Aveva ragione Giacomo Leopardi, acuto osservatore della realtà oltre che sommo artista, ad affermare che “nella società delle gazzette la cultura evapora nell’informazione”. Infatti l’informazione è già segno di declino rispetto al sapere, poiché essa è circoscritta al qui ed ora, alla cronaca. Con l’informazione l’orizzonte si restringe: tutto tende a ridursi ad interessi pragmatici, mentre il patrimonio di conoscenze abitua a leggere nel passato, anche quello lontano, il disegno del presente e del futuro, a rintracciare delle costanti nella Storia, a scrutare il mondo con lo sguardo sapiente dei classici antichi, medievali, moderni e contemporanei. Molte risposte a domande decisive si possono reperire spesso sotto forma di indagine e di riflessione, più che come “verità” preconfezionate, nei testi tradizionali. Sì, Omero e Virgilio sono più attuali di Gramellini, senza dimenticare che Gramellini, proprio come tutti gli altri scombiccheracarte, non sa scrivere.
Che cos’è accaduto negli ultimi lustri? I fruitori dei media sono stati defraudati anche dell’informazione, una volta che la cultura, di cui la scuola dovrebbe essere custode e dispensatrice, laddove oggi è quasi sempre centro di controllo mentale, si è pressoché estinta. E’ vero: l’informazione sopravvive, ma come in riserve indiane, ormai limitata a poche voci libere, ad un drappello di ricercatori indipendenti. Paventiamo che costoro potranno esprimersi con una certa libertà ancora per poco tempo.
Senza eccezione, le notizie degli organi di regime non coincidono neppure con una forma superficiale di aggiornamento: sono un coacervo di bugie, distorsioni e sciocchezze. Nei decenni scorsi un quotidiano di destra si riconosceva da uno di centro o di sinistra, perché, nonostante i giornalisti non fossero neanche allora del tutto autonomi, quando riportavano i fatti o li interpretavano, erano ancora animati da una passione politica, da una conoscenza del mestiere, cronisti o editorialisti che fossero. Oggi lo stesso editore possiede scartafacci di “destra” e di “sinistra” su cui sono pubblicate identiche veline, addirittura ammannite con lo stesso ebete linguaggio. L’omologazione del linguaggio precede ed accompagna il livellamento del “pensiero” che è oggi il pensiero unico, l’ideologia dominante di un sistema in cui la più dolciastra ipocrisia si sposa con la più perversa malvagità.
La situazione è stravolta: un tempo il redattore riportava il fatto; oggi lo inventa o si limita ad arricchire di particolari romanzeschi un comunicato d’agenzia. Le agenzie di stampa sono tutte controllate dall’establishment ed è solo per caso se, una tantum, diramano una verità. La situazione è del tutto stravolta: i lettori ed i telespettatori non sono paradossalmente più passivi fruitori del fatto, ma strumenti inconsapevoli per provocarli. Infatti, ad esempio, un’operazione falsa bandiera, che di per sé è un non-fatto, genera un feedback emotivo ed altre reazioni che innescano disastrose conseguenze. Se, passo dopo passo, è eretto sotto i nostri occhi sgomenti lo Stato totalitario, ciò si deve agli eventi che accadono subito dopo una sceneggiata: inasprimento delle leggi in nome della “sicurezza”, misure coercitive sempre più soffocanti. Un non-problema (il “terrorismo islamico”, il “riscaldamento globale da biossido di carbonio"...) determina problemi abnormi per i cittadini, con la fondamentale e criminale connivenza, anzi responsabilità dei media negazionisti.
La stessa degenere disinformazione è degenerata nel negazionismo (che non riguarda purtroppo solo la geoingegneria clandestina), ossia non mira più soltanto a diffondere dispacci falsi o alterati pur di influire sull’opinione pubblica, il cui tratto fondamentale è quello di non avere alcuna opinione, ma si prefigge pure di negare ed epurare quelle poche verità che riescono talora faticosamente a spuntare nell’intrico del negazionismo, a somiglianza di un verde virgulto soffocato da un groviglio di sterpaglie. Negazionismo è sinonimo di ignoranza e di idiozia. E’ soprattutto sinonimo di dittatura, una dittatura che crollerebbe, se TUTTI spegnessero il televisore, se TUTTI evitassero di leggere e soprattutto di credere anche una sola riga degli immondi scartafacci governativi.
