01 giugno, 2016

Trucchi linguistici



Il recente duello presidenziale in Austria tra il candidato del Partito austriaco della libertà (FPÖ) Herbert Kickl e quello dei Verdi (Grunen), Alexander Van Der Bellen, è stata un’occasione ghiotta per i “giornalisti” per esibire la loro perversa capacità di mistificare attraverso il linguaggio. Invece di soffermarsi, prefiggendosi un minimo di oggettività sul programma e sulle idee dei due candidati, hanno sciorinato una serie di aggettivi-improperi per denigrare l’esponente del Partito della libertà. I pennivendoli usano il vocabolo “destra” come uno spauracchio per evocare antichi fantasmi, ma, non paghi di ciò, non lesinano epiteti come “xenofobo”, “razzista”, “ultranazionalista”, riferendoli ad una politica che è soltanto la difesa di precisi valori.

Che i rappresentanti del Partito austriaco della libertà siano in buona o cattiva fede, qui poco o punto importa: è l’impiego orientato, ideologico della lingua a scandalizzare. Tutelare quello che in tedesco si chiama Heimat, ossia “patria” in senso lato e profondo, è subito marchiato come “sciovinismo” ed “atteggiamento discriminatorio”. E’ un giudizio a priori, un pre-giudizio: nulla può essere più avventato e superficiale.

Chiediamoci allora se i Verdi austriaci (e quelli degli altri paesi) siano veramente degni di proclamarsi Verdi: sono ecologisti coloro che ripetono idiozie sui gas serra ed ignorano il problema ambientale per eccellenza, la biogeoingegneria assassina? Di verde resta solo l’ira funesta che ci assale quando sentiamo cianciare codesti imbroglioni.

Le parole possiedono i loro significati, ma i valori semantici oggidì sono sempre più spesso eclissati da risonanze emotive e da frodi concettuali, con lo scopo di indurre reazioni pavloviane.

L’impiego dei codici richiede accuratezza ed onestà comunicativa: non è solo per ignoranza che, allorché si menziona la formazione che dominò la Germania tra il 1933 ed il 1945, la si ricorda usando la dicitura “Partito nazista”, invece di ricordarla come “Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi”. Fu un movimento nazionalista e, tutto sommato, anche socialista, dacché fulcro del Socialismo è lo Stato (nella fattispecie il Reich), laddove nel Comunismo, almeno in linea teorica ed utopica, lo Stato non esiste più. Magari… Dunque Socialismo e Comunismo non sono sinonimi.

Purtroppo viviamo in un mondo talmente degenerato che si ricorre ai vari vocaboli a vanvera, non si ragiona, ma si sragiona, non si dà conto dei fatti né si analizzano, piuttosto si insulta, si diffama, si calunnia: la disinformazione di regime è la principale responsabile di un lessico inquinato alle radici, di una corruzione linguistica che ipso facto è disfacimento etico e sociale.

La degradazione dell’idioma ad offesa triviale è spesso già nei titoli e negli occhielli degli articoli: in una società dove la maggior parte dei fruitori legge – se legge – solo la titolazione, si comprende quanto questa strategia sia dannosa. Si aggiungano poi le immagini ad effetto (spesso contraffatte), il bombardamento di bugie, la retorica grossolana ed untuosa di qualche politicante e les jeux son faits.

Viviamo in una realtà al contrario. E’ paradossale che quei pochi diritti conquistati con tanti sacrifici siano attualmente per lo più sostenuti da movimenti reputati di “destra”, mentre la “sinistra” li calpesta senza esitazione. Così, invece di definire l’ideologia di esecrabili sette quali il Partito “democratico” come ultrareazionaria, totalitaria, ipercapitalista, antidemocratica, tirannica etc., la si trucca con parole ed espressioni come “progressista”, “riformista”, “sinistra di governo”.

Sono trucchi, belletti spalmati su cadaveri: servono a rendere appena presentabili individui e disvalori squallidi ed impresentabili.

Articolo correlato: Austria: si allarga lo scandalo brogli, 2016

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6 commenti:

  1. Gran bell'articolo che coinvolge storia, costumi degenerati modernisti e la mamipokazione linguistica tramite epiteti politicamente corretti. Ricordo che lo stato fantoccio tedesco, cosi come il nostro, venne definito dal prof Carl Schmid, autore della grundgesetz come

    Orgamisationsform einer modalitaet der fremdherrschaft...

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    1. Sì, il "politicamente corretto" è diventato il paravento dietro cui nascondere ipocrisie gesuitiche, biechi intenti diametralmente opposti a quanto proclamato coram populo.

      Ciao

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  2. Il politicamente corretto e' bieco strumenti di controllo, distruzione, potere e omicidio morale e materiale. E' un cancro intellettuale e paravento ipocrita dell'agenda 21

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    1. L'Agenda 21 è l'incarnazione perfetta della doppiezza.

      Ciao

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  3. Ci vorrebbe un Rodrigo Duterte anche da noi ...

    http://www.riscattonazionale.it/2016/06/03/filippine-duterte-ai-giornalisti-corrotti-meritate-la-morte-fate-figli-puttana/

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    1. E ci vorrebbe anche qualche giornalista vero...

      Ciao

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