05 marzo, 2016

Elogio dell'inadeguatezza



E’ opportuno elogiare l’inadeguatezza. Viviamo in un mondo talmente assurdo e storto che sentirsi in dissonanza con codesta realtà è solo titolo di vanto. Chi non si adegua e non vuole adeguarsi ad una tecnologia sempre più ottusa ed invadente non è un inetto, ma una persona accorta. Chi è restio a tentare di comprendere teorie “scientifiche” astruse e strambe, dimostra buon senso. Chi è insofferente nei confronti della pseudo-cultura a base di idiozie pedagogiche e psicologiche – quelle fandonie di cui sono infarciti molti corsi d’aggiornamento per docenti – palesa un atteggiamento critico. Chi spegne il televisore - ammesso che ancora possegga questo marchingegno letale - non appena uno specialista comincia a pontificare di economia, di storia, di biologia, di meteorologia… è uomo perspicace e sveglio. Chi ha smesso di ascoltare le corbellerie e le menzogne di una declassata classe “politica” può ancora considerarsi cittadino e non suddito.

Bisogna lodare i disadattati: essi sono in totale discordanza con il becerume che imperversa. Detestano il “pensiero” unico imposto dal sistema, comprendono che molti romanzi appartengono alla letteratura-spazzatura, non si uniscono al coro di chi tesse l’encomio di personaggi tanto celebri quanto ignoranti.

I disadattati seguono l’antico motto làthe biòsas, vivi nascosto. Guardano il consorzio umano con disincanto, con sdegnoso distacco. Possono comprendere alcuni comportamenti, ma non li giustificano né li approvano. La loro disapprovazione non è il risultato di un’ostilità preconcetta, di impulsi emotivi, piuttosto dipende dalla comprensione e dal discernimento. I disadattati sono controcorrente: preferiscono una libertà irta di ostacoli ad una molle, comoda, ignominiosa schiavitù.

Di recente è morto Umberto Eco. In primo luogo speriamo per lui che non esista l’inferno come quello immaginato da Dante; diversamente ora alberga nel girone in cui sono precipitati i falsari della parola ed Eco fu scaltro contraffattore della lingua. Il giudizio su di lui non cambia: oltre ad essere uno dei corifei del negazionismo più paludato e mellifluo, fu un depauperatore dell’”idioma gentile” e, come tale, deve essere ricordato a suo perpetuo disdoro. Non siamo dunque nel novero di chi, in modo del tutto supino e stupido, si è unito alle geremiadi ed ai panegirici a favore di un “intellettuale” che fu un Ser Ciappelletto, scaltro senza dubbio, ma incline all’inganno attraverso un uso disonesto della comunicazione. Siano sommersi dall’oblio i suoi romanzi d’appendicite, volumi buoni al massimo come zeppe per tavoli traballanti.

Bisogna essere anticonformisti, in rotta di collisione con una società vuota ed inutile, in cui la stragrande maggioranza delle persone ha l’ebete sguardo fisso sullo schermo di un cellulare, mentre attorno (sopra specialmente) avviene tutto ed il contrario di tutto

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APOCALISSI ALIENE: il libro

2 commenti:

  1. Era appena morto Eco ed io ero in un bar, dalla TV sentì Benigni paragonarlo ad Aristotele. L'assurdità dell'affermazione mi provocò un accesso di risa per cui dovetti uscire dal locale sotto lo sguardo, tra l'attonito e lo spaventato, dei presenti.

    Devo ammetterlo, Benigni fa ridere... anche se quando penso che per molti Benigni è sinonimo di cultura da ridere non mi viene per niente.

    P.S. Grazie per l'elogio dei Disadattati! :)

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    Risposte
    1. Benigni? Un'altra colonna della cultura italiana.

      Ciao e grazie a Te.

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