09 ottobre, 2016

Parole e specchi



Ho sempre avuto un rapporto conflittuale con il cinema, in generale con quelle espressioni artistiche che imitano e talora trasfigurano la vita. All’origine della mia ripulsa si situa l’insofferenza di ascendenza platonica per l’arte che, imitando le cose, a loro volta imitazione delle idee, rischia di essere doppiamente falsa.

Probabilmente più delle altre, grazie al suo impatto iconico, la decima Musa esibisce l’indiscutibile carattere fittizio, teatrale dell’esistenza. Una pellicola, “The words” (2012), per la regia di Brian Klugman e Lee Sternthal, è una riflessione sul carattere letterario del percorso umano: non si sa dove cominci la finzione e finisca la “realtà” e vice versa. Certo, niente di nuovo sotto il sole: si pensi, per citare solo due esempi, al dramma "La Vida es sueño", a tante opere di Pirandello dove allucinazione e mondo “reale” si intrecciano, si confondono. Tuttavia “The words” correttamente insiste, sin dal titolo, sulla pregnanza delle parole: la vita si solidifica solo nel momento in cui la si racconta e solo nel racconto essa assume un senso, per quanto illusorio. Tutto il resto evapora nella monotonia dei gesti e degli atti quotidiani, nell'assurdità degli avvenimenti che ci vengono addosso. A restare sono soltanto suoni nell’aria e tracce d’inchiostro sulla superficie del silenzio.

Illusione è la parola-chiave: “illusione” significa “gioco” più che “inganno”. Giochiamo, recitiamo - attori o semplice comparse - recitiamo parti che qualcuno ha scritto per noi, anche quando compiaciuti e tronfi, inalberiamo lo stendardo del “libero arbitrio”. In balia degli eventi, di un destino incomprensibile, seguiamo il copione del Supervisore, proprio come gli attori pronunciano le loro brave battute, diretti dal regista.

Lo stesso universo è forse in senso letterale un immenso passatempo dove “il Grande Giocatore, illudendosi di avere un avversario, si balocca e gioca sempre con sé stesso”. (F. Pessoa)

La letteratura ed il cinema sono specchi – sia pure deformanti – in cui si riflettono le commedie e le tragedie delle esistenze umane. L’importante è non immedesimarsi troppo nei personaggi. L’importante è non prendere troppo sul serio ciò che serio non è.

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