08 febbraio, 2017

Resurrezione



E’ inevitabile: simili ad erbe infestanti, alla polvere che subito tende ad accumularsi, dopo che una superficie è stata pulita, simili alle increspature di un foglio mal incollato su un altro, risorgono le illusioni.

Non è bastato che il vagheggiato 2012 si sia rivelato poco più di uno spartiacque simbolico: molti ancora si aggrappano alla chimera di un’imminente palingenesi. Non basta che la situazione planetaria e nazionale degeneri ogni giorno di più: quanti continuano ad ingannarsi, convincendosi che l’astro di un nuovo “uomo politico” porterà la luce!

Qualcuno ritiene prossima la Parousia del Redentore, qualcuno sogna un mondo emancipato dalla schiavitù nei confronti dello Stato-Leviatano, grazie ad una non meglio definita presa di coscienza. Altri confida nella "legge dell’attrazione", altri nella forza del “pensiero quantico”, altri nell’avvento di salvatori cosmici.

Ci chiediamo: dov’è il confine tra allucinazione e speranza? Quante illusioni, così amorevolmente coltivate, saranno mietute dalla falce del destino? Quante ne resteranno, dopo che sarà finita la breve primavera del sogno? Quante ali saranno spezzate dalla burrasca?

La consapevolezza che la fine dell’attuale detestato sistema non è dietro l’angolo non significa negare la possibilità di un reale cambiamento, ma rammentare che la strada è ancora lunga e tortuosa, piena di insidie ad ogni svolta. [1] Soprattutto significa ricordare che nulla ci è elargito senza impegno e sacrificio, senza aver percorso sino alla fine il cammino che la sorte ha tracciato per ciascuno di noi.

[1] E’ necessario, prima di costruire una nuova società, sovvertire lo status quo. La domanda è la seguente: in che modo? Ci occuperemo del tema, appena possibile.


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APOCALISSI ALIENE: il libro

13 commenti:

  1. La redenzione è un evento individuale ed interiore. Perché agognare un sovvertimento del sistema esteriore di controllo? Siamo immersi da eoni in un sistema di controllo, perché dovremmo liberarcene? Per giungere a cosa?
    Osserviamo la nostra storia: una sequela di periodi più o meno infelici, dominati sempre dalle stesse eggregore del potere. Vivimo in un contesto sumero sempre uguale a se stesso.
    Ciò che possiamo gestire è solo la nostra dimensione interiore. Non è un compito adatto a chiunque. Non è facile ed è pieno di controindicazioni e tranelli ben architettati. Resta la nostra unica speranza, un'illusione sulla quale possiamo intervenire in qualche modo. Il resto ormai è perduto.
    Più la prigione però si fa dura ed angusta e più incomprensibilmente si accentuano le doti immaginifiche e l'ironia: autentiche autodifese prettamente umane. Godiamocele. Ciao

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    1. Hai ragione, Ghigo, la liberazione è un evento personale ed interiore. Tuttavia, per evitare l'hybris, ricorderei che la salvezza, la redenzione sono favorite da un kairòs (un Maestro, una circostanza inattesa e decisiva, la Grazia - direbbe Manzoni - etc.). Da solo, senza un intervento cruciale, senza un'apertura verso la Trascendenza, l'uomo non può salvarsi.

      Anche l'umanità si salverà - se ciò avverrà - non solo con le sue energie, ma con l'ausilio di forze superiori.

      Ciao

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    2. Superiori od interiori oppure superiori ed interiori? Ciao

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    3. Io direi superiori ed interiori, ma interno ed esterno sono la stessa cosa sotto forme differenti.

      Ciao

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  2. Bisogna guardare ai Maestri, come sempre, per poter viaggiare sulle spalle dei giganti.

    “L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”

    Italo Calvino - Le città invisibili.

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  3. Ciao Altair,

    "l'inferno è sulla Terra, ma non è esclusa una sua replica nell'aldilà".

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  4. L'aldilà, ammesso che ne esista uno o più di uno, è altra faccenda landofw56; accontentiamoci di migliorare la nostra condizione personale qui, sul pianeta Terra, per il momento.

    Spesso non comprendiamo ciò che ci circonda, che possiamo vedere e toccare, azzardare ipotesi su eventuali realtà ultraterrene, accresce solo la confusione.

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  5. Calvino ci ricorda che la vita non è solo inferno; malgrado molti elementi concorrano, quotidianamente, a conferire una parvenza infernale a ciò che ci circonda, esiste una via che può essere seguita: "cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”

    Con poche parole, il punto della situazione è fatto; preso atto che siamo parte dell'inferno dei viventi, occorre agire per dare spazio a ciò che inferno non è e farlo durare.

    Il grande scrittore indica una strategia senza entrare nei dettagli, sta a noi capire di quali mezzi dotarci, per trovare la via.

    La cultura, in particolare lo sguardo rivolto verso i classici, "salire sulle spalle dei giganti" come diceva Bernardo di Chartres, può fungere da bussola per orientarsi nel mare tempestoso dell'esistenza.

    Anche una lunga escursione, in compagnia solo di sè stessi, in luoghi remoti immersi nella natura, circondati dai suoni, dai profumi, dai colori, può collocarci per un giorno, fuori dall'inferno; se poi si ha la fortuna di trovarsi in un bosco isolato, faccia a faccia con una cerbiatta adulta, per un attimo si vola direttamente in paradiso.

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    1. Naturalmente ho inteso il senso del Tuo intervento sostanziato dalla citazione di Calvino. Mi ha dato lo spunto per alcune riflessioni sul tema che hai enucleato. Le pubblicherò quanto prima.

      Ciao

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  6. "Che cos'è la felicità? La felicità è egoismo, ma soprattutto disperazione, consapevolezza di essere su una vetta altissima da cui, da un momento all’altro, si precipiterà".

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  7. La felicità è fuori dalla felicità. Non esiste felicità, se non con consapevolezza. Ma la consapevolezza della felicità è infelice, perché sapersi felice è sapere che si sta attraversando la felicità e che si dovrà subito lasciarla. Sapere è uccidere, nella felicità come in tutto. (F. Pessoa)

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    1. Blogger ci ha costretto a cambiare le impostazioni ed ho dovuto mutare lo pseudonimo.

      Ciao

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