27 gennaio, 2015

Massoni: società a responsabilità illimitata. La scoperta delle Ur-lodges

Si intitola “Massoni, società a responsabilità illimitata: la scoperta delle Ur-lodges” il corposo saggio scritto da Gioele Magaldi con la collaborazione di Laura Maragnani. Scrivere una recensione del volume è impresa ardua, poiché esso solleva molti e rilevanti problemi connessi all’interpretazione della Storia: solo per sfiorare certe questioni, sarebbero necessarie lunghissime disamine. Perciò ci limiteremo a poche, rapsodiche considerazioni comunque utili per un eventuale dibattito.

In primo luogo, inquadreremmo il testo in oggetto nella meta-storiografia. Per meta-storiografia, intendiamo la ricerca che non si accontenta di investigare le cause occasionali e recenti, di evidenziare i nessi e gli eventi principali, basandosi per lo più sulle ricostruzioni accademiche. E’ un’indagine che si addentra negli arcana imperii. Oltre la meta-storiografia situiamo la cripto-storiografia, l’esplorazione delle energie, per così dire, endogene, da cui dipendono gli eventi cruciali. E’ questo un ambito, però, che esula dai fini di questo discorso.

In estrema sintesi: l’autore squaderna uno scenario in cui alcuni centri di potere, di natura trasversale, anche in lotta fra loro, egemonizzano ampi settori politici e socio-economici del pianeta. Le decisioni epocali sono prese nel back office, per usare un sintagma caro a Magaldi. Questa visione ha irritato chi crede (s’illude?) che la storia umana sia fondamentalmente agìta dai popoli, dai partiti, dai movimenti, almeno nei paesi “democratici”. Non si rinuncia con facilità all’idea delle nazioni che decidono il proprio destino perseguendo alti ideali. E’ un’idea nobile, romantica; la realtà pare molto diversa.

I detrattori del libro criticano il Nostro, perché non ha pubblicato le fonti dirette della sua ricostruzione. Abbiamo già affrontato lo spinoso tema della documentazione in un articolo cui rinviamo e dove deploravamo il feticismo delle fonti. Qui ci limitiamo a constatare che la fonte per eccellenza dello storiografo è l’insieme degli accadimenti: il termine “storia” deriva dal greco historìa che risale a hìstor, testimone oculare. Orbene, Magaldi è testimone e conoscitore diretto di avvenimenti che riesce a collocare in un disegno interpretativo nel complesso convincente, con i fatti che s’incastrano quasi sempre nell’esegesi e viceversa. Gli eventi sono le fondamenta del suo edificio e valgono più di mille testimonianze, soprattutto se le testimonianze sono spurie e fittizie come quelle della “storiografia” di regime.[1]

Magaldi tende a radiografare strutture gerarchiche, sebbene non rigidamente piramidali. E’ uno scacchiere policentrico con apparati cospicui, ma non onnipotenti: i gruppi di potere ora incontrano resistenze, rivalità, ora si dislocano attraverso cambiamenti di campo, alleanze, accordi segreti… E’ un gigantesco Risiko dove - ed è questo l’aspetto saliente del testo – entrano in gioco anche forze positive. Sono logge che subirono, però, un colpo micidiale con l’omicidio di John Fitzgerald Kennedy nel 1963. Da quel fatidico anno i settori che avversano le officine ultrareazionarie, sarebbero costrette sulla difensiva. Non possiamo né smentire né comprovare tale ermeneutica dualistica: è possibile che operino ancora oggi delle logge bianche. Ci chiediamo, però, quale sia il loro reale peso, se riusciranno a sventare i piani dei mondialisti o se siano solo la coscienza critica di un iter storico avviato verso la dissoluzione.

Ad essere sinceri, più che una lotta tra il Bene ed il Male, saremmo tentati di intravedere un agone tra il Male ed un male minore.

La situazione è ormai arrivata ad un punto di non ritorno: il cittadino, anche nelle “democrazie” occidentali, è stritolato da un meccanismo infernale; la società tutta è snaturata, ridotta ad un laboratorio per folli esperimenti compiuti da spregiudicati ingegneri politici e sociali. La propaganda ha soppiantato l’informazione; lo Stato ha fagocitato l’individuo. La "scienza" è stata risucchiata nel negazionismo più becero. Circa le condizioni ambientali è meglio tacere. Nel settore della "giustizia" i paladini della verità non sono in netta minoranza: non esistono. L'albero, infatti, si vede dai frutti. E’ ipotizzabile un’inversione di tendenza o l'implacabile tecnocrazia è destinata a trionfare? Forse conosciamo la risposta.

