04 marzo, 2017

Duplicità



Quanti lodano la natura e vagheggiano un ritorno ad essa! Tuttavia la natura, come tutta la realtà, è duplice: in un bosco possiamo ammirare i dardi del sole che scintillano tra le fronde degli alberi, le diverse specie di fiori variopinti su cui aleggiano leggiadre farfalle, ma naturali sono, ad esempio, anche i parassiti o i batteri che divorano la carne; naturale è la lotta per la sopravvivenza che si combatte incessantemente sia nel mondo vegetale sia tra gli animali. Siamo ben lungi da un pensiero darwinista o neo-darwinista, ma solo una visione estetizzante ed ingenua può ignorare il male che alberga nel cosmo.

Dove alligna la radice del male? Nella dualità: d’altronde il termine “diavolo” contiene la base “dis” che in greco significa “due”. La duplicità pare essere il risultato di una primigenia, inevitabile di-visione dell’essere da sé stesso affinché potesse manifestarsi. Poi la situazione andò fuori controllo? Così ci troviamo a chiederci quale colpa abbia un bimbo nato sordo e cieco: le risposte su una sventura siffatta sono numerose, ma più empie della sventura stessa. Ammettiamo che una certa dose di male è inspiegabile, irrazionale. Riconosciamo che non possiamo comprendere né giustificare il mysterium (ed è appunto enigma) iniquitatitis dal nostro limitato osservatorio.

Di solito il male è attribuito al libero arbitrio, ad una precisa scelta degli esseri umani. Quale senso può avere, però, il libero arbitrio per chi, onnisciente, presciente ed onnipotente, si limita ad assistere solo ad uno spettacolo grandguignolesco e di cui conosce con noia infinita ogni particolare? Quale senso può avere la decisione di non intervenire, se non per condannare chi è già a priori condannato?

Certo, il deserto dell’inferno è punteggiato da verdeggianti oasi di paradiso. Il bene esiste, ma a volte sembra casuale, gratuito e per questo precario. Inoltre, pur ignorando il valore consolatorio ed egoistico di filosofie che sottolineano i pregi dell’esistenza, da un punto di vista qualitativo non disprezzabili, ma gocce nell’oceano dell’assurdo e delle contraddizioni, ci pare che tali concezioni eludano sempre le domande fondamentali.

In fondo, ci importa poco o punto se la gravità esista o no, se tale forza sia come la considera la scienza accademica o differente, ci importa poco o punto della reale forma della Terra: ci preme, invece, trovare non una risposta, ma la Risposta alla genesi, al fine (se veramente ha una finalità) del proteiforme male.

Quesiti più pesanti di macigni ci serrano in una cella in cui non filtra neppure un raggio di luce.

[1] Un campione di una Weltanschauung consolatoria e moralistica, benché ragionevole, è in Italo Calvino che, nel testo "Le città invisibili", scrive (male): "L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno e farlo durare e dargli spazio".

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APOCALISSI ALIENE: il libro

6 commenti:

  1. Enigma fondissimo questo e che non credo possa aver risposta. Qui risiederebbe l'inviolabile nucleo plumbeo della nostra dannazione: che e' dannazione cosmica. L'essenza del messaggio biblico conserva un suo ineccepibile valore, pur tenendo conto della sua contraffazione, nonche' del sostanziale inganno portato all'uomo dal dio veterotestamentario. Anzi, essendo maggiormente consapevoli della natura ambigua di tale dio o pseudodivinita' noi potremo attingere con maggior sicurezza al succo sapienziale del libro dei libri. Secondo la visione biblica, fin dai suoi primissimi avvii tutta la creazione e' fatalmente contrassegnata dalla pena. L'immane massa universale costituirebbe un vorticoso raggrumarsi di ardenti forze dolenti, attraverso le quali soffia lo "spirito vivicante", il quale, infondendo assieme la vita la sua continua mortificazione - sancita con la caduta dallo stato di grazia genesiaco - ne alimenta costantemente il vincolo penitenziale. L'attuale piano dimensionale che e' la totalita' del cosmo, in un certo senso, potremmo dire, geme in attesa della propria redenzione. Attraversiamo da eoni un'afflizione quasi assoluta e che, a tutti gli effetti, sembrerebbe irrimediabile, quanto esemplarmente addensata nel suo centro maggiormente enigmatico, che e' appunto l'uomo. E' solo dell'uomo la peculiare attitudine di ideare, intuire, presagire, la trascendenza essendo sprofondato nella grave determinazione imposta dalla legge di necessita'.

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  2. In definitiva, noi dovremmo assolvere ad un compito propriamente sovrumano col rivolgere la totalita' della manifestazione alla sua identita' archetipale, e che potremmo definire non gia' edenica ma pre-edenica; poiche' non avremmo torto nel diffidare di quel luogo contenitivo che fu il giardino dell'Eden. I motivi che hanno attirato le brame di questa soprannaturale entita' desolata della propria "immanenza", tanto da aver avvertito la necessita' di avviare il tempo, nonche' di generare anime cosi' imperfette da necessitare delle sue morbose attenzioni, costituisce la sostanza di una perversione teologica che solo l'astrusa quanto oscura logica dogmatica riesce a giustificare. Questo rarefatto giudice palpitante l'azione umana che si chiama dio, non potrebbe affatto custodire il senso di cio' che e' chiamato "libero arbitrio". A tutti gli effetti noi soli, vittime di una fenomenale amnesia, siamo i depositari massimamente inconsapevoli d'inesprimibili forze primigenie e anteriori alla stessa manifestazione universale. Il libero arbitrio forse consisterebbe unicamente nella facolta' di "cadere" nella trappola del labirinto speculativo, attraverso i molteplici riflessi delle sue pareti a specchio gioca con noi il demiurgo.

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    1. "noi soli, vittime di una fenomenale amnesia"
      sembrerebbe che gli esperimenti di ipnosi regressiva dimostrino che la memoria si può "recuperare": Milan Ritzl, Dethlefsen, ecc... docunt.

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  3. Insomma, il cosiddetto libero arbitrio consisterebbe, se mai vi fosse tale facolta', ma credo effettivamente ci sia, nella possibilita' evocativa...peraltro condizione questa assai ardua...di poter attingere ad un significato impossibile a spiegarsi ma che se interiorizzato puo' rinnovare il senso di questo attraversamento fondamentalmente amaro e solo occasionalmente soave che e' l'esistenza. Non avrebbe troppo senso dire al di la' o prima o dopo. Riuscire a ordinarsi intimamente e' la nostra unica possibilita' di salvezza ed oggi e' molteplicemente ostacolata come forse mai prima e' accaduto. Un saluto

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  4. L'energia elettrica, come lo stesso magnetismo, scorrono tra due poli: lo richiede l'energia per esistere, e l'energia, come la Vita, non fa distinzione tra Bene e Male; ambedue sono necessari alla loro reciproca esistenza...la Vita si nutre della Vita stessa, la Vita è affetta da "cannibalismo" primigenio...? viviamo forse in una gerachia parassitica, dove il ladro e/o il parassita non fa alcuna distinzione tra il Bene e il Male, perché lo richiede la loro sopravvivenza…?
    E’ triste, ma è meglio la cruda verità, di falsità ne abbiamo già abbastanza…

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  5. Parole di rara profondità, Giovanni. Scavi nel profondo là dove pochi osano (a chi interessa veramente?) penetrare.

    Credo che solo quando l'essere, superato l'oblio di cui è vittima, ricorderà chi veramente era, avverrà la redenzione.

    Ciao

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