31 marzo, 2015

Dalla DEMONcrazia alla...

Renzi a casa!” Quest’originale slogan si legge sulla maglietta indossata da Matteo Salvini e dai leghisti. “Renzi a casa?”: perché mai tale privilegio? Dopo che il ducetto ha devastato l’Italia, lo congediamo con una pensione d’oro? Roba da pazzi! “Renzi in miniera!” Questo auspicio dovrebbe campeggiare in ogni dove. Assieme a lui, tutta la genia dei parassiti dovrebbe essere mandata a spaccare le pietre sotto il sole cocente, come gli Ateniesi sconfitti dai Siracusani durante la spedizione in Sicilia.

La prima vittima della propaganda è sempre il linguaggio: in particolare il già rattrappito codice della “politica” si riduce ad una girandola di luoghi comuni, di frasi fatte, di metafore vernacolari, di pasquinate, sempre uguali da almeno trent’anni. A ciò si aggiunge l’irredimibile cialtroneria degli arruffapopoli. Abbiamo visto come si è comportato il nuovo governo greco di fronte ai Diktat dei feneratori internazionali: la montagna ha partorito il topolino, anzi il coniglietto.

Viene in mente Fantozzi che, quando è da solo nel suo ufficio, medita un eroico discorso con cui denunciare le vessazioni dei superiori e che poi, al cospetto del mega-direttore galattico, comincia a balbettare sperticate adulazioni.

Siamo sinceri: la cosiddetta opposizione pullula di demagoghi, di tribuni della domenica, di imbonitori capaci di vincere una sfida dialettica con il ministro di turno, quando sono invitati a partecipare a programmi di intrattenimento similpolitico. In tutti gli altri casi sono dei perfetti inetti.

Fuori dall’euro!” Berciano gli ignoranti. E’ solo un altro vacuo proclama: infatti, se non si ripristina la sovranità monetaria, non si risolve alcunché. Puoi chiamare la moneta come vuoi, anche Pippo, ma la truffa resta. La creazione di una moneta nazionale non è, però, sufficiente: se, per assurdo, l’Unione europea concedesse ad uno stato di staccarsi dall’euro, si innescherebbero speculazioni mostruose che porterebbero all’iperinflazione ed alla bancarotta.

Una vera opposizione non si limiterebbe a chiedere proroghe per il saldo dei “debiti”, ma rifiuterebbe in toto un sistema radicato nella frode dell’usura, dell’anatocismo, insomma del denaro-merce, anziché strumento. Una vera sinistra dovrebbe rigettare la logica perversa dello sfruttamento e del plusvalore. Invece, quelli lì si arrabattano, vengono a patti, dànno un colpo al cerchio ed uno alla botte.

Gli “oppositori” sono inetti, ma non scemi. Tengono famiglia e soprattutto tengono alla loro pellaccia. Sanno che se veramente provassero ad attuare una politica rivoluzionaria, sarebbero ipso facto schiacciati come zanzare. Quei pochi che hanno osato combattere l’establishment sono stati eliminati senza pietà. Così i vari Salvini, Meloni, Grillo, Tsipras etc. recitano solo il ruolo di antagonisti, raccattano voti con promesse che non potranno mai mantenere, con inani dichiarazioni contro i clandestini ed i Rom, contro la Trojka, con qualche pittoresco corteo. Intanto la pagliacciata continua.

Forse nel dissenso milita pure un uomo onesto che mira ad obiettivi alti, ma deve poi scontrarsi con una realtà impermeabile a qualsiasi valore. Non gli resta che adattarsi al sistema o mandare a spigolare tutto e tutti, novello Dante che preferisce “far parte per sé stesso”.

E’ inutile ed illusorio confidare in codesti capipopolo: riconosciamo pure nei loro comizi una retorica non priva di qualche espressione sapida, ma di facile presa solo sui peones.

