04 dicembre, 2016

Come e perché si è infiltrato il male nell’universo?



Hell is the place where we dwell.

Come e perché si è infiltrato il male nell’universo? Le “risposte” teologiche abbondano, a cominciare da quella di Agostino, il lubrico vescovo d’Ippona. Egli provoca la grande distorsione interpretativa, escogitando l’idea di “peccato originale”, concetto che, pur estraneo al Genesi e privo di qualsiasi fondamento, ha conseguito un notevole successo. Agostino ritiene che l’inclinazione verso il male si trasmetta di generazione in generazione, a mo’ quasi di tara genetica.

Purtroppo le “risposte” teologiche (come quelle filosofiche e scientifiche) non sono risposte, bensì arzigogoli, elucubrazioni fallaci. Tra chi nega l’esistenza del male tout court, chi lo attribuisce ad una natura umana intrinsecamente corrotta, chi chiama in causa agenti esterni, non ci si orienta: il silenzio sull’origine e sulla funzione del mysterium iniquitatis sarebbe preferibile alle parole, eppure…

“Ilare nella tristezza e triste nell’ilarità”, così scrive Giordano Bruno. La sua massima si addice alla condizione di chi ha coscienza delle feroci contraddizioni che lacerano le carni del mondo, un mondo terribile, sebbene sfiorato da qualche raggio scintillante.

Ci accorgiamo sempre più, in questi tempi bui, che il bene è un’eccezione: la malvagità e l’ingiustizia mordono la realtà, lasciando ben poco spazio al sogno di una svolta rigeneratrice. Mentre le ultime roccaforti sono perdute, vediamo intere legioni di demoni in perfetta salute. Per milioni di persone la vita è una via nel cuore dell’Inferno, per i privilegiati un itinerario nel Purgatorio: solo dal confronto con la sorte crudele degli sventurati, si riesce ancora a discernere la differenza tra male maggiore e male minore.

Come si può convivere con tutto ciò? Fino a quando continueremo ad alzare l’asticella della sopportazione? La corda continua ad essere tesa, ma non si spezza. Il calice è colmo da un pezzo ed il veleno trabocca. A questo punto gli interrogativi sulla matrice dell’iniquità passano in secondo piano rispetto ad altre questioni: quando avrà fine il male? Ne resteranno tracce, dopo che sarà debellato, tali da dare l’abbrivo ad un nuovo ciclo che, dalla primigenia perfezione, scivolerà lungo il pendio del declino per gettarci nell’abisso? Il cosmo è dunque imprigionato in una legge uroborica?

Certo, che cos’è la caducità dell’esistenza rispetto all’eterno? Tuttavia anche un attimo può essere infinito, un piccolo angolo di tenebre è pur sempre gelido. Ecco perché ci proiettiamo, ci slanciamo verso l’attesa, quantunque consci che la speranza logora più della disperazione.

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3 commenti:

  1. Non è detto che il male si sia infiltrato nella Creazione. E se fosse lì fin dall'inizio, ammesso e non concesso che la Creazione abbia un'inizio e poi una fine?

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  2. Per Schelling il Male è ab origine nell'essere, con buona pace di Hegel e delle sue vacche nere. Di solito, però, i pensatori opinano che il male
    non esista ab ovo. E' questione comunque assai ardua da dirimere, se non impossibile.

    Ciao

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