Il saggio di Magaldi è monumentale e coraggioso, la bibliografia molto ricca ed articolata. Non sempre condividiamo l’approccio nei confronti di certe figure di cui siamo inclini a vedere più il lato oscuro che le esibite buone intenzioni, soprattutto se protese verso obiettivi ecumenici. Non sappiamo dove finisca l’ingenuità di certi uomini pubblici e dove cominci il pragmatismo. In ogni caso, anche se abbiamo una Weltanschauung più disincantata e con qualche radice in territori di confine, consideriamo la fatica di Magaldi un ottimo strumento d’analisi. Ognuno poi con discernimento potrà trarne utili informazioni o motivi per precisare le sue concezioni. I cosiddetti fatti, fino ad ora, danno ragione all’autore che vede nelle vicende degli ultimi decenni una pericolosa deriva autoritaria a livello planetario. I "fatti" danno ragione a chi non si perde nelle oziose e superficiali letture dei risultati elettorali (di elezioni quasi sempre pilotate) o delle decisioni assunte da personaggi di facciata, da segretari di partiti-giocattolo. Sono i “fatti” e la demistificazione della loro parafrasi capziosa ad opera dell’establishment a costruire la storia, non le frasette sceme di Renzi su Twitter.

[1] A mero titolo di esempio, lo schema esegetico di Magaldi permette di comprendere l’attentato a papa Giovanni Paolo II, il pontefice vicino alla C.I.A o, secondo alcuni, a settori deviati dell’"intelligence" statunitense. L’azione fu una rappresaglia delle frange progressiste contro le consorterie liberticide che ruotavano attorno a Brzezinski, uno dei padri della Three eyes e della Trilateral, ritenute responsabili dell’omicidio Kennedy. Brzezinski fu colui che riuscì a portare sul soglio pontificio il funesto Karol Wojtyla.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

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10 commenti:

  1. Sembra davvero di leggere un 'canto del cigno' (seppur nero) e forse questo è il motivo per cui hanno acconsentito a lasciarglielo pubblicare ... ormai sembra che 'la frittata' sia fatta per cui possiamo riepilogarne gli eventi, tracciarne percorsi e modalità di azione ma si sta parlando appunto di storia: del passato. Direi quindi che le informazioni contenute nel libro sono senz'altro utili ed a volte illuminanti per comprendere ciò che è già accaduto. Il futuro appare con tinte molto più fosche in cui la tecnologia pervasiva la farà da padrone. Di questo non si fa parola nel libro, com'è mai? Ciao

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    1. Concordo con la tua interpretazione dei fatti, Ghigo.

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    2. Sì, Ghigo. E' un'opera epigonale, la testimonianza di un processo storico ormai intrappolato nel Kali Yuga. Significativo che l'autore non accenni né alla geoingegneria né all'invasione tecnologica, stigmate di quest'era agonizzante.

      Ciao

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  2. Le decisioni epocali sono prese nel back office, dove però i Nostri fanno da specchio alla volontà – conscia o inconscia – collettiva dei popoli, partiti, movimenti, questo per mantenere il progresso (eventuale) fluido, capillare, senza salti autodistruttivi nell’immediato; le due visioni non sono necessariamente in opposizione tra loro. Cliff Huylebroeck scrive: “Phonies will NEVER tell you that the Freemasons are responsible for organizing gang stalking and electronic harassment. For every conspiracy theory, there are many theories about who is responsible. Always the same people and organizations will be named as the one who is responsible: the CIA, the Illuminati, the Freemasons, aliens and so on. All these people and organizations will get their usual share of presumed responsibility. Except, gang stalking is the only conspiracy theory where the Freemasons are ALMOST NEVER named as the one who is responsible.” Quindi prosegue: “People call themselves Freemasons until it can be proven that they are organizing crime. Then they are called Mafia. Then they restart the same secret society under a new name. Then they apply again to be recognized as Freemasons. For this reason, I will be treating Freemasons and Mafia as two names for the same thing.” In effetti se il burattinaio, chiunque sia poiché in nome e la forma non hanno alcuna importanza, allo stato attuale dovesse spiegare chiaramente il meccanismo recondito dei Massimi Sistemi il quale include schieramenti e forze positive e negative, quello che viene chiamato ‘Matrix’ scomparirebbe all’istante ma con esso anche l’umanità intera in quanto la storia dell’uomo è intrecciata con la storia del cosmo, sarebbe come togliere il sole, l’aria, l’acqua e amore ad una pianta, quella pianta appassisce e muore. Il ‘bene’ e il ‘male’ sono le due facce della stessa medaglia, nessuno dei due può essere eliminato; così il saggio vede il male e se ne sta lontano, lo stolto lo ignora e per questo motivo inevitabilmente cade sua vittima, prima o poi. Quando però il bene diventa un male minore, forse dovremmo chiederci se noi-il-popolo stiamo andando nella direzione giusta, non c’è più tempo per dubitare delle nostre esperienze.