L’unica alternativa alla DEMONcrazia è dunque, in questi tempi decadenti, la demagogia? Pare proprio di sì.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

28 marzo, 2015

La prigione del pensiero



La malvagità si può forse ancora tollerare, la stupidità no.

L’alfabeto dei veleni

E’ arduo immaginare un’età più tossica di quella in cui viviamo. Dall’A di alluminio alla Z di zinco, l’ambiente rigurgita di veleni. Aggiungiamo le radiazioni nucleari, i pesticidi, la diossina, il benzene, gli additivi, gli edulcoranti artificiali… ed il quadro sarà... incompleto. Quando respiriamo, quando beviamo e ci nutriamo, sappiamo che respiriamo morte, sappiamo che ci alimentiamo con la morte.

Come se non bastasse, a guisa di complemento, l’attuale coscienza dell’umanità è “inquinata alle radici” (I. Svevo). Il bombardamento che la coscienza subisce per opera dei media non è meno deleterio della contaminazione fisica. Proprio come non si riesce più a contemplare un cielo naturale, azzurro e solcato da nuvole vaporose, così è diventato utopico accostarsi alla vita collettiva, senza restare invischiati nell’”informazione” e nella “cultura” di regime. Tutto è filtrato, distorto, stravolto, sfigurato come in un quadro di Francis Bacon. L’erudito di un tempo poteva compulsare fonti più meno attendibili e veridiche; oggi, prima di reperire un documento genuino, uno studioso deve sciropparsi centinaia di resoconti spuri, di bolse sceneggiature.

Una volta si distingueva tra cronaca e storia (meglio storiografia): la prima, pur nel suo corto respiro, nel suo limitato orizzonte, presupponeva il dignitoso e difficile lavoro dell’inviato che in loco raccoglieva testimonianze e notizie circa il “fatto” per poi scrivere il suo pezzo. Da tempo la storiografia è defunta, ma ormai anche la cronaca è agonizzante.

Se oggi nascesse un Tacito, riuscirebbe a ricostruire e ad interpretare un periodo quale il nostro, in cui la più fanatica finzione e la propaganda più delirante hanno soppiantato la genesi e la concatenazione degli eventi? Dovrebbe affidarsi a Fichipedia ed a scartafacci simili: il risultato sarebbe disastroso.

Ormai ad inficiare qualsiasi indagine non è solo la censura, quanto la composizione di “romanzi mediatici”, al cospetto dei quali scemeggiati televisivi come “Ultimo”, risultano più credibili e coerenti.

Il servizio pubblico è snaturato ad impudico disservizio, l’informazione è degenerata in quotidiana montatura. Non si salva più alcunché: la ricerca scientifica è ostaggio di baronie universitarie, le scuole, quando non sono prigioni del pensiero, sono agenzie turistiche in cui insegnanti-tour operators si affannano per cercare mete che non siano teatri del prossimo false flag.

La prigione del pensiero

Le facoltà intellettive dell’umanità sono state azzerate. Prima è stata distrutta la fantasia, la capacità di creare ed immaginare, poi sono state erose le abilità dialettiche: persino il sistema aristotelico, con la sua binaria e rigorosa semplicità, è stato intaccato in modo irreversibile a tal punto che è difficile imbattersi in una persona dotata di un pur embrionale “organo” logico.

Oggidì gli uomini non pensano: in vece loro, ad elaborare “concetti” e ad esprimersi è la televisione. Si ripetono i luoghi comuni del piccolo schermo, persino usando lo stesso telidiota idioletto.

Il dissenso non è possibile, non in quanto la scure del controllo si sia abbattuta sulla libertà d’opinione, ma perché tale libertà non si manifesta più, sostituita dal livellamento, dall’abitudine a “ragionare” tutti allo stesso modo, a reagire secondo schemi pavloviani. L’unica reazione è l’assuefazione.

Soprattutto gli uomini non avvertono più né l’esigenza di conoscere né quella di palesare le proprie idee, perché non ne hanno più. Questo panorama desolante sembra coinvolgere ogni classe sociale, ogni generazione in maniera indistinta.

