Immagina di essere un semplice uomo, senza alcun gioiello, senza abito lussuoso o titolo addosso. Tutto ciò che possiedi è un rifugio, una grotta che consideri un luogo sicuro dove passi le giornate circondato dalle tue paure, senza mai uscire per sgranchirti gli arti che sono deboli e doloranti. L’unico spettacolo che i tuoi occhi pesanti riescono a contemplare è il buio ed il solo compagno accanto a te è il gelo che perfido ti tiene sveglio le notti, causandoti brividi. Provi a vincere il freddo, sfregando le mani sulla pelle, ma l’azione suscita in te soltanto ribrezzo, nel sentirla ruvida e sofferente.
Servirebbe solo una calda voce che ti dicesse semplicemente: “Esiste qualcosa oltre”.
Decideresti allora di allontanarti da quel cunicolo, forse con qualche incertezza all’inizio, ma infine avanzeresti faticosamente sulle tue gambe tremanti.
Cadrai a terra stremato da quell’atto mai compiuto. Sul punto di rinunciare, sentirai ancora: “Più forte sarà il dolore, più gioiosa sarà la conclusione”. Ti appoggerai ad una parete e continuerai a camminare, curioso di sapere se quelle parole così rassicuranti corrispondano al vero. In lontananza vedrai qualcosa di sconosciuto cui non saprai attribuire un nome, pur essendo chiaramente il bagliore dei raggi solari provenienti dall’imboccatura dell’antro. Avvicinandoti ad essa, ti dorranno gli occhi e la luce, ad ogni passo, sarà sempre più difficile da sopportare. Perciò chiuderai le palpebre e coprirai gli occhi atterrito, sgomento. Retrocederai, temendo addirittura per la tua vita.
“Il bene è sempre ignoto”. Udrai tale frase che ti spingerà a correre verso la luce, dimenticando ogni titubanza. Una volta varcata l’uscita della caverna, proverai una soave sensazione sotto i tuoi piedi, diversa da quella causata dalla dura e fredda roccia. Sentirai sulla pelle un calore che ti conforterà. Udrai delle sinuose melodie e fruscii diversi dai suoni dei tuoi incubi solitari che echeggiavano dentro la tua incosciente prigione. Avrai il coraggio di aprire gli occhi, lentamente, prima uno, poi l’altro.
Rimarrai meravigliato da ciò che ti si presenterà davanti…
“perché imparare annulla i confini, chiunque tu sia, ovunque tu sia”.
Servirebbe solo una calda voce che ti dicesse semplicemente: “Esiste qualcosa oltre”.
Decideresti allora di allontanarti da quel cunicolo, forse con qualche incertezza all’inizio, ma infine avanzeresti faticosamente sulle tue gambe tremanti.
Cadrai a terra stremato da quell’atto mai compiuto. Sul punto di rinunciare, sentirai ancora: “Più forte sarà il dolore, più gioiosa sarà la conclusione”. Ti appoggerai ad una parete e continuerai a camminare, curioso di sapere se quelle parole così rassicuranti corrispondano al vero. In lontananza vedrai qualcosa di sconosciuto cui non saprai attribuire un nome, pur essendo chiaramente il bagliore dei raggi solari provenienti dall’imboccatura dell’antro. Avvicinandoti ad essa, ti dorranno gli occhi e la luce, ad ogni passo, sarà sempre più difficile da sopportare. Perciò chiuderai le palpebre e coprirai gli occhi atterrito, sgomento. Retrocederai, temendo addirittura per la tua vita.
“Il bene è sempre ignoto”. Udrai tale frase che ti spingerà a correre verso la luce, dimenticando ogni titubanza. Una volta varcata l’uscita della caverna, proverai una soave sensazione sotto i tuoi piedi, diversa da quella causata dalla dura e fredda roccia. Sentirai sulla pelle un calore che ti conforterà. Udrai delle sinuose melodie e fruscii diversi dai suoni dei tuoi incubi solitari che echeggiavano dentro la tua incosciente prigione. Avrai il coraggio di aprire gli occhi, lentamente, prima uno, poi l’altro.
Rimarrai meravigliato da ciò che ti si presenterà davanti…
“perché imparare annulla i confini, chiunque tu sia, ovunque tu sia”.
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