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    1. Sarebbe anche ora di por fine al videogioco: non tutti si divertono. I

      l male sarà anche necessario; la sua superfetazione non credo.

      Ciao

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  3. E’ da parecchio, che dico che quel gioco deve, dovrebbe finire, solo che conoscendo similitudini e l’unità di “destini” tra i Guardiani ed i Guardati, ipotizzo che finché i giusti ‘integri’ saranno talmente pochi in rapporto alla totalità degli abitatori del pianeta, non avranno nessuna influenza sul branco di pecore senza pastore, anzi capre e caproni belanti – e ci vorrebbero millenni senza l’aiuto dei giusti. Le sette militari occulte e criminali non potrebbero esistere tanto meno occupare i media e governare se i popoli fossero composti da veri esseri umani, non fanno che riempire i buchi nella struttura energetica della materia.

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  4. Non so se dovessimo giudicare un presunto Dio con gli stessi criteri con cui valutiamo a condotta di un genitore, quale sarebbe il giudizio. Singolare paradosso per cui l'uomo che compie il male o tende più o meno ad esso, è
    condannato, mentre chi lo consente è assolto, poiché il
    male adempierebbe una funzione cosmica e storica.

    I Latini dicevano "Est modus in rebus".

    Certo che se aspettiamo che gran parte dell'umanità si svegli, stiamo freschi. In ogni epoca i desti sono stati sempre una minoranza.

    Grazie dell'interessante contributo.

    Ciao

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  5. Domanda: Il male, chi lo consente è assolto, poiché il male adempierebbe una funzione cosmica e storica? No. Per me, compiere o permettere il male è la stessa e identica cosa – ugualmente per quanto riguarda l’atteggiamento omertoso, inoltre colui che ordina le azioni tipiche degli antiuomini e colui che esegue le stesse hanno la medesima responsabilità, il secondo non ha alcuna scusa nemmeno nell’ambito militare, anzi il “superiore” potrebbe scherzare o testare/ tentare il suo “inferiore”, mai eseguire gli ordini contrari alla coscienza che siamo. Differente, sarebbe cercare di comprendere quali fattori interni ed esterni hanno generato nella mente del criminale la necessità di progettare gli atti contro il suo prossimo, che sia una ‘banale’ rapina o tortura prolungata e morte di qualcuno o determinate categorie di persone. Comprendere chi ha partecipato, perché e in quale misura non significa giustificare, acconsentire, approvare – la compassione e la comprensione di un problema ci permettono di risolverlo rapidamente tuttavia ci vuole anche sinergia tra diverse competenze, una sola persona esperta in un solo campo in realtà può fare poco, ecco perché il vero progresso sulla Terra è lento o inesistente. Non giudico il creatore (o creatori), non solo per principio, non solo perché il male terreno sarebbe temporaneo, ben delimitato nel tempo e nello spazio, non solo perchè ciò che a noi sembra male per “Dio” o chi per lui potrebbe essere bene, avendo lui una visione d’insieme (il tutto) e noi quella parziale (il dettaglio), non solo perché si suppone abbia una saggezza incommensurabile – certamente maggiore della nostra. Non lo giudico, perché trovo il suo comportamento assolutamente giusto (equilibrato) nel complesso e nel suo contesto specifico, al suo posto io farei esattamente quanto gli viene attribuito dalle “sacre” scritture, una volta depurate da alterazioni teologiche e mistificazioni deleterie. Fabbricare un paradiso senza dolore, è improponibile, a meno che non si voglia farlo popolare da automi bipedi preprogrammati ad un buonismo amorfo perbene, eterno dove tutti sono (o fingono di essere) morali- moralisti perfettissimi e totalmente inconsapevoli di esistere, un luogo senza scelte dunque senza amore. Soltanto un ambiente ostile pieno di pericoli e demoni (la zizzania che alla fine sarà estirpata senza pietà) può garantire la presa di coscienza di chi o cosa siamo, sia a livello individuale (talenti da manifestare), sia a livello collettivo (we are one), le frontiere ad esempio sono arbitrarie ed un non-sense. Il non sapere o non voler sapere come gestire questa creazione a metà strada tra inferno e paradiso, non è un problema dell’eventuale Dio, è un nostro problema. Purtroppo i credenti pensano di esser già salvi (falso) mentre gli agnostici con tutta la loro “razionalità” illuminista e positivista nemmeno considerano la questione esistenziale ed il rapporto che c’è tra il microcosmo, l’uomo ed il macrocosmo (grave errore !). Oggi il male è molto diffuso perché i malati del crimine chiedono sempre più potere – e lo faranno fino al Giudizio Universale – mentre dall’altra parte della barricata quelli che si proclamano “giusti” ancora non hanno imparato a curare la malattia del crimine, e, comunque, risulta palesemente una mancanza di coordinamento fra di loro. Non servono associazioni e fondazioni serve la coscienza. Se il male è forte è anche perché il bene è debole. Il ‘bene’ e il ‘male’ lo creiamo noi. Gli arconti, gli Elementi della Natura semplicemente amplificano la somma fnale delle nostre opere, per poter essere identificate per quelle che sono con grande facilità, da chiunque.