Decenni fa si levava qualche voce critica (si pensi a Montale o a Pasolini): la classica vox clamantis in deserto non era ascoltata, ma si levava. Attualmente le voci tacciono e nella waste land non si ode un’eco che sia una.

Vero è che esistono le eccezioni, ma una rondine non fa primavera. Tra l’altro anche le rondini e le primavere sono soltanto un pallido ricordo di un tempo per sempre tramontato.

Nessuno va alla recherche di un tempo che non si è neppure consapevoli di aver perduto.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

25 marzo, 2015

La condizione umana



Per lo più le esistenze sono ordinarie, eppure, anche dietro queste vite normali, sovente si agita, si dibatte in maniera convulsa tutto un mondo di quotidiane sofferenze, di incessanti inquietudini, di diuturni sacrifici.

Che cosa si nasconde dietro la maschera della normalità? Atti eroici compiuti da uomini e donne che non sono eroi o eroine, dotati di una capacità di sopportazione degna di filosofi stoici. Pure quando non si consumano tragedie, una vita consueta esige vigore, pazienza, tempra, rassegnata perseveranza. Le sventure schiantano, ma la monotonia consuma.

Purtuttavia, se da un lato questa situazione dimostra quanto sono eccezionali certe persone comuni grazie alle quali l’organizzazione sociale preserva ancora un briciolo di umanità, dall’altro attesta che la condizione umana è propriamente inumana.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

22 marzo, 2015

Imminente l'uscita del libro "Scie chimiche: la guerra segreta"

Sarà disponibile a partire da maggio 2015 il volume “Scie chimiche: la guerra segreta”, i cui autori sono Rosario ed Antonio Marcianò. Il saggio è stato concepito come l'ampliamento dell'omonimo documentario di cui mantiene l'impianto: vi trovano così adeguato spazio gli argomenti che nella precedente produzione o erano stati esposti per sommi capi o talora trascurati per evidenti ragioni di durata. Si traccia in questo modo un quadro esauriente che travalica i confini della geoingegneria clandestina intesa come insieme di attività di intervento sui fenomeni atmosferici, per esplorare altri àmbiti non meno rilevanti, come lo snaturamento della biosfera, il controllo delle nazioni, i nessi con le politiche gestite da apparati sovranazionali etc.

Cogliamo l'occasione per ringraziare l'editore ed i suoi collaboratori che hanno creduto, sin dal principio, nel progetto nonché tutti i lettori, i cui contributi, segnalazioni, spunti hanno permesso di scrivere un'opera che è veramente agganciata ad esigenze divulgative scevre da ogni condizionamento.

Di seguito la presentazione della quarta di copertina.

"Con taglio oggettivo e per mezzo di una corposa documentazione, dopo aver inquadrato il problema, il libro si sofferma sulle varie sfaccettature della questione:

- il controllo del tempo e del clima
- le connessioni con le strategie militari e gli interessi economici
- le conseguenze sull’ambiente e sulla salute
- il ruolo della disinformazione e della propaganda

È stato privilegiato un approccio scientifico, ma questo non esclude una precisa volontà di denuncia accanto ad uno sprone nei confronti dei lettori a prendere coscienza del fenomeno.

Il testo si basa su ricerche pluridecennali sul tema che hanno condotto a conclusioni ormai inconfutabili.

L’osservazione e l’esperienza, come da metodo consolidato, hanno completato il mosaico".

"Scie chimiche: la guerra segreta" sarà disponibile entro maggio 2015 e può essere già prenotato su Macrolibrarsi.it da questo link.


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La guerra climatica in pillole

Le nubi che non ci sono più

Per una maggiore comprensione dei fenomeni legati alla guerra ambientale in corso, abbiamo realizzato l'Atlante dei cieli chimici.

