31 marzo, 2016

Mosè il mago

Graham Phillips è autore di un saggio intitolato “The Moses legacy”. Molti storici considerano Mosè una figura leggendaria, un po’ come Licurgo, il mitico nomoteta che stabilì l’ordinamento degli Spartani, ordinando loro di non cambiarlo. Phillips non è d’accordo: egli è convinto che il “fondatore” della religione ebraica esistette. Inoltre, a suo avviso, le vicende narrate nell’Esodo ed in altri libri della Torah, dalla fuga dall’Egitto alla conquista di Canaan, sono, in linea di massima, aderenti al vero.

Le sue indagini si appuntano su tre filoni fondamentali: chi fu veramente Mosè, dov’è ubicato il monte dove il legislatore incontrò YHWH, che cosa fu e dov’è oggi custodita la bacchetta di Mosè.

• Lo studioso opina che sotto il nome di Mosè (che in egizio significa “nascituro”, “figlio”) si nascondano due figure poi fuse in una sola: la prima coinciderebbe con un funzionario di nome Thutmoses, bandito dalla terra del Nilo intorno al 1460 a.C.; la seconda un principe, sempre chiamato Thutmoses, vissuto circa un secolo dopo. Egli condusse gli Habiru fuori dall’Egitto.

• Ormai pochissimi biblisti ritengono che il monte su cui Mosè ricevette le tavole della Legge sia da identificare con il Sinai, il Jebel Musa. Phillips, inserendosi nel fervido dibattito, ipotizza che la vetta debba essere individuata con una cima, Jebel Madhbah, che si aderge nei pressi di Petra, la celebre capitale rupestre dei Nabatei. Qui nel XIX secolo fu scoperto un sepolcro il cui un corredo funebre comprendeva un bastone con su incisi dei geroglifici indicanti il nome del possessore, ossia Thutmoses, funzionario di corte. Recentemente nel sito del ritrovamento un’équipe di archeologi giordani e britannici ha compiuto scavi che hanno portato alla luce le vestigia di un antico santuario ebraico.

• Il bastone di Mosè fu sia un simbolo di potere sia uno strumento magico con cui lo ierofante scatenò le piaghe d’Egitto e con il quale fece scaturire miracolosamente l’acqua dalla roccia. Phillips crede che il bastone di Mosè sia il manufatto conservato oggi nel museo di Birmingham.

Come valutare le congetture del ricercatore? A proposito dell’identità di Mosè, bisogna riconoscere che l’intuizione di Freud fu giusta: il padre della psicoanalisi nel saggio “Mosè ed il monoteismo”, pur senza poter accedere a fonti archeologiche, comprese che il personaggio biblico era egizio. Dopo Freud si è abbandonata in modo quasi unanime l’idea ridicola ed antistorica (benché ripetuta durante le ore di religione, nei catechismi e nella pseudo-storia) di un Mosè ebreo abbandonato in una cesta e poi allevato dalla figlia del faraone.

Per quanto concerne il monte dove il funzionario egizio ricevette le tavole da YHWH, la questione è molto controversa, a causa della scarsità e contraddittorietà delle fonti. E’ quindi per ora impossibile pronunciarsi.

Per quanto attiene al bastone-bacchetta, è arduo stabilire se veramente l’oggetto custodito nel museo di Birmingham sia appartenuto all’antico nomoteta. Potrebbe trattarsi di una copia o di un manufatto relativo ad un altro individuo. E’, però, degno di interesse il tema del nesso fra sacralità e magia, fra autorità ed arti occulte. Ricordiamo qui en passant che nell’Odissea, la maga Circe trasforma i malcapitati ospiti in animali, toccandoli con una bacchetta.

Probabilmente l’archetipo di questo oggetto è il caduceo che, a sua volta s’intreccia con l’ancestrale simbolo del serpente e non solo…

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APOCALISSI ALIENE: il libro

4 commenti:

  1. Considerazioni che condivido. Sia Abramo che Mosè sarebbero quindi appartenuti alla cosiddetta 'aristocrazia nera' del tempo ... abili legislatori, carismatici e scaltrissimi agenti per conto di Dio. Dei numerosi orpelli Hi-Tech ne ha parlato profusamente Biglino ed immagino che la bacchetta di Mosè ne faccia parte. Mosè, non dimentichiamolo, è l'interfaccia di Yahweh in grado di irretire il povero popolo ebraico in un crescendo di defatiganti e nefande imprese. Una storia oscura che si ripete sino ai nostri giorni, con i cosiddetti potenti che massacrano i loro sottoposti, sempre per conto di dio, non sia mai. Ciao

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    1. Purtroppo la storia tende a ripetersi Ghigo. Sì, probabilmente Mosè apparteneva a quell'élite sacerdotale astuta e spregiudicata così ben descritta da Nietzsche in Genealogia della morale.

      Lo stesso Abramo, secondo alcuni studiosi, fu un esponente della cultura dei Kurgan, un popolo con una forte ideologia patriarcale e dominatrice. Gli Habiru erano ancora di là da venire.

      Ciao

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  2. Ciao Zret, ciao Ghigo;
    metto qui una piccola integrazione all'ottimo articolo pubblicato:

    "Il primo ad aver identificato gli Hyksos con gli Ebrei fu Erodoto, nel V secolo a.C., nella sua famosa opera “Le Storie”, dove afferma che quando si parla degli ebrei e degli Hyksos, si sta in realtà parlando di una sola e stessa popolazione, dove l’esodo degli ebrei coincide con la cacciata degli Hyksos avvenuta sotto il faraone Ahmose(regno circa 1550 – 1525 a.C.)." Hyksos Israèliti Faraoni (prima parte)

    "Probabilmente l’archetipo di questo oggetto è il caduceo che, a sua volta s’intreccia con l’ancestrale simbolo del serpente e non solo…" Esatto! E non solo ... difatti quel bastone veniva anche chiamato "Il verme divino" era considerato un attrezzo di origine celeste; raramente veniva affidato agli umani; ad essi il Signore "dovette trasmettere saggezza e conoscenza perché fossero in grado di eseguire i lavori". Un altro nome era Shamir, ossia il "laser di Mosè", al quale nel 1995 lo scienziato russo Matest Agrest ha dedicato un libro intitolato L’antico miracoloso meccanismo Shamir. l "laser di Mosè"

    Ciao

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    1. Grazie Wlady, delle preziose ed interessanti integrazioni. Se non erro, Agrest è anche uno studioso di clipeologia. Lessi qualche anno fa dei suoi articoli. Sempre più mi convinco che lo studio del passato può illuminare il nostro martoriato presente.

      Ciao

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