19 luglio, 2016

Mozzi e mozzarelle



Suscita infinita tristezza constatare a che livello infimo è precipitato il “giornalismo” italiota: in questi ultimi tempi i vari pennivendoli si accaniscono contro i vari esponenti del Movimento Cinque Stelle. E’ vero che costoro sono indifendibili, ma è patetico vedere come si infierisce con i soliti argomenti ad personam: uno è sbeffeggiato, perché “crede” (sic) nelle scie chimiche, un altro poiché evoca il microchip, un altro perché si interessa di sirene e via discorrendo.

Possibile che i mozzi dell’”informazione” non concepiscano un pensiero che sia uno? Possibile che codesti frustrati siano mossi solo dal livore? Possibile che siano così infantili? Assomigliano a quei pargoli che, attaccandosi alla sottana della mamma, gridano: “Quel bambino è cattivo: mi ha rotto il giocattolo!” Sì, gli imbrattacarte sono attaccati al loro piccolo scoglio, ai loro miserrimi privilegi, garantiti loro dal presente stato di cose che vede il predominio (effimero) di Teo il cicisbeo e del suo codazzo di lacché. Sotto sotto, si intuisce la propaganda a favore del No in occasione del referendum costituzionale: se i perderanno, il grullo fiorentino e gli altri pagliacci del Partito demoncratico saranno probabilmente gettati nella prima discarica disponibile. Passeremo dalla padella nella brace, ma questo è un altro discorso.

Lo stesso Teo non ha ben capito che il Presidente del coniglio è come una mozzarella: scade. Così lui ed i suoi caudatari tentano di attaccarsi al potere come fossero mignatte. Chissà a che cosa ricorrerà questa cricca per rimanere in sella! Una recente esercitazione antiterrorismo compiuta a Roma ci fa sentire puzza di bruciato... Vedremo. Intanto i redattori-cortigiani continuano nella loro campagna a favore dell’attuale governo, anche quando fingono di disapprovarlo.

Dov’è finita la stampa come coscienza critica del sistema? Dove sono finiti gli intelligenti editoriali? Dov’è finito il giornalismo d’inchiesta? E’ uno squallore unico dove la firma più “prestigiosa” è indistinguibile dal più scalcinato blogger negazionista: stessa ignoranza, stessa spocchia, soprattutto stesso barbaro linguaggio.

Visto che la decadenza della lingua anticipa la dissoluzione della società, essa deve inquietare ancora più di tanti altri sintomi del disfacimento. E’ tollerabile che codesti beoti abbiano deciso supinamente di adoperare abomini lessicali come “ministra”, “sindaca”, “assessora”? Anche solo per questi scempi andrebbero messi alla gogna: si aggiungano i tempi verbali errati, le concordanze a senso (“ci sono una serie di problemi”), l’invasione di termini inglesi o pseudo-inglesi, i forestierismi, i refusi già nei titoli, gli orrori ortografici ed il desolante quadro è completo.

Ormai il “giornalismo” è ridotto a borborigmo, a pettegolezzo (i nostri eroi scriverebbero “gossip”): sono editorialisti a gettone, cronisti in crisi cronica. Che spettacolo indegno vedere tutte queste allegre comari di Windsor! Che soddisfazione pensare che perderanno tutta l’allegria, quando, subentrati i nuovi padroni, cercheranno di salire sul carro dei vincitori per essere cacciati via come cani pulciosi. “Via, costà con li altri cani!” (D. Alighieri)

Vietata la riproduzione - Tutti i diritti riservati

APOCALISSI ALIENE: il libro

4 commenti:

  1. Ok, allora non sono l'unico sano di mente rimasto che disprezza la declinazione al femminile di termini da sempre al maschile.
    Il buonismo di circostanza, perché in fondo di quello si tratta, mi ha sempre dato la nausea.
    Un saluto Zret, ti leggo sempre con piacere.

    RispondiElimina
  2. Giusto una curiosità: ultimamente per lavoro ho conosciuto una poetessa che insiste a definirsi "poeta", al maschile, ossia definisce sé stessa "una poeta".

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Prima sovvertono la lingua, poi tutto il resto.

      Sarà, ma "la poeta" mi sembra un altro delitto lessicale.

      Ciao

      Elimina
  3. A proposito di poesie...

    E' de moda la teoria de la Tera piatta.
    Dicheno che er nostro bel pianeta

    è come un coperchio de latta.
    Er Sole poi sta a fa' la dieta:
    così è grosso quanno 'na pera,
    a luna è 'na capocchia de spilo.
    Nun so se 'sta cosa è farsa o vera,
    se le stele so attaccate ar filo.
    La Tera è piatta o è tonna?
    Chi ci ha raggione? Chi è più gajardo?
    Mistero come er dogma de la Madonna,
    ma so che De Massis è 'na palla de lardo.

    RispondiElimina

ATTENZIONE! I commenti sono sottoposti a moderazione prima della loro eventuale pubblicazione.