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Range finder: come si sono svolti i fatti

17 marzo, 2015

The Event



The Event” è una serie televisiva statunitense creata da Nick Wauters per la NBC. Negli Stati Uniti esordì il 20 settembre 2010, mentre gli episodi doppiati in italiano furono trasmessi già dal 28 settembre del medesimo anno. Ufficialmente a causa del calo degli ascolti, il 13 maggio del 2011 la serie fu sospesa.

Non è questa la sede per ripercorrere l’intreccio: d’altronde solo i fruitori ingenui si concentrano sulla trama, ignorando le altre componenti strutturali ed i valori estetici. “The Event” merita una breve recensione, perché costituisce un compendio di temi e situazioni che inanellano la storia eretica. Questi motivi conduttori si possono comprendere, se si evita di confrontare la produzione al cervellotico e, tutto sommato, insulso “Lost” e se si rinuncia a tentare di inserire “The Event” in un sottogenere o in una commistione di sottogeneri.

In “The Event”, le frequenti analessi, a differenza di quanto avviene in altri telefilm, adempiono una funzione per lo più esplicativa, a definire un po’ alla volta un quadro i cui aspetti salienti in nuce sono già quasi tutti nei primi episodi. Anche i personaggi sono costruiti seguendo un modello già delineato nelle parti introduttive: ad esempio, Sophia (nome evocativo...) Maguire è, sin dal principio, donna in cui la comprensione coesiste con un’energia che culmina, in casi estremi, nella durezza; anche nel Presidente degli Stati Uniti, Elias Martinez, albergano intenzioni contrastanti. In questo modo i personaggi non si distribuiscono in modo manicheo nei gruppi dei “buoni” e dei “cattivi”, nella tipologia del protagonista avversato dall’antagonista, con i rispettivi aiutanti, ma si dislocano in campi d’azione i cui confini tendono a spostarsi. Non si scatena una lotta tra il Bene ed il Male, ma una guerra per la sopravvivenza sicché non sapresti decidere con chi “schierarti”.

Come si accennava, l’interesse di “The Event”, oltre che nel ritmo incalzante, nel montaggio dinamico, nella sceneggiatura efficace pur nella stringatezza delle comunicazioni telefoniche (i personaggi dialogano spesso al cellulare, secondo un vezzo tipico di molti telefilm recenti... è nato il sotto-sottogenere del cell-movie?), risiede soprattutto nella codificazione di circostanze scottanti. Eccole di seguito in successione alfabetica.

• Aerei che scompaiono misteriosamente
• Basi extraterrestri
• Catastrofi planetarie
• Numeri dal significato simbolico
• Rivalità tra civiltà stellari
• Esperimenti genetici
• False flag
• Falsità dei media ufficiali
• Governo segreto
• Ibridi umano-alieni
• Microprocessore sottocutaneo
• Nuovo ordine mondiale
• Pandemie artificiali
• Pianeta X
• Portali
• Sfoltimento della popolazione
• Storia censurata
• Terremoti di origine non geologica
• Vigilanti
• Visitatori nella preistoria

Scorrendo questo elenco, si comprende forse perché la serie fu interrotta. Molti si rammaricano della sospensione, ma, a ben vedere, la sceneggiatura di “The Event” è continuata e continua, trasferendosi dalla finzione nella realtà...

Interpreti e personaggi:

Jason Ritter: Sean Walker
Blair Underwood: Elias Martinez
Laura Innes: Sophia Maguire
Sarah Roemer: Leila Buchanan
Željko Ivanek: Blake Sterling
Bill Smitrovich: Raymond Jarvis
Ian Anthony Dale: Simon Lee
Lisa Vidal: Christina Martinez
Scott Patterson: Michael Buchanan
Taylor Cole: Vicky Roberts
Clifton Collins Jr: Thomas


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APOCALISSI ALIENE: il libro

La squola della Gelmini - di Antonio Marcianò - Gemme scolastiche da collezionare

15 marzo, 2015

L'estinzione della Scienza



Si estinguono le specie animali e vegetali; si estinguono le lingue. In questi ultimi tempi è sparita anche la Scienza.