Che cos’è accaduto negli ultimi lustri? I fruitori dei media sono stati defraudati anche dell’informazione, una volta che la cultura, di cui la scuola dovrebbe essere custode e dispensatrice, laddove oggi è quasi sempre centro di controllo mentale, si è pressoché estinta. E’ vero: l’informazione sopravvive, ma come in riserve indiane, ormai limitata a poche voci libere, ad un drappello di ricercatori indipendenti. Paventiamo che costoro potranno esprimersi con una certa libertà ancora per poco tempo.
Senza eccezione, le notizie degli organi di regime non coincidono neppure con una forma superficiale di aggiornamento: sono un coacervo di bugie, distorsioni e sciocchezze. Nei decenni scorsi un quotidiano di destra si riconosceva da uno di centro o di sinistra, perché, nonostante i giornalisti non fossero neanche allora del tutto autonomi, quando riportavano i fatti o li interpretavano, erano ancora animati da una passione politica, da una conoscenza del mestiere, cronisti o editorialisti che fossero. Oggi lo stesso editore possiede scartafacci di “destra” e di “sinistra” su cui sono pubblicate identiche veline, addirittura ammannite con lo stesso ebete linguaggio. L’omologazione del linguaggio precede ed accompagna il livellamento del “pensiero” che è oggi il pensiero unico, l’ideologia dominante di un sistema in cui la più dolciastra ipocrisia si sposa con la più perversa malvagità.
La situazione è stravolta: un tempo il redattore riportava il fatto; oggi lo inventa o si limita ad arricchire di particolari romanzeschi un comunicato d’agenzia. Le agenzie di stampa sono tutte controllate dall’establishment ed è solo per caso se, una tantum, diramano una verità. La situazione è del tutto stravolta: i lettori ed i telespettatori non sono paradossalmente più passivi fruitori del fatto, ma strumenti inconsapevoli per provocarli. Infatti, ad esempio, un’operazione falsa bandiera, che di per sé è un non-fatto, genera un feedback emotivo ed altre reazioni che innescano disastrose conseguenze. Se, passo dopo passo, è eretto sotto i nostri occhi sgomenti lo Stato totalitario, ciò si deve agli eventi che accadono subito dopo una sceneggiata: inasprimento delle leggi in nome della “sicurezza”, misure coercitive sempre più soffocanti. Un non-problema (il “terrorismo islamico”, il “riscaldamento globale da biossido di carbonio"...) determina problemi abnormi per i cittadini, con la fondamentale e criminale connivenza, anzi responsabilità dei media negazionisti.
La stessa degenere disinformazione è degenerata nel negazionismo (che non riguarda purtroppo solo la geoingegneria clandestina), ossia non mira più soltanto a diffondere dispacci falsi o alterati pur di influire sull’opinione pubblica, il cui tratto fondamentale è quello di non avere alcuna opinione, ma si prefigge pure di negare ed epurare quelle poche verità che riescono talora faticosamente a spuntare nell’intrico del negazionismo, a somiglianza di un verde virgulto soffocato da un groviglio di sterpaglie. Negazionismo è sinonimo di ignoranza e di idiozia. E’ soprattutto sinonimo di dittatura, una dittatura che crollerebbe, se TUTTI spegnessero il televisore, se TUTTI evitassero di leggere e soprattutto di credere anche una sola riga degli immondi scartafacci governativi.
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L'impostura delle notizie 'in tempo reale' dona l'illusione del contatto non filtrato con la realtà, dell'immediatezza e genuinità di un selfie ... realtà e finzione coincidono e la Storia si dipana su di un substrato irreale. ' L'ha detto la televisione ' è purtroppo ancora oggi il paradigma delle opinioni dei più. La televisione, a mio parere, va vista 'al negativo' ossia considerando ciò che non fa vedere, oppure ciò che mostra come inverosimile: tutto torna! Ciao
RispondiEliminaE' vero: le notizie di regime vanno lette al contrario. Inoltre accade ciò che è censurato dai media ufficiali.
EliminaCiao