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  6. Milkywayinfinity, sono problemi molto ostici su cui non ho le idee chiare. In breve, ho sempre ritenuto non il male in sé un male, ma un suo eccesso. Certo, si può obiettare che sono io, in modo del tutto soggettivo, a vedere un eccesso di male. Tuttavia ciascuno di noi nel momento in cui vive il male sulla propria pelle, ne sente la lacerante, straziante assurdità, la feroce trafittura.

    Riprendendo il tuo discorso, mi chiedo se il giorno in cui il male sarà sradicato, non sarà poi necessario reintrodurlo affinché il cosmo recuperi il suo dinamismo e affinché un universo perfetto non diventi stagnante e tedioso. Si creerebbe una sorta di eterno ritorno.

    In ogni caso, tra gli articoli più recenti, in cui ho provato a sfiorare tali questioni tanto difficili è il seguente:

    http://zret.blogspot.it/2015/01/esiste-il-male.html

    Ciao

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  7. L’eccesso del male è soggettivo? Dev’essere sradicato? A volte, nelle opere dei filosofi si riscontra una ‘leggera’ confusione tra l’idea del male e la sua manifestazione pratica. L’idea del male come potenzialità e possibilità, il suo archetipo, sarà sempre presente nell’essenza più profonda dei Viventi dotati di coscienza perché senza non saremmo liberi dunque non saremmo più uomini bensì animali. Quella non dovrebbe, e tecnicamente non può essere rimossa. E’ la manifestazione del male che secondo me scomparirà una volta che tutti gli uomini avranno scelto la giustizia – dopo aver compreso l’origine biochimica dell’infelicità, della depressione, della disperazione, della paura come una conseguenza dell’ignoranza esistenziale e delle scelte innaturali locali e globali. Una civiltà composta da veri esseri umani sani nella mente (originari) e svegli non ha bisogno di sperimentare il male perché sa prevenire la malattia del crimine ovvero la convinzione errata di poter risolvere i problemi con la violenza nei confronti dell’ambiente in cui ci si trova. Il male “serve” come lezione per coloro che ancora tifano per la vittoria del caos, guerra, oppressione assecondando i voleri della Bestia il personaggio divertentissimo e tragicomico della grande fiction siderale. E’ importantissimo però rappresentare il male nel Teatro o anche in alcuni sport molto violenti all’interno di regole ben precise, questo per controbilanciare la sua assenza nelle società evolute. Quando raggiungi saggezza quindi davanti a te viene descritto chiaramente il male per quello che è, non senti il bisogno di “provare per credere” (come accade nelle società primitive) per sapere con certezza dove porta, che non è mai una soluzione e tanto meno la soluzione. A questo punto esso persiste solo nella finzione del palcoscenico che ci ricorda regolarmente quello che saremmo – l’eterno ritorno al Nulla di partenza – se per caso dovessimo cedere alla stupidità della violenza. L’eccesso del male io appunto chiamo il male manifestato, il male ‘equilibrato’ invece io chiamo male potenziale il quale dal principio fa parte integrante di noi (luce-ombra). Simbolicamente la prima (luce) non vede la seconda (ombra) ma sa che esiste in quanto ‘luce’, gnosi, intuizione; la seconda vede la prima senza vedere se stessa, perché viene abbagliata dalla prima. Se la prima desidera aiutare la seconda, non deve illuminarla letteralmente, sarebbe inutile, controproducente, piuttosto potrebbe fargli cambiare prospettiva, il punto di vista ma senza forzature.

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