Di recente Simone Angioni, la disinformazione dal volto umano, in un’ennesima, bolsa intervista sul tema della geoingegneria clandestina, ha asserito che la “scienza è una e che all'interno della comunità scientifica non c'è un dibattito, ma c'è una posizione unica dettata dai fatti e dalle evidenze”. Questa affermazione, che è sconvolgente per rozzezza ed autoritarismo intellettuale, denota l’abissale ignoranza epistemologica di Simonetto: è una concezione che sarebbe stata ritenuta angusta, riduttiva e persino ridicola anche dai Positivisti ottocenteschi, figuriamoci nei nostri tempi dopo la rivoluzione della Fisica quantistica. E’ una posizione ancora più arretrata di quella tenuta dai peripatetici sbeffeggiati da Galileo. E' come se il nostro chimico non avesse mai letto una riga di Feyerabend... Forse non sa nemmeno chi sia.

Il proclama del cicappino, novello Simplicio, si addice alla religione più che alla Scienza: essa progredisce attraverso il dibattito, la curiosità, l’attitudine a sperimentare, il confronto delle idee, l’intuizione, la formulazione di nuove teorie, l’atteggiamento euristico, il cambiamento di paradigma… Nulla di ciò affiora nella retrograda ed assiomatica visione di Simonetto: è un pregiudizio che si potrebbe accettare da uno studente di scuola media, non da un sedicente scienziato. Il richiamo “ad una posizione unica, ai fatti ed alle evidenze” è disarmante nel suo dogmatismo, nella sua incrollabile fede nei cosiddetti “fatti”.

Tra l’altro, nei pistolotti degli occultatori non si comprende bene dove finisca l’incompetenza epistemologica e dove cominci l’insincerità verso sé stessi: infatti, se almeno gli influencers fossero coerenti ed onesti, non negherebbero la geoingegneria illegale che è appunto ancorata ad una serie di dati incontrovertibili e di evidenze.

In realtà, l’attuale “scienza” è solo propaganda, plagio, pensiero unico. Le università sono per lo più "comitati d'affari". E' significativo nella predica del piccolo chimico il riferimento ad una “posizione unica”, come se ci si dovesse attenere ad una sorta di “dottrina rivelata” da una classe sacerdotale depositaria della Verità. Tale dottrina è bandita da gente che manifesta un contegno reazionario, dispotico, discriminatorio, oscurantista: la vera scienza dovrebbe essere avulsa del tutto o quasi dall’ideologia, mentre una Ideenkleid settaria ed inquisitoria ha soppiantato la ricerca ed il metodo empirico. E’ un’ideologia che è stampella del potere, organica ad un sistema corrotto, alla più sfacciata distorsione della realtà.

Primo Levi scrisse “Se questo è un uomo”; noi siamo costretti a suggellare la riflessione con “Se questo è un chimico”.

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APOCALISSI ALIENE: il libro

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12 marzo, 2015

Deus ex machina



Nella civile Svezia il vertice di un’azienda ha convinto i propri dipendenti a farsi inserire nella mano un microprocessore sottocutaneo. Usato per l’identificazione, il piccolissimo (e diabolico) marchingegno, sostituisce il badge e consente di aprire le porte, di eseguire fotocopie, di usufruire di vari servizi, ad esempio la mensa.

L’innovazione è stata decantata dai media come un portento tecnologico che un giorno sarà impiantato in ognuno di noi: mai più codici da ricordare, carte che si smagnetizzano o si smarriscono... mai più. Tutti i dati personali saranno contenuti, le in un dispositivo RFID con cui saranno espletati gli accessi a siti istituzionali, le operazioni bancarie, anagrafiche e burocratiche.

