forti inarcature e l’interpunzione in cui talora il trattino separa i versi fin quasi a frantumarli. E’ così forse che la scrittrice evoca la fragile forza dell’emozione, la stessa precarietà della vita e dell’amore. Il ritmo qua e là indugia, quasi zoppica su una parola, una pausa. La vena melodica, dispiegata in strofe armoniose, di colpo è recisa per ospitare un silenzio sgomento.

I sentimenti, ora delicati ora acerbi, si trasfigurano in immagini naturali di rara bellezza. L’autrice, che fu anche talentuosa fotografa, immortala nel paesaggio, soprattutto alpestre, la durata dell’istante, la fugacità dell’eterno. E’ un continuo rimando fra introspezione e contemplazione di una natura profondamente amata e vissuta, quella natura che oggi non esiste (quasi) più.

Lieve offerta

Vorrei che la mia anima ti fosse
leggera
come le estreme foglie
dei pioppi, che s’accendono di sole
in cima ai tronchi fasciati
di nebbia –
Vorrei condurti con le mie parole
per un deserto viale, segnato
d’esili ombre –
fino a una valle d’erboso silenzio,
al lago –
ove tinnisce per un fiato d’aria
il canneto
e le libellule si trastullano
con l’acqua non profonda –
Vorrei che la mia anima ti fosse
leggera,
che la mia poesia ti fosse un ponte,
sottile e saldo,
bianco –
sulle oscure voragini
della terra.


Leggi i componimenti di Antonia Pozzi qui.

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3 commenti:

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  2. …che la mia poesia ti fosse un ponte,
    sottile e saldo,
    bianco –
    sulle oscure voragini
    della terra.

    Per noi tutti davvero, autenticamente predisposti all’intima rettificazione, potesse costituire effettivo ponte la dimenticata modulazione maggiore; sulla quale s’è innestato l’antico inganno del tempo, la contraffazione stessa d’ogni tempio.

    Grazie per averci ricordato dell’esistenza di questa poetessa.

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    Risposte
    1. Ci uniamo a questo Tuo auspicio, Giovanni.

      "S’è innestato l’antico inganno del tempo, la contraffazione stessa d’ogni tempio".

      E' proprio così.

      Grazie a Te per il denso gnomé.

      Ciao

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