Sono significative le reazioni dell’opinione pubblica di fronte a questo passo decisivo verso una società ipercontrollata. Molti sono entusiasti del microchip, esaltando le “magnifiche sorti e progressive” della tecnologia, il deus ex machina del Terzo millennio; altri sono rassegnati. Qualcuno ritiene impossibile che i governi, le amministrazioni pubbliche o private decidano di imporre il microprocessore sottopelle: “Non siamo cani o gatti!”, esclamano. Non mi fiderei tanto: gli esecutivi di questi ultimi anni brillano per fanatismo nei confronti dell’agenda digitale con tutte le diavolerie annesse e connesse. Il grullo fiorentino intende rendere obbligatorio il Wi-Fi negli uffici pubblici e nelle scuole di ogni ordine e grado: come minimo, grazie a questo criminale progetto, ci prenderemo una bella cefalea.

Comunque non sarà necessaria un’azione coercitiva: l’establishment più che imporre, propone, anzi lascia balenare le rutilanti meraviglie di un futuro in cui saremo connessi alla Rete, ventiquattr’ore su ventiquattro. Sono lusinghe da cui sono attratte specialmente le nuove generazioni, già mezzo cablate, anima e corpo. Gli altri saranno persuasi; i recalcitranti si arrenderanno obtorto collo: chi non ha il microchip non mangia. Tra l’altro ogni cambiamento (e ciascun cambiamento rima con spavento) avverrà con sadica lentezza, con inavvertita gradualità, come da prassi.

Alcuni si chiedono per quale ragione in una struttura sociale in cui ormai il suddito (ex cittadino) è pedinato e sorvegliato dappertutto attraverso sofisticati sistemi, la feccia mondialista intenda ricorrere ad una tecnologia tutto sommato rozza, quale l’innesto di un microelaboratore. La risposta è nell’ossessione simbolica delle cosiddette élites: l’impianto è una sorta di sacramento al contrario, un rito controiniziatico cui è sottoposto l’ignaro impiegato.

Che cosa ci dobbiamo dunque attendere? In un consorzio “umano” dove una stomachevole pellicola come “Birdman” è osannata quasi fosse un capolavoro della cinematografia, magari per il virtuosismo dei piani-sequenza, quando il virtuosismo sta all’arte come una collana di bigiotteria ad un monile vero, che cosa ci dobbiamo attendere? Ci dobbiamo aspettare la rivelazione di un nuovo culto, il culto della macchina, perché... deus est machina.

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09 marzo, 2015

Tim Cantor: presenze e presagi

Tim Cantor è uno scrittore e pittore californiano nato nel 1969. Autodidatta, è a suo agio con pennelli e tubetti di colori ad olio, sin dalla tenera età di cinque anni.

La sua arte è una propaggine del Surrealismo, in particolare di quello “figurativo” alla Magritte: le somiglianze iconografiche con il pittore belga sono palesi, ma i paradossi logico-linguistici di Magritte si solidificano in oggetti e simboli inquietanti, in paesaggi di funerea bellezza. Cantor ama raffigurare alberi, fiori, animali esotici, donne esangui: nei suoi quadri, però, essi diventano cose dalla superficie smaltata, enti disanimati.

Le campiture lisce, impeccabili – il Fotorealismo annovera in California i suoi indiscussi archegeti – assieme agli accostamenti incongrui, alla gelida immobilità dei soggetti, generano un effetto di straniamento. Cantor dipinge intingendo l’ispirazione nel pigmento nero e pastoso dell’inconscio. E’ l’inconscio di un’era smagata che non distingue più tra gli incubi onirici e gli incubi ad occhi aperti: così le api e le farfalle di Cantor sono ingegnerizzate, le piante acriliche, mentre dalle teste cave degli uomini sciamano colombe feroci. Una pittura tutt’uno con lo Zeitgeist: le allucinazioni sono gli allucinanti scenari di ogni giorno.



E’ plausibile che gli artisti siano gli oracoli per eccellenza: l’arte è contemplazione dell’idea atemporale, sguardo cieco sul Destino. Così in un suo quadro, “Antique helper”, Cantor sembra presagire ed immortalare un frammento di storia. In primo piano una tigre è accosciata su una sporgenza rocciosa. Lo spuntone è anche una scultura con una testa felina. La belva scruta un candido volatile che si aggira fra rami simili a cavi intrecciati. Oltre è intarsiato un paesaggio fiabesco di taglio quasi russo-ortodosso: vi spiccano delle maschere che coprono volti-uova, gusci per coprire altri gusci. Sullo sfondo edifici (chiese?) con cupole a bulbo o a forma di puntale natalizio, torrioni e due sfere cinte da una sorta di banda zodiacale: i pianeti incastrati in un gioco cosmico. Lo sfondo è invaso dal cielo, cupo come la disperazione, solcato in basso da nuvole di sangue.



La composizione, con il suo gusto teatrale e ludico (gli astri-pailettes, le costruzioni come mattoncini), sembra voler sdrammatizzare il dramma: l’ultimo anelito di una vita, che ancora fluisce nelle vene animali, si oppone al silenzio di un mondo congelato. Si intrecciano gli sguardi, quasi tutti vacui: le orbite sono cieche; la solitudine e l’immobilità intollerabili. Gli stessi colori, con la loro brillantezza, sono l’inutile vernice di una realtà svuotata, di un involucro il cui contenuto, per sempre sparito, non sappiamo nemmeno più che cosa fosse.

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07 marzo, 2015

Esiste il Paradiso?



Esiste il Paradiso? La risposta a questa domanda implica postulare che sussista una dimensione metafisica, oltre la realtà galileo-newtoniana e persino di là dall’universo quantistico, una realtà in cui le “leggi” naturali sono del tutto trascese. E’ impresa ardua concepire tale regno della beatitudine perfetta, non solo in quanto l’umanità e l’esistenza offrono solo pallidi e rari simulacri dell’Eden, ma pure perché, se l’inferno si può immaginare moltiplicando ad infinitum il tempo, situazione di cui abbiamo esperienza, tale dato non si può sussumere, quando si pensa il Paradiso.

Il Paradiso, infatti, è non-tempo: se la felicità fosse protratta nell’arco temporale, essa risulterebbe alla fine noiosa, terribile quasi quanto l’Inferno. Pertanto l’immagine degli angeli che intonano canti in lode di Dio è appunto solo un’immagine: essa evoca un’armonia perfetta, attraverso la metafora delle creature celesti immerse nella pace e nella luce spirituale. Il Paradiso, descritto nella letteratura (si pensi in particolare alla “Commedia”) attraverso, similitudini, metafore ed esempi, non è, però, una metafora.

L’Empireo, se esiste, non è solo il compimento dell’uomo, la sua piena realizzazione nel disegno cosmico, ma è riconciliazione della natura con sé stessa, ritorno alla perfezione primigenia, redenzione definitiva dal Male, apocatastasi. E’ il ritorno a casa.

Il Cielo è dunque la compiuta ipostasi del Bene, senza incrinature né ombre. E’ il Principio, prima che esso scivoli nel tempo e nello spazio, prima che si deteriori nella storia, prima che esso si di-vida da sé stesso.

A questo punto si pone, però, un problema: quando, dopo incalcolabili cicli cosmici, il Tutto rientrerà in sé stesso, il giorno in cui il Male sarà estirpato in ogni dove, non si creerà una stasi, preludio forse di un annichilimento finale, visto che l’essere scaturisce dal contrasto? Non sarà quindi l’apocatastasi una situazione transitoria, destinata ad essere superata da una nuova (dis)avventura della Coscienza lungo uno degli innumerevoli percorsi ontologici?

Tuttavia se la Coscienza è onnipotente, essa potrà sanare tale contraddizione in modo da armonizzare eternità e tempo, immobilità e moto, divino ed umano, essere ed esistenza.

I “Nuovi cieli e la nuova terra” sono la palingenesi, oltre ogni determinazione concettuale e linguistica, persino oltre ogni intuizione. Questo è il Paradiso assoluto, mentre il Paradiso individuale è forse un’inesprimibile condizione in cui la corda del tempo è come allentata: l’itinerario del singolo prosegue, senza più il peso della corporeità ma con l’anelito verso una conoscenza sempre più profonda, verso una progressiva purificazione.

Il Paradiso è il luogo del Nulla e del Tutto, il luogo del Silenzio: infatti non ne sappiamo nulla, ma comprende tutto. Infine l’unica parola che può descriverlo è il silenzio.

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01 marzo, 2015

Spaventosa involuzione dello Stato dall’età moderna a quella contemporanea

Lo Stato come piombo si sopporta. (G. Grignani)

Ogni Stato è una dittatura. (A. Gramsci)



Da documentato romanzo storico quali sono “I promessi sposi” ci offrono uno spaccato dello stato moderno. Lo stato moderno è la compagine peculiare dell’ancien régime in cui il dominio monarchico mirava al monopolio della violenza, della fiscalità e della giustizia, in concorrenza o talora in precaria collaborazione con centri di potere, de facto o de iure autonomi, coincidenti con un’aristocrazia più o meno riottosa e con la Chiesa.

Quantunque lo stato moderno sia piuttosto potente e ramificato, non è ancora l’odierna struttura totalitaria grottescamente definita “democrazia”.

Contro Renzo, coinvolto nei tumulti di Milano del giorno 11 novembre 1628, è spiccato un mandato d’arresto, ma il giovane può fuggire nella Repubblica di Venezia dove sarà al sicuro, poiché non esistono né alcun mandato di cattura internazionale né alcunché di simile all’Interpol.

L’individuo appartenente al popolo, in età moderna (dal 1492 al 1789), può sfuggire alle grinfie dello Stato: deve combattere contro la fame e la fatica, contro i soprusi dei signorotti, ma, coltivando la terra o con un mestiere, gode di una libertà economica ignota nella realtà presente.

La monarchia moderna ha ambizioni egemoniche ed espansionistiche, ma il singolo non è perseguito per le sue idee ed azioni, se non quando ledono gli interessi delle élites; oggi l’establishment, attraverso una legge coercitiva ed iniqua, opprime il “cittadino” a priori in quanto tale, equiparandolo ad uno schiavo.

Lo Stato moderno è quasi sempre inefficiente: di fronte al contagio della peste, le autorità di Milano dimostrano per lo più pressappochismo ed insipienza. Oggidì lo Stato è efficacissimo, ogni qual volta perseguita, distrugge, vessa, depreda, tortura, ammorba.

Lo Stato moderno ha il senso del prestigio e dell’onore: considera la guerra non tanto uno strumento di conquista ma un mezzo per dare lustro al re, alla dinastia. Attualmente i conflitti nascondono turpi obiettivi economici o altri ancora più ignominiosi.

Le condizioni migliori in cui vive l’individuo nell’età moderna dipendono senza dubbio da una presa più debole delle istituzioni sul popolo, ma anche da una diversa concezione del potere, oggi degenerato nel delirio del controllo, nella corruzione eretta a sistema, nell’illegalità eretta a legge, nonostante alcune lodevoli eccezioni. Pur tra innumerevoli incoerenze, la politica del passato è, almeno nelle intenzioni, animata da esigenze non sempre opportunistiche ed innestate su una scala di valori.

Il Leviatano contemporaneo, invece, è la perfetta incarnazione dell’immoralità. Chi lo accetta, chi ne riconosce la perversa supremazia, bestemmia la Verità e la Vita. Si sarà costretti ad ottemperare alle scellerate norme dello Stato, ma la Coscienza, che onora principi imperituri, condanna il regime senza appello, lo estirpa dal mondo in quanto bubbone